Ciwf Italia Onlus, l’associazione che si occupa della protezione e del benessere degli animali negli allevamenti, ci ha inviato una nota in risposta alle dichiarazioni rilasciate dal presidente di Assoavi Gian Luca Bagnara nell’articolo de Il Fatto Alimentare pubblicato lo scorso febbraio. L’argomento è sempre lo stesso la qualità della cane di pollo e il sistema di allevamento.
Negli ultimi giorni si è parlato molto di allevamento di polli e della soppressione dei pulcini maschi nella filiera delle galline ovaiole. Come CIWF Italia Onlus vorremmo fornire il nostro punto di vista, rispondendo anche alle ultime dichiarazioni del presidente di Assoavi Gian Luca Bagnara, pubblicate da Il Fatto Alimentare il 9 febbraio 2016.
È indubbiamente corretto, come fa Bagnara, ricondurre la soppressione dei maschi delle ovaiole alla struttura della moderna industria avicola, fondata sulla separazione delle razze tra galline ovaiole e polli da carne, e alla conseguente “distorsione” delle preferenze di mercato. Come spiega Paola Emilia Cicerone nell’articolo pubblicato su questo sito, i polli “da carne” detti “broiler”, pur essendo della stessa specie Gallus gallus delle galline, sono animali selezionati geneticamente per crescere velocemente in maniera abnorme (a 42 giorni di vita possono crescere di 90 grammi al giorno) e raggiungere il peso di macellazione in soli 40-50 giorni a fronte dei 100-120 giorni impiegati dai maschi delle galline. Il loro allevamento è quello intensivo per eccellenza, che raggiunge numeri impressionanti a livello globale (50 miliardi all’anno, circa mezzo miliardo nella sola Italia).
La carne dei broiler, come quella di tutti gli animali allevati intensivamente, è più grassa e meno tenace, e anche per questo può risultare più tenera e cuocere più in fretta, cosa che per i consumatori costituisce oramai la norma. Ci troviamo quindi di fronte al paradosso di un mercato in cui il consumatore non conosce più consistenza e sapore della carne di un pollo ad accrescimento lento, allevato all’aria aperta. Tuttavia, se i consumatori sembrano non interessati ad apprezzare la carne di animali a crescita più lenta, e quindi cresciuti secondo ritmi più naturali, è anche perché l’industria non comunica chiaramente le differenze tra polli a lento accrescimento e polli broiler ad accrescimento rapido. Anzi, cerca di convincere i consumatori del fatto che i polli allevati intensivamente siano allevati nel rispetto del loro benessere e siano “naturali”. Tutto nell’interesse di un sistema basato sulla quantità piuttosto che sulla qualità, a discapito del benessere di questi animali.
Tuttavia, la selezione di razze con ritmi di crescita così rapidi ha portato a polli che presentano disturbi alle zampe, malattie metaboliche, difficoltà di locomozione e una patologia nota come sindrome da morte improvvisa. Velocità di crescita elevate sono anche responsabili della necessità di imporre restrizioni alimentari (soprattutto ai polli destinati alla riproduzione delle uova da cui nasceranno i futuri broiler) e della conseguente fame cronica a cui questi animali vanno incontro. Limitare la velocità di crescita può rappresentare la migliore soluzione pratica a questi molteplici problemi di benessere: le razze ad accrescimento lento sono meno esposte a problematiche di salute (come le dermatiti sulle piante delle zampe) e si muovono di più, esprimendo più volentieri comportamenti naturali come appollaiarsi o beccare.
Per tornare al destino dei pulcini maschi nati da galline ovaiole (cioè animali ad accrescimento più lento), siamo sorpresi dal dato fornito da Bagnara che un quarto di questi pulcini nati in Italia venga assorbito dal mercato e allevato come animale da carne. Questo presupporrebbe che in Italia venissero venduti circa 7 milioni di questi animali a lento accrescimento, ma i prodotti a base di carne derivanti dai pulcini delle ovaiole presenti sul mercato non sembrano suggerire una tale quantità. Se, però, il dato riportato fosse attendibile, indicherebbe che i consumatori sono interessati a comprare questo tipo di prodotti, soprattutto se accompagnati da informazioni che ne spieghino la provenienza.
Inoltre, CIWF respinge fermamente l’idea sottesa alla dichiarazione di Bagnara che la “velocità del processo” nei sistemi “meccanici” non causi sofferenza agli animali. I pulcini maschi sono, infatti, come tutti gli animali, esseri senzienti.
