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Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), conosciute come “sostanze chimiche eterne”, rappresentano una delle maggiori problematiche ambientali e sanitarie del nostro tempo, ma l’industria chimica non è d’accordo. L’ONG Corporate Europe Observatory*, in collaborazione con il progetto giornalistico transnazionale #ForeverLobbying, coordinato da Le Monde e supportato da 46 giornalisti e 29 partner mediatici di 16 paesi ha pubblicato i risultati di un’indagine sull’argomento. Basato su 14.000 documenti inediti, lo studio rivela l’impatto devastante delle PFAS sull’ambiente e sulla salute pubblica, nonché le tattiche di lobbying dell’industria chimica per ostacolare la regolamentazione.

Cosa sono le PFAS

Le PFAS sono una classe di sostanze chimiche sintetiche introdotte negli anni ’40. La loro caratteristica principale è la persistenza: non si degradano facilmente, accumulandosi nei nostri corpi e nell’ambiente. Questa longevità le rende attraenti per l’industria, che le utilizza in numerosi prodotti di consumo e processi industriali, come pentole antiaderenti, abbigliamento impermeabile, frigoriferi, condizionatori e perfino inalatori per l’asma.

Tuttavia, è proprio questa persistenza a renderle estremamente problematiche. Una volta rilasciate nell’ambiente o entrate nel nostro organismo, è quasi impossibile eliminarle. Attualmente, si stima che esistano oltre 10.000 tipi di PFAS, ognuno con il potenziale di causare inquinamento a lungo termine, tanto che si parla di “inquinamento eterno”.

PFAS sulla salute umana

Le PFAS sono associate a gravi problemi di salute, tra cui: cancro, danni al fegato, disfunzioni ormonali. Sono presenti nel sangue della maggior parte delle persone, con rischi maggiori per le comunità che vivono vicino a siti industriali, impianti militari o aeroporti. Inoltre, il loro impatto non è solo fisico ma anche psicologico. Le comunità colpite sperimentano un peso emotivo significativo, sapendo che l’aria, l’acqua e persino gli alimenti locali sono contaminati.

L’indagine

La ricerca, durata un anno, ha avuto l’obiettivo di mappare l’influenza delle lobby industriali nella regolamentazione delle PFAS a livello europeo.

Nel 2023, Corporate Europe Observatory ha pubblicato uno studio sul lobbying che si è attivato intorno a una proposta dell’UE per vietare le PFAS, salvo in casi di utilizzo critico senza alternative sicure. Questo lavoro si è poi intrecciato con il progetto Forever Lobbying, che ha ampliato la mappatura dell’inquinamento da PFAS in Europa e ha calcolato i costi astronomici necessari per bonificare i siti contaminati (23.000 solo in Europa): si parla di migliaia di miliardi di euro nei prossimi 20 anni.

Un altro aspetto innovativo è stato il “stress test” condotto sugli argomenti utilizzati dall’industria chimica per opporsi alle normative. Questo ha rivelato come spesso le informazioni fornite dalle lobby fossero fuorvianti, progettate per ritardare o indebolire le regolamentazioni.

Strategie di lobbying delle industrie chimiche

Il rapporto evidenzia come le industrie chimiche abbiano adottato tattiche aggressive per influenzare le politiche europee e la regolamentazione sui PFAS a livello comunitario. Queste includono incontri diretti con i decisori politici per influenzare il processo decisionale, la sponsorizzazione di studi scientifici favorevoli alle loro posizioni e l’utilizzo di studi legali e società di consulenza per rafforzare le loro campagne. Inoltre, le aziende produttrici di PFAS stanno mobilitando le loro catene di fornitura, creando eco-chambers per amplificare i loro messaggi e proporre soluzioni volontarie meno rigorose rispetto ai divieti proposti, cercando di ritardare o indebolire la regolamentazione. Tra le aziende più influenti spicca Chemours, un’azienda derivata da DuPont, nota per la produzione di Teflon. Chemours è stata particolarmente attiva nel lobbying, aumentando significativamente il proprio budget per le attività di pressione a Bruxelles.

