Spighe di grano su legno nero

Lo scorso 3 novembre il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida ha annunciato l’avvio di un piano straordinario di controlli sul grano duro importato in Italia. Va detto che in genere importiamo dall’estero il 40% del fabbisogno nazionale perché in Italia non c’è abbastanza materia prima di qualità in grado di soddisfare le necessità dell’industria nazionale.

I controlli avranno luogo sia nei porti di arrivo che negli stabilimenti di lavorazione del grano sul territorio nazionale (inclusi quelli che dichiarando di produrre alimenti con 100% grano italiano) e saranno affidati a una cabina di regia. In più il ministro Lollobrigida ha annunciato una convenzione con Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) per effettuare un’analisi del valore della filiera grano-pasta.

Lavoratore agricolo che esamina le spighe di grano in fase di maturazione in un campo coltivato, primo piano della mano maschile che tocca le colture, messa a fuoco selettiva
Il Masaf ha annunciato un piano di controlli straordinari sul grano duro importato

Grano duro: gli obiettivi del piano

L’obiettivo dell’iniziativa, dovrebbe essere quello di sostenere e difendere il grano italiano, incoraggiando lo sviluppo della filiera nazionale riducendo, per quanto possibile, il ricorso alle importazioni. Il Ministro si spinge oltre e dice di voler assicurare una maggiore garanzia di trasparenza sull’origine e sulla qualità della materia prima, nonché di aumentare la sicurezza per i consumatori della pasta made in Italy.
Di fatto però tanto allarmismo nei confronti del grano utilizzato per la produzione della pasta nazionale non trova alcuna giustificazione nei dati rilevati nel corso di controlli svolti in passato. Non ci sono prove che il grano importato dall’estero sia contaminato da sostanze chimiche utilizzate in fase di pre-raccolto (come il glifosato), né che presenti maggiori rischi di contaminazione da alcune micotossine pericolose che possono svilupparsi durante il trasporto (soprattutto durante i lunghi viaggi in nave). Finora le non conformità rilevate rispetto agli standard di sicurezza europei e italiani sono state davvero rare.

Le reazioni di Coldiretti e Italmopa

Questa misura, caldeggiata dalla lobby di Coldiretti (che insiste sull’opportunità di aumentare la produzione di grano nazionale per ridurre la dipendenza dall’estero in vista di una favolistica sovranità alimentare italiana), ignora che la produzione di grano italiano è strutturalmente deficitaria (in misura del 40% circa). Il grano italiano è insufficiente a soddisfare la domanda dell’industria di trasformazione sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo. C’è di più, da noi non sussistono le condizioni per un incremento che consenta di rinunciare alla dipendenza dalle importazioni. Italmopa (l’Associazione Industriali Mugnai d’Italia, aderente a Confindustria). Inoltre, l’Associazione sottolinea che le importazioni di frumento duro sono da sempre complementari e non alternative alla produzione nazionale, e non sono motivate da ragioni di ordine commerciale o di convenienza economica bensì di effettiva necessità.

Diversi formati di pasta su un tavolo di legno
La produzione italiana di grano duro è da sempre deficitaria e richiede l’integrazione di frumento di origine estera

Il piano grano duro serve davvero?

Ben venga dunque continuare ad assicurare (ed eventualmente incrementare ulteriormente) la trasparenza della filiera ma non bisogna scivolare in assurde demonizzazioni del grano estero né delle aziende molitorie o pastaie che lo utilizzano. Italmopa sottolinea anche che i controlli, effettuati dalle competenti Autorità di vigilanza, non devono essere intesi come qualcosa di ‘straordinario‘ bensì come una prassi comune.

L’ambiguità dell’iniziativa è sin tropo evidente, penalizzare e mettere in cattiva luce il grano importato, supportando in qualche modo le pretestuose accuse di Coldiretti sul grano canadese contaminato. Italmopa chiede infatti di condurre controlli anche sui frumenti italiani e su quelli provenienti dall’UE. L’altra richiesta importante è di conoscere gli esiti delle analisi. C’è da chiedersi perché i risultati delle analisi sul frumento fatte dagli organi competenti non siano mai citati dal Ministro e da Coldiretti. Forse perché le non conformità sono rarissime e la situazione non giustifica l’avvio di un piano di controlli straordinario.

© Riproduzione riservata Foto: Fotolia, Depositphotos, AdobeStock

Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.

Dona ora

1 1 vota
Vota
3 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Paoblog
Paoblog
28 Dicembre 2023 11:40

Coldiretti ha colpito ancora, influenzando le scelte politiche a discapito dei fatti.

Come scrivevano giorni fa su Il Post: “Nella sua lunga storia l’associazione degli agricoltori è sempre stata governativa a prescindere, e per questo condiziona la politica come nessun altro”

Vedi: https://www.ilpost.it/2023/12/26/coldiretti-agricoltura-politica/

luigiR
luigiR
3 Gennaio 2024 13:39

Cercando di razionalizzare la coltivazione di grano duro in Italia, considerando i problemi derivanti dalla sua (spesso scarsa) quotazione in borsa merci, dal continuo consumo di suolo agricolo con la cementificazione, dalla continua voltura dello stesso a produzione di energia elettrica, forse qualche decimale, alla fine, si potrebbe guadagnare sulla scala dei valori quantitativi nazionali, ma, anche a me appare chiaro che in materia, più che il ministro, la Coldiretti possa prendere iniziative…

Andrea Ricci
Andrea Ricci
16 Gennaio 2024 10:27

Basta convertire terreni usati per alimentare animali in terreni usati per alimentare uomini. E cosi’ avremo terreni in abbondanza per il grano italiano, magari bio: forse piu’ caro, ma migliore per la salute e per il Paese.