Che relazione c’è tra un salmone e un dito? Sembra che ce ne sia più di una. Infatti dopo che in tv nel servizio delle Iene dell’11 maggio è stata mostrata sul salmone la cosiddetta “prova del dito o dell’impronta” si è scatenato sul web, sulla stampa e tra i consumatori di questo prodotto, un grande interesse per saperne di più. Mi spiego meglio. Nel servizio delle Iene è stato detto che la “prova del dito”, ossia quella prova che consiste nell’applicare con un dito una piccola pressione su una superficie, serve (se fatta su un trancio o un filetto di salmone) per verificarne la quantità di grasso ma anche per verificare se il salmone proviene da un allevamento intensivo o “distensivo”.
E io che dopo una laurea in Medicina Veterinaria, una specializzazione in Ispezione dei Prodotti Ittici e, ancora, in vent’anni di attività sul territorio mi ero convinta che la “prova del dito” servisse esclusivamente per aiutarmi a identificare meglio la freschezza di un pesce intero (non in filetti). Infatti una leggera pressione applicata con un dito strategicamente appoggiato, a seconda della specie, nel posto giusto del corpo di un pesce intero dovrebbe farmi percepire lo stato di elasticità, idratazione, freschezza del prodotto… più rientra lentamente l’impronta e meno fresco è il prodotto… questo parametro va però affiancato ad altri elementi più attendibili per il riconoscimento del pesce fresco, come l’odore e il colore delle branchie, l’occhio, ecc.
Ma sicuramente mi sbaglio io, perché il giorno dopo il servizio delle Iene, oltre le migliaia di spettatori e follower che si sono scatenati sui social a vario livello sul tema, ben due quotidiani nazionali hanno ripreso la grande scoperta della “prova del dito”. Il Giornale nel suo articolo titolato “Ecco il trucco per riconoscere se il salmone è buono” scrive: “Un modo per capire se il salmone che stiamo per comprare è buono c’è. Come spiegato alla fine del filmato, basta mettere il dito nella carne. Se il pesce è fresco il nostro dito entrerà senza trovare alcuna resistenza.” Dunque leggendo questo articolo scopro che la “prova del dito” è valida anche per il salmone in tranci e filetti… che giustamente privata della “pelle” permette al nostro dito di non incontrare alcuna resistenza. Dunque l’impronta è assicurata…
Ma nel sottotitolo dell’articolo Il Giornale fa un’ulteriore scoperta: “C’è un modo per sapere se il salmone che stiamo per acquistare è stato attaccato dai parassiti: basta un dito”. Dunque la “prova del dito” è anche utile a rintracciare i parassiti potenzialmente presenti in un salmone di allevamento… (per i non addetti ai lavori preciso che nei prodotti ittici di allevamento è scientificamente provato il basso rischio relativamente alla presenza di parassiti per fattori legati al loro sistema produttivo. In Norvegia gli allevatori di salmoni hanno anche ottenuto dalla UE la deroga al fine di potere non congelare i salmoni da consumare crudo proprio per l’assenza di rischio in tal senso).
Incredibile… anni di ricerche scientifiche, investimenti cospicui di risorse umane e finanziarie, migliaia di controlli pubblici e privati per scoprire poi che con un semplice dito della tua mano puoi effettuare un’ispezione completa sulla freschezza, la bontà, i parassiti, il grasso e la tipologia di allevamento praticato su quel determinato salmone… Le aziende produttrici e distributrici di salmone ma anche gli organi di controllo pubblico e privato, dopo le scoperte scientifiche delle Iene e de Il Giornale esultano e ringraziano perché finalmente si è trovato un sistema economico, ultrarapido e soprattutto igienico (se per fare la prova del dito, a differenza di quanto si vede nel servizio delle Iene, si utilizza un guanto) per rilevare ben cinque cose insieme.