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Le PFAS sono interferenti endocrini, entrano nel nostro organismo, ed è quasi impossibile eliminarle

Lezioni dal passato: analogie con il tabacco

Il caso delle PFAS ricorda quello del tabacco: entrambi i settori hanno utilizzato tattiche simili, come la manipolazione scientifica e il lobbying intenso, per ostacolare la regolamentazione. A livello globale, l’OMS ha imposto regole severe per limitare l’influenza dell’industria del tabacco. Analogamente, il rapporto suggerisce che l’UE dovrebbe adottare misure simili per proteggere le decisioni pubbliche dall’influenza delle lobby chimiche.

Cosa possiamo fare?

L’ONG suggerisce alcune strategie da mettere in atto per contrastare il lavoro della lobby. Innanzitutto è fondamentale sostenere una regolamentazione ambiziosa a livello europeo e nazionale. Alcuni paesi, come Francia, Danimarca e Paesi Bassi, stanno già introducendo divieti più rapidi per specifici prodotti contenenti PFAS. Come consumatori dovremmo cercare e scegliere i prodotti etichettati come “PFAS-free” e supportare le aziende impegnate nell’eliminazione di queste sostanze. C’è poi la partecipazione attiva, cioè firmare petizioni e aderire a iniziative per chiedere azioni concrete contro le PFAS.

Le PFAS rappresentano una minaccia globale che richiede azioni decise a tutti i livelli. Sebbene la responsabilità non debba ricadere esclusivamente sui consumatori, è essenziale combinare pressioni politiche, consapevolezza pubblica e regolamentazioni rigorose per affrontare efficacemente questa crisi. Solo unendo gli sforzi, possiamo sperare di “spegnere il rubinetto” delle sostanze chimiche eterne e proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.

* Corporate Europe Observatory è un’ONG con l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del buon governo nell’UE, indagando su questioni come il lobbismo di grandi e potenti industrie, la corruzione, le frodi, le violazioni dei diritti umani in settori come le Big Tech, l’agro-business, le biotecnologie e le aziende chimiche, il settore finanziario e le banche d’investimento pubbliche, il commercio, l’energia e il clima, la ricerca scientifica e molto altro ancora…

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gianni
gianni
2 Febbraio 2025 18:59

Benché il tabacco sia un affare pesante e lucroso al confronto potrebbe sembrare un affaruccio poco significante.
Anche volendo ipoteticamente escludere il campo petrolifero da cui ci stiamo allontanando, forse, numerosi settori industriali ricorrono ai PFA, tra cui molta della tecnologia su cui si basa la transizione energetica, e poi l’aerospaziale, la difesa, l’automotive, l’aviazione, i materiali per il contatto con gli alimenti, i tessuti, la pelle e l’abbigliamento, l’edilizia, i prodotti per la casa, l’elettronica, la lotta agli incendi, la trasformazione degli alimenti e nella produzione di articoli medici e medicinali, quale settore fondamentale può essere escluso???????????.

L’EPFIA dice testualmente: Si avrebbe un “impatto particolarmente pesante sulle liste dei farmaci critici degli Stati membri europei”, che è stata sviluppata per contrastare le carenze e ridurre la dipendenza sanitaria dell’Europa dai Paesi extraeuropei.
E porta vari esempi per circostanziare con precisione l’impatto sui medicinali.

Una regolamentazione pesante sui PFAS sarebbe particolarmente impattante nelle applicazioni high-tech emergenti.
In questi mercati i PFAS sembrano fungere da fattori tecnologici chiave.
I PFAS possono essere utilizzati come membrane nelle celle a combustibile, come refrigeranti per il raffreddamento a immersione nei centri dati, come materiali isolanti nei cavi ad alta tensione o come rivestimenti che respingono l’umidità negli imballaggi in fibra stampata e molti altri ancora.

Pertanto, l’individuazione di sostituti dei PFAS in queste applicazioni sarà importante per la crescita futura di questi settori emergenti.
Questa ultima frase si adatta ai PFAS come le ironiche “ultime parole famose”.
Nei decenni recenti i produttori per difendersi dalle accuse di avvelenamento sfornano a ritmo accelerato appunto migliaia di prodotti a catena lunga-media-corta in sostituzione di molecole condannate ma dovete ammettere che una volta sotto i riflettori il più sano ha la rogna.
Sono fiorite negli ultimi anni aziende che promettono prodotti alternativi ma che hanno scarsa applicazione e non si sa effettivamente se supereranno domani esami approfonditi.
Quindi stiamo viaggiando nella nebbia fitta e contemporaneamente accumuliamo scorie nocive.
“Spegnere il rubinetto” è una speranza ardua da realizzare, il progresso pulito non è mai esistito, prima qualcuno sospettava ma non sapevamo e si passava per complottisti a criticare.
Come considerazione finale capisco che non è bene criticare la politica reggente ma i lobbisti industriali trovano porte bi-partisan sempre aperte e non sono gli unici cattivi.

