Più della metà delle pubblicità alimentari viste in TV dai bambini e dagli adolescenti francesi nel 2018 aveva come protagonisti prodotti troppo grassi, zuccherati o salati. Lo rivela uno studio pubblicato alla fine del mese di giugno da Santé Publique France, l’agenzia francese di salute pubblica, secondo cui non è possibile stimare quanto siano esposti al marketing del cibo poco salutare i giovani. Alla luce di questi risultati l’Agenzia chiede una maggiore regolamentazione della pubblicità dei prodotti di scarso valore nutrizionale rivolta a bambini e ragazzi.
Lo studio ha cercato di quantificare il livello di esposizione dei minori al marketing del cibo ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale, principalmente attraverso la televisione, calcolando il numero di pubblicità viste da bambini (4-12 anni) e adolescenti (13-17 anni) nel 2015 e nel 2018. Il primo dato è che nonostante bambini e adolescenti passino sempre meno tempo davanti allo schermo televisivo (nel 2018 30-40 minuti in meno rispetto al 2015), la quantità di pubblicità che vedono ogni giorno aumenta, passando da 7 a 9 minuti (+28%) al giorno.
Secondo i dati raccolti, quasi la metà (48%) degli investimenti pubblicitari fatti dalle aziende alimentari sulla totalità dei mezzi di comunicazione è rappresentato da prodotti da consumare con moderazione, cioè con un Nutri-Score pari a D o E. Proprio questi alimenti rappresentano il 53,3% delle pubblicità televisive viste dai bambini e il 52,5% di quelle a cui assistono gli adolescenti. La metà viene vista durante la prima serata (dalle 19 alle 22), che per entrambi i gruppi è la fascia oraria di maggior fruizione della televisione. Non è stato possibile stimare i livelli di esposizione attraverso internet, per mancanza di dati pubblici sugli investimenti pubblicitari online e sulle inserzioni mirate ai più giovani. Ciò è particolarmente preoccupante se consideriamo che mentre la TV cala, l’uso di internet è in continua crescita, soprattutto tra gli adolescenti, e con esso il marketing digitale.
“Questi risultati – scrivono gli esperti francesi – devono fare riflettere e portare a una restrizione del marketing alimentare per i prodotti di scarsa qualità nutrizionale, in particolare in televisione, negli orari in cui la guarda il maggior numero di bambini e adolescenti”. Resta aperto il discorso della della pubblicità online a cui i minori sono e saranno sempre più esposti e per cui, scrive Santé Publique France, sarebbe necessario pensare a una regolamentazione.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.