Il grano duro importato in Italia da Paesi come Canada e Stati Uniti per produrre pasta è conforme alla norma di legge. Non ci sono mai stati problemi di carattere sanitario o microbiologico come invece lasciano credere servizi televisivi e articoli sui maggiori quotidiani. Il dato si rintraccia facilmente esaminando l’esito dei controlli condotti negli anni scorsi dalle autorità sanitarie sulle navi cerealicole che arrivano nei porti come quello di Pozzallo in Sicilia o di Bari in Puglia.
La tesi trova conferma nel comunicato di pochi giorni fa della Regione Sicilia in cui si ricorda che lo scorso anno le analisi sul grano svolte da laboratori accreditati dall’Ispettorato centrale tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf) del ministero dell’Agricoltura hanno accertato la conformità ai valori di legge. Stiamo parlando di quantità di grano che coprono il 40% della materia prima necessaria alle aziende italiane. Senza il grano importato i pastifici potrebbero soddisfare il fabbisogno di pasta degli italiani (23 kg a testa), ma non potremmo esportare un solo spaghetto, non avendo materia prima sufficiente.
Il grano duro importato
La conformità del grano straniero non piace a Coldiretti che da anni porta avanti campagne denigratorie denunciando la presenza di navi piene di grano canadese e di altri Paesi contaminato e ammuffito che arriva nei porti pugliesi e siciliani che fa concorrenza sleale alla materia prima nazionale. La narrazione di Coldiretti è sempre molto fantasiosa ma nella maggior parte dei casi sortisce l’effetto sperato: insinuare il dubbio nei consumatori. Il sistema funziona visto che la maggior parte dei giornalisti riprendono regolarmente i comunicati stampa senza le adeguate verifiche. Basterebbe fare qualche telefonata per capire che i controlli sanitari degli ultimi anni confermano la regolarità del grano importato.
La bufala del grano canadese contaminato e ammuffito che circola da anni ha “convinto” anche il nuovo ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Il ministro infatti ha avviato una “Campagna straordinaria di controllo filiera del grano duro” con l’intento di smascherare e rispedire in mare aperto navi cariche di grano contaminato e ammuffito. All’interno del piano straordinario a gennaio sono state controllate 19 motonavi e 11 operatori, con il prelievo di 21 campioni (il quantitativo ispezionato, introdotto attraverso i porti, ammonta a circa 420.000 tonnellate di grano duro destinato ai pastifici e alle aziende alimentari).
I risultati
L’operazione è stata a supportata da dichiarazione altisonanti come “useremo tutti mezzi che abbiamo a disposizione per difendere la nostra agricoltura dalla concorrenza sleale e per proteggere i siciliani da prodotti che potrebbero essere insalubri perché coltivati in Paesi dove ci sono scarsi controlli fitosanitari”. Un tono severo che sicuramente fa presa sul pubblico e serve a giustificare controlli superflui per un settore che non ha mai dato problemi. Infatti i comunicati ufficiali relativi al piano straordinario riferiscono che “tutti i campioni analizzati sono risultati corrispondenti alle norme vigenti, ad eccezione di un campione di grano duro di origine turca, risultato non conforme ai limiti previsti per l’agricoltura biologica”. Insomma il grano dalla Turchia che per la prima volta nel 2023 è arrivato nei nostri porti è conforme ma non può essere certificato biologico.
Ma se il grano importato non ha mai registrato problemi di sorta, perché avviare un piano di controlli straordinario? Questo tipo di contromisure in genere si attuano per settori in cui si sono rilevate delle criticità. E perché il ministro Lollobrigida così solerte nel controllare la materia prima straniera non analizza con pari solerzia il grano italiano visto che anche questo si utilizza per gli spaghetti.
La tecnica di Coldiretti
Siamo di fronte all’ennesima campagna sollecitata da Coldiretti per insinuare l’idea ai consumatori che il grano importato sia contaminato e che faccia concorrenza sleale a quello italiano. La cosa grave è che il ministero assecondi Coldiretti promuovendo un piano straordinario assolutamente inutile e costoso.
