Tutta colpa dei pangolini (Manis), forse. O, per meglio dire, di coloro che, nonostante tutte e otto le specie siano protette a livello internazionale (in base alla convenzione CITES) dal 2016, continuano a catturarli, a venderli e a mangiarli. Potrebbero essere questi piccoli mammiferi, insettivori e simili ai formichieri, l’ospite-ponte tra i pipistrelli e l’uomo, secondo quanto contenuto in un comunicato dell’agenzia governativa cinese Xinhua.
I ricercatori della South China Agricultural University hanno studiato dal punto di vista genetico oltre mille campioni prelevati da specie selvatiche, e scoperto che i beta-coronavirus ospitati appunto nei pangolini sono i più vicini a quelli che stanno infettando l’uomo, con similitudini del 99%. Restano 3 mila non meglio specificate differenze genetiche e per questo, avvisa il comunicato con una prudenza figlia, probabilmente, degli errori comunicativi delle scorse settimane, non c’è ancora la sicurezza assoluta che le cose siano andate così. Ma al momento – sottolinea – questa sembra l’ipotesi più plausibile, anche perché il 70% dei pangolini analizzati ospita coronavirus.
Diversi ricercatori hanno criticato il fatto che non siano stati resi noti dati scientifici sulle riviste specializzate e sottolineato, come già avvenuto con i serpenti, che questo tipo di studi richiede molto più tempo. Ma resta il fatto che, questa volta, la tesi è ufficiale.
Origine del coronavirus: le ipotesi
Nelle prime settimane, con improvvida fretta, alcuni ricercatori cinesi (ma senza l’avvallo del governo) avevano pubblicato uno studio che indicava nei serpenti la specie serbatoio. Poco dopo si era capito che, quasi certamente, il primo ospite non andava ricercato nei serpenti, ma nei pipistrelli. Si era però anche detto, da subito, che doveva esserci qualche specie di passaggio, perché i pipistrelli, così come i serpenti, non erano venduti al mercato di Wuhan. Da qui lo sforzo per identificare la specie che sarebbe stata infettata dai pipistrelli, per poi trasmettere il nuovo coronavirus all’uomo.
In realtà neppure i pangolini sono venduti ufficialmente al mercato di Wuhan né altrove, ma il commercio illegale, in questo caso, è molto fiorente: è stato stimato che tra il 2000 e il 2013 siano stati venduti più di un milione di pangolini nel paese. Inoltre tra il 2016 e il 2019, 52 operazioni di polizia hanno individuato 206 tonnellate sul mercato illegale, e nel mese di dicembre ne sono state intercettate altre 10 tonnellate a Wenzhou, nella provincia di Zhejiang. Numeri che costituiscono una prova indiretta ma molto indicativa di quanto, al di là dei divieti, sia florido il loro commercio. Del resto, il pangolino è considerato una prelibatezza, ed è presente nella medicina tradizionale, come raccontava un articolo di Nature nel 1938, invitando a intensificare la protezione già prevista da alcune leggi coloniali e locali.
La ricerca continua
Mentre gli sforzi sono concentrati sul contenimento della malattia, proseguono dunque le ricerche epidemiologiche sul campo, considerate molto importanti per prevenire prossimi spillover (salti di specie) ed eventuali mutazioni. Del resto, lo stesso è stato fatto con la SARS nel 2003. Dopo mesi di indagini si è scoperto che l’animale intermedio era la civetta delle palme comune (Paradoxurus hermaphroditus), che non è affatto una civetta ma un mammifero arboricolo, mentre nella MERS, un’altra malattia da coronavirus che colpì soprattutto il Medio Oriente nel 2012, gli ospiti intermedi erano stati i cammelli. I pipistrelli funzionano spesso da serbatoio primario, perché hanno un sistema immunitario che consente loro di non ammalarsi, e sono quindi quasi sempre presenti nelle catene di trasmissione, ma i veri guai nascono quando da questi si passa ad altre specie che vivono più a contatto con l’uomo.
