Vi scrivo quanto segue, perché nella foto (vedi foto sopra) che appare sulla confezione dei biscotti Ritornelli con cacao e mandorle di Mulino Bianco Barilla viene raffigurato a caratteri cubitali il messaggio della presenza di ‘mandorle dolci pelate’, facendo intendere che la ricetta le contenga in toto.
Non è cosi, basta leggere l’etichetta che riporta una presenza di mandorle dell’1,3% a fianco dell 3,9% di granella di biscotto alle mandorle armelline, di cui lo 0,4% di mandorle armelline. Mi sembra una comunicazione ingannevole, vorrei sapere cosa ne pensa l’avvocato Dario Dongo.
Giorgio
Risponde l’avvocato Dario Dongo, esperto in diritto alimentare europeo
Il caso appare emblematico. Dal punto di vista formale infatti, l’operatore indica in etichetta la quantità degli ingredienti evidenziati, nel rispetto della regola del QUID (Quantity of Ingredients Declaration, o dichiarazione della quantità degli ingredienti).
Dal punto di vista sostanziale, tuttavia, la pratica commerciale posta in essere da Barilla può essere ritenuta biasimevole. Considerato che:
- il nome del prodotto riferisce in via esplicita alla presenza di ‘mandorle’,
- l’ingrediente ‘mandorle dolci pelate’ viene enfatizzato, mediante parole e immagini, con peculiare evidenza nella presentazione complessiva dell’alimento,
- la fotografia, in particolare, raffigura le mandorle in una proporzione significativa rispetto al biscotto che le contiene. A fronte di una quota invece minimale citata nella lista degli ingredienti,
- Il consumatore può essere tratto in inganno dalla parola ‘mandorle’ che viene accostata alle ‘armelline’ che non hanno nulla a che fare con il pregiato frutto a guscio, essendo ricavate dal seme delle albicocche.
Si evidenzia, ad avviso di chi scrive, la possibile violazione dei criteri di lealtà delle pratiche commerciali sanciti dal regolamento UE 1169/11, negli articoli 7 e 36. L’impropria designazione dell’ingrediente ‘mandorle’ a sua volta potrebbe essere degna di sanzione (ai sensi del decreto legislativo 231/17, articolo 9).
Per approfondire il tema, si fa rinvio all’ebook gratuito ‘1169 pene. Reg. UE 1169/11, notizie sui cibi, controlli e sanzioni’.
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade
grazie dell’articolo. faccio presente però che i “latti di mandorla” che si trovano in tutti i supermercati contengono il 2-5% circa (qualcuno al massimo arriva al 7-8%) di mandorle. Il resto è (principalmente) acqua. Come peraltro segnalato di recente anche da voi (http://www.ilfattoalimentare.it/latte-di-mandorla-latte-vegetale-condorelli-valsoia.html)
Faccio notare che un latte di mandorla è un liquido per forma e funzione e non può contenere più di quel 7-8% max di materia prima, altrimenti addensa come un budino perdendo la fluidità liquida.
Mentre un biscotto o barretta è un solido senza limiti di contenuto di materie prime che può arrivare anche al 100% di contenuti, come nei croccanti di mandorle con zucchero cristallizzato ad esempio.
giusta osservazione, grazie!
Credo che lasciar confondere il frutto del mandorlo (la mandorla dolce) con la polpa del nocciolo di pesche e albicocche sia il vero “quid” della contestazione.
Tra l’altro è meglio non eccedere con le mandorle armelline (amare surrogato aromatizzante delle mandorle dolci in “amaretti” e altri prodotti da forno) in quanto moderatamente tossiche.
“Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati” Márquez