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alimenti in tavolaRiceviamo una lettera dal blogger Leonardo Rubini, in relazione a un articolo da noi pubblicato a proposito delle paleo-diete.

 

Ho letto l’interessante articolo del dott. Spisni, nel quale viene citato il mio blog relativo alle Malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) e mi sembra utile fornire alcune informazioni, sempre nel rispetto della ricerca scientifica (che, bisogna ricordarlo, è un “work in progress”) e delle altrui opinioni. La terapia alimentare è un più che valido strumento per migliorare e spesso portare in remissione le MICI. Come faccio a dirlo? Be’, ci sono due elementi che sono alla base di questa affermazione: uno è empirico e l’altro è teorico.

Per il primo punto chi è interessato può contattarmi per poter comunicare con le persone che curano decine di pazienti affetti da queste patologie. I dati parlano chiaro: almeno il 70% di chi intraprende questa strada riesce a raggiungere dei risultati ottimi nell’arco di 3-6 mesi.

Certo, è un metodo che ribalta le impostazioni tradizionali, ma soprattutto richiede un atteggiamento attivo da parte del paziente, che non deve più vivere nell’idea che l’intervento esterno sarà quello risolutivo (vedi farmaci, integratori o chirurgia), ma impara un nuovo stile di vita che lo porterà a prendere sempre più consapevolezza degli strumenti migliori per occuparsi della propria salute. In questo ambito, il medico è un supervisore e una sorta di insegnante, capace di impostare la cura e supportare il paziente nei momenti critici.

Per quanto attiene l’aspetto teorico, e più precisamente ai problemi di infiammazione, va detto che questa  è all’origine di praticamente tutte le malattie moderne, dalla sclerosi multipla alle malattie coronariche, dalla psoriasi agli ictus. Si infiammano le pareti arteriose, si infiammano gli organi, ecc. A questo proposito esiste una letteratura scientifica impressionante che qualunque ricercatore è in grado di visionare su internet attraverso i canali classici. Ed è altrettanto dimostrato che una corretta alimentazione, che richiede l’eliminazione o la notevole riduzione di determinati cibi, sia in grado di abbassare notevolmente i livelli infiammatori. Oltre al fatto che mangiando bene si controlla il comportamento ormonale, con una serie di conseguenze a cascata del tutto vantaggiose, abbiamo anche la possibilità di riequilibrare il rapporto omega 3/omega 6, fondamentale per abbassare i livelli infiammatori.donna malata a letto

Detto questo, posso tranquillamente accettare il fatto che si possa non essere d’accordo con l’aspetto teorico, qui molto brevemente accennato, ma poi interviene quello empirico che, come si suol dire, taglia la testa al toro. A questo proposito, sappiate che non molto tempo fa ho lanciato un appello in rete per poter effettuare uno studio scientifico specifico su queste malattie, chiedendo la collaborazione di enti, istituzioni, associazioni, ecc. Ma la mia era più una provocazione che una reale speranza, sapendo bene che la ricerca scientifica è costosa e viene fatta nella maggior parte dei casi dalle case farmaceutiche, le quali sponsorizzano anche le associazioni dei malati. Un circolo vizioso che non può portare a nulla di buono, come tutti i conflitti d’interesse. Non saranno di certo le industrie che producono farmaci a finanziare una ricerca volta a dimostrare come sia possibile vivere senza!

Riassumendo, se un ricercatore aspetta di leggere uno studio specifico sulle MICI e la loro correlazione con l’alimentazione, probabilmente morirà col dubbio. In sostanza si tratta di “unire i puntini”, che sono davvero numerosi. Questo lavoro è stato fatto dal sottoscritto, ma anche da tanti altri pazienti-impazienti che oggi sono in rete. Il vantaggio delle moderne tecnologie è proprio questo: potenzialmente la conoscenza è nelle mani di tutti, basta impegnarsi e i risultati si ottengono.

Ma torniamo un attimo all’articolo citato e alle considerazioni fatte sulla paleo-dieta. Prima di tutto, volendo fare chiarezza, non esiste UNA dieta paleo di riferimento. Chi ha studiato questi aspetti sa benissimo che dai riscontri antropologici passati e presenti (le poche popolazioni di cacciatori-raccoglitori ancora esistenti) si evincono diversificazioni notevoli nella composizione delle loro diete. Ma una cosa è sicura, cereali, legumi e latticini non venivano consumati. Su questi ultimi ho da fare un appunto al dott. Spisni quando parla di “tolleranza genetica al latte”.

