Mani di persone che afferrano la pizza dalla scatola di cartone di consegna

Dopo la “pizza sospesa” per chi non può pagare il conto, nata nel 2020 da un’idea di Ciro Oliva, pizzaiolo del Concettina ai Tre Santi (storico locale del Rione Sanità a Napoli), e le 300 “tonde” donate agli indigenti della città dall’Associazione Pizzaioli Napoletani in occasione della Giornata della Pizza 2021, il piatto unico più famoso del mondo continua a essere protagonista di iniziative solidali e di inclusione sociale che, partendo dal capoluogo partenopeo, si diffondono in tutta Italia (e non solo). L’ultima in ordine cronologico è La Matta Pizzeria: un progetto annunciato lo scorso novembre e che vedrà la luce la prossima primavera, voluto dall’editore Rosario Esposito La Rossa, già creatore della Scugnizzeria, ex deposito di cannabis del Parco Prima Casa, un centro polivalente di 50 mq al confine tra Scampia (il quartiere di Gomorra) e il comune confinante di Melito, a nord di Napoli.

Questo luogo aperto e inclusivo, in cui i bambini e i ragazzi che vivono in questa zona periferica della città trovano spazi per giocare e leggere, ma anche per frequentare workshop e laboratori creativi (come i corsi di teatro, cinema, fotografia e illustrazione), ospiterà anche la nuova pizzeria, in cui le pizze saranno preparate e servite da giovani in difficoltà, perché provenienti da famiglie disagiate o perché affetti da handicap mentali, che altrimenti sarebbero condannati a restare ai margini della società. Non mancheranno neppure qui attività ricreative incentrate sul rito della realizzazione del pane e pensate per togliere i giovani dalla strada offrendo loro un’alternativa. L’obiettivo è quello di abbattere le barriere sociali, combattendo i pregiudizi e lo stigma di cui è oggetto chi soffre di particolari disabilità, ma anche offrendo un futuro dignitoso ai giovani che vivono in un quartiere difficile del Mezzogiorno, attraverso l’apprendimento dell’antico mestiere di pizzaiolo e l’inserimento nel mondo del lavoro.

In Lombardia c’è PizzAut, la prima realtà ristorativa gestita da ragazzi autistici

Gli spazi in cui prenderà vita il progetto sono sono stati acquistati da Serena Aimasso e Carlo Borgogno, due librai di Alba (Cuneo) che hanno deciso di regalarli all’editore di frontiera (dal 2016 insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica). A riqualificarli (con un investimento del valore di 100mila euro) ci penserà Facile Ristrutturare, nell’ambito del progetto di responsabilità sociale Facile Sognare sviluppato in collaborazione con Every Child Is My Child Onlus e già attivato a Milano e Roma.

Napoli non è l’unica città in cui la pizza è il fulcro di iniziative di solidarietà e sensibilità, partecipazione e responsabilità sociale. In Lombardia, per esempio c’è PizzAut, la prima realtà ristorativa gestita da ragazzi autistici, nata da un’idea dell’educatore Nico Acampora e che, dopo un esordio come food truck itinerante (il PizzAutObus) durante il Covid, è stata inaugurata a Cassina De Pecchi il 1°maggio 2021 e, nel giugno 2022, ha raddoppiato con l’apertura a Monza, nel capannone dell’ex Philips.
A Bergamo invece c’è Pit’sa, la pizzeria inclusiva aperta l’1 dicembre 2022, con il sostegno dell’Amministrazione comunale e il supporto delle associazioni Coordown e Aipd (Associazione italiana persone down) e dell’agenzia di comunicazione Brainpull. Tra i suoi dipendenti ci sono sette ragazzi con sindrome di Down, assunti con un contratto di tirocinio extra-curriculare retribuito della durata di sei mesi, con lo scopo di coinvolgerli in un’esperienza formativa che possa aiutarli a costruire la propria indipendenza e autonomia, oltre che a migliorare le capacità relazionali grazie alla necessità di gestire il rapporto con la clientela.

A Pisa lo scorso ottobre ha aperto Roba da Matti, la nuova avventura commerciale dell’associazione Alba, che dal 2000 si occupa di integrazione psico-sociale delle persone che soffrono o hanno sofferto di un disagio psichico o psicologico, in questo caso attraverso la proposta di focacce e pizze classiche e gourmet, realizzate con grani selezionati e lievitazione lenta e naturale. A Bologna invece c’è Porta Pazienza – Primi, Secondi e Ultimi, una pizzeria nata nel 2017 come progetto sociale promosso da La Formica Cooperativa Sociale per aiutare categorie fragili, creare inclusione, favorire chi si batte per la legalità, diffondere cultura e consapevolezza, e realizzare un mondo più etico. All’interno del locale, è possibile gustare una vasta scelta di piatti preparati con materie prime che provengono da terreni confiscati alla criminalità organizzata, dalle carceri e da realtà “no pizzo”, serviti da giovani affetti da disabilità che qui possono crescere professionalmente e tracciare una strada per la propria vita e per la propria indipendenza, ma anche lasciare una “pizza sospesa” per chi altrimenti non se la potrebbe permettere.