Concludendo, non ci sono prove che il grano importato sia contaminato da glifosato o altre sostanze chimiche, tantomeno da micotossine. Tutti i controlli effettuati hanno evidenziato la conformità della materia prima rispetto agli standard di sicurezza europei e italiani. Siamo di fronte all’ennesima prova di come Coldiretti abbia un ruolo dominante nelle scelte del ministro dell’agricoltura Lollobrigida che, come altri suoi predecessori, lascia trasparire poca dimestichezza con la materia e si affida alla lobby che invece sa bene come indirizzare il consenso e come insinuare falsi sospetti sui prodotti che non incontrano il suo interesse.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Non credo. Giusto procedere ai controlli. Soprattutto rivedere politiche importazione e scambi commerciali.
Buongiorno, peccato che non venga detto nell’articolo che il grano canadese e USA viene essiccato con il glifosate, vengono utilizzati semi ogm, ecc. tutte pratiche non ammesse in italia.
Gentilissimo, Il grano OGM HB4 – prodotto in Argentina dalla Bioceres Crop Solutions Corp resistente alla siccità non è coltivato in Canada né negli Usa. Da tutte le analisi effettuate dalle autorità il grano importato non ha rilevato presenza di Glifosato oltre i limiti.
Sicuro di sapere cosa scrivi? Semi ogm nel grano? Il glifosate si riscontra a tracce molto molto inferiori ai limiti di legge. Come girare ai 50 all’ora in autostrada e temere di prendere un velox
per come si comporta e come agisce, aprioristicamente non credo a nulla di ciò che dice coldiretti.
Per loro sembra che solo il cibo italiano sia buono mentre qualunque cosa che viene dall’estero sia schifo.
Poi però quando ci sono scandali, tipo quello dei maiali per il prosciutto crudo, tutti muti e zitti, senza far volare mosche.
Il problema ulteriore è che la stragrande maggioranza dei giornalisti riporta pedissequamente le notizie di coldiretti, come se coldiretti fosse la bocca della verità.
Coldiretti è una lobby con i paraocchi, vede i difetti solo negli altri e non in seno a sé stessa. purtroppo il ministro dell’agricoltura che abbiamo segue il vento… i limiti posti a guardia dei residui da pesticidi, erbicidi, fungicidi, ecc., a mio modo di vedere, sono assolutamente aleatori e, pertanto, non garantiscono nulla. in Europa, prima si fanno gli accordi per il green deal e poi si disfano, a seconda della forza con cui si tira la manica della giacca dei decisori politici di turno…
Preferisco il grano italiano ,la pasta italiana,le farine italiane.
Dei controlli non mi fido visto I precedenti.
Perché due sono le cose o mente chi fa i controlli sulla pasta e dice che c’è il glisofate o mente chi dice che i controlli del grano importato sono ok.
Coldiretti non è affidabile perché collegata alle lobby e ai politici.
I controlli non li facciamo noi e i risultati sono diffusi dagli enti di controllo. Noi ci fidiamo dei controlli anche perché non si tratta di risultati riferiti a un anno ma a diverse annate. C’è qualcuno come Coldiretti che ha messo in giro la questione del grano Canadese contaminato senza uno straccio di prova.
Fa un po’ di confusione.
La prima è che il glifosato non viene utilizzato come disseccante in post raccolta, nè nell’Europa mediterranea nè altrove: dopo che sono stati trebbiati i cereali autunno-vernini o a fine estate dopo la raccolta del mais non viene spruzzato sulla granella, ma sul terreno, per eliminare le infestanti prima della successiva aratura.
Il trattamento effettuato sul campo nudo in post-raccolta non può, con tutta evidenza, lasciare residui sul prodotto già raccolto e portato nei silos.
Come nota, il rinnovo dell’autorizzazione del glifosato non è stata una scelta imposta a un’Italia virtuosa da una Commissione Europea depravata, ma una scelta in linea con quanto il governo italiano (per il quale più che le richieste dei consumatori contano di più quelle di Coldiretti) aveva chiesto votando a favore del rinnovo (contrari Austria, Croazia e Lussemburgo, astenuti Germania, Francia, Belgio, Bulgaria, Paesi Bassi e Malta).
In Italia è solo dal 2016 (DM 9 agosto) che non è più ammesso l’impiego dei diserbanti contenenti glifosate allo scopo di controllare il momento del raccolto o di ottimizzare la trebbiatura.
