I Pfas sono  fra le sostanze chimiche (perfluoroalchiliche) più persistenti finora conosciute, e sono molto  utilizzate per la capacità di isolare sia dal grasso che dall’acqua e per l’elevata stabilità e resistenza alle alte temperature. Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace,  a seguito dell’inchiesta giornalistica “The Forever Pollution Project” che denuncia la contaminazione da Pfas diffusa in numerose nazione europee Italia compresa,  parla di “Emergenza sanitaria e ambientale fuori controllo” e dichiara: “Questa indagine senza precedenti tocca un nervo scoperto su cui le autorità nazionali da tempo hanno scelto di non intervenire, nonostante sia chiaro che la contaminazione riguardi l’acqua, l’aria, gli alimenti e il sangue di migliaia di persone (…). Esortiamo il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili”.

In Europa ci sono più di 17 mila i siti contaminati, circa 21 mila quelli con possibile presenza di PFAS a causa di attività industriali passate o in corso, e 2100 luoghi, detti hotspot, con un livello di contaminazione considerato pericoloso per la salute. In Italia le zone con i più alti livelli di inquinamento rilevati sono alcune aree del Veneto, della Lombardia, della Toscana, e alcune zone del Piemonte, limitrofe allo stabilimento della Solvay specializzato nella produzione di Pfas. Quadro ottenuto grazie ai monitoraggi capillari che non tutte le regioni effettuano per cui si ipotizza una situazione più grave.

Pfas greenpeace
In Europa ci sono più di 17 mila i siti contaminati, circa 21 mila quelli con possibile presenza di PFAS a causa di attività industriali passate

Greenpeace insieme a 119 organizzazioni della società civile europea si è fatta promotrice del Ban Pfas,  Manifesto in cui vengono esortati “gli Stati membri dell’UE e la commissione a vietare tutti i Pfas in tutti i prodotti di consumo entro il 2025, e a vietarli completamente entro il 2030”. Lo scorso marzo sono arrivate le proposte da Europa e Stati Uniti. L’Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) ha pubblicato una bozza  per vietare la produzione e l’uso di migliaia di Pfas in UE, avviando così un processo per fermare la contaminazione di questi inquinanti. L’Epa (Agenzia per la protezione dell’ambiente) degli Stati Uniti ha proposto lo zero tecnico (il valore più basso che le attuali strumentazioni sono in grado di rilevare) per i due composti Pfos e Pfoa, (appartenenti alla famiglia delle sostanze organiche perfluoroalchiliche PFAS)  altamente pericolosi  per la salute, poiché classificati come possibili cancerogeni.

In questo panorama c’è anche chi lavora per annacquare la proposta di divieto europeo dei Pfas, l’inchiesta “The Forever Pollution Project”ha infatti  scoperto un ampio lavoro di lobbying in questa direzione. Diverse decine di richieste da parte del Foia (Freedom of information act) a Bruxelles e in altre città europee, ha rivelato che per mesi più di 100 associazioni industriali, think tank, studi legali e grandi aziende hanno lavorato per influenzare la commissione europea e gli stati membri per indebolire il prossimo divieto PFAS.

© Riproduzione riservata Foto: Greenpeace

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giova
giova
4 Maggio 2023 14:30

Ho l’impressione che vi sia ancora poca informazione su questo grave problema, con particolare riferimento agli aspetti sanitari, geografici (quelle poche carte topografiche pubblicate sono poco comprensibili) e pure sulle concrete iniziative regionali, ministeriali e delle agenzie regionali per l’ambiente.
Assolutamente nulla l’informazione sulla correlazione tra PFAS e prodotti agricoli, men che meno sulle ricadute sulla filiera alimentare. C’è ancora molto ma molto da dire.
E da fare: la conclusione di questo articolo non presagisce nulla di positivo (“c’è anche chi lavora per annacquare la proposta di divieto europeo dei Pfas, l’inchiesta “The Forever Pollution Project”ha infatti scoperto un ampio lavoro di lobbying in questa direzione. Diverse decine di richieste da parte del Foia (Freedom of information act) a Bruxelles e in altre città europee, ha rivelato che per mesi più di 100 associazioni industriali, think tank, studi legali e grandi aziende hanno lavorato per influenzare la commissione europea e gli stati membri per indebolire il prossimo divieto PFAS.”).