L’introduzione dell’obbligo dei sacchetti biodegradabili a pagamento, scattato il 1° gennaio, ha avuto un effetto paradossale, sia a livello di economia familiare, sia per quanto riguarda l’ambiente. L’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) ha elaborato i dati relativi alla vendita dell’ortofrutta nel primo trimestre dell’anno, da cui emerge una flessione delle quantità vendute di “sfuso” del 3,5% e del 7,8% della relativa spesa, a fronte di un’impennata senza precedenti degli acquisti di frutta e verdura fresca confezionata (+11% in volume e +6,5% la spesa). E questo nonostante i prodotti ortofrutticoli confezionati costino mediamente il 43% in più degli sfusi.
Secondo l’Ismea, “si tratta di numeri che rendono ipotizzabile come la reazione istintiva avversa dei consumatori – anche a seguito del forte seguito mediatico attribuito all’evento – abbia fornito un’accelerazione a un processo di sostituzione di per sé già in atto. La novità e la sorpresa contenuta nei dati relativi al primo trimestre 2018 sta nella forza impressa a questa tendenza dall’entrata in vigore della nuova disposizione. Infatti, nel primo trimestre 2018 le vendite di ortofrutticoli confezionati rappresentano il 32% del totale contro il 29% del primo trimestre 2017”.
Quindi, due paradossi. Il primo è che per reazione all’obbligo del pagamento di uno-due centesimi per i sacchetti biodegradabili, i consumatori spendono molto di più comprando frutta e verdura confezionata. Il secondo paradosso è che l’introduzione della busta biodegradabile obbligatorio era finalizzato a ridurre l’impatto ambientale della plastica e invece, il modo pasticciato con cui il governo ha gestito questa vicenda sin dall’inizio, ha prodotto un maggior consumo di ortofrutta confezionata e quindi di più plastica, considerando la vaschetta e la plastica di copertura. Un doppio cattivo affare, per il portafoglio e per l’ambiente.
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[sostieni]
Chiaro che qualcuno che ci guadagna ha fatto lobbing…..
ma non potevano mettere semplicemente l’obbligo di utilizzo di sacchetti biodegradabili?
se avessero fatto così,non se ne sarebbe accorto nessuno…
oppure sarebbero state solo parole di apprezzamento.
per che motivo si è voluto inserire
anche l’obbligo di pagare il sacchetto della verdura?
tanto per rendersi antipatici,e causare cose come questa di riflesso?
a chi giova?
Condivido pienamente il commento di Paolo
Per paolo: esatto! Come se prima il sacchetto “gratis” non fosse ugualmente pagato dal consumatore, attraverso il ribaltamento su di lui dei costi d’esercizio del negozio. Bastava stabilire l’obbligo del “biologico” (che, abbiamo scoperto DOPO, è trattato come il “vecchio tipo”, non essendo affatto “ecologico” nel senso di rapidamente naturalmente degradato senza residui “scomodi”) senza ulteriori complicazioni. Esempio? Un “codice prodotto” apposito per un articolo di valore irrisorio, con una “contabilità” specifica per lo stesso e, a volor essere precisi anche a fini fiscali, “controlli di quadratura” con le quantità acquistate dal negozio. In quell’altro modo, la direttiva UE risultava ugualmente rispettata. Provvedimento inventato dall’Ufficio Complicazione Affari Semplici.
io i sacchetti ortofrutta li uso per l’umido, fate i conti..
Paolo, non credo che sia stato lobbing o complotti di qualsiasi natura, semplicemente la normativa europea prevede che i sacchetti siano a pagamento per sensibilizzarele persone sullo spreco di questi sacchetti che se ne faceva prima e l’unico modo per responsabilizzare le persone, si sà è toccarli sui soldi. Le è mai capitato di vedere nei bidoni dell’umido che tanta gente gettava i rifiuti da compostare con i sacchetti di plastica? Proprio perchè tanta gente credeva che i sacchettini trasparenti della frutta uguali a quelli compostabili. Se ci fosse stato lobbing, questo avrebbe danneggiato la lobbi dei sacchetti di plastica che avrebbero potuto contrattaccare non crede? In ogni caso anche i sacchetti di prima li abbiamo sempre pagati, erano sono spalmati su tutta la spesa e non se ne accorgeva.
IL sacchetto lo si é sempre pagato anche quando non lo si prendeva, semplicemente non ricevendo un corretto resto al momento del pagamento alla cassa.
Le casse di quasi tutti i supermercati, trattengono serenamente, anche 5cent di resto, non dandolo al cliente.
