Come avevamo indicato due settimane fa, i maiali abbattuti negli allevamenti dall’inizio dell’epidemia di pesta suina africana (PSA) dal mese di gennaio 2022 sono 117.879. Ma l’aspetto interessante è che i maiali abbattuti erano praticamente zero, fino a un anno fa. Poi c’è stato il caso di alcuni allevamenti a Pavia, che avevano mandato al macello suini malati ed è stato necessario abbattere 20 mila capi. La criticità si è ripetuta nell’estate 2024, con l’arrivo massiccio della peste suina in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, dove il numero di maiali abbattuti è a quota 89.458 capi in 60 giorni. Il dato, contenuto in un documento del governo italiano presentato a Bruxelles, è aggiornato al 20 settembre 2024 e spiega molto bene il disastro di questi due mesi, che non è ancora finito, visto che altri abbattimenti sono in corso.
La documentazione illustra i casi e i focolai in Italia al 20 settembre 2024 con una dettagliata descrizione grafica della situazione epidemiologica nel Paese. Da quanto descritto, appare evidente come la peste suina africana avanzi ormai inarrestabile, con conseguenze economiche e sociali gravissime, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’intero settore suinicolo.
Ribadiamo che questa malattia virale, altamente contagiosa per i suidi, non è pericolosa per le persone perché non è trasmissibile agli esseri umani, ma colpisce solamente i suini domestici e selvatici, come i cinghiali, per i quali ha un’elevatissima mortalità. Il virus ha origine dall’Africa sub-sahariana e si è diffuso rapidamente in Asia, in Europa e in diverse regioni del mondo, perché molto resistente. È infatti in grado di sopravvivere per mesi nel terreno e cinghiali, facoceri, maiali e zecche hanno contribuito alla sua propagazione, creando un serbatoio naturale difficile da controllare.
La peste suina in Italia
In Italia il primo focolaio è stato rilevato in Sardegna negli anni ’70, ma l’isola, con le giuste strategie, è riuscita a vincere la sua battaglia e a sconfiggere completamente l’epidemia. Non esiste ancora un vaccino efficace per prevenire la PSA, anche se ci sono delle promettenti ricerche in corso, ma la Sardegna, così come Spagna, Belgio e Repubblica Ceca, sono riusciti a liberarsene, diventando degli esempi da seguire ai fini della sua eradicazione.
Ad oggi infatti il virus è arrivato nelle zone a più alta vocazione suinicola, come Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e soprattutto Lombardia, trasportato dai cinghiali selvatici. L’epidemia minaccia così l’intera produzione di carne suina e i salumi tutelati a marchio DOP e IGP.
Il commento di Assosuini
Secondo Assosuini, “Numerosi Paesi extra UE hanno chiuso l’import dei prodotti italiani a base di carne suina, con ripercussioni devastanti sulle esportazioni e sul mercato globale. Per evitare il disastro diventa quindi prioritario intensificare nelle aree con allevamenti gli abbattimenti dei cinghiali, vettori e bacino di riserva del virus. Infatti, quando uno di questi animali muore, e capita fino al 95% degli animali infettati, la carcassa continua a contaminare il terreno per minimo sei mesi, e se la morte avviene entro 500 metri da un allevamento, il rischio contagio è quasi certo”.
Sono anni che il settore lamenta che la fauna selvatica fuori controllo è un problema insidioso e oggi si raccolgono i frutti del non essere stati ascoltati. Il governo finora è stato completamente inadeguato, senza esiti positivi e i Commissari Straordinari alla PSA sono stati continuamente sostituiti dimostrando una pressoché totale incapacità nella gestione e perdendo solo tempo prezioso.
“Per combattere efficacemente la PSA – spiega Assosuini – ci si aspetta che il governo italiano potenzi le misure di biosicurezza, con il controllo degli accessi negli allevamenti, la disinfezione dei mezzi di trasporto e il monitoraggio rigoroso del movimento degli animali”.
La peste suina si combatte anche con l’informazione
Attraverso opportune campagne informative e di sensibilizzazione, il governo dovrebbe educare allevatori, cacciatori e tutta la cittadinanza sull’importanza della prevenzione e del controllo della malattia, e spingere gli amministratori comunali a prendere misure attive contro la PSA. L’attuazione dei protocolli di biosicurezza rinforzati e delle strategie di eradicazione però richiede grosse risorse finanziarie e il coordinamento tra governo e aziende. Come indica l’UE, si devono interrompere gli abbattimenti di cinghiali fatti fino ad ora nelle zone colpite dalla PSA.
La nota finale di Assosuini riporta una considerazione che fino ad ora nessun ministro, e nemmeno le lobby come Coldiretti e il Consorzio del Prosciutto di Parma hanno voluto capire. “La lotta alla Peste Suina Africana richiede la collaborazione di tutti: del governo, ovviamente, ma anche gli allevatori, i cacciatori e la società. Senza un intervento efficace, la PSA potrebbe continuare a diffondersi e diventare endemica, aggravando i problemi economici, ambientali e di sicurezza alimentare, fino a causare la fine dell’intera filiera suinicola italiana”.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Quando non si comprende che il turbo capitalismo porta agli eccessi e crea solo problemi.
A quando una agricoltura a dimensioni più piccole e che permetta a tutti di vivere dignitosamente.
la sardegna è un’isola e ci sono voluti 50 anni per debellare la malattia. la dorsale appenninica ricca di boschi favorirà la diffusione silvestre della malattia. Si doveva intervenire in modo drastico quando il problema era limitato. Pochi ordini, senza interferenze settoriali e politiche evitando le vedute lobbistiche
Si può sapere che fine fanno i maiali abbattuti e se è controllata e certificata la distruzione delle carcasse?
“Secondo Assosuini, “Numerosi Paesi extra UE hanno chiuso l’import dei prodotti italiani a base di carne suina, con ripercussioni devastanti sulle esportazioni e sul mercato globale. Per evitare il disastro diventa quindi prioritario intensificare nelle aree con allevamenti gli abbattimenti dei cinghiali”
“Come indica l’UE, si devono interrompere gli abbattimenti di cinghiali fatti fino ad ora nelle zone colpite dalla PSA”
Dicono uno l’opposto dell’altro!!
Assosuini non ha ragione
Secondo il mio modesto parere, vogliamo considerarci un paese civile, all’avanguardia e tra i più importanti al mondo, ma come in altri, anche in questo caso dimostrano di essere davvero piccoli ed oserei dire incoscienti.
È un disastro da fare accapponare la pelle
e soprattutto arrabbiare senza limiti.