Aggiornamento del 6/10: le controanalisi accertano l’assenza di fipronil, richiamo revocato. Nuovo richiamo di uova contaminate da fipronil. Coinvolti i marchi Cisam, Ovibon e Saccoccio. Dall’Italia 52 segnalazioni e 5 richiami Aggiornamento: le uova Agriovo non sono contaminate
Aggiornamento del 6/10: le controanalisi accertano l’assenza di fipronil, richiamo revocato. Nuovo richiamo di uova contaminate da fipronil. Coinvolti i marchi Cisam, Ovibon e Saccoccio. Dall’Italia 52 segnalazioni e 5 richiami Aggiornamento: le uova Agriovo non sono contaminate
Redazione 25 Settembre 2017AGGIORNAMENTO DEL 06/10/2017: Le controanalisi condotte dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno sulle uova prodotte dallo stabilimento Cisam a Mignano Monte Lungo non contengono fipronil e sono sicure. Di conseguenza, viene revocato il richiamo per i marchi Cisam, Ovibon e Saccoccio.
AGGIORNAMENTO DEL 29/09/2017: Contrariamente a quanto riportato sull’avviso di richiamo del Ministero della salute, le uova a marchio Agriovo, non risultano essere contaminate da fipronil. Le autorità sanitarie locali hanno certificato l’assenza dell’insetticida nelle uova, prodotte in uno stabilimento differente, a Eboli in provincia di Salerno.
Il Ministero della salute ha diffuso l’avviso di richiamo per alcuni lotti di uova di gallina per la presenza di livelli di fipronil oltre la soglia di tossicità acuta. Le uova coinvolte sono prodotte dalla società agricola Cisam (Mignano Monte Lungo, in provincia di Caserta) e sono vendute con i marchi Cisam, Ovibon e Saccoccio.
Sono stati sottoposti a richiamo esclusivamente i lotti di produzione con date di scadenza dal 22/09/2017 al 17/10/2017 di uova di varia tipologia da allevamento in gabbia.
Nelle uova coinvolte è stato riscontrato un livello di fipronil pari a 0,82 mg/kg, al di sopra del livello di tossicità acuta fissato a 0,72 mg/kg. Si raccomanda di non consumare le uova dei marchi e lotti coinvolti e di riconsegnarle presso il punto vendita d’acquisto.
I dati rilevati dal sistema di allerta alimentare europeo indicano che dall’inizio della crisi a venerdì settembre 2017 l’Italia aveva inviato a Bruxelles 52 notifiche su prodotti e uova contaminati da fipronil (anche se solo in cinque casi i prodotti sono stati richiamati per le quantità elevate e si è proceduto a informare i consumatori). Negli altri casi c’è stato il ritiro dagli scaffali. Le notifiche e gli aggiornamenti rilevati dal Rasff in Europa per il fipronil sono attualmente 648 e i paesi coinvolti 55.
Il fipronil è considerato “moderatamente tossico” per l’uomo dall’Oms e il suo impiego è vietato negli allevamenti avicoli in Europa. Il rischio per i consumatori resta comunque molto basso: secondo l’Agenzia per la salute pubblica tedesca, un bambino con un peso di 16,5 kg potrebbe mangiare 1,7 uova, mentre un adulto di 65 kg potrebbe mangiare fino 7 uova in un solo giorno, senza superare i valori di sicurezza.
Dal 1 gennaio 2017, Il Fatto Alimentare ha segnalato 75 richiami, per un totale di 113 prodotti e 7 provvedimenti revocati. Per vedere gli altri clicca qui.
Per capire come funziona il servizio di allerta alimentare e come viene effettuato il ritiro dei prodotti dai punti vendita leggi il libro “Scaffali in allerta” edito da Il Fatto Alimentare. È l’unico testo pubblicato in Italia che rivela i segreti e le criticità di un sistema che funziona poco e male. Ogni anno in Italia vengono ritirati dagli scaffali dei punti vendita almeno 1.000 prodotti alimentari. Nel 10-20% dei casi si tratta di prodotti che possono nuocere alla salute dei consumatori, e per questo scatta l’allerta. La questione riguarda grandi aziende come Barilla, Mars…, catene di supermercati che commercializzano migliaia di prodotti con i loro marchi (Esselunga, Coop, Carrefour, Auchan, Conad, Lidl, Eurospin…), e anche piccole e medie imprese. Il libro di 169 pagine racconta 15 casi di richiami che hanno fatto scalpore.
I lettori interessati a ricevere l’e-book, possono fare una donazione libera e ricevere in omaggio il libro in formato pdf “Scaffali in allerta”, scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
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Servono maggiori controlli preventivi da parte del servizio veterinario e non solo italiano.
Perché piangere sul latte versato e rimediare a queste contaminazioni è opera impossibile, vista la diffusione del problema.
Non si possono analizzare tutte le uova in commercio, mentre si potevano e si dovranno controllare tutti gli allevamenti in modo preventivo e previdente.
11/08/2017_”Non ci sono uova contaminate in Italia”. Il ministero chiarisce dopo l’allerta dell’Ue…..