Altrove l’utilizzo è autorizzato anche alla trebbiatura, nè più nè meno di come è accaduto anche in Italia per quarant’anni fino al 2016.
Detto questo, per l’immissione sul mercato UE di cereali e altre derrate per alimentazione umana o zootecnica dai Paesi terzi valgono gli stessi LMR che valgono per i prodotti realizzati della UE (anche se a qualcuno fa comodo diffondere il mantra secondo il quale i prodotti europei (e meglio, nazionali o, meglio ancora, locali) profumano di santità e quelli importati sprigionano sulfurei miasmi infernali).
Tutti i prodotti per alimenti e mangimi sono scortati da certificati sanitari emessi dalle autorità competenti, i carichi in arrivo sono analizzati a campione nei punti d’ingresso nell’UE e, se non conformi, sono respinti dalle dogane con allerta rivolto agli altri punti d’ingresso (basta consultare il portale del sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi RASFF), cui si affiancano controlli effettuati sul mercato dalle autorità competenti nazionali (con sequestro di quanto non conforme, vedasi lo stesso portale). Quando la frequenza delle non conformità diventa significativa, la Commissione dispone misure di controllo rafforzato (stabilendo i controlli ufficiali pre-esportazione che devono essere eseguiti da un Paese terzo su determinati alimenti, eventualmente stabilendo una percentuale minima di controlli all’arrivo, che può arrivare anche al 100% dei carichi presentati in dogana.
In relazione al glifosato, infine, segnalo che in Italia se ne consumano annualmente circa 4mila tonnellate e, nonostante l’etichetta riporti l’indicazione di pericolo “Tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata” e l’avvertenza “Non contaminare l’acqua con il prodotto”, il principio attivo e il suo metabolita AMPA sono presenti rispettivamente nel 42% e nel 68% delle acque superficiali, oltre che – assieme- nel 20,4% di quelle delle falde profonde; si tratta, tra l’altro, delle sostanze trovate con maggior frequenza a concentrazioni superiori ai limiti ambientali.
Concentrazioni che, con tutta evidenza, non scatenano la minima preoccupazione nè in Coldiretti, nè tra i Consorzi agrari che a essa aderiscono e che sono i maggiori rivenditori di glifosato, nè nell’attuale governo (nè, a dirla tutta, nemmeno chissà quanto in quelli precedenti).
“In relazione al glifosato…
il principio attivo e il suo metabolita AMPA sono presenti rispettivamente nel 42% e nel 68% delle acque superficiali, oltre che – assieme- nel 20,4% di quelle delle falde profonde; si tratta, tra l’altro, delle sostanze trovate con maggior frequenza a concentrazioni superiori ai limiti ambientali.”
sono dati TERRIFICANTI 🙁
e i trattori sfilano per continuare ad inquinare a questi ritmi… che tristezza
Sarà anche vero che il grano canadese, americano o australiano, non è contaminato da muffe. Ma si dimentica di dire, che è sicuramente OGM, imbottito per bene di glifosato e pesticidi vari.
Gentilissimo, il grano OGM HB4 – prodotto in Argentina dalla Bioceres Crop Solutions Corp resistente alla siccità non è coltivato in Canada né negli Usa. Da tutte le analisi effettuate dalle autorità il grano importato non ha rilevato presenza di Glifosato oltre i limiti.
Quanti campionamenti ha eseguito e quanti rapporti di analisi ha in mano per giustificare la sua “sicurezza”? Giusto perché io in tanti anni che lavoro nell’agroalimentare e con migliaia di analisi visionate, tutti questi residui nel grano non li ho mai visti, perfino in cereali oggetto di truffe, venduti come biologici e italiani senza esserlo, e sequestrati da Guardia di Finanza e ICQRF. Invece so che in varie annate sono state sequestrate e distrutte centinaia di tonnellate di cereali italiani, prevalentemente mais, per micotossine a livelli pericolosi per l’alimentazione umana e animale. Ma dato che lei è così sicuro, evidentemente si saranno sbagliate le autorità di controllo, a campionare i cereali italiani invece che canadesi…
Mi meraviglio che un periodico; molto attento alla qualità ed alla conformità dei prodotti alimentari
e sostenitore dei controlli a tutti i livelli, trovi poi “assolutamente inutile e costoso” ( sic! ) il prelievo e l’esame di 21 ( dico 21 non 2001 ) campioni di grano importato.