Suppongo si riferisca all’enzima che serve a digerire il lattosio. Be’, ridurre la questione “latte” al lattosio non è sufficiente. C’è ben altro che deve preoccupare nel medio e lungo periodo ed è la caseina, la proteina presente in latte e derivati.

La scelta fatta decine di migliaia di anni fa dall’uomo di sostenersi e crescere grazie all’allevamento e all’agricoltura, come tutte le scelte, ha i suoi pro e i suoi contro: l’incredibile squilibrio alimentare tra paesi poveri e ricchi (che hanno una notevole ingerenza sulle sorti dei meno fortunati), la spaventosa epidemia di malattie croniche nelle nazioni sviluppate e il raggiungimento della quota dei 7 miliardi di esseri umani su questo pianeta, direi che sono tutti elementi che non pongono a favore di questo modello agroalimentare. Vi domanderete il perché, giustamente. Cosa c’entra il fatto che siamo così numerosi con la dieta? Per chi volesse approfondire, il libro di Michael Pollan “Il dilemma dell’onnivoro” è molto utile, ma mi limito ad accennare al fatto che l’attuale sistema agroalimentare si basa sul petrolio. Abbiamo estratto questo elemento per decenni in quantità inimmaginabili, senza renderci conto che sono stati necessari milioni di anni per formare queste riserve energetiche, per cui ci stiamo ancora oggi illudendo di poter vivere sopra le nostre reali possibilità all’infinito e che la popolazione mondiale possa aumentare senza limiti. Lo so, molti di voi ritengono di essere consapevoli di questo aspetto, ma penso che la vera consapevolezza, una volta appresa, porti a un cambiamento delle proprie azioni e non si limiti a dei pensieri. Sia chiaro, mi metto anch’io in questo gruppo, sappiamo benissimo che non è facile farlo.

mucche in pratoDetto questo, ci tengo a precisare che è questo modello agroalimentare che non può funzionare. È basato sul petrolio, come detto, e sui cereali. Questi ultimi vengono coltivati in monocolture immense che inaridiscono i terreni e li rendono infertili, per cui è necessario un intervento chimico notevole per poter continuare a sfruttarli. La maggior parte dei cereali non è per l’uomo, ma per gli animali negli allevamenti; animali che non sono affatto adatti a questo cibo e le cui carni subiscono le conseguenze cui accennava anche il dott. Spisni. Sostanzialmente viviamo in un mondo al contrario e posso capire il punto di vista di un ricercatore che si limita al proprio ambito e non ha modo di guardare oltre perché oberato di lavoro. Proprio per questo ho chiesto alla redazione di poter intervenire, con l’esclusivo intento di contribuire in modo costruttivo e non polemico. Se vogliamo davvero preoccuparci della sostenibilità alimentare, non è dicendo che tutti gli abitanti del pianeta non possono mangiare proteine animali, ma spiegando che questo modello non lo permette, sia per motivi quantitativi che per motivi ecologici.

Ripartiamo dal nostro paese, rifondiamo l’agricoltura e l’allevamento. Badate bene, si tratta di ripristinare un sistema che funzionava fino a poche decine di anni fa. Dobbiamo tornare a curare il nostro settore primario e riappropiarci delle rosee conseguenze economiche e sanitarie di questa scelta. Il più che rodato modello della fattoria ha fatto prosperare l’umanità, in questo ambito non esistono gli scarti, non c’è inquinamento e i prodotti sono molto più sani. Le vacche pascolano e mangiano erba, non granaglie, per esempio. Vi rimando a un documentario bellissimo su questo argomento, dove troverete il grande Joel Salatin (personaggio di spicco negli USA a difesa della fattoria e in contrapposizione con gli allevamenti intensivi) dal minuto 42:25. Attuando questo sistema, cioè armonizzando la nostra vita con i cicli naturali, la popolazione mondiale si adatterà di conseguenza, sia nel numero che nell’approccio, come è sempre stato nella storia dell’uomo, ma anche in quella di altre specie. Quando una popolazione ha impattato nel modo sbagliato con il suo ambiente, la conseguenza è sempre stata l’estinzione. Concludendo, è ora di finirla di vivere da consumatori consumati, basta essere passivi, possiamo e dobbiamo iniziare a riprendere in mano il nostro destino.

