Com’è noto, lo stucchevole slogan con cui il no vax Robert F. Kennedy Jr, segretario per la salute dell’amministrazione Trump, ha denominato il suo programma è Make America Healthy Again (MAHA), cioè Rendiamo gli americani di nuovo sani, che evoca quello più generale del presidente, Make America Great Again. L’idea di rendere gli americani più sani, però, funziona a fasi alterne, ossia è valida quando una certa battaglia corrisponde all’ideologia trumpiana oppure, più prosaicamente, quando non disturba interessi commerciali più grandi. Quando rischia di entrare in rotta di collisione con i grandi sostenitori del presidente o del Partito Repubblicano, improvvisamente impallidisce fino a sparire, o a essere insabbiata.
E questo è esattamente quello che è successo a un atteso studio sui rischi del consumo di alcolici, autentica piaga della società americana e responsabile di almeno il 5% dei decessi per cancro negli Stati Uniti, che è stato portato avanti per quasi tre anni, finanziato con il denaro dei contribuenti, e mai pubblicato, prima che le sue conclusioni turbassero i sonni di qualche lobbista.
La storia del rapporto sull’alcol insabbiato
A portare alla luce l’insabbiamento è stato il sito Vox, che ha ricostruito quanto avvenuto. Nel 2022, il presidente Joe Biden aveva finanziato l’Alcohol Intake and Health Study, con lo scopo, tra l’altro, di fornire dati per la nuova versione delle Linee guida alimentari per gli americani (edizione 2025), aggiornate ogni cinque anni.
Il rapporto era pronto già in estate, ma poiché conteneva espliciti riferimenti ai danni associati all’alcol anche assunto in minime quantità, e invitava a dare indicazioni affinché si riducesse il consumo, Kennedy ha iniziato a temporeggiare, affermando che il documento (circa 500 pagine di dati) era incomprensibile, mentre la lobby dell’alcol metteva in giro voci che i suoi estensori avevano conflitti di interessi (non si sa bene quali). Fino all’epilogo, la dichiarazione che l’amministrazione Trump non intende pubblicare il rapporto. Addirittura, a settembre, il Congresso ha presentato la proposta di tagliare i fondi al comitato interagenzia che aveva redatto il rapporto.

Il rapporto ‘rivale’
Nel frattempo è stato pubblicato un rapporto più favorevole, a cui ha partecipato almeno uno scienziato legato all’industria dell’alcol, che non contiene inviti a scoraggiare le bevute. Anzi: il documento continua a sostenere la credenza, ormai smentita dalla letteratura scientifica, che un consumo moderato di alcol abbia effetti benefici sulla salute, e che le prove di un legame tra alcol e cancro siano limitate (nonostante l’etanolo sia da anni classificato come un cancerogeno certo per gli esseri umani).
Mentre tutta la comunità scientifica si è subito schierata a favore del rapporto abortito, che abbassava molto il quantitativo di alcolici ‘permesso’, ricordando che anche un solo bicchiere al giorno è associato a un aumento del rischio di morte, i produttori hanno festeggiato, riproponendo tutto l’armamentario delle solite argomentazioni che si sentono anche in Italia, dove i ministri sono sempre pronti a sottolineare i benefici degli alcolici.
Eppure nel 2022 l’OMS ha ricordato che non esiste alcuna quantità sicura, e lo stesso hanno ribadito più volte agenzie sanitarie, società scientifiche ed esperti, come ricorda, tra gli altri, un lungo articolo dei ricercatori dell’università di Stanford pubblicato in agosto per rinfrescare la memoria a tutti.

La lotta di RFK Jr contro le tossine (ma non l’alcol)
Le decisioni di Kennedy in questo caso hanno suscitato qualche scalpore, perché lo stesso Trump in campagna elettorale si era impegnato esplicitamente a varare leggi più restrittive. Trump ha perso un fratello a causa dell’alcolismo, ed è notoriamente astemio. Lo stesso Kennedy, ex alcolista, ha più volte affermato di voler liberare la salute degli americani dalle indebite ingerenze delle aziende e, in special modo, da tutta una serie di tossine che, secondo lui, intossicano le persone. Ma poi, nonostante le buone intenzioni, deve essere successo qualcosa, come ricorda anche sito Stat News, e come sottolinea il New York Times. O forse l’alcol non rientra tra le tossine che ha in mente Kennedy.
Le tendenze antiscientifiche di RFK Jr
Del resto, questo comportamento è la cifra dell’amministrazione Trump. Pochi giorni fa lo stesso Kennedy ha intimato a una delle riviste medico-scientifiche più autorevoli del mondo, Annals of Internal Medicine, di ritirare uno studio danese che ha sancito ancora una volta, e con dati di oltre 1,2 milioni di bambini, ciò che la comunità scientifica sa da decenni, e cioè che i vaccini e l’autismo non hanno nessuna relazione. Gli Annals hanno detto di no, ovviamente, anche perché lo studio aveva seguito criteri molto stringenti e aveva passato tutte le revisioni, ma si è trattato di un fatto mai successo prima, di una pressione indebita e preoccupante che si aggiunge alle minacce, ai ricatti alle università, ai tagli alla ricerca sgradita, ai licenziamenti degli scienziati non allineati. Una deriva agghiacciante, per la comunità scientifica dei Paesi democratici, che non ha precedenti, e che avrà ripercussioni per molti anni.
Se a questo tipo di approccio ideologico si aggiunge il desiderio di compiacere le grandi aziende, la preoccupazione per la salute dei cittadini, che non dovrebbe avere alcun colore politico, e che le amministrazioni dovrebbero tutelare, non può che aumentare.
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Giornalista scientifica



