Stop ai finti sacchetti di plastica biodegradabile. Anche l’Europa sceglie di seguire la strada italiana. In azione anche i “detective” di Legambiente
Stop ai finti sacchetti di plastica biodegradabile. Anche l’Europa sceglie di seguire la strada italiana. In azione anche i “detective” di Legambiente
Luca Foltran 1 Dicembre 2014Anche l’Europa, dopo un percorso sofferto, ha finalmente scelto di seguire la strada intrapresa dall’Italia per dire basta ai sacchetti da asporto in plastica.
La cifra da cui si parte è 200: questo il numero (enorme) di sacchetti in plastica che ciascun cittadino europeo consuma mediamente in un anno (fonte Commissione europea). L’obiettivo da raggiungere è di arrivare a 90 pezzi entro il 31 dicembre 2019, per poi scendere ancora a 40 entro la fine del 2025 (il calcolo prende in considerazione solo le buste al di sotto dei 50 micron di spessore). Da questa decisione restano esclusi i sacchetti ultraleggeri, sotto i 15 micron di spessore, come quelli o destinati a contenere frutta o verdura sfusa distribuiti nei supermercati (destinati ad essere sostituiti con quelli in carta riciclata o biodegradabili entro il 2019 leggi articolo).
Per ridurre il consumo di shopper, i paesi membri potranno adottare diverse misure come l’imposizione di un prezzo di acquisto , oppure di tasse specifiche , fino alla completa messa al bando (come è avvenuto in Italia), a condizione che queste restrizioni siano “proporzionate e non discriminatorie”.
Il documento indica ancora una volta lo standard EN 13432 come riferimento per identificare i sacchetti compostabili, mentre per i sacchetti prodotti con plastiche oxo-biodegradabili (quelle che si frammentano), la situazione non è ancora ben definita. L’iniziale decisione di bandire questi shopper deciso dal parlamento è stato sostituito dalla raccomandazione a condurre uno studio sull’impatto ambientale, da presentare al Parlamento e al Consiglio, affiancato a misure volte a limitarne l’uso o a ridurre i danni per l’ambiente.
Allo stato attuale la rivoluzione bio degli shopper è stata ben accolta e recepita dai consumatori italiani ma non da tutte le parti interessate. Secondo alcune notizie apparse sui giornali il 60% delle buste distribuite in Italia non rispetta i parametri di legge e per questo motivo il procuratore di Torino Raffaele Guariniello e i NAS stanno realizzando delle indagini.
Esperto di Food Contact –
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