Inquieti, in ansia per il futuro e attenti al risparmio. È il ritratto degli italiani e delle italiane dipinto dal Rapporto Coop 2024, presentato in anteprima il 10 settembre a Milano. Rispetto all’edizione precedente, lo spettro della guerra diventa una preoccupazione sempre più concreta, insieme alla crisi climatica e alle sfide della quotidianità. E anche se il rischio di ‘stagflazione’ (stagnazione economica e inflazione) è stato scongiurato e la quota di persone in forte disagio si è quasi dimezzata (da 20 milioni del 2022 ai 12 milioni del 2024), il miglioramento è stato ottenuto a costo di grandi sacrifici, nel segno dell’overworking: per ottenere redditi reali di poco superiori a quelli del 2019, gli italiani e le italiane hanno dovuto lavorare un miliardo e mezzo di ore in più. Tutto questo ha dato vita a un cambiamento nelle abitudini di consumo, più frugali e guidate dalla ricerca del risparmio.
“Il Rapporto Coop conferma la grande preoccupazione degli italiani per lo scenario internazionale e per le guerre in corso, mentre sul piano interno vengono percepiti alcuni miglioramenti della situazione economica e delle prospettive del Paese. Un Paese a due velocità dove comunque permangono ampie sacche di difficoltà” commenta Marco Pedroni, Presidente Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori).
Il risparmio guida le scelte
Con il miglioramento dello scenario economico internazionale e nazionale, ripartono i consumi, che tornano per la prima volta ai livelli pre-pandemici (+0,3% nel 2023 rispetto al 2019), e cresce la quota di popolazione che intende aumentare la spesa, soprattutto quella alimentare, ma seguendo il criterio cardine del risparmio: il 75% delle persone intervistate lo indica come primo elemento di scelta nei comportamenti di acquisto. Accanto a questo, l’indagine rileva una volontà maggioritaria di acquistare solo le cose strettamente necessarie, non solo per risparmiare, ma anche per ridurre l’impatto ambientale dei propri consumi. Tutto questo si traduce in uno stile di vita più sobrio.
Nonostante abitudini di spesa più frugali, i volumi di vendita dei prodotti di largo consumo tornano a crescere dopo quattro anni: +0,9% nel primo semestre 2024 rispetto al 2023. Una crescita trainata dalla marca del distributore (+2,4% a volume, +2,2% a valore) e dai discount, che rappresentano ormai il 23% delle vendite a valore dei prodotti di largo consumo (nel 2019 era il 19%). L’unico comparto in cui la maggioranza di consumatrici e consumatori non intende tagliare la spesa è il cibo, con un 21% di persone che dichiara addirittura di volerla aumentare.
La cura del corpo al centro, secondo il Rapporto Coop
Contribuisce al cambiamento di abitudini anche il fatto che il 55% delle persone intervistate dichiara di condurre una vita molto diversa dalle proprie aspettative, in molti casi peggiore. Ciò determina la diffusione di un atteggiamento fatalista, che ha un impatto negativo sull’acquisto di beni durevoli, come case e automobili, ma anche smartphone. L’attenzione, quindi, si sposta sul benessere e sul corpo, fino a sfociare, in alcuni casi, in un vero e proprio culto. Il 42% degli italiani e delle italiane è a dieta (quasi 17 milioni) e il 62% fa sport o attività fisica, mentre 8,6 milioni di persone si dichiara disposto a prendere farmaci per il diabete per dimagrire, come l’Ozempic.
Nuove identità alimentari
A proposito di alimentazione, dopo lo ‘smarrimento’ post-pandemico rilevato dal Rapporto Coop 2023, torna a crescere il numero di persone che dichiara di avere un’identità alimentare (+6%), che però si frammenta, allontanandosi dalla tradizione. La percentuale di persone ‘ancorate’ a un’alimentazione tradizionale e ai prodotti del territorio passa dal 34% del 2022 al 23% del 2024, mentre al contrario chi esplora nuove identità alimentari nello stesso periodo passa passa dal 23% al 30%. In particolare, crescono i regimi improntati al rispetto dell’ambiente (biologico, vegetariano, vegano) e alla benessere (digiuno intermittente, iperproteico, fit).