La caccia all’animale-untore, comunque, inizia a dare frutti: come riferisce anche Nature il 30 gennaio la Cina ha varato norme molto più severe di quelle precedenti sul commercio illegale di animali, non solo nei mercati, ma anche nei ristoranti, e il 10 febbraio ha annunciato una stretta ulteriore, volta a sradicare definitivamente tutte le vendite fuori legge di animali vivi per l’alimentazione umana (o per la medicina tradizionale), unico provvedimento che può davvero ridurre questo tipo di rischi anche per il futuro. E, contemporaneamente, salvare un animale presente sulla terra da 45 milioni di anni, che detiene un triste record: tra le specie protette è quello più cacciato, e uno di quelli più a rischio estinzione.
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Giornalista scientifica
Dopo 45 milioni di vita retta e integerrima secondo la loro fisiologia il pangolino verrà processato per essere il vettore intermedio del corona virus? Mi piacerebbe sapere cosa significa sospettarli del crimine , da un punto di vista pratico cosa comporterà per la specie già messa in pericolo di estinzione da parte della super-razza umana?
Abbiate pazienza ma ho letto e riletto l’articolo e non capisco il nostro modo di esprimerci.
Riguardo alla medicina tradizionale cinese nutro un odio sfegatato per l’utilizzo di parti di animali di qualsiasi genere , nel campo delle piante tanto di cappello ma per il resto sono veramente pessimi.
Grazie.Non poteva spiegare meglio le due perplessità. Ma cosa fare intanto?!
Sig. Gianni , il suo dubbio proviene da un’ interpretazione della parola “responsabilita’ ” che , riferita a questi animali , esclude la componente ‘intenzionale’ . Si parla di cause , non di responsabilia’
Ovviamente quando si antropizza un animale definendolo “responsabile” di un’epidemia si sta usando una forma retorica… non tutti i testi vanno interpretati alla lettera.
Nell’antichità però processare e mettere al rogo animali “colpevoli” di un crimine era invece normale, per fortuna i tempi non sempre cambiano in peggio.
Mauro
Ovviamente nessuno pensa di “punire” i pangolini, anzi. Nessuna pensa che ci siano colpe da parte degli animali che fanno da vettore. Se sarà confermato che sono loro la specie-ponte, si intensificheranno gli sforzi per far sì che nessuno li mangi o li usi per nessuno scopo, come si dice anche in fondo all’articolo. Dovrebbe già essere così, visto che sono teoricamente iperprotetti dal 2016 in tutto il mondo, ma poiché fanno parte della tradizione orientale (culinaria e farkaceutica), c’è ancora un enorme mercato ILLEGALE.
Scoprire quali sono gli animali che, per colpa dell’uomo, fanno da vettori, è davvero fondamentale sia per prevenire futuri salti di specie, sia per capire che cosa fare oggi (per esempio per farmaci e vaccini), e che cosa aspettarsi (mutazioni genetiche etc). Lo spiegano oggi due articoli del New Yort Times e della BBC, tra gli altri, e lo dicono tutti i ricercatori del campo da anni e anni.
La scienza deve sempre avere in mano tutte le possibili informazioni per poter lavorare al meglio, anche se il pangolino sembra lontanissimo da un possibile farmaco per l’uomo. Non è così: capire la biologia del virus e dell’ospite è essenziale per capire come contrastare le zoonosi che hanno fatto lo spillover
La signora Codignola ha risposto correttamente secondo il verbo tecnico-scientifico e quindi rimane solo da dire senza acrimonia che se le parole hanno ancora un significato , associare ad una specie innocente le parole sospetto e colpevole sono fuori luogo, per me. E se fossi un pangolino cambierei il mio status sociale da “preoccupato” a “molto preoccupato”.
E’ vero che attualmente sono note solo alcune specie di virus animali che danneggiano anche l’uomo ma …non ci si dimentichi che i virus provengono da tutte le specie animali , sono in continuo mutamento anche senza il nostro intervento e anche i nostri virus provenienti dalla morte cellulare mutano in continuazione portando comunque a un equilibrio che ogni tipo di veleno organico o inorganico anche in quantità piccole può alterare con conseguenze sconosciute e in sequenze infinite che solo l’intelligenza artificiale riuscirà forse a quantificare, per concludere cerchiamo di non vantare certezze che oggi esistono e domani forse no, tutto quello che la scienza ha costruito per neutralizzare le altre forme di coronav. non valgono per questa lieve modifica odierna da molti ritenuta nemmeno troppo pericolosa.