Volevo stare muta come un pesce ma non ce l’ho fatta… è inaccettabile sentire e vedere in giro la gente che prova a mettere il dito nei tranci di pesce anche confezionati in atm o sottovuoto con il rischio di romperli e di contaminarli per provare a capire se buono, fresco, grasso, simpatico… o che se vede le venature biancastre su un filetto di salmone pensa di avere capito che si tratta di un allevamento intensivo mentre preferirebbe quello allevato in un allevamento distensivo come suggerito dalle Iene… Bene!… Invito tutti gli interessati a mangiare il salmone che non c’è e a cercarlo di allevamento estensivo ossia dell’allevamento che non è mai esistito e che non esiste. E non esiste non perché nessuno dà, come dice il servizio, da mangiare ai pesci mangimi “naturali” ma perché proprio come la “prova del dito” è una libera invenzione dell’autore del servizio. È utile sapere che non solo non esiste il cosiddetto allevamento distensivo ma anche che quelli intensivi sono oggi gli allevamenti più diffusi per la produzione di pesce allevato in modo sempre più sostenibile con attenzione al benessere, alla densità, al mangime. C’è di più, il salmone norvegese, per legge, vive in vasche che non possono superare il 97,5 % di acqua e il 2,5% di salmone.
Ora… io sono un medico veterinario e dunque qualcuno potrebbe anche dirmi che i conti non sono la mia materia di competenza ma vi domando: “Può un produttore, come denunciato da un attivista sempre nel servizio delle Iene, perdere un 50% all’anno della sua produzione mangiata dai pidocchi e altro?” Mi chiedo davvero se possa mai essere sostenibile economicamente avere un allevamento che produce una perdita del 50% in maniera costante?
Stessa cosa per i salmoni bastonati e ripresi nel video anche mostrato nella trasmissione Carta Bianca. Vi sembra possibile che un produttore possa commercializzare salmoni uccisi in questo modo così traumatico. Prima ancora di parlare di benessere, ecc. può mai essere nell’interesse di un produttore vendere un salmone che ha le carni invendibili perché piene di traumi di vario genere e dunque invendibili?
Eppure voi avete visto un video con queste immagini traumatiche… Nessuno nega che in ogni settore compreso quello del salmone ci possano essere produttori meno attenti o addirittura, contro ogni logica, assolutamente disonesti ma questo non può portarci a pensare che tutto il settore sia malato. Non sarebbe giusto considerando l’impegno della maggioranza dei produttori e di tutti gli operatori coinvolti in questo settore e anche volendo pensare che tutti i produttori sono brutti e cattivi, non sarebbe una produzione sostenibile economicamente. E così sembra ancora inutile ricordare che sono oltre 10 anni che in Norvegia l’utilizzo di antibiotici nel salmone si è praticamente azzerato per un motivo molto semplice, perché vaccinano i salmoni. Inoltre vorrei ricordare a chi crede ancora negli ettolitri di antibiotici riversati negli allevamenti che questi: primo hanno un costo e secondo sono soggetti a controlli serrati da parte delle autorità competenti e in particolare dai medici veterinari che li verificano a tutti i livelli. Eppure capisco la vostra confusione considerando articoli come quelli riportati solo nelle ultime due settimane da Libero Quotidiano che scrive: “Per questo (riferendosi ai pidocchi di mare) alcuni allevatori poi utilizzano ogni tipo di sostanza chimica, coloranti artificiali nella carne di salmone, usano organofosfati, medicine per uccidere i parassiti”.
Ma vi chiedo che relazione esiste tra i coloranti e i pidocchi? Forse ai pidocchi non piace la carne rosata dei salmoni nutriti anche con astaxantina? Questo non è altro che un antiossidante che da anni viene aggiunto nell’alimentazione di salmoni e trote per ottenere il cosiddetto effetto salmonato che piace ai consumatori. Va anche detto che l’astaxantina oltre che a rafforzare il sistema immunitario dei pesci è anche fonte di vitamina A. In futuro forse inventeranno davvero il dito che attraverso il semplice contatto con un prodotto ti racconterà tutto sullo stesso ma oggi non è così…usiamo più la testa e meno le mani e soprattutto non restiamo muti come i pesci quando ci trattano da allocchi.
Valentina Tepedino, medico veterinario specializzata in prodotti ittici. Direttrice del periodico Eurofishmarket, referente nazionale della SIMeVeP per il settore ittico.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
“…secondo sono soggetti a CONTROLLI SERRATI da parte delle autorità competenti e in particolare dai medici VETERINARI che li verificano a tutti i livelli.”.
Dott.ssa Tepedino grande stima nei suoi confronti ma su questo aspetto si è fatta prendere un po’ la mano, volerei decisamente più basso…
Buongiorno, grazie a Valentina Tepidino per il divertente articolo: con il dito faremo tutto in barba a speratura , ABVT e pure l’etichetta nutrizionale! Purtroppo con molta frustrazione dobbiamo constatare che l’informazione che passa è quella delle Iene. Enrica Martini
Immagino non sarà difficile smontare anche questa notizia
https://www.vitaminexpress.org/it/astaxantina?utm_source=google&utm_medium=cpc&utm_campaign=IT%20%7C%20DSA&gclid=EAIaIQobChMI54C4pYaX8QIV3YKDBx3c1AkfEAAYASAAEgIQBPD_BwE
———-Quasi tutti gli studi che dimostrano gli effettivi benefici dell’astaxantina sulla salute umana sono stati condotti con l’astaxantina naturale.
