Per la prima volta una start up, la francese Gourmey, fondata nel 2019, ha chiesto l’approvazione alla commercializzazione del suo foie gras coltivato all’Unione Europea, oltreché alle autorità sanitarie e alimentari di Singapore, Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera. La Commissione Europea e l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sono quindi chiamate a esprimersi in concreto sulla possibilità di vendere un prodotto che è da sempre tra i favoriti per la coltivazione cellulare.
Il foie gras coltivato
Il foie gras, infatti, presenta diverse caratteristiche che lo rendono un alimento quasi ideale per una produzione diversa da quella tradizionale. Quest’ultima è considerata ormai troppo crudele, e per questo vietata in diversi Paesi tra i quali l’Italia, la Polonia, la Danimarca e la Germania anche se, in ambito UE, il commercio è permesso. Inoltre, il foie gras è un prodotto costoso, e il fatto che gli estimatori spendano cifre talvolta elevate, ha fatto ritenere agli investitori e ad alcune start up che gli stessi clienti sarebbero propensi a spendere per il medesimo prodotto, ottenuto però in modo del tutto cruelty-free e sostenibile, cioè con l’agricoltura cellulare.
Ora la parola passa all’EFSA che, rispettando criteri molto rigidi per quanto riguarda la sicurezza, così come il valore nutrizionale del prodotto, ed effettuando analisi anche di tipo economico e sociale, avrà 18 mesi per esprimersi. Se il verdetto sarà positivo, il foie gras potrebbe essere il primo prodotto realizzato con la agricoltura cellulare a giungere nei supermercati europei.
Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, così ha commentato la notizia: “Come hanno recentemente sottolineato alcuni ministri europei, la tutela dei prodotti tradizionali non deve diventare un ostacolo all’innovazione alimentare e alla libera scelta del consumatore. La domanda della start-up francese Gourmey dimostra che l’innovazione alimentare e la tradizione culinaria possono rafforzarsi a vicenda, offrendo un foie gras che soddisfa le esigenze dei consumatori e tutela il benessere animale.”
La carne coltivata per gli animali domestici
Pochi giorni fa era arrivata un’altra notizia dal settore della produzione di carne coltivata, a conferma del grande fermento in corso: l’approvazione, da parte della UK Standard’s Agency, del Department for Environment, Food and Rural Affairs (DEFRA) e della Animal and Plant Health Agency (APHA), della carne di pollo coltivato della start up britannica Meatly, destinata all’alimentazione degli animali da compagnia. Entro tre anni, la produzione dovrebbe raggiungere dimensioni tali da consentire il lancio su larga scala, ma nel frattempo saranno comunque avviate vendite limitate, in modo da verificare la risposta del mercato e aiutare a far conoscere la nuova carne.
Meatly ha messo a punto un mezzo di coltura vegetale che costa circa una sterlina a litro, e per questo potrà fissare prezzi contenuti. Stando ai calcoli effettuati, poi, la carne per animali domestici dovrebbe utilizzare il 64% di suolo in meno e il 28% di acqua in meno rispetto alla carne che arriva dai polli allevati.
Un’altra prima volta
Il via libera alla carne coltivata per animali domestici è a sua volta una prima assoluta, e questa volta a livello mondiale, ed è arrivato nel Regno Unito, un Paese che, come la Svizzera, è sempre più spesso scelto da chi cerca di introdurre la carne coltivata superando regole meno stringenti rispetto a quelle dell’EFSA, ma accedendo comunque al mercato del continente europeo. Solo un anno fa, l’israeliana Aleph Farms aveva chiesto il via libera per il suo pollo coltivato alle stesse autorità, così come a quelle elvetiche. Sempre nel 2023, gli Stati Uniti hanno approvato i primi due prodotti per consumo umano, il pollo di Upside Meat e quello di Good Meat. Se approvate si aggiungerebbero a quelle già in vendita a Singapore ormai dal 2020.
Le due notizie mettono in evidenza come il mercato sia sempre più pronto a proporre a proteine alternative, che potrebbero arrivare anche in Europa entro qualche mese. E questo al di là delle leggi come quella italiana, al momento sospesa perché non corretta dal punto di vista delle procedure europee, che cercano di impedire o almeno rallentare l’arrivo dei prodotti provenienti dall’agricoltura cellulare.
© Riproduzione riservata Foto: Gourmey, Meatly
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Giornalista scientifica
Sembrerebbe una buona notizia, perché dopo tanti anni di astinenza, finalmente potrei tornare a gustarmi un fois gras senza sensi di colpa!