Leonardo Rubini

 

Risponde Enzo Spisni, ricercatore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bologna e docente al Master di Alimentazione ed Educazione alla Salute.

 

Ho citato Rubini nell’articolo sulle paleo-diete perché ci eravamo già confrontati con uno scambio di e-mail che forse lui stesso ricorderà. Il punto è che, come dice lui, non esistono studi scientifici in grado di dimostrare la validità di queste diete (sul perché non mi addentro). Esistono invece varie esperienze personali (ho citato appunto il suo post) ognuna con modelli differenti e con eliminazione selettiva di alimenti diversi (il latte è forse l’unico in comune) in malati di Malattie Croniche Infiammatorie Intestinali (MICI).

Parlando con i clinici esperti di MICI con i quali collaboro attivamente da diversi anni, abbiamo concordato sul fatto che è pericoloso illudere i pazienti parlando loro di diete “miracolose” perché queste sono patologie serie che richiedono interventi farmacologici spesso molto “pesanti” che non possono e non devono essere abbandonati in favore di rimedi certamente meno efficaci (e non dimostrati), col rischio di incorrere in pesanti ricadute. Una corretta o diversa alimentazione può aiutare i pazienti di MICI, questo si deve dire, ma non esiste una dieta standard buona per tutti e, se si esclude l’eliminazione del latte, diversi soggetti hanno mostrato di tollerare o non tollerare alimenti differenti. Quindi il percorso alimentare può essere fatto in questi pazienti, ma in accordo e con la supervisione del medico e del nutrizionista, e non in autonomia, seguendo i suggerimenti di un sito web.

Enzo Spisni

 

 

 

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Roberto
Roberto
21 Gennaio 2013 14:33

Trovo la risposta del Dr. Spisni un pò lacunosa,frettolosa e un pizzico superficiale. Rubini parla della sua esperienza (e di quella di tanti altri malati come lui) ma non cita nessun rimedio miracoloso,nessuna dieta standard,nella home page del suo blog c’è scritto a caratteri cubitali di seguire con estrema attenzione le indicazione del medico senza fare di testa propria.
Dove sarebbero questi miracoli che illudono la gente?

Leonardo Rubini
21 Gennaio 2013 16:18

Gentile Spisni,
sposo appieno la sua affermazione. Non a caso, chiunque mi contatti per chiedere aiuto, viene indirizzato da un professionista. Sono contrario al “fai da te” e non do mai consigli specifici. Mi limito a informare e a spiegare meccanismi che spesso, mi duole dirlo, i “clinici esperti di MICI” ignorano. Per il resto, le numerose remissioni e il benessere raggiunto dai tanti che hanno scelto di seguire questa strada parlano da soli.
Chiudo con una battuta, me la deve: visto che i professionisti con i quali collabora sono così tanto interessati ad aiutare i malati di MICI a stare bene, perché non finanziano lo studio che propongo? Mi bastano 10 malati, per cominciare. E sa che le dico? Se non si ottengono i risultati sperati, i soldi glieli rimborso di tasca mia! Come recita il personaggio di un noto film: “Questa è una proposta che non può rifiutare!” 😉

Gabriele
21 Gennaio 2013 17:11

Caro Dottore,

siamo tutti d’accordo di non poter promettere diete miracolose a chi soffre di patologie serie. Mi sembra che su questo punto Leonardo non abbia istigato alcuno a seguire le diete online. Quello che purtroppo accade nella realtà è che molti seguono diete sui giornali di vip ed improvvisati nutrizionisti, magari solo perché “famosi”. Ma tant’è..

Come Leonardo (e molti altri), faccio parte della schiera dei “sopravvissuti” in gran parte grazie al cambio drastico della mia alimentazione e la conseguente adozione della Paleo.

Come la storia ci insegna, sono spesso le persone con le spalle al muro, in stato di grande difficoltà e che si trovano non di rado a combattere soli contro tutti lo status quo per portare alla luce una verità nascosta. Qui, non dovremo passare attraverso le vicissitudini di Giordano Bruno per essere riconosciuti, tuttavia gli interessi di qualche lobby prevarrà sempre, e far emergere ciò che è meglio per la salute del paziente è alquanto complicato.

Se lei chiede a dieci dei suoi colleghi della Dieta Paleo, con molto probabilità, molti di questi non l’avranno mai neppure sentita nominare.