L’astaxantina sintetica è utilizzata come additivo per salmoni, granchi, gamberi, polli e nella produzione di uova.
L’astaxantina sintetica non è destinata al consumo umano ma viene prodotto da prodotti petrolchimici e venduto ugualmente sul mercato dell’alimentazione animale. Il salmone d’allevamento, ad esempio, viene solitamente nutrito con astaxantina sintetica molto più economica per dare alla sua carne un colore rosso più attraente – altrimenti sarebbe grigio chiaro e poco attraente per i consumatori.
Se si mangia salmone d’allevamento, si sta anche assumendo astaxantina sintetica, anche se attualmente non è approvata in nessun paese come integratore alimentare umano o come integratore alimentare in generale.———–( e nemmeno cercata nelle analisi )
http://farmwithscience.org/it/programma-2014-2017/acquacoltura/finalmente-astaxantina-naturale-ed-economica
———-Per questo motivo è necessario trovare sistemi di produzione alternativa. Un lavoro pubblicato su Plant Biotechnology Journal da ricercatori americani dell’Università Nebrask-Lincoln descrive lo sviluppo di una linea di soia transgenica in grado sintetizzare chetocarotenoidi (tra cui astaxantina) e omega 3, che vengono accumulati nei semi da cui viene estratto l’olio. L’utilizzo di mangime arricchito con l’olio estratto da queste piante può abbassare i costi di produzione e non compromette né i parametri di crescita dei pesci né la qualità nutrizionale della carne finale. Non è un problema neppure il fatto che questa linea di soia sia OGM. La soia e i suoi estratti sono già tra i componenti principali nei mangimi e in Italia l’importazione di cibo per bestiame derivato da materie prime geneticamente modificate è sempre stato consentito.————-
Tutto questo per far sapere quanto naturali sono le cose che mangiamo, il consenso informato come è di moda …………..
A proposito di sostanze miracolose questo carotenoide naturalmente presente in alcune alghe ne fa parte, sul prodotto sintetico non ci punterei un centesimo e sul progetto dalla soia OGM nemmeno, preferisco i parenti più poveri presenti in tutte le verdure che il loro lavoro lo fanno benissimo.
ma no ma no, vitaminexpress.org che vende astaxantina naturale è certamente una fonte affidabilissima!
E’ sempre un piacere leggere la dott.ssa Tepedino.
Dunque facciamo due calcoli carta e penna alla mano, per capire.
Una sala ( come la mia sala/cucina ) lunga 9 metri larga 4m alta 2,70 m ha un volume 97,2 m3 arrotondati per praticità a 100
Una persona di 70 kg come me (densità poco più poco meno di 1 g/cm3) occupa 0,07 m3 quindi in un m3 si possono stipare 14 persone (calcolo teorico), in 2,5 m3 ci si possono inserire 35 persone.
Se i calcoli precedenti sono giusti e prego chi è interessato di controllare , dunque occupando il 2.5 percento in volume di carne io potrei avere trentacinque persone nella mia sala……….lascio indovinare a voi il mio umore e la mia salute dopo qualche mese di convivenza forzata tutto compreso.
Ma i pesci ovviamente sono meno esigenti, anche se credo ci sia un limite a tutto.
Seguendo il suo ragionamento: ipotizzando un’altezza dei 35 individui pari a 1,80 m ci sono 28.8 mc inutilizzabili dato che non possiamo muoverci liberamente per tutto il volume della stanza.. inoltre considerando l’area occupata da ogni occupante è pari 1,03 mq (quindi lo spazio necessario solo per fare un passo in ogni direzione).