Secondo quale logica?
Le autorità sanitarie non comunicato mai i risultati analitici sui prelievi relativi al grano duro proprio perché non ci sono problemi di sorta. Perché allora avviare un piano straordinario? Basterebbe proseguire con i controlli di routine.Ma questo non permetterebbe di lanciare comunicati in cui si prefigura una stretta sul grano importato sospettato di essere contaminato .
“Campagna straordinaria di controllo filiera del grano duro”
“All’interno del piano straordinario a gennaio sono state controllate 19 motonavi e 11 operatori, con il prelievo di 21 campioni”
fatemi capire… tutto questo clamore e dispiegamento di forze, per prelevare VENTUNO campioni???
Ma cos’è, uno scherzo??
Non è uno scherzo, è propaganda del Ministro/Cognato
Mi sembra che il ministro Lollobrigida segue fedelmente il metodo Salvini, cavalcare la protesta per attirare consensi
C’é poco da dire, le “grida Manzoniane” sono ancora attuali. Basta leggere articoli scientifici e non “vedere” spot o comunicati stampa per rendersi conto delle scemenze che scrivono. Non per niente gli Italiani sono agli ultimi posti in Europa per lettura..e comprensione dei testi.
Giusto, ho certamente espresso male il mio pensiero.
Certamente, ho interpretato male, probabilmente il trattamento post-raccolta non riguarda la granella ma il terreno svuotato, forse, su questo punto comunque non insisto.
Diciamo pure che venga “solo” spruzzato sul terreno una volta svuotato del raccolto, quindi a tempo debito si semina e ( in alcune zone ) si ripete la stessa operazione un pò nella crescita e un altro pò pre-raccolta.
Il clima e le temperature lo richiedono per massimizzare le rese dato che la gran parte si deve per forza raccogliere a metà autunno e dipende dalla metereologia della latitudine critica delle aree di coltivazione.
(https://www.labottegadelbarbieri.org/grano-e-glifosato-il-servizio-di-report/)
Leggo e ascolto.
Risulta che facciano così anche in Sicilia e in altre zone sud Italia?
Però se è così non tornano i tempi affinchè il diserbante si degradi in quelle stesse zone pluritrattate e quindi ne rimarrà più facilmente nel prodotto finale, perchè è una ( seconda ) favola che il diserbante si degradi e miracolosamente scompaia in giorni o poche settimane.
———Al contrario di quanto si credeva – in molti casi sulla base di ricerche condotte dai produttori – il glifosato rimane nel terreno a lungo. Molto a lungo: fino a quasi un anno.Oct 15, 2017
Glifosato. Non solo sui cibi: rimane anche nella terra
Cambia La Terra—————————–
La prima favola fondamentale è che dobbiamo ingoiare il rospo perchè i regolatori bipartisan non riescono a liberarsi dal giogo delle lobby,
anzi sono parte essi stessi, e che una quota ci debba toccare per forza, sotto il limite legale si intende, se non puoi sconfiggere il nemico meglio abbozzare, alla romana ovviamente.
Poi a compimento d’opera ci pensano le vecchie forze della natura a livellare il veleno dovunque, anche nei prodotti di chi non vorrebbe.
Approfitto dell’occasione per sapere gli ultimi sviluppi sul carico della nave Sumatra a Ravenna, qualcuno ne sa qualcosa?