Per rispondere alla domanda della sig.ra Anna e non potendo per motivo di sintesi ed essendo argomento troppo tecnico e ostico anche per me dirò che gli sforzi degli scienziati assomigliano alle fatiche di Sisifo, eroe greco furbo e imbroglione, che ogni giorno portava un masso in cima alla montagna e continuamente il masso rotolava di nuovo giù , per l’eternità.
Infine poichè una martellata spacca un guscio di noce ma deforma solo temporaneamente una palla di gomma e poichè il nostro corpo ha difese molteplici ed efficaci verso molti veleni io cerco di tenere le difese immunitarie oliate ed efficienti, e al mio personale pallottoliere aggiungo una ragione in più per evitare carne specialmente di animali selvatici.
scusate ma questi il pangolino se lo mangiano da decenni o magari da sempre..e giusto giusto adesso è lui il vettore..non mi torna molto la storia..
Mangiare carne cotta che rischio comporta?
Mi rispondo da solo : penso nessuno
L’infezione avviene nel momento in cui il pangolino selvatico viene catturato, il virus passa al cacciatore che poi infetta il commerciante che poi infetta il ristoratore… che poi infetta il manager lombardo che con poche ore di jet porta in prima classe il contagio in Italia.
Vabbè l’ultima parte ovviamente è solo una battuta, ma la catena di contagio è quella e la carne cotta o cruda non c’entra per nulla, il virus lo si inala o lo si traferisce con le mani sporche agli occhi o alle mucose.
Mauro
Lungi da me l’intenzione di pubblicizzare vegetarianismo o altro , sono scelte personali e basta.
Però in questo caso il selvatico se ne starebbe beato nel suo ambiente se qualche umano non andasse a cercarlo , cacciandolo , uccidendolo , scuoiandolo e vendendolo al mercato , poi qualcun altro lo acquista , lo pulisce (spero per chi lo mangia ma non tutte le culture sono simili) e lo cucina per se stesso o qualcun altro ancora.
Tutte queste operazioni prevedono contatto ( protetto?) tra umano/i e selvatico con alcune conseguenze che possiamo immaginare.
Ma il problema non sono le presunte irresponsabilità dei pangolini , serpenti o pipistrelli e le somiglianze tra forme virali che tutti ospitiamo e che variano in continuazione…quantunque non sia nostra esclusiva prerogativa modificare l’ambiente e le forme viventi circostanti grandi o microscopiche , al momento l’unica certezza è che con i veleni industriali , con i pesticidi agricoli , con gli interferenti endocrini e con le droghe sintetiche e gli antibiotici che
spargiamo con allegra noncuranza noi stiamo riformando in maniera irreversibile gli equilibri terrestri naturali organici e inorganici…..poi dobbiamo credere alle favolette su vittime e carnefici, permettetemi di dubitare.
Perchè nel nostro gergo trionfale modifica e riforma sono sempre giudicate in versione vantaggiosa per tutti ma quasi mai è così.
Intanto in Cina, dopo la notizia dei nuovi casi di Sars, per contrastare la diffusione del virus il governo ha deciso di uccidere migliaia di esemplari di zibetto e di avviare una massiccia disinfestazione contro ratti e scarafaggi.
Furono infatti i medici dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel gennaio 2003, a dare l’allarme sulla possibile trasmissione del virus della Sars da parte di questi piccoli felini, che in Europa sono usati soprattutto dalle industrie profumiere ( altra disgrazia per la specie) e che nello Guangdong sono considerati una prelibatezza gastronomica. Un portavoce del centro per il controllo delle malattie a Guangdong ha annunciato ora che il campione del gene del virus, isolato da un paziente ritenuto un caso sospetto di Sars nella provincia, era molto simile al coronavirus isolato negli zibetti (99,8%).
“Potrebbe essere l’inizio di un’altra epidemia”, ha spiegato K.Y. Yuen, professore dell’Università di Hong Kong.
(5 gennaio 2004)
Sarà cambiato qualcosa o no in Cina dal 2004 al 2020?