Muoversi di un solo passo per dei mesi può sembrare una tortura, ma noi siamo uomini, non siamo animali che vivono in banchi (qual è la densità “naturale” in cui vivono i salmoni in banco?)
https://ilfattoalimentare.it/salmone-cile-antibiotici.html 2015
https://ilfattoalimentare.it/salmoni-antibiotici-scappati.html 2018
https://ilfattoalimentare.it/virus-salmoni-allevamenti.html 2021
————-Lo studio, in conseguenza di tutto ciò, pone pesanti interrogativi sui rischi legati alle acquacolture in generale e sugli individui messi in allevamento, soprattutto quando provenienti da zone dove è stato segnalato un certo patogeno. Ma anche sulle strategie preventive messe in atto per contenere il diffondersi delle infezioni negli animali selvatici e su altri aspetti che in tutta evidenza non sono stati tenuti nella giusta considerazione in passato. E mostra ancora una volta la necessità di progettare allevamenti diversi da quelli attuali, che prevedano obbligatoriamente la netta separazione tra animali allevati e cugini selvatici, e l’impossibilità di scambi di materiali genetici e di microrganismi patogeni tra gli uni e gli altri.—————
Cerco di leggere gli articoli con attenzione da qualunque parte provengano, compresi quelli sull’inquinamento del mare ( plastica, mercurio ed altre cosucce….) e poi unisco i puntini per vedere il disegno risultante, evidentemente i norvegesi sono i migliori, stanno su un altro pianeta e i mangimi che danno sono il non plus ultra in fatto di qualità e di sostenibilità, tanto di cappello.
Sulla questione degli integratori naturali e sintetici non credo di sbagliare e su quella dello spazio individuale la proporzione 2.5 / 97,5 sembra meravigliosa ma non lo è, ci ho fatto due conti ed è un obbrobrio aritmetico, sia che avvenga all’inizio del ciclo o alla fine, che si voglia ammettere o no……..ma è un problema di cosa e come si comunicano le notizie e non è un mio problema.
https://europa.today.it/food/salmoni-di-allevamento-sono-sordi.html
A quanto mi risulta i salmoni selvaggi hanno una vita molto movimentata, vivono in branco alla nascita e durante le migrazioni, ma durante la loro vita adulta si ricavano uno spazio vitale non consentito nelle gabbie di allevamento, ma pazienza mica provano sensazioni come noi……e se sono sordi non c’è problema , mica devono rispondere alle nostre sollecitazioni come gli animali di affezione….è già molto che non li facciamo pagare per farli vivere in una giostra incessante tutta la loro (miserabile) vita.
https://europa.today.it/food/salmoni-di-allevamento-sono-sordi.html
Che razza di articolo è? Otoliti?!?
Quando ho studiato zoologia e anatomia comparata, mi hanno insegnato che i pesci non hanno orecchie e sentono i “rumori” tramite l’organo chiamato “linea laterale” che avverte le vibrazioni nel mezzo nel quale sono immersi, ossia l’acqua.
Sbalordito.
Mi dispiace, non apprezzo Le Iene, ma per la dottoressa c’è un evidente conflitto di interessi, visto il lavoro che affianca a quello di veterinaria…
Non ho visto il servizio delle Iene, ma ho visto servizi di animalisti che hanno filmato in allevamenti scozzesi : i salmoni erano in evidente sofferenza e moltissimi con i vermi e quindi destinati a morire
Cara Sabrina vuoi dire che i veterinari non fanno il loro dovere? sarebbe un attentato alla salute pubblica. Perchè non li denunci?
Grazie dottoressa Tepedino il suo articolo è molto interessane. Conosco il settore e le sue argomentazioni sono tutte valide.
forse la dottoressa Tepedino dovrebbe vedere una trasmissione di report proprio sugli allevamenti dei salmoni.
Il ministero della pesca in Norvegia, che è in cima agli organi di controllo, è stato più volte al centro di scandali, uno dei quali, https://en.wikipedia.org/wiki/Lisbeth_Berg-Hansen, legato proprio all’uso degli antibiotici ed altri prodotti chimici come disinfettanti etc. se si va a vedere tutto il dossier, si scopre che le concentrazioni che tale ministro permise arrivarono a creare mutazioni in molti salmoni al punto che la Norvegia ebbe un grosso problme con in paesi in cui esportava.
Il fatto poi che esistano organi di controllo, non garantisce nulla se i protocolli sono inefficienti, se c’è corruzione (o conflitto di interessi) o se regolamenti non sono in grado di seguire lìevolversi della situazione
Fantastica semplicemente fantastica come sempre!!!
fate come me, poiché non mi fido più di nessuno evito di mangiare pesce coltivato. se non posso permettermi quelli preziosi mi adatto a quelli meno preziosi ma freschi e magari pieni di elementi nutritivi superiore a quelli pregiati