Costantino
Costantino
Reply to  gianni
6 Febbraio 2025 10:01

Ben detto!
“i lobbisti trovano porte bi-partisan sempre aperte”. Credo sia il messaggio-chiave.
L’industria fa il suo mestiere: cerca nuove soluzioni ed intanto fa pressione per ritardare decisioni che comprometterebbero i loro affari ma anche le attività di altre catene industriali.
Sono i politici, al più, a non fare bene il loro mestiere.
Ed aggiungo: l’obiettivo primario del politico dovrebbe essere l’interesse generale dei cittadini. Dunque non solo “vietare” , ma cercare soluzioni alternative valide che concilino il progresso tecnico, scientifico, sociale, economico con la salute dei cittadini.
Purtroppo abbiamo visto – ad esempio con la transizione accelerata all’elettrico nel settore auto – come le cose sono spesso difficili da conciliare e possono causare facilmente colossali danni
( economico-sociali ) a fronte di vantaggi più ipotetici che concreti, soprattutto se non adeguatamente distribuite nel tempo ed equilibrate nel quadro di un riassetto complessivo della nostra società.

franco
franco
6 Febbraio 2025 09:06

Vista la difficolta di togliere il PFAS , contemporaneamente alla lotta attuale varrebbe la pena percorrere anche una altra strada: studiare se c’è la possibilità di spezzare il legame chimico del PFAS facendolo diventare “normale e quindi degradabile;” ??? !!! Forse ci hanno gia provato con insuccesso; ma a volte una idea geniale, di qualcuno senza il blocco mentale di “non si puo !!!”

Freeborn
Freeborn
6 Febbraio 2025 10:31

Potremmo tutti cominciare a comperare pentole di acciaio e a fare a meno delle pentole antiaderenti.
Sarebbe poco ma comunque un primo passo per far sentire la nostra voce

Paola
Paola
6 Febbraio 2025 11:28

tematica ben spiegata

Giorgio Massa
Giorgio Massa
6 Febbraio 2025 13:46

Mi domando:
1) Come mai l’OMS (WHO) tace e non compie operazioni sistematiche di controllo?
2) Come mai non esiste un codice etico per le industrie legittimato ad applicare sanzioni multimilionarie?
3) Come mai non esiste un organo tecnico di controllo neutro e super partes con lo scopo di effettuare verifiche sui prodotti, riferire e dare o negare l’approvazione direttamente, bypassando i politici corrotti?
4) Perché non si incoraggiano, finanziandole generosamente, ricerche su prodotti alternativi, magari più costosi ma innocui?

D’altronde se esiste una cultura delle armi, seminatrici di morte, PFAS e altri contaminanti sono un peccato veniale.

Azul98
Reply to  Giorgio Massa
8 Febbraio 2025 18:39

Ma tu pensi quanti miliardi di dollari o sterline o euro hanno le multinazionali,e inoltre si sono coalizzate contro chi si oppone contro il loro operato, istuendo istituti che sfornano lobbisti senza scrupoli ne pietà per nessuno, coperti con i migliori avvocati che sono in circolazione, ci pensiamo che colossi che si sta da anni combattendo da anni, ma pensi che le lobby ogm e chimiche e petrolifere abbiano a cuore la salute, o diritti umani, quelli? Ma quelli non ci pensano nemmeno a nessuno, solo e nient’altro che a i loro profitti.

