Zucchi Fritto Libero spot

Non è vero, come recita la pubblicità dell’olio Zucchi ‘Fritto Libero!’ che “il formarsi di un intenso odore di fritto diventa un indice diretto di bassa qualità dell’olio usato”. Lo ha stabilito il Giurì dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) nella pronuncia n. 32/2024 del 8/11/2024, dichiarando il messaggio ingannevole e ordinandone la cessazione. Allo stesso tempo, il Giurì ha deciso che altri claim presenti sulle confezioni e sul sito internet del prodotto (un olio di semi di girasole alto oleico per frittura con antiossidanti), sono legittimi e non contrastano con il Codice di autodisciplina pubblicitaria.

Il procedimento dello IAP contro Oleificio Zucchi ha avuto origine da un ricorso presentato il 23 ottobre da Olitalia, che ha chiesto l’intervento del Giurì nei confronti di alcune affermazioni presenti sulla confezione di ‘Fritto Libero!’ e sul sito dell’azienda, ritenuti ingannevoli. La concorrente si riferisce in particolare ai claim: “-50% di odori … rispetto ad un olio di girasole standard”;
olio di girasole alto oleico con antiossidanti che ne aumentano la resistenza all’ossidazione”; “meno odore, maggiore qualità”; “… il formarsi di un intenso odore di fritto diventa un indice diretto di bassa qualità dell’olio usato”; “grazie alla sua formula innovativa”; e “scientificamente testato”.

Zucchi Fritto Libero

La pronuncia del Giurì sull’olio Zucchi

Per provare la veridicità delle sue affermazioni, Zucchi ha presentato un’analisi olfattometrica, condotta da un laboratorio esterno e validata dall’università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Tale test dimostra, secondo il Giurì, la superiorità dell’olio ‘Fritto Libero!’ in termini di riduzione degli odori sgradevoli, rispetto agli oli di girasole ad alto contenuto di acido linolenico, quelli che nella pubblicità sono definiti ‘standard’. Tale risultato è stato confermato anche con altre tipologie di test.

Alla luce delle prove portate da Zucchi, quindi, il Giurì ritiene che i claim-50% di odori … rispetto ad un olio di girasole standard”, “olio di girasole alto oleico con antiossidanti che ne aumentano la resistenza all’ossidazione”, “grazie alla sua formula innovativa” e “scientificamente testato” non siano ingannevoli. Lo stesso vale per il messaggio “meno odore, maggiore qualità”, che si limita ad accostare, senza correlarle, due rivendicazioni rese autonome dalla virgola che le separa.

Al contrario, Zucchi non è riuscito a provare la veridicità del claim…il formarsi di un intenso odore di fritto diventa un indice diretto di bassa qualità dell’olio usato”, che compare sul suo sito internet. Secondo il Giurì dello IAP, quindi, risulta ingannevole poiché, se è noto che l’olio di girasole ‘standard’, cioè quello alto linoleico, genera alle temperature di frittura dei sottoprodotti che sono responsabili dell’odore, questo non significa che sia di qualità inferiore. Per questo motivo, il Giurì ha ritenuto il claim ingannevole e na ha ordinato la cessazione.

© Riproduzione riservata Foto: Zucchi

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alberto mario
alberto mario
30 Novembre 2024 11:30

Mi parrebbe opportuno occuparsi intensamente degli olii di semi. Premesso cher ritengo migliori gli olii ad alto contenuto di C18:1 e che per alcune fritture dovrebbero esser considerati anche i cd grassi (come lo strutto) , mi chiedo dove finisca l’olio da semi di soia e quante ton di semi di girasole siano realmente importate oggi (dic 2024): mi pare scarsa l’offerta di olio di soia per cucina promossa dlla grande distribuzione

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