Parliamone..
Ma in quali supermercati va, scusi? Mai visto un supermercato che non dà il giusto resto. Esselunga addirittura li sconta i centesimi …
Il pasticcio non l’ha fatto il governo italiano che anzi dal 1 gennaio é riuscito in un dato di fatto storico (eliminare in un colpo solo i sacchetti non biodegradabili nell’ortofrutta)
Il PASTICCIO l’hanno fatto gli organi di stampa che hanno cavalcato l’ondata dell’evento per diffondere falsi timori e irritazioni per guadagnare clic ..insomma una sorta di talk show del nulla
Diciamo che il governo poteva informare le persone, bastava qualche spot e qualche comunicato. Ma la comunicazione non è la forza dei politici e dei ministeri che spesso dimostrano un’incapacità cronica
Che poi invece di sparare e basta, sarebbe sufficiente farsi due conti della serva per vedere come con i sacchetti dell’ortofrutta si risparmia.
Un sacchetto biodegradabile dell’immondizia per l’umido non si strova a meno di 0,10 € l’uno. I sacchetti ortofrutta li fanno pagare bene o male 0,02 € l’uno, benchè meno resistenti e quindi necessitino di una sostituzione più frequente ce ne servono 5 per arrivare a pari dei sacchetti dell’immondizia.
Alla fine della fiera, con due conti banali si vede come utilizzando i sacchetti dell’ortofrutta come sacchetti per l’umido si risparmia e non poco.
Sì, tutti quanti dicono di poterli riutilizzare per la raccolta dell’umido, ma io continuo ad avere un dubbio: l’etichetta con il prezzo che ci attacchiamo sopra quando pesiamo e che poi viene letta alla cassa, è biodegradabile? Perché se non lo è, allora non è possibile riciclare il sacchetto per la raccolta dell’umido…
Solo pochi supermercati adottano etichette compostabili, negli altri casi bisogna avere l’accortezza di applicare l’etichetta del prezzo in prossimità del bordo in alto e poi quando si arriva a casa togliere con una forbice l’etichetta e utilizzare il sacchetto
Vero. Personalmente sto acquistando più prodotti confezionati rispetto a prima ma non per il costo del sacchetto in se che è ridicolo ma per la quasi impossibilità di usare i sacchetti forniti. Il più delle volte arrivano già distrutti alla cassa, sinceramente di raccogliere la frutta e verdura sparsa qua e là mi ha stufato. Dovrebbereo fornire dei sacchetti un poco più spessi, quelli attuali (perlomeno nei supermarket di mia frequentazione) sono davvero una velina.
Buongiorno a tutti, da una mia personale indagine ho notato che i sacchetti compostabili pesano quasi il doppio dei vecchi sacchetti in HDPE pur avendo una capacità inferiori come volume ed capacità molto inferiori in termini di carico sopportabile.
I sacchetti ortofrutta dichiarano un contenuto minimo di materia prima rinnovabile del 40% come previsto dalla norma EN 16640/2017.
Non credo che al momento il contenuto di materia rinnovabile sia di molto superiore al minimo imposto dalle norme.
Quindi, a conti fatti, ogni sacchetto compostabile richiede un consumo nettamente superiore di materie non rinnovabili sia per la parte direttamente contenuta nel sacchetto e assai probabilmente anche per l’energia necessaria per produrre la quota di rinnovabile.
