Un lettore scrive in redazione per chiedere perché su una confezione di latte acquistata in un punto vendita della catena di discount Lidl non è presente l’indicazione dell’origine . Ecco la segnalazione.
Buonasera, ho notato che sull’imballaggio del latte Milbona Lidl non compare nessuna indicazione circa l’origine del latte (vi allego foto) ma solamente il bollo sanitario con il nome del produttore. In base al decreto origine (prorogato fino al 31/12/2023) andrebbe riportato il paese di mungitura/condizionamento oppure se questi coincidono può essere riportata direttamente la dicitura ‘Origine del latte’. Potete spiegarmi perché ciò non è riportato?
Michele
Alla domanda del lettore risponde la catena di supermercati Lidl
Gentile Cliente, abbiamo letto con attenzione la sua richiesta e la ringraziamo per l’interesse verso la nostra azienda e i nostri prodotti.
Con la presente vogliamo informarla che, in base al decreto da lei citato (il decreto ministeriale del 9 dicembre 2016), quanto all’origine del latte, l’articolo 6, prevede una specifica norma dedicata al cosiddetto mutuo riconoscimento. In estrema sintesi tale norma prevede che gli obblighi previsti dal suddetto decreto, tra cui anche l’obbligo dell’indicazione dell’origine, non possono essere applicati ad alcun prodotto proveniente da un Paese dell’Unione Europea. Pertanto, tale obbligo può essere applicato solo nei confronti dei produttori italiani.
Nel caso specifico, quindi, trattandosi di un prodotto realizzato in un altro Paese dell’Unione Europea come indicato in etichetta, le informazioni in essa contenute risultano conformi alla vigente normativa.
© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, foto inviate dal lettore
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Questa è l’europa, se sei italiano sei obbligato a dire da dove viene se sei straniero puoi anche ometterlo. E’ difficile capire la ratio del legislatore, o forse è sin troppo chiara…
Non sono proprio d’accordo e suggerirei di andare a vedere le valutazioni fatte sui costi della dichiarazione dell’origine per le filiere. Alla luce dell’aggravio (sulle spalle dei consumatori) l’Europa non ha poi di fatto inserito questo requisito nelle sue norma. L’Italia ha perseguito questa volontà di dichiarare l’origine per il mercato interno, ritenendo, sulla base di proprie valutazioni che fosse un elemento qualificante. Al consumatore la scelta: personalmente ritengo che la ratio sia chiara
Una risposta veramente pilatesca, per non dire altro….
A mio modesto parere, visto che vendono in Italia, dovrebbero sottostare alla legislatura italiana e, quindi, indicare tutti i dati richiesti, pena multe salate o proibizione della vendita.
Non ho competenze/conoscenze giuridiche, ma il suo punto di vista lo condivido.
Approvo e sottoscrivo.
Basta non comprarlo più e Lidl fornirà un altro latte magari italiano.
Sono assolutamente d’accordo con Giovanni
La norma andrebbe sicuramente cambiata. Che il latte sia Italiano mi interessa, ma mi interessa ancora di più sapere la provenienza se non è Italiano,e quindi non ho un minimo di garanzia di qualità.
per sapere se è italiano o straniero è sufficiente guardare il marchio CE, quella sigla nell’ovale che indica il “codice identificativo” dello stabilimento e il paese in cui è.
Nel bollo CE è indicato lo stabilimento di lavorazione, non l’origine della materia prima. Però tutti i prodotti di origine animale per i quali sono previsti requisiti specifici di igiene commercializzati nella UE, anche se prodotti in un Paese terzo, devono provenire da stabilimenti soggetti al riconoscimento UE. L’etichetta deve recare il marchio di identificazione, leggibile e indelebile, che riporta il nome o la sigla del Paese in cui è situato lo stabilimento, il codice che identifica lo specifico stabilimento e l’abbreviazione CE, il tutto racchiuso in un ovale.
Dobbiamo valutare oggettivamente la considerazione della sig. Tiziana . Se Lidl , esempio , acquista latte ora dall’ Austria , ora dall’ Ungheria , dovrebbe secondo voi rincorrere le confezioni di fornitura in fornitura per modificare le scritte ???? Io francamente le metterei a caso … ( scherzo , non produco latte )
La risposta da parte della Lidl è, a dir poco, vaga e qualunquista. Fa capire che si attiene a dei parametri stabiliti nella UE, ma non gli interessa il parere dei consumatori italiani. Basterebbe dichiarare la provenienza, se nulla di ingannevole vi fosse. Sono certo che sotto sotto circolano strani progetti e condizioni di mercato.
Buongiorno io vivo in Francia e riscontro il medesimo problema. La dicitura sulle etichette dei prodotti LIDL non consente sovente di sapere dove questi ultimi sono stati prodotti, ma per l’Insegna non pare essere un problema…. Lo é per me poiché ovviamente senza chiarezza svariate volte rinuncio ad acquistare il prodotto.
Il consumatore ha il portafoglio in tasca, se il prodotto non convince, si lascia e se ne acquista un altro.
Fra l’altro, Lidl ha anche il latte italiano a proprio marchio, quindi la scelta di attenersi strettamente alla normativa europea la interpreto come una “comodità” di gestione di fornitori in Paesi differenti e non come una scelta ingannevole.
Ottima risposta!
L’unico commento utile è quello di Giovanni: se tutti smettessero di acquistare prodotti esteri privi di indicazione dell’origine è evidente che la catena cambierebbe fornitore; cosa che però non avverrà perché l’omissione dell’origine è figlia di un contenimento dei costi produttivi che consente prezzi di vendita più bassi, e in momenti critici come quelli attuali anche il prezzo ha la sua importanza nella scelta del prodotto. Cionondimeno la soluzione é molto semplice: chi si può permettere un certo prezzo si tolga lo sfizio di conoscere l’origine, chi non può si regoli come meglio ritiene. Si può anche semplicemente scegliere in base al gusto …. e magari si rimane sorpresi!
Non sono per niente d’accordo con la vostra risposta, solo perché la legge non lo prevede. Perché non dimostrate di essere tal di sopra di ogni dubbio e non lo scrivete comunque dove viene munto il latte?. Mah