E’ grazie a qualche capitano coraggioso che sappiamo molte cose. Io mi accodo a quelli che hanno saputo tramite la ricerca empirica di altri e sono riusciti a superare tutti i guai di salute. Capisco bene la sua posizione di medico, tuttavia ci sono ormai decine di dottori negli Stati Uniti (e non solo) che adottano la Dieta Paleo per curare gran parte dei disturbi summenzionati. Con ottimi risultati, tra l’altro.

Inoltre, è giusto ricordare che la gran parte delle persone che trova una soluzione con la Dieta Paleo non ha più bisogno di medicinali né di medici. Si tratta di persone che si documentano (sì, anche online) e le loro storie (di cui la rete è piena) sono la testimonianza più importanti. Senza l’etichetta né lo sponsor di qualche multinazionale.

Anche l’Italia arriverà. Con calma, ma arriverà.

Piero
Piero
21 Gennaio 2013 17:20

Carissimi, sono un malato di MICI da ormai 20 anni e leggendo i vostri blogg posso dirvi che avete ragione tutte e due ovvero:
1) Ha ragione Leonardo, che conosco via mail da alcuni mesi, quando parla di diete per aiutare ad abbassare/eliminare stati infiammatori. Ho iniziato la dieta a Zona, seguito da un nutrizionalista, da 20 giorni e posso dire che ho già visto dei miglioramenti (aumento di energia, meno stati di insonnolenza durante la giornata, colon più tranquillo, ecc.).
2) Ha ragione il Dott. Spisni quando dice che le MICI sono malattie serie da non sottovalutare. Guai sottovalutare stati gravi e dire stop a trattamenti farmacologici!
In questi anni mi sono fatto un’idea sulle MICI:
– le malattie infiammatorie intestinali nascono da una carenza della flora batterica intestinale causata da uno stress psicologico/farmaceutico avvenuto circa un anno o 1 anno e 1/2 prima della diagnosi della malattia.
Io sono quasi sicuro che la mia RCU è nata in seguito ad una cura antibiotica (rifanpicina) per curare una pleurite (circa 1 anno prima della diagnisi della mia RCU).
Sarebbe bello sapere se altri malati di MICI hanno avuto condizioni di stress psicologico/farmaceutico.

Gabriele
Gabriele
Reply to  Piero
1 Febbraio 2013 21:49

Ciao anche io ho combattuto per più di 15 anni con la mia RCU, ma purtroppo fra qualche giorno sarò in sala operatoria, non c’è proprio più niente da fare, ma tornando all’esordio della mia malattia ricordo di aver fatto anche io uso massiccio di rifampicina, per frequenti e fortissime tonsilliti, qualche tempo prima. Il sospetto che potrebbe esserci un nesso fra le due cose l’ho sempre avuto, oggi forse ne ho qualcuno in più. Continuiamo a cercare nella speranza di arrivare alla meta e sconfiggere questa maledetta malattia, perché non rovini più la vita di tante giovani persone

Gianluca
Gianluca
21 Gennaio 2013 17:41

Io sono passato da 4 antiinfiammatori intestinali, gastroprotezione, cortisone e antiinfiammatorio cioè Indoxen 100 mg (quindi 7 farmaci) al giorno a zero in pochi giorni, ormai da un anno e senza ricadute, come? eliminando un cibo alla volta di quelli che mi davano fastidio, facendo un dettagliato diario di bordo. Non c’è infatti una dieta generale per tutti, per quello che è la mia esperienza, ma ogniuno deve vedere come reagisce ad un determinato cibo. Ah, dimenticavo gli esami del sangue sono praticamente perfetti, la VES dopo decenni è rientrata nei parametri perfettamente. Ogni tanto incappo in un cibo che non va bene, lo metto nella lista dei sospetti, se il problema si ripresenta una seconda volta lo metto nella lista dei cibi da evitare. Non ho più un mal di testa e nemmeno un dolorino…
Dimenticavo, la malattia che mi è stata diagnosticata è la spondiloartrite.