certo che si possono riutilizzare sempre se arrivano integri .. ma il più delle volte non fanno tempo ad arrivare a casa che sono già inutilizzabili e tanto meno x l’umido … e poi ogni comune distribuisce i sacchetti dell’umido gratuitamente .. certo che se uno ne consuma di più vuol dire che fa molta spazzatura IO COMPRO CONFEZIONATO e questa è anche un modo per reagire a tutto quello che ci impongo .. BEN VENGA IL CONSUMATORE CHE PROTESTA IN QUESTO MODO purtroppo non abbiamo altro modo x protestare
Il mio Comune non distribuisce gratuitamente i sacchetti per l’umido. Li ho sempre comprati ad almeno 10 cent. Adesso con un centesimo (Esselunga) ho dei sacchetti resistenti e con etichetta compatibile con la raccolta della frazione umida. Meglio di così…
Ma scusi MariaGrazia, non si faccia sentire a dire cose del genere perchè non sono un vanto per una persona adulta. Lei dice che compra confezionato per protesta a tutto quello che ci impongono. Ma le faccio una domanda, ha capito almeno qual’è stato l’intento del governo e dell’unione europea emanando queste direttive? Lo sa che serve per ridurre i sacchetti di plastica in generale e lo hanno fatto per l’ambiente? Ha una minima idea che quello che dice non ha senso, la protesta che lei dice di fare le si ritorce contro e si ritorce contro ai suoi figli e nipoti? Giusto per capire, si rifiuta di pagare anche il bollo, l’assicurazione, le bollette solo perche glielo impongono? Bah, veda lei in ogni caso sta facendo una scelta dettata da una ribellione al nulla e che alla fine non farà di lei una paladina della giustizia ma solo una che poteva evitare di usare tanta plastica. Riguardo ai sacchetti biodegradabili, giusto per sua conoscenza, sono pochissimi i comuni o aziende di gestione rifiuti che li offrono gratuitamente, nella maggiorparte dei comuni li devi comprare al supermercato. Quindi si ritenga fortunata se il suo comune li eroga gratuitamente. Saluti
MariaGrazia
https://www.google.it/amp/www.lastampa.it/2018/06/02/societa/thailandia-buste-di-plastica-nello-stomaco-muore-una-balena-pilota-51gWr9nTdp9Y39fKqgu78J/amphtml/pagina.amp.html
Questo spero la faccia riflettere sulla sua battaglia contro quello che secondo lei é una imposizione.
Dissento sul fatto che una comunicazione ben fatta avrebbe evitato il problema di un provvedimento scritto con i piedi, senza tenere conto degli effetti collaterali, tutti peraltro prevedibili.
Quale tipo di comunicazione avrebbe dovuto accompagnare e giustificare la scelta nazionale operata nel recepimento della direttiva EU che chiedeva di ridurre i sacchetti di plastica, che potesse essere anche chiara per il cittadino medio italiano? .
Come spiegare che invece di ridurre i sacchetti ultraleggeri (per i quali non c’era oltretutto nella direttiva ancora una richiesta specifica) il legislatore italiano sostituiva la plastica con la bioplastica, facendo pagare la scelta ai cittadini invece che ai supermercati (per non farli arrabbiare in prima battuta ma riuscendo a farli poi arrabbiare al punto da chiedere di poter regalare i sacchetti come prima…) ? Come mascherare questa decisione come un’azione volta ad aumentare la sostenibilità (dicendo che avrebbe ridotto anche il consumo di monouso) senza specificare come e perché questo fatto avrebbe dovuto verificarsi ? Come spiegare che il legislatore non aveva neanche previsto di accertarsi sulla possibilità di introdurre opzioni riutilizzabili? . Purtroppo di questo provvedimento non c’è nulla da salvare, come i nuovi capitoli che si aggiungono possono dimostrare, e nessuna comunicazione “onesta” avrebbe potuto cambiare di una virgola le reazioni che ha scatenato.
Gli effetti collaterali (come l’aumento del confezionato) invece permangono tra i quali alcuni meno noti come : 1) un eccesso di sacchetti biodegradabili che le persone conferiscono nella plastica, contaminandone il flusso e creando costi aggiuntivi; 2) un aumento della disinformazione tra i cittadini sui materiali perché è stato fatto credere che le bioplastiche fossero prive di impatti ambientali e una soluzione per il marine litter e l’inquinamento da plastica nell’ambiente, spingendo le persone a pensare che le bioplastiche siano idrosolubili e si disintegrino senza danni nell’ambiente; 3) che qualunque altro materiale usa e getta è, a prescindere dal consumo e dal contesto, sempre meno impattante della plastica come se l’impatto ambientale si misurasse buttando gli imballaggi in mare.
A volte piuttosto che fare male è meglio non fare nulla.
È vero che la legge si poteva fare meglio , ma è indubbio che non ci sarebbe stato questa ribalta mediatica se il governo avesse realizzato una campagna spiegando che il costo per famiglia sarebbe stato di pochissimi euro l’anno, che i sacchetti si possono riutilizzare, ecc.
Da quando prendo la frutta e la verdura con i sacchetti biodegradabili, non ho più avuto bisogno di comprare i sacchetti per la raccolta dell’umido… Calcolando che i sacchetti per l’umido costano attorno ai 10 centesimi l’uno, ho avuto un risparmio di almeno 8 centesimi, quindi ci ho guadagnato!
L’accanimento contro la spesa di 2 centesimi è la fissa di chi non è capace di farsi i conti in tasca e non si rende conto che
a) i prodotti confezionati hanno un prezzo ben superiore dei 2 centesimi
b) i sacchetti biodegradabili sono riutilizzabili, basta fare un minimo di attenzione a non romperli.
