![sacchetti plastica inquinamento](https://ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2013/03/152138272.jpg)
Stop ai finti sacchetti di plastica biodegradabile. Anche l’Europa sceglie di seguire la strada italiana. In azione anche i “detective” di Legambiente
Stop ai finti sacchetti di plastica biodegradabile. Anche l’Europa sceglie di seguire la strada italiana. In azione anche i “detective” di Legambiente
Luca Foltran 1 Dicembre 2014![sacchetti di plastica 100614860](https://www.ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2014/04/100614860-300x199.jpg)
Anche l’Europa, dopo un percorso sofferto, ha finalmente scelto di seguire la strada intrapresa dall’Italia per dire basta ai sacchetti da asporto in plastica.
La cifra da cui si parte è 200: questo il numero (enorme) di sacchetti in plastica che ciascun cittadino europeo consuma mediamente in un anno (fonte Commissione europea). L’obiettivo da raggiungere è di arrivare a 90 pezzi entro il 31 dicembre 2019, per poi scendere ancora a 40 entro la fine del 2025 (il calcolo prende in considerazione solo le buste al di sotto dei 50 micron di spessore). Da questa decisione restano esclusi i sacchetti ultraleggeri, sotto i 15 micron di spessore, come quelli o destinati a contenere frutta o verdura sfusa distribuiti nei supermercati (destinati ad essere sostituiti con quelli in carta riciclata o biodegradabili entro il 2019 leggi articolo).
Per ridurre il consumo di shopper, i paesi membri potranno adottare diverse misure come l’imposizione di un prezzo di acquisto , oppure di tasse specifiche , fino alla completa messa al bando (come è avvenuto in Italia), a condizione che queste restrizioni siano “proporzionate e non discriminatorie”.
Il documento indica ancora una volta lo standard EN 13432 come riferimento per identificare i sacchetti compostabili, mentre per i sacchetti prodotti con plastiche oxo-biodegradabili (quelle che si frammentano), la situazione non è ancora ben definita. L’iniziale decisione di bandire questi shopper deciso dal parlamento è stato sostituito dalla raccomandazione a condurre uno studio sull’impatto ambientale, da presentare al Parlamento e al Consiglio, affiancato a misure volte a limitarne l’uso o a ridurre i danni per l’ambiente.
![compostabile logo](https://www.ilfattoalimentare.it/wp-content/uploads/2013/02/compostabile-logo.jpg)
Allo stato attuale la rivoluzione bio degli shopper è stata ben accolta e recepita dai consumatori italiani ma non da tutte le parti interessate. Secondo alcune notizie apparse sui giornali il 60% delle buste distribuite in Italia non rispetta i parametri di legge e per questo motivo il procuratore di Torino Raffaele Guariniello e i NAS stanno realizzando delle indagini.
Esperto di Food Contact –
Linkedin: Foltran Luca –
Twitter: @foltranluca