Azul98
6 Febbraio 2025 15:22

È un grande problema che tutti sanno e tutti nascondono volutamente, mi spiego, nel vallese due giornalisti giovani hanno condotto un indagine a tappeto nel vallone, borgomastri che facevano di non sapere niente, mentre la le aziende chimiche inquinavano e non avevano mai messo un impianto di depurazione per residui chimici, fanghi e materiali altamente tossici sia in acque reflue che andavano nelle falde acquifere, fiumi, poi di conseguenza acquedotti, limiti totalmente sforati oltre ogni media sia europea che mondiale (OMS),questo è successo con la Flint Water in usa, almeno dopo anni di battaglie legali e morti di cancro, ha ceduto pagando poi è successo quello che doveva, il fallimento, Miteni e non solo:in 30 anni troppi morti, tutti hanno taciuto colpevolmente, nessuno ha mai indagato, se qualcuno crede che sia meglio adesso domandate alle eroiche mamme no PFAS no PFOA che stanno ancora combattendo sole dopo aver perso tutto, campi, fattorie e aver ucciso e bruciato gli animali per non alimentare ulteriori danni, lo stato assente non ha dato loro nulla, ma il male sta mentre in Europa i valori che stabiliscono i limiti di intolleranza ai PFAS sono molto bassi in Italia sono oltre il doppio, es: EU 10, Italia 100, si dà la possibilità di inquinare come e dove si vuole senza attenersi a nessuna normativa europea, non c’è un depuratore degno di nota, mentre abbiamo industrie chimiche, tessili, farmaceutiche, petrolifere che sono libere di sversare quanto gli pare nelle nostre acque, che finiscono nei nostri acquedotti controlli zero o minimi. L’unico rimedio è fare un analisi del sangue per sapere se si è stati contaminati dagli agenti eternamente tossici, sono andato a Carpi, e tutta l’area circostante, l’acqua di rubinetto non era potabile tutta contaminata, da PFAS e PFOA, pesticidi, non penso che ci piaccia andare avanti così lo spero proprio!

Giuseppe
Giuseppe
6 Febbraio 2025 16:22

Siamo alle solite: mi sono sempre chiesto perché le lobby debbano gravitare intorno ai politici e alle sedi istituzionali a mo’ di avvoltoi pronti a gettarsi dove c’é più da mangiare! Da dove nasce questa consuetudine e perché non viene proibita anzi molto gradita?

Azul98
Reply to  Giuseppe
9 Febbraio 2025 18:55

Money

Angelo Fornaro
Angelo Fornaro
6 Febbraio 2025 18:05

Intanto , un sincero ringraziamento per tutto ciò che fate
da sottolineare , oltre a informare a 360° tutti noi lettori, siete una sorta di “locomotiva” risvegliando le nostre coscenze del pericolo restando indifferenti.
Grazie

Adriano Cattaneo
Adriano Cattaneo
7 Febbraio 2025 16:54

I PFAS (o le PFAS, maschile o femminile?) non sono solo “per sempre” (forever), sono anche “ovunque” (everywhere), come scrive giustamente Gianni. Le soluzioni proposte sono:
1. degradarli: vedremo se sara’ possibile, se si’, potrebbe essere una buona soluzione (tecnicamente parlando). Ma ci vorrannno decenni per eliminare tutti quelli che dagli anni ’50 del secolo scorso si sono gia’ accumulati nel nostro ambiente. Nel frattempo, l’industria continuera’ a produrli e usarli: sara’ difficile vedere la fine.
2. sostituirli con altre sostanze chimiche che abbiano le stesse proprieta’: difficile, ma teoricamente possibile. Peccato che ci vorranno decenni per capire se i sostituti sono sicuri o altrettanto pericolosi, nel qual caso si ritorna alla casella iniziale (e sarebbe una tragedia).
3. bandirli, cioe’ eliminarli del tutto dai processi di produzione. Possibile in alcuni casi (per esempio, pentole d’acciaio al posto delle antiaderenti), ma impossibile in generale: comporterebbe una rivoluzione del nostro modo di vivere che nessuno accetterebbe (e quindi nemmeno chi ci governa).
O una combinazione di queste tre soluzioni.
Non ci resta che convivere con i PFAS? Puo’ darsi. Ma un sano percorso di decrescita (vedi Jason Hickel, Siamo ancora in tempo! Galimberti, 2021. In inglese: Less is more: how degrowth will save the world) ci permetterebbe di ridurre e mitigare nel tempo i danni (non per me, ma forse per le mie nipoti).

Alex
Alex
10 Febbraio 2025 09:23

Stesso problema del glifosato: oramai in UE valgono di più gli interessi che la salute delle persone.

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