Tra chi si riconosce di più in identità alimentari alternative ci sono i giovani tra i 18 e i 35 anni che non vivono più in famiglia. Secondo un’indagine condotta per l’Ufficio Studi Coop da Scomodo, infatti, si riconoscono di più in regimi a basso o nullo contenuto di carne, come le diete flexitariane, vegetariane e vegane e uno su due ha rinunciato o ridotto il consumo di carne. Così come rilevato nella ricerca generale, anche le decisioni di acquisto dei giovani sono guidate da risparmio e rispetto dell’ambiente, privilegiando i prodotti di stagione.
Oltre a risparmio e ambiente, un altro cardine delle scelte alimentari delle italiane e degli italiani è la salute, con il 36% delle persone che dichiara di volersi concentrare su una dieta sana (contro il 31% dell’UE) e il 15% che si dice disposto a pagare di più per comprare prodotti più salutari (contro l’1% dell’UE). Ma cosa intendono le persone per ‘dieta sana’? L’identikit di un prodotto salutare, secondo le persone intervistate, è senza zuccheri e additivi, con antiossidanti, fibre, vitamine e minerali, e biologico.
Il Rapporto Coop certifica il grande ritorno del bio
A proposito di bio, dopo la crisi degli ultimi anni, tornano a crescere le vendite, sia a valore che a volume, che segnano rispettivamente +3,7% e +3%: un aumento tre volte superiore alla media del mercato. La sostenibilità, infatti, è un elemento valutato nelle scelte di acquisto per il 62% delle italiane e degli italiani che, inoltre, si confermano primi in Europa per intenzione di spesa sostenibile (27%, contro il 17% dell’Europa). Il 41% delle persone, poi, dichiara di voler smettere di mangiare carne rossa o comunque ridurne il consumo e il 39% è disposto a ridurre il consumo di tutte le carni per l’ambiente. Il 22%, invece, ha già eliminato o ridotto il consumo di tutti i tipi di carne e si registra una crescita tra i vegani che passano dal 2% al 4%, mentre vegetariani (6%), flexitariani (7%) e reducetariani (8%) restano stabili.
“Lo scenario delineato dal Rapporto Coop 2024 si introduce in un contesto straordinariamente complesso e in fondo atteso, viste le varie ragioni di tensione che affrontiamo quotidianamente. – commenta Maura Latini, Presidente Coop Italia – Versante consumi è indubitabile come la leva del risparmio si consolidi come primaria, e la tutela del potere d’acquisto soprattutto delle famiglie più in difficoltà è la rilevante ragion d’essere delle cooperative di consumatori. D’altronde, registro con favore il fatto che persiste da parte dei consumatori italiani una attenzione a aspetti non secondari nell’offerta di un cibo che sia anche di qualità, rispettoso dell’ambiente, di chi lo consuma ma anche di chi lo produce. Concetti ancora più esplicitati da parte delle giovani generazioni, che si mostrano vera avanguardia e trainer delle famiglie per modalità di consumo e di alimentazione.”
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Bene . Questa frammentazione delle scelte di natura economica e soprattutto culturale obbliga la GD a dare più spazio , almeno iniziale,ai produttori e ampliare la gamma di prodotti e servizi da offrire . Mi auguro che questo rallenti il processo di aumento del marchio proprio che toglie sempre di più al consumatore la possibilità di scelta e sopratutto di capire il reale valore di ciò che sta acquistando.
Chiedo come mai a Roma ci sono pochi supermercati Coop e alcuni supermercati DOC che vendono prodotti Coop ,dove io compravo i prodotti biologici, stanno chiudendo perché?