Un esempio virtuoso per risolvere il problema della separazione tra le razze (gallina e pollo) è rappresentato da Coop Svizzera, che negli anni scorsi ha lavorato con i propri fornitori e con gli incubatoi per sviluppare una linea di uova e carne provenienti da una razza a duplice attitudine (Naturaplan), ovvero una razza di polli che possano assolvere alla produzione di uova così come a quella di carne. La qualità della carne è paragonabile a quella del pollo convenzionale e Coop Svizzera ha osservato un aumento della richiesta di uova e carne Naturaplan, con i consumatori che, se informati in maniera appropriata, si sono dimostrati disponibili a pagare un piccolo extra. I produttori di uova e carne non vanno incontro a perdite economiche, perché, nonostante le “rese” di queste razze siano leggermente inferiori, Coop Svizzera garantisce loro lo stesso prezzo che avrebbero guadagnato con le razze convenzionali, compensando eventuali spese aggiuntive. Un esempio che dimostra come lo sviluppo di razze a duplice attitudine possa avere un prezzo e un sapore accettabili per i consumatori, mantenendo allo stesso tempo il margine necessario ai produttori.
Tuttavia, in attesa che vengano sviluppate e introdotte su larga scala razze a duplice attitudine, CIWF, che è fermamente contraria all’uccisione sistematica dei pulcini portata avanti dall’industria avicola globale, guarda con estremo interesse allo sviluppo di ricerche sui metodi di sessaggio dei pulcini maschi a pochi giorni della fecondazione dell’uovo, sia da aziende come Unilever, che da paesi come la Germania. Per questo invita il governo italiano a seguire l’esempio di quello tedesco, investendo nella ricerca in modo che anche in Italia si possa sviluppare e applicare al più presto su scala commerciale un metodo di identificazione del sesso efficiente. CIWF ritiene che anche l’industria alimentare dei singoli Paesi (compresa quella italiana) dovrebbe partecipare alla ricerca per accelerare l’implementazione di tecniche di sessaggio nella pratica commerciale. Una volta disponibile a livello commerciale una tecnica efficace, l’industria dovrebbe eliminare la pratica di soppressione dei pulcini maschi nelle proprie filiere, sia per quanto riguarda le uova in guscio che per quelle usate come ingrediente, mentre i legislatori dovrebbero vietare del tutto la soppressione dei pulcini maschi, garantendo che anche i prodotti importati seguano gli stessi standard.
Annamaria Pisapia, Direttrice CIWF Italia Onlus e Elisa Bianco, Responsabile Europeo Settore Alimentare, CIWF International
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Be’, nell’articolo citato, oltre alla replica di Bagnara ci sono anche informazioni importanti per i consumatori, ovvero: dove trovare polli a lento accrescimento?
Risposta: nei marchi Fior Fiore Coop e Agricola Guidi dell’Esselunga.
Io sono fermamente convinta che più di tutto faccia la forza del consumatore.
Da CIWF, anzichè solo critiche, mi piacerebbe avere informazioni su quali marchi sono virtuosi e quali no.
Così possiamo scegliere.
sono d’accordo con Denise. ho partecipato ad altri forum, sempre si parla di quello che non va bene e che c’è l’alternativa, volete anche dirci qual’è o come si fa riconoscerla? non tutti sono “nati imparati o capiti”. La differenza sul mercato la fa il consumatore, cambiamo le nostre abitudini all’acquisto!
Le informazioni della CIWF dimostrano che le soluzioni per un migliore trattamento degli animali e la produzione di carni più sane ci sono e sono anche remunerative per gli operatori.
Se lasciamo fare all’industrializzazione spinta senza regole, l’unico principio che viene regolarmente seguito è quello del massimo profitto al minor costo possibile, senza scrupoli ne interesse per la salute e benessere degli animali e dei consumatori.
Le uniche regole che rispettano pena gravi conseguenze, sono le prescrizioni microbiologiche che assolvono con l’impiego massiccio di antibiotici negli allevamenti.
L’induzione di resistenza e la generazione di super batteri antibiotico-resistenti, anche nei consumatori non sembra essere un loro problema, ma offrire carni frollate a bassissimo costo, è la loro priorità commerciale.
Mentre per noi consumatori e le istituzioni sanitarie, in tema di alimentazione e benessere, queste non dovrebbero essere le priorità, ma l’ultimo pensiero.