Sembrerebbe che il segreto della longevità possa trovarsi nell’alimentazione. Questo è quello che emerge da uno studio pubblicato su Cell Reports Medicine condotto sulla donna più anziana del mondo. 117 anni, caucasica, nata a San Francisco da genitori spagnoli e trasferitasi in Spagna da bambina, la super centenaria vantava una salute buona nonostante l’età estremamente avanzata. Durante l’indagine delle condizioni della donna, gli studiosi si sono soffermati anche sulla composizione del microbioma e a livello del microbiota intestinale è stata osservato che era vario come quello di una persona molto più giovane e presentava un’elevata quantità di Bifidobatterio – batterio benefico che contribuisce, tra i vari processi, alle risposte antinfiammatorie. Questo rinvenimento è però in netto contrasto con il tipico declino di questo genere batterico negli individui più anziani.
Nel tentativo di capire il motivo di un microbiota così sano, i ricercatori hanno dunque analizzato la dieta della donna che si è scoperto essere solita mangiare circa tre yogurt al giorno contenenti Streptococco thermophilus e Lactobacillus bulgaricus, due dei molti batteri utilizzati nella produzione dello yogurt.

Le zone blu
Quello della donna spagnola di 117 anni non è un caso isolato: nel mondo esistono dei luoghi che presentano una percentuale notevolmente alta di persone molto anziane. Stiamo parlando delle cosiddette “zone blu”, espressione usata per identificare un’area demografica e geografica in cui la speranza di vita risulterebbe notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Nel pianeta sono state individuate cinque “zone blu”, di cui una in Italia, più precisamente in Sardegna, nell’Ogliastra, provincia situata nel centro-est dell’isola. Gli altri posti sono l’isola Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoya in Costa Rica, l’isola greca Icaria e Loma Linda in California. In quest’ultimo caso a vivere circa dieci anni in più rispetto alla media degli statunitensi sono i membri della comunità degli Avventisti del Settimo Giorno. Seppur lontane le une dalle altre, queste realtà sembrerebbero avere uno stesso minimo comune denominatore: un’alimentazione equilibrata a base vegetale.
Il ruolo dell’alimentazione
L’estrema longevità e l’insorgenza di malattie legate all’invecchiamento riflettono dunque l’equilibrio tra natura e nutrimento. Se da una parte un genoma resiliente aiuta nell’avere una vita sana e una maggiore durata della vita, dall’altra incidono in modo significativo anche le abitudini e l’ambiente. La dieta della donna super centenaria includeva una grande quantità di yogurt, una tendenza che sembrerebbe averla protetta da una serie di condizioni poco favorevoli come l’aumento del peso corporeo o l’insorgenza del diabete di tipo 2, ma oltre l’alimentazione ci sono altre abitudini che possono incidere sulla longevità come l’esercizio fisico inteso come attività a bassa intensità che può essere la semplice camminata quotidiana. Chiediamo a Laura Rossi, nutrizionista e direttrice del reparto Alimentazione Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, cosa dovremmo portare a tavola per vivere bene e a lungo.
Esiste una dieta della longevità?
Sì, è la dieta mediterranea che è protettiva nei confronti delle malattie cronico-degenerative. Mi riferisco in primis ai problemi cardiovascolari, poi ai tumori in particolare quelli del tratto gastrointestinale, anche se nel caso delle malattie oncologiche le evidenze sono più variegate. Per quanto riguarda le demenze o l’Alzheimer i dati scientifici sono meno solidi, anche perché queste malattie sono studiate da meno tempo.
In ogni caso, il dato epidemiologico ci dice che chi segue abitudini alimentari con una componente vegetale molto marcata si ammala di meno e vive di più. Non esiste un alimento in particolare, un piccolo gruppo alimentare da prediligere o una preparazione segreta, l’importante è la quantità di vegetali, intesi come frutta, verdura ma anche legumi.
Quali sono gli alimenti da evitare?
La dieta adeguata è quella bilanciata, cioè quella che include tutti gli alimenti nelle giuste proporzioni. I cibi da limitare, a mio avviso non da eliminare, sono la carne rossa e le carni processate. Per quanto riguarda la carne bianca e il pesce è necessario evitarne un consumo eccessivo.

Da che età è necessario seguire uno stile di vita salutare nella speranza di raggiungere un’età avanzata?