Il glifosate è il principio attivo erbicida più utilizzato in Italia, ne sono piene le acque potabili e quindi anche i terreni, secondo i suoi stessi ragionamenti, le risulta che Coldiretti abbia proibito ai suoi associati di utilizzarlo? Sono un tecnico del settore agroalimentare, quindi evitiamo la favoletta che gli agricoltori italiani sono buoni e in tutto il resto del mondo sono cattivi. Gli animali da cui si ottengono i prodotti DOP italiani sono alimentati con mangimi provenienti dall’estero, ma non risulta che Coldiretti sconsigli di acquistare i prodotti DOP. I prodotti agricoli italiani su cui viene utilizzato il glifosato vengono esportati regolarmente, ma non risulta che Coldiretti abbia lanciato l’allarme per proteggere i consumatori da tali alimenti pericolosi. L’industria alimentare italiana esegue migliaia di analisi all’anno sulle materie prime impiegate (non 21 all’anno), le autorità pubbliche italiane ed europee pubblicano regolarmente i dati dei piani di campionamento che non rilevano residui oltre i limiti di legge, ma la leggenda del grano canadese ammuffito e pieno di erbicida è più viva che mai. Basta ripetere una cosa abbastanza volte perché diventi vera…
ma cos’è ora siete diventati un manifesto della propaganda mainstream? e comunque coltivarcelo in italia riduce l’inquinamento e aiuta la nostra economia e i nostri agricoltori e le nostre colline che si stanno sempre piu depopolando…
L’Italia da un secolo importa grano duro dall’estero perché la produzione interna non basta al fabbisogno.
Per capire di cosa stiamo parlando suggerisco a tutti la visione di questo breve filmato: https://www.youtube.com/watch?v=2p7Gr9yDJxA
Segnalo anche la ricerca francese che ha trovato glifosato nelle urine del 99.8% delle circa 7.000 persone campionate https://shorturl.at/ctJSZ e la ricerca statunitense che ha trovato una correlazione tra alti livelli di glifosato nelle urine e minore durata della gravidanza https://shorturl.at/msvFZ
Questo e altri studi hanno indotto la Federazione internazionale dei ginecologi e ostetrici a prendere posizione con un documento che chiede la messa al bando del glifosato nel mondo (https://shorturl.at/bgmB4).
Lo ha chiesto nel 2019, ma evidentemente il documento è stato sommerso da altri sulle scrivanie dei governi (italiano compreso) che nell’autunno 2023 non hanno espresso voto contrario al rinnovo per dieci anni dell’autorizzazione all’uso del diserbante.
E con questo per ora abbiamo sistemato il glifosato, di cui, assieme a qualche centinaio di altre molecole utilizzate in agricoltura, penso le peggio cose.
Però cerchiamo di non fare confusione: lo si può rigirare da tutte le parti, ma l’articolo non sostiene che il glifosate sia acqua fresca.
Sostiene , invece, che è stupido annunciare con grancassa mediatica l’avvio di mirabolanti piani straordinari di controllo su prodotti che finora han brillato per regolarità (che non vuol dire essere senza residui, ma con residui entro i limiti di legge, proprio come devono essere i prodotti nazionali e comunitari), sottraendo risorse economiche, di personale e di laboratorio ad altri interventi potenzialmente ben più critici.
Ed è vergognoso che per assecondare gli interessi di un’organizzazione di produttori si fomentino preoccupazione e disorientamento tra i consumatori sostenendo la bubbola che dall’estero arrivino le peggio schifezze.
Nella mega-frode di Prosciuttopoli (in cui irregolarità e infrazioni erano invece manifeste) e in altre abbiamo forse visto la stessa solerzia, la stessa tempestività e lo stesso clamore mediatico (e la stessa pressione sgangherata dell’organizzazione di produttori)?
E poi, parliamoci chiaro: volete alimenti coltivati senza pesticidi?
In Italia ci sono 82mila agricoltori biologici e 10mila imprese di trasformazione che da anni devono esportare il 40% di quanto producono perché i consumi nazionali crescono lentamente e che sono pronti a riempirvi la dispensa con (auspicabilmente) reciproca soddisfazione.
Altrimenti tenetevi i residui (in massima parte entro i limiti di legge, pur se con tutti i dubbi legati al multiresiduo), ma non mettetevi a concionare sul grano duro canadese tirando in ballo muffe e micotossine, OGM, “pesticidi vari”, residui, su campionamenti effettuati da organi di vigilanza che “non sono stinchi di santo”…
Piaccia o meno, la realtà è che un prodotto dell’agricoltura convenzionale canadese è identico a un prodotto dell’agricoltura convenzionale italiana.
Anzi, a ben vedere è meglio un prodotto convenzionale del Canada: per produrlo hanno contaminato i loro suoli e le acque dell’Athabasca e del McKenzie, non quelle dell’Adige e del Tevere.