“Soltanto” 2 millenni e mezzo orsono un certo Ippocrate da Kos diceva che “”Esistono soltanto due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza”.
Quindi, con acuta preveggenza, insisteva: «Le cose sacre non devono essere insegnate che alle persone pure; è un sacrilegio comunicarle ai profani prima di averli iniziati ai misteri della scienza.»
Sono convinto che il “nostro” esperto MAHA non mastichi molto di storia, medicina nè filosofia.
Stiamo tornando al medio evo, ai dogmi interessati, all’ignoranza ed alla negazione della scienza.
Interessante… Parlate di posizioni antiscientifiche di Kennedy e non fate riferimento a un solo studio scientifico per sostenere le vostre posizioni. Esistono centinaia di studi e revisioni che correlano un consumo basso o molto basso di alcool a una riduzione del rischio di mortalità generale e per varie cause, tra cui malattie cardiovascolari e diabete. Certo, sono perlopiù studi di natura associativa, ma dire che qualsiasi consumo di alcol è associato a un aumento della mortalità è una sciocchezza priva di fondamento scientifico. Certo, se una persona è astemia non vi sono sufficienti ragioni salutistiche per spingerla a bere, ma per chi lo gradisce ed è in grado di mantenere una sobria moderazione, il classico bicchierino di vino al giorno è associato a una vita più lunga e minori rischi di ammalarsi per varie malattie. Anche il rischio di cancro, sebbene sia vero che l’alcool è un cancerogeno riconosciuto per l’uomo anche a basse dosi, non sembra aumentare con un consumo basso di alcol. Queste non sono posizioni personali, né un invito a bere alcolici, ma le conclusioni di revisioni e meta-analisi sull’argomento liberamente consultabili su pubmed.
Infatti. Come è prevedibile, si rischia di cadere in un’estremismo. Da millenni in occidente si distilla alcool dall’uva. Gli altri popoli distillano da cereali. Non bisogna credere che i Greci e i Romani vivevano solo fino a 30-35 anni, confondendo l’età media con la vita reale: la media tiene conto dell’altissima mortalità infantile e di quella giovanile dovuta alle frequenti guerre o a incidenti (data la carenza delle norme di sicurezza, emanate solo in tempi recenti), non a malattie croniche del metabolismo. Gli anziani e i vecchi esistevano anche allora e bevevano pure quel terribile vinaccio di cui parlano gli archeologi. Un conto è un bicchiere di vino ai pasti, altro è la dipendenza da superalcoolici. I ragazzi rischiano il coma etilico per sbronze a base di vodka, gin e altro, allora si vieta tutto. Nella zona del nuorese, in Sardegna, c’è una longevità allo studio degli scienziati: vivono molti ultracentenari, non attaccati alle flebo in residenze socio assistenziali, ma ancora in attività, sani e di mente lucidissima… con il loro grappino quotidiano. Forse non vivono in città frenetiche, con aria inquinata da traffico e industrie inquinanti, forse non si nutrono con cibi industriali ultraprocessati e carichi di conservanti, forse hanno sempre fatto attività fisica per necessità, non chiusi fra le quattro mura di una palestra umida di sudore dove non entra il sole, con aria condizionata, ma all’aperto, fra pascoli e boschi; forse conducono vita del tutto diversa dalla nostra? Non si fanno mancare il goccetto di grappa. Andiamo a dire loro di non bere più il grappino… potrebbero rispondere con simpatiche espressioni colorite.
Infatti io non volevo nè corroborare nè confutare le posizioni dei sunnominati politici.
Il mio commento consegue l’osservare la loro protervia nelle affermazioni e le prese di posizioni “scientifiche” senza avere titolo o autorità culturale per farlo.
La scelta della loro posizione sembra essere secondaria solo a convenienze politiche, personali o, ancor peggio, a convinzioni soggettive infondate.
Dunning-Kruger ?
Un nuovo recentissimo articolo scientifico su questo tema che merita di essere letto: Anya Topiwala, Daniel F Levey, Hang Zhou, Joseph D Deak, Keyrun Adhikari, Klaus P Ebmeier, Steven Bell, Stephen Burgess, Thomas E Nichols, Michael Gaziano, Murray Stein, Joel Gelernter. Alcohol use and risk of dementia in diverse populations: evidence from cohort, case–control and Mendelian randomisation approaches. BMJ Evidence-Based Medicine, 2025; bmjebm-2025-113913 DOI: 10.1136/bmjebm-2025-113913
Uno studio più adatto ad uno “statistico” che ad un clinico. Poi:
In summary, our study findings support a detrimental effect of all types of alcohol consumption on dementia risk, with no evidence supporting the previously suggested protective effect of moderate drinking. The pattern of reduced alcohol use before dementia diagnosis observed in our study underscores the complexity of inferring causality from observational data, especially in ageing populations. Our findings highlight the importance of considering reverse causation and residual confounding in studies of alcohol and dementia, and they suggest that reducing alcohol consumption may be an important strategy for dementia prevention.
Tutto ed il contrario di tutto…
La Dottoressa Codignola è sempre fedele alla linea