A Bologna c’è Porta Pazienza una pizzeria nata nel 2017 come progetto sociale per aiutare categorie fragili

A Caltanissetta spicca Equo Food, un progetto di ristorazione sociale che promuove l’inserimento lavorativo di soggetti fragili o diversamente abili, ma soprattutto nobilita e dona dignità alla persona attraverso un percorso di formazione individuale che la rende consapevole delle proprie capacità e del proprio valore. La pizza è la protagonista del menu ed è realizzata con ingredienti di qualità, prodotti localmente e commercializzati con il marchio Fattoria Rosanna del progetto Restart. Un po’ come avviene a Prato, al ristorante Il Capriolo, che da giugno 2021 ha aggiunto agli ingredienti delle sue pizze i semilavorati de La Conserveria e ha creato due special edition (le “Pizze Solidali”) per sostenere il progetto voluto dall’associazione Ragazzi Speciali Onlus, iniziato ad aprile 2015 per occupare in modo utile ragazzi con autismo, coinvolgendoli nella produzione di conserve dolci e salate e piatti pronti legati al territorio e alla stagionalità, ottenuti con ingredienti biologici e lavorazioni naturali, ecologiche e sostenibili.

La pizza si è trasformata in strumento di solidarietà e responsabilità sociale anche in alcune circostanze eccezionali, come il terremoto che ha colpito il Centro Italia nel 2016 o l’emergenza Covid. Per esempio nel 2020, in collaborazione con l’app Deliveroo, la pizzeria Lievità di Milano si è impegnata a devolvere 2 euro al reparto terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele per ogni pizza ordinata a domicilio, mentre a Roma, la pizzeria Pizzium ha recapitato pizze e panuozzi all’Ospedale Spallanzani. A Ravenna il ristorante-pizzeria Saporetti ha ideata “Una pizza solidale”, l’iniziativa di raccolta fondi per l’Ospedale civile della città attraverso la consegna a domicilio di 100 pizze al giorno (per 3 giorni) a offerta libera. Persino oltreoceano, Ciro Casella, patron salernitano del ristorante San Matteo di New York, ha messo in atto un’iniziativa rivolta al personale sanitario impegnato nella lotta al virus, consegnando ogni giorno le sue pizze ai medici e agli infermieri degli ospedali dell’Upper East Side.

Nelle “Pizzerie contro la fame” vengono raccolti 2 euro per ogni piatto solidale e 50 centesimi per ogni bottiglia d’acqua

Infine, la pizza è entrata a far parte di “Ristoranti contro la Fame”, la più grande campagna solidale della ristorazione, organizzata all’interno della più ampia campagna di comunicazione Mai più fame da Azione contro la Fame, il network internazionale specialista nella lotta contro la fame e la malnutrizione infantile. Attiva in Regno Unito, Spagna, Francia, America Latina e dal 2015 anche in Italia, questa mobilitazione pluriennale coinvolge ristoranti, chef e amanti del cibo, che prevede una quota d’iscrizione di 250 euro per i locali ambasciatori e la scelta di un piatto o di un menu solidale da proporre ai clienti (o la promozione di serate speciali) per raccogliere fondi da devolvere all’associazione (2 euro per ogni piatto solidale e 50 centesimi per ogni bottiglia d’acqua). Nel 2021, per la prima volta, la campagna ha sostenuto un progetto in Italia con la partecipazione di 181 ristoranti (di cui 19 stellati) e la creazione dello speciale format “Pizzerie contro la fame”, con diversi locali e catene (tra cui Fratelli La Bufala e Lievità) che hanno proposto le loro “pizze solidali”, il cui incasso sarà in parte destinato a iniziative benefiche, tra cui il sostegno (sia dal punto di vista alimentare che del reinserimento nel mercato del lavoro) di 50 famiglie milanesi in difficoltà.

© Riproduzione riservata. Foto: Pizzaut.it, Portapazienza.bo.it, Fotolia, AdobeStock, Depositphotos

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Gina
Gina
12 Gennaio 2023 05:43

Un progetto di grande solidarietà che colpisce x la semplicità attraverso cui viene proposto :la semplicità e la bontà di una focaccia . .Complimenti davvero.

giova
giova
4 Febbraio 2023 09:57

Bene, mi sembra che Pizzaut abbia permesso un’ottima riproducibilità progettuale.
Mi chiedo solo cosa aspettano le imprese a proporre progetti simili nei loro ambiti produttivi, magari co-finanziati dall’UE. E’ ora di credere e applicare il concetto che disabilità non significa impedimento al lavoro. E se per un “abile” il lavoro può essere anche una forma di partecipazione sociale, indubbiamente per un disabile costituisce una forma d’inclusione sociale straordinaria.
E “in primis” dovrebbero essere le pubbliche amministrazioni ad assumere, prevedendo un accompagnamento e la presenza di tutor per facilitare l’inserimento e l’avvio dell’attività. Probabilmente vi saranno delle esperienze in corso, ma siamo distanti dal riconoscimento effettivo dei diritti dei disabili. Compreso quello al lavoro.