Il problema sta proprio nel fatto di aver dato via libera al rinnovo della produzione e commercializzazione del glifosato, che nessuno controlla nelle fasi di impiego agricolo e ce lo ritroviamo in quantità pure nelle acque di falda profonda oltre che nelle acque superficiale. Così il ciclo tossico continua nella catena alimentare, visto che è la stessa acqua che entra nelle irrigazioni così come nei cicli produttivi alimentari di vario genere, così come negli esseri animali di fiumi, mari ed allevamenti. Evvia col liscio. Certo è d’obbligo prendere atto delle risultanze analitiche di laboratorio ed è anche vero che nessuno può mettere la mano sul fuoco sia sulle certificazioni di partenza all’esportazione sia sulle metodiche di campionamento anche all’arrivo della merce in Italia. Questo perché tutto è svolto dagli uomini che sappiamo non essere tutti degli stinchi di santo. Detto ciò sappiamo anche che volendo vivere in parte dobbiamo anche fidarci seppur con beneficio di inventario. Un secolo di importazione dall’estero sempre maggiore significa molto probabilmente che il sistema economico esagera alla grande con gli aumenti produttivi e nella fattispecie pur sapendo che per la buona salute si consumano quantità a base di grano ben al di sopra delle necessità fisiologiche. Quindi a dire diamoci una regolata sia noi come consumatori sia le imprese in generale in produzioni di qualità anziché di qualità. In parte mi sembra corretta la considerazione che le quantità importate servono anche per la trasformazione in prodotti che a loro volta vengono esportati, appunto in USA e Canada dove esiste tanta richiesta. Assento sulla questione lobby Coldiretti e politiche nazionali e UE conniventi , senza curarsi delle conseguenze fino a provocare danno erariale per iniziative e campagne come quella qui analizzata. Come al solito una farsa per la propaganda
Il piano straordinario di controllo potrebbe (dovrebbe?) avere, se quello rappresentato in articolo è -come credo- corretto, proprio l’effetto anti-bufala.
La conoscenza è il solo strumento per combattefre la suggestione
Coldiretti predicava male e faceva anche peggio quando bloccava alle frontiere (libere di circolare perché provenienti all’interno dell’Unione) gli automezzi carichi di carne, mezzene e cosce destinate all’industria per la trasformazione in salumi.
Quando la smetteremo di considerare dannoso tutto ciò che importiamo perché non siamo autosufficienti?
Della carne siamo autosufficienti solo di quella del pollame (polli e tacchini), mentre siamo deficitari di quella bovina e suina.
Tra l’altro gli stessi prodotti che importiamo e trasformiamo diventano prodotti made in Italy che riesportiamo (basta dire che le produzioni IGP non necessariamente richiedono materia prima italiana, a differenza ovviamente delle DOP).
articolo bellissimo e onesto, la Coldiretti fa discorsi da novax
Ogni tanto è giusto fare controlli ma non con campagne denigratorie, né allarmismi.
Buongiorno, gentile signor La Pira,
dal Corriere della Sera On line, ho letto l’articolo di Federico Fubini che riporta il seguente titolo:
“Grano, la misteriosa invasione di quello russo in Italia: in un anno import decuplicato”.
Sono esterrefatta e anche preoccupata. Questo grano sarà sottoposto ai controlli? Rispetterà la normativa europea? Cosa finisce nei nostri piatti?
La ringrazio dell’attenzione e la saluto cordialmente,
Lucia Ballarin
Il grano Russo, Canadese e di altri Paesi è sottoposto agli stessi controlli. Fino ad ora non ci sono mai stati problemi a dispetto di quanto lasciano credere Coldiretti e altre lobby.
Grazie per l’ennesima preziosa informazione.
Concordo sull’inutilità dei piani straordinari: quando i dati sono ottenuti in contesti ufficiali e risultano conformi nel tempo, perchè mettere in dubbio solo quelli di importazione?
E’ da questa dicotomia che sorge spontanea la domanda: “chi ha il maggiore interesse?”
Il comportamento tendente alla disinformazione sia di coldiretti che del ministero è talmente sguaiato e maldestro che non mi capacito di come abbia tanta presa sull’opinione pubblica.
Sarà che tutti preferiamo credere alla favoletta “Italians do it better?”