I salmoni di allevamento e quelli geneticamente modificati preoccupano consumatori e ricercatori, tra le due sponde dell’oceano. In Europa quelli di allevamento, che hanno un patrimonio genetico diverso da quelli selvatici, fuggono sempre più spesso dalle gabbie, causando squilibri nei branchi selvatici e minacciandone integrità genetica e sopravvivenza. Dall’altra parte dell’oceano la Food and Drug Administration sembra decisa ad approvare il supersalmone dell’azienda AquaBounty, che cresce due volte più in fretta rispetto a quello normale grazie ad un gene che stimola l’ormone della crescita.

Salmoni di allevamento in fuga

L’allarme sui salmoni allevati soprattutto in Norvegia e Gran Bretagna ,viene da un articolo pubblicato su Evolutionary Applications , nel quale i ricercatori dell’Università dell’East Anglia hanno voluto verificare le capacità riproduttive di questi animali, geneticamente diversi da quelli selvatici. L’informazione è ritenuta molto importante, dal momento che attualmente più del 95% dei salmoni esistenti proviene da un allevamento e che ogni anno milioni fuggono dalle vasche e nuotano liberi.

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I salmoni di allevamento possono mettere a serio rischio le specie esistenti, ibridandosi con esse e alterando il loro patrimonio genetico

Questi pesci, che esprimono varianti genetiche selezionate per le loro caratteristiche (e non sono quindi propriamente modificati dal punto di vista dell’intero genoma, come accade per il supersalmone) sono molto più aggressivi rispetto a quelli selvatici, crescono più in fretta e sono meno capaci di contrastare i predatori naturali nonché le malattie (abilità tipiche degli animali che vivono liberi e hanno la necessità di  adattarsi  all’ambiente spesso ostile in cui crescono e sono qundi dotati di  un sistema immunitario più maturo e reattivo).

Inquinamento genetico

In un primo momento, dopo la fuga dalle  gabbie i pesci riescono a riprodursi in maniera meno efficiente rispetto agli altri, ma nel tempo si adattano, minacciando così l’integrità e la varietà genetica delle specie esistenti, e rischiando di introdurre tratti genetici meno desiderabili. Per questo motivo si ritiene che uno sbilanciamento dei branchi naturali a favore di quelli di allevamento e una ibridazione possa essere molto pericolosa per l’ambiente e in generale per tutto l’ecosistema marino e fluviale.

Per inquadrare meglio la questione, gli autori hanno verificato le capacità riproduttive degli animali allevati e, hanno ricreato in vitro le condizioni di fecondazione e deposizione delle uova che si ritrovano in natura. Lo studio ha preso in considerazione parametri quali la qualità dello sperma e delle uova, concludendo che non ci sono differenze significative tra le caratteristiche dei pesci allevati e quelle dei pesci liberi, confermando i sospetti più pessimistici: i salmoni di acquacoltura possono riprodursi negli ambienti naturali come gli altri e, data la loro aggressività e la capacità di crescere prima, possono mettere a serio rischio le specie esistenti, ibridandosi con esse e alterando il loro patrimonio genetico. Il dato viene considerato particolarmente preoccupante se si pensa che in alcuni fiumi delle zone dove ci sono più allevamenti, per esempio in Norvegia, i salmoni fuggiti dalle vasche sono ormai stabilmente al di sopra del 50% del totale.

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Negli Stati Uniti, si attende il pronunciamento definitivo della Food and Drug Administration sul supersalmone AquaBount geneticamente modificato

I danni dei salmoni di allevamento

Ambientalisti e ricercatori riconoscono che la diffusione delle acquacolture di salmone ha consentito di ridurre la pressione sui branchi naturali e, al tempo stesso, ha reso più disponibile e più a buon mercato un tipo di alimento che contiene molti elementi preziosi per la salute umana.

Volendo  salvaguardare il mercato che tutto ciò ha generato, ritengono che sia giunto il momento di proporre anche per i salmoni quanto è stato fatto ormai per la maggior parte delle trote iridee allevate: la triploidia, cioè una modifica genetica in base alla quale ogni animale ha in sé i gameti maschili e femminili e sviluppa entrambi gli organi sessuali. I testicoli e le ovaie presenti nell’età adulta nello stesso animale sono però più piccoli del normale e i pesci sono per lo più sterili, e non riescono quasi mai a riprodursi, né dentro né fuori dalle vasche. L’industria del salmone però, al momento, oppone molte resistenze all’introduzione di questo tipo di salmone, temendo un calo dei profitti.

Salmoni geneticamente modificati

Nel frattempo, negli Stati Uniti, si attende ormai a breve il pronunciamento definitivo della Food and Drug Administration sul supersalmone AquaBounty, che l’azienda aveva annunciato per la fine del 2013. Nel corso degli ultimi mesi il dossier è stato reso pubblico e gli utenti della rete hanno inviato oltre 35.000 commenti, ora al vaglio degli esperti della FDA. I quali, per voce di Margaret Hamburg, hanno dichiarato: “Siamo vicini a emettere un pronunciamento che sarà basato su dati scientifici attentamente valutati”, senza però sbilanciarsi sui tempi.

La vicenda del supersalmone Aquabounty è iniziata ormai più di dieci anni fa, con i primi studi, e l’azienda sarebbe pronta a una produzione su larga scala, ma secondo molti ambientalisti e associazioni di consumatori i dati prodotti dall’azienda non permettono ancora di dormire sonni tranquilli per quanto riguarda sia il consumo da parte dell’uomo, e i suoi effetti a lungo termine, sia l’impatto sull’ambiente. Per questo chiedono ulteriori ricerche prima di un’eventuale autorizzazione (che oltretutto spianerebbe la strada a molti altri animali geneticamente modificati per il consumo umano) e, in caso di via libera al commercio, l’imposizione dell’obbligo di indicazione chiara in etichetta del fatto che si tratta di carne ottenuta da salmoni geneticamente modificati e contenenti ormone della crescita. “Se non potremo garantire la sicurezza per il consumo umano” ha ribattuto la Hamburg “non autorizzeremo la vendita”, cercando di rassicurare l’opinione pubblica.

© Riproduzione riservata Foto:Thinkstockphotos

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