Il mare e gli oceani sono pieni di plastica, quindi è ora di finirla con la plastica usa e getta.
E spero che il prossimo obiettivo siano piatti, posate e bicchieri usa e getta in plastica.
Durante i giorni della rivolta mediatica contro i sacchetti bio ho visto in un servizio tv una giovane signora, vestita alla moda, ben truccata e con in mano uno smartphone da centinaia di euro, inviperirsi e gridare al complotto e allo scandalo per dover pagare il centesimo a sacchetto. Magari non si rendeva conto che con il costo del suo telefono, che magari cambia ogni sei mesi, si sarebbe pagata i sacchetti bio più o meno fino al 2085 facendo pure un bel gesto per l’ambiente.
Tanto per cominciare il governo, e nello specifico i ministeri in Italia, non hanno mai fatto campagne strutturate utilizzando il proprio sito e altri canali di comunicazione, come fanno altri paesi, e ha fatto in particolare l’Olanda quando nel 2016 ha reso obbligatorio fare pagare gli shopper di plastica e bioplastica (consigliando addirittura un prezzo di 25 cent). E’ già tanto quando fanno una campagna progresso con passaggi TV e acquistati spazi sui media… Fare altro costa evidentemente troppo lavoro!
Detto questo, ribadisco, cosa avrebbero dovuto dire per giustificare il cambiamento e renderlo accettabile ? Che si tratta di pochi euro all’anno e che si può utilizzarli per l’organico, si sono rivelati argomenti deboli e altri argomenti, come ho già commentato, non si potevano certo portare. Chi continua a pensare che la reazione “esagerata” delle persone fosse soprattutto di natura economica da a mio parere una lettura superficiale dei fatti. Anche la lettura di questi dati non si può prestare a interpretazioni univoche in un senso o nell’altro deducendo ad esempio che ” tutti quelli che ora sono passati all’ortofrutta confezionata sono incapaci di fare due conti”.
A chi dice che i sacchetti dell’ortofrutta li usa per l’umido rispondo che a Como i sacchetti per l’umido vengono forniti annualmente dal comune. Ho provato ad utilizzare anche quelli dell’ortofrutta, più per curiosità che altro ma sono troppo piccoli sia per il contenitore che per le mie esigenze…per me bocciati su più fronti quindi!
si possono usare piu sacchetti magari uno dentro l’altro per aumentare la robustezza ,un po di impegno non guasta, da qualche parte per salvare il nostro ambiente bisogna pur cominciare.
A Venezia centro storico la raccolta dell’umido non esiste (carta, vetro, alluminio, sì), quindi i sacchetti che sono veramente impalpabili è già tanto che arrivino a casa interi, per poi essere usati per raccogliere i bisognini dei miei gatti dalle lettiere.
A Firenze i sacchetti dell’umido sono gratuiti, questi invece non sono minimamente utilizzabili, soprattutto se dentro c’è stata della verdura a foglia perché l’umidità li rende una pallottola appiccicosa che li fa rompere alla velocità della luce. Certi frutti tipo banane, ananas non uso il sacchetto e appongo l’etichetta sul frutto, per il resto sono costretta ma ad esempio se devo comprare un kg di mele alla fin fine preferisco quelle nel sacchetto di plastica, perlomeno non si ammaccano rotolando qua e là come succede con i sacchetti bio. O devo prendere due sacchetti o faccio così perché un solo sacchetto non regge un kg di frutta. Quindi faccio prima a prenderla confezionata. E non è neppure vero che il costo è più elevato del 43%, per le mele ci sono pochissimi centesimi di differenza, quando sono in offerta costano persino meno quelle confezionate!
Ho letto i vari commenti a una notizia che ha sorpreso pure me, e ho visto che parecchie persone usano i sacchetti cosiddetti “biodegradabili” per inserirvi i rifiuti organici. Io sono del parere che nei bidoni o nei cassonetti dell’organico vada introdotto solo ed unicamente l’organico, appunto, per cui ho preso l’abitudine di usare, per la raccolta di quest’ultimo, una vaschetta che conteneva il gelato, che poi vuoto direttamente nel bidone dell’organico, e lavo accuratamente sotto il potente getto di una fontanella situata davanti a casa mia, a poche decine di metri dai vari cassonetti della spazzatura. Non se questa mia idea sia oggettivamente buona, ma la mia “coscienza ecologica” è a posto…