Per la pubblicità ingannevole le consegne passano al Ministero della salute, ma c’è il rischio di rallentare e snaturare l’effetto repressivo
Per la pubblicità ingannevole le consegne passano al Ministero della salute, ma c’è il rischio di rallentare e snaturare l’effetto repressivo
Roberto La Pira 2 Luglio 2013Il recente articolo Dario Dongo “In arrivo le sanzioni per le false diciture nutrizionali e salutistiche sulle etichette” sul progetto di trasferire le competenze relative alla pubblicità ingannevole dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato alle Asl, esaminava gli aspetti positivi e negativi che scaturirebbero dall’entrata in vigore del decreto legislativo destinato a sanzionare le violazioni al regolamento 1924/06.
Gli esperti del gruppo “Etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari” coordinato su Linkedin da Alfredo Clerici specializzato in problemi di diritto alimentare ha espresso una serie di perplessità che in parte condividiamo. Per questo vogliamo proporre il loro punto di vista e offrire così ai lettori una più ampia visione dell’argomento e aprire un dibattito, magari coinvolgendo anche gli addetti ai lavori.
Le critiche maggiori al decreto riguardano le incertezze e le criticità di questo passaggio che rischierebbe di rallentare i tempi delle decisioni e di snaturare ogni effetto dissuasivo nei confronti delle aziende che ricorrono alla pubblicità ingannevole per informare i consumatori. Sarebbe interessante avere anche un parere da parte del Ministero della salute.
Luca Bucchini – Managing Director at Hylobates Consulting Srl
“Sulla centralità dell’autorità sanitaria la mia perplessità è che le ASL non abbiano gli strumenti tecnico-giuridici per affrontare le complessità della norma, con il risultato di una mancanza di uniformità sul territorio nazionale che un nucleo specializzato può evitare.
Per quanto riguardo la pubblicità delle sanzioni, è vero che l’autorità ha facoltà di imporla in taluni casi. Tuttavia, qualcuno potrebbe obiettare che il pagamento in misura ridotta – spesso decisamente inferiore alle spese della difesa – permette in tutti i casi di evitarla, e che i tempi necessari alle ASL per esaminare gli scritti difensivi e decidere sono di solito di anni, tanto che la pubblicità della violazione avverrebbe molti anni dopo la fine della comunicazione contestata. Le modalità sono tra l’altro molto diverse da quelle cui ci ha abituato il Garante per dettaglio.”
Luigi Mancini – Consulente igiene e sicurezza alimenti e legislazione alimentare – Tecnoconsult Alimenti s.r.l.
“Vorrei sottolineare che la competenza dell’Amministrazione Sanitaria non è in discussione, intendo Servizi Veterinari e SIAN (come mi è stato già più volte chiarito anche da Silvio Borrello). Quando, però, parliamo di “competenza” intendiamo attribuzione di compiti e poteri: nel caso delle ASL, a parte qualche rara eccezione, manca la “competenza” nel senso di esperienze e conoscenze specifiche di settore. Di questo ho esperienza diretta e so che non ci sono le risorse, almeno nel Lazio, per colmare le carenze formative. In particolare per quanto riguarda le sanzioni sono convinto che non costituiscano un vero deterrente, … se la sanzione non è commisurata al fatturato sviluppato dal prodotto che si è avvantaggiato del comportamento illecito ci ritroveremo di fronte al fatto che molte aziende metteranno a budget tali sanzioni fin dalla progettazione del prodotto o della pubblicità. Per farla breve si potrebbe rivelare una specie di listino prezzi per chi si può permettere di pagare.”
Cristina Barbagli – Consulente per l’industria alimentare
“Per le grandi aziende l’ammontare della multa può sempre essere irrilevante, anche quando ha molti zeri. La mettono a budget insieme alla campagna pubblicitaria, lo sappiamo. Per le piccole-medie imprese, invece, anche una sanzione da qualche migliaio di euro può metterle in ginocchio, in questo periodo di crisi. E magari l’infrazione non è colpevole, ma frutto di non comprensione della legislazione, ormai troppo complessa.”
Daniele Pisanello – Avvocato consulente in Legislazione Alimentare – Lex Alimentaria Studio legale
“Ad oggi, a conti fatti, la casistica dell’Antitrust rappresenta la sola vera applicazione della disciplina in materia di etichettatura e presentazione dei prodotti alimentari e di quella, connessa, sulle indicazioni nutrizionali e salutifere. Ammettiamolo senza falsi pudori: i giudici sono del tutto impreparati in questa materia (basta pensare ai dibattimenti in tema di sanzioni alimentari), al pari, se non peggio, dei PM, togati e non, per i quali questi reati sono il più delle volte reati bagatellari nella mole di faldoni da gestire.
Quanto ai funzionari ASL, primo livello nella applicazione delle sanzioni, il livello medio può essere descritto dalla seguente considerazione, tratta da esperienze di formazione sul campo: a distanza di 20 anni dal decreto legislativo n. 109/1992 i funzionari delle ASL sono – ancor oggi! – incapaci di distinguere i diversi regimi giuridici di etichettatura contemplati nel d.lgs. n. 109 (prodotti destinati al consumatore finale, preconfezionati/preincartati, prodotti destinati all’esportazione, semilavorati, etc.). Le cause sono note: assenza di adeguata formazione giuridica e, soprattutto, mancanza di un costante supporto di consulenza che consenta adeguata istruttoria.
E dire che uno dei requisiti fondamentali del regolamento quadro in materia di controlli di conformità dei prodotti alimenti (reg. CE n. 882/2004) concerne la competenza, formazione e preparazione dei funzionari… Intendo dire che, se non allineiamo la preparazione degli organi di controllo alla complessità regolatoria continueremo in questo pessimo esercizio masochistico di cui francamente non si sente il bisogno. Temo che in sede di applicazione della disciplina sui nutrition and health claims la situazione potrà anche essere peggiore.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Vista la tempestività con la quale il Min. della Salute reagisce in caso di allerta alimentare (vedi frutti di bosco congelati), figuriamoci dove si andrà a finire … porte aperte a tutte le pubblicità… Povera italia.
E’ assolutamente vero che alcune aziende, serie solo a parole, mettono nel conto le multe che possono derivare dalla denuncia di singole ASL e proseguono indisturbate nella pubblicità ingannevole o addirittura illegale. Basterebbe introdurre la possibilità, REALE ED APPLICATA, di intimare l’interruzione della vendita su scala nazionale del prodotto di cui alla pubblicità ingannevole(più la sanzione pecuniaria per il danno provocato al consumatore) fino alla correzione di etichette e spot, e tutti si metterebbero a posto prima di programmare o di fare infrazioni del tipo. Il legislatore avrà il coraggio di fare cio’? BASTA POCO !
L’impianto sanzionatorio è – come sempre nel nostro paese e con rare eccezioni, come la legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle aziende – squilibrato, perché l’importo della sanzione non è commisurato alla dimensione dell’azienda e, soprattutto, al profitto conseguente (o anche solo favorito) dall’illecito.