Il grano duro importato in Italia da Paesi come Canada e Stati Uniti per produrre pasta è conforme alla norma di legge. Non ci sono mai stati problemi di carattere sanitario o microbiologico come invece lasciano credere servizi televisivi e articoli sui maggiori quotidiani. Il dato si rintraccia facilmente esaminando l’esito dei controlli condotti negli anni scorsi dalle autorità sanitarie sulle navi cerealicole che arrivano nei porti come quello di Pozzallo in Sicilia o di Bari in Puglia.
La tesi trova conferma nel comunicato di pochi giorni fa della Regione Sicilia in cui si ricorda che lo scorso anno le analisi sul grano svolte da laboratori accreditati dall’Ispettorato centrale tutela della qualità e repressione frodi (Icqrf) del ministero dell’Agricoltura hanno accertato la conformità ai valori di legge. Stiamo parlando di quantità di grano che coprono il 40% della materia prima necessaria alle aziende italiane. Senza il grano importato i pastifici potrebbero soddisfare il fabbisogno di pasta degli italiani (23 kg a testa), ma non potremmo esportare un solo spaghetto, non avendo materia prima sufficiente.
Il grano duro importato
La conformità del grano straniero non piace a Coldiretti che da anni porta avanti campagne denigratorie denunciando la presenza di navi piene di grano canadese e di altri Paesi contaminato e ammuffito che arriva nei porti pugliesi e siciliani che fa concorrenza sleale alla materia prima nazionale. La narrazione di Coldiretti è sempre molto fantasiosa ma nella maggior parte dei casi sortisce l’effetto sperato: insinuare il dubbio nei consumatori. Il sistema funziona visto che la maggior parte dei giornalisti riprendono regolarmente i comunicati stampa senza le adeguate verifiche. Basterebbe fare qualche telefonata per capire che i controlli sanitari degli ultimi anni confermano la regolarità del grano importato.
La bufala del grano canadese contaminato e ammuffito che circola da anni ha “convinto” anche il nuovo ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Il ministro infatti ha avviato una “Campagna straordinaria di controllo filiera del grano duro” con l’intento di smascherare e rispedire in mare aperto navi cariche di grano contaminato e ammuffito. All’interno del piano straordinario a gennaio sono state controllate 19 motonavi e 11 operatori, con il prelievo di 21 campioni (il quantitativo ispezionato, introdotto attraverso i porti, ammonta a circa 420.000 tonnellate di grano duro destinato ai pastifici e alle aziende alimentari).
I risultati
L’operazione è stata a supportata da dichiarazione altisonanti come “useremo tutti mezzi che abbiamo a disposizione per difendere la nostra agricoltura dalla concorrenza sleale e per proteggere i siciliani da prodotti che potrebbero essere insalubri perché coltivati in Paesi dove ci sono scarsi controlli fitosanitari”. Un tono severo che sicuramente fa presa sul pubblico e serve a giustificare controlli superflui per un settore che non ha mai dato problemi. Infatti i comunicati ufficiali relativi al piano straordinario riferiscono che “tutti i campioni analizzati sono risultati corrispondenti alle norme vigenti, ad eccezione di un campione di grano duro di origine turca, risultato non conforme ai limiti previsti per l’agricoltura biologica”. Insomma il grano dalla Turchia che per la prima volta nel 2023 è arrivato nei nostri porti è conforme ma non può essere certificato biologico.
Ma se il grano importato non ha mai registrato problemi di sorta, perché avviare un piano di controlli straordinario? Questo tipo di contromisure in genere si attuano per settori in cui si sono rilevate delle criticità. E perché il ministro Lollobrigida così solerte nel controllare la materia prima straniera non analizza con pari solerzia il grano italiano visto che anche questo si utilizza per gli spaghetti.
La tecnica di Coldiretti
Siamo di fronte all’ennesima campagna sollecitata da Coldiretti per insinuare l’idea ai consumatori che il grano importato sia contaminato e che faccia concorrenza sleale a quello italiano. La cosa grave è che il ministero assecondi Coldiretti promuovendo un piano straordinario assolutamente inutile e costoso.
Concludendo, non ci sono prove che il grano importato sia contaminato da glifosato o altre sostanze chimiche, tantomeno da micotossine. Tutti i controlli effettuati hanno evidenziato la conformità della materia prima rispetto agli standard di sicurezza europei e italiani. Siamo di fronte all’ennesima prova di come Coldiretti abbia un ruolo dominante nelle scelte del ministro dell’agricoltura Lollobrigida che, come altri suoi predecessori, lascia trasparire poca dimestichezza con la materia e si affida alla lobby che invece sa bene come indirizzare il consenso e come insinuare falsi sospetti sui prodotti che non incontrano il suo interesse.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Sono convinto anch’io che Coldiretti sostenga con forza che il grano importato sia contaminato per distogliere l’attenzione dei propri associati da problemi ben più importanti per la categoria è che non sa come risolvere
Roundup per tutti!!!
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