Prima si comincia meglio è! Sebbene anche i primi mille giorni di vita siano importanti per programmare il nostro metabolismo, bisogna ricordare che tutto è modificabile nella vita. Ciò significa che se un bambino è stato abituato a mangiare pappe salate – abitudine che può provocare ipertensione già nell’adolescenza – crescendo può tranquillamente correggere questo cosiddetto imprinting metabolico. Possiamo modificare sempre la nostra alimentazione e le nostre abitudini, anche dopo i 50-60 anni, ma prima si inizia a seguire uno stile di vita sana, meno si avrà da correggere.
Quanto incide la predisposizione genetica?
Sicuramente la genetica ha un peso che può, in alcuni casi come per la longevità, essere importante, ma questo non deve essere una scusa per non agire con azioni di contenimento. Pensiamo all’obesità: la genetica gioca un ruolo che si aggira intorno al 15-20%, quello che davvero conta sono le nostre abitudini di vita. Lo stesso discorso vale per l’osteoporosi. Dobbiamo anche considerare che ciò che percepiamo come una “familiarità genetica”, ad esempio quando molte persone della stessa famiglia hanno avuto un infarto, può in realtà dipendere dalle abitudini alimentari condivise. Se tutti seguono per anni uno stile alimentare poco equilibrato, il rischio aumenta non per motivi genetici, ma perché tutti mangiano nello stesso modo poco rispettoso delle raccomandazioni nutrizionali. Molto spesso quello che possiamo fare con la modulazione dello stile di vita è più determinante rispetto alla mera genetica.
Vivendo in una società iper industrializzata, la dieta fa davvero la differenza?
Sì, fa la differenza. Ci sono diverse malattie che insorgono perché si mangia male, non perché si respira aria inquinata. Naturalmente vale anche il contrario, ma, a differenza dell’inquinamento che si concentra in alcune aree, la cattiva alimentazione coinvolge tutti. Nessuno si può reputare immune da abitudini alimentari squilibrate.
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Tutto condivisibile tranne il fatto di eliminare la carne e mangiare tanti vegetali. Deforestazione e industrie vogliono proprio questo. Dieta mediterranea e godetevela finché dura.
Le diete vegetariane e vegane hanno un impatto ambientale significativamente inferiore rispetto alla mediterranea. La dieta vegana si è dimostrata la più sostenibile, con una riduzione del 32% delle emissioni di CO2 equivalente rispetto a quella mediterranea. qui trova l’articolo: https://ilfattoalimentare.it/dieta-mediterranea-vegetariana-o-vegana-sostenibilita-e-costi.html
A breve pubblicheremo un altro articolo in cui si conferma quanto detto sopra.
Si certo come no. Basta il termine dieta per capire che siamo fuori da qualsiasi ambito scientifico e culturale.
Dieta è sinonimo di regime alimentare. Ecco l’articolo https://ilfattoalimentare.it/sostenibilita-ecco-limpronta-associata-alle-diverse-diete-mediterranea-vegetariana-e-vegana.html
ricordiamoci che più carne si mangia e più si incentivano gli accrescimenti di allevamenti intensivi, con conseguenti deforestazioni per dare spazio a colture per mangimi ed altri allevamenti animali, almeno come sono intesi oggi.
Veramente le industrie vogliono che continiuate a mangiare carne, perciò ostacolano tutti gli studi e i movimenti a favore dei benefici dell’alimentazione vegetale
La deforestazione è causata dalle monocolture di mais e soia utilizzate come foraggio per gli allevamenti.
Ecco l’articolo https://ilfattoalimentare.it/sostenibilita-ecco-limpronta-associata-alle-diverse-diete-mediterranea-vegetariana-e-vegana.html
Ora però non riempitevi di yogurt con la speranza di campare 115 anni…”forse,” ha funzionato con la signora e non è detto funzioni con tutti. Se volete approfondire il discorso microbiota e microbioma, cominciate a reperire paper e studi sulla tassonomia e generi di eubatteri simbionti e colonizzanti il ns intestino, l’abbondanza di specie tipo Akkermansia mucinifila, Eubacterium hallii….
Buona lettura
Le zone blu sono una bufala. È estremamente probabile che in quelle zone con così tanto centenari qualcosa sia andato storto all’ anagrafe a inizio secolo scorso. Se una persona ha un microbioma non compatibile con la sua età…..non è che forse è sbagliata l’ età? Le anagrafi una volta non erano come quelle di oggi o degli ultimi 50anni.