Ciao a tutti
Gianluca

angelo scaperrotta
angelo scaperrotta
21 Gennaio 2013 18:10

Salve a tutti, vorrei dare il mio piccolo contributo alla discussione riportando la mia esperienza di malato di MICI (proctite aftoide). Premetto che, colpito in forma leggera, io non ho mai assunto farmaci e questo mi ha permesso di intraprendere lo stile alimentare “paleo” senza particolari preoccupazioni. Nessuna persona di buon senso potrebbe interrompere la cura farmacologica senza la guida di un medico e in modo non graduale!! Lo spirito con cui ho iniziato è stato critico ma aperto a verificarne per un breve periodo i risultati. Che sono stati evidenti dopo poco, circa un mese, ma non definitivi. Convinto di essere sulla strada giusta mi sono affidato ad un medico da circa un mese e mezzo, i risultati non si sono ancora stabilizzati ma c’è stato un ulteriore miglioramento. Concordo con il dott. Spinsi che la terapia alimentare va tarata su base personale facendo delle prove anche su alimenti ammessi dalla paleo diet, ma non cambiando i cardini (no cereali, legumi, latte e derivati). Sulla sostenibilità di uno stile alimentare siffatto su larga scala, una riflessione è doverosa , quello attuale ( cereali, latte, bibite zuccherate ecc) non è di certo.

giuseppe grieco
giuseppe grieco
21 Gennaio 2013 18:28

Per il dottor Spisni, volevo solo dirle che da 1 anno e mezzo seguo la dieta zona una variante meno rigida della paleo e devo dire che sto’ benissimo. Ho smesso da 1 anno di prendere farmaci. Sono intenzionato a continuare cosi’ e se un giorno dovessi avere una ricaduta, pazienza, vorra’ dire che tornero’ a prendere il cortisone e la mesalazina. Sono pero’ convinto che lei abbia ragione sul fatto che la dieta non debba essere uguale per tutti, mica siamo tutti uguali, io per esempio tollero benissimo i legumi, ma malissimo latte e cereali. Distinti saluti
PS: dimenticavo, sono malato di RCU da 12 anni

Marco
Marco
21 Gennaio 2013 19:11

Concordo con Rubini sul fatto che non basti seguire l’equazione facile pillola = guarigione, in quanto entrano in gioco aspetti psicologici, di fitness, di compliance non trascurabili nel percorso di riequilibrio che segue la presa di coscienza di una malattia cronica. Ben vengano quindi una ricerca (anche sui siti web!) ed una sperimentazione attiva da parte del paziente su tutti questi fronti, senza ovviamente cadere nell’errore opposto sottolineato da Spisni di negare l’utilità dei farmaci o dell’ausilio di medici esperti (e sottolineo esperti, perché se ne sentono veramente di tutti i colori!).

Daniele
Daniele
21 Gennaio 2013 22:36

Salve Dott. Spinsi.

Ho letto con molto interesse l’articolo.
Da malato di MICI dal 1999 che ha ricevuto trattamenti farmacologici spesso molto “pesanti” e, infine, da persona che ha intrapreso la paleodieta…credo di poter dire la mia.

Non voglio scrivere per fare l’elenco dei benefici che questo stile alimentare mi ha dato…le mie risposte me le ha già date l’esperienza personale…come per chiunque altro.

C’è un aspetto però a cui tengo molto. Spesso i medici confondono ,o magari vedono di cattivo occhio, il modo in cui ,chi ha deciso di far conoscere la propria esperienza con questo regime alimentare, si propone agli altri…malati di MICI o meno.

Personalmente posso dire di non aver mai incontrato nessuna “Wanna Marchi” della situazione intenta a proporre “diete miracolose” …ma ho incontrato altri “colleghi di patologia” che,a loro volta, seguiti da un nutrizionista serio hanno intrapreso un percorso nel quale due aspetti fondamentali erano le premesse fin dall’inizio:

– Non vogliamo venderti nulla,non vogliamo dare
illusioni… ti chiediamo solo di provare a cambiare abitudini alimentari. Sarai tu, col tempo, a dare un giudizio sulla sua efficacia o meno.

– Non abbandonare o modificare nessuna terapia farmacologica senza il consulto del tuo gastroenterologo.

Sarebbe davvero un peccato se i medici dovessero confondere il cambio di una dieta con l’incosciente abbandono di ogni terapia in nome di chissà quale miracolo.

Sarò un utopista ma mi piacerebbe vedere un sistema nel quale medico gastroenterologo e nutrizionista possano collaborare assieme al paziente… senza che sia quest’ultimo a doversi informare in maniera autonoma per far collimare le due cose (medicina + nutrizione) e potersi garantire così la migliore salute possibile.

Purtroppo le assicuro che non sono molti (io non ne ho mai incontrati in 14 anni) i medici che vedono nell’alimentazione un forte alleato contro le MICI…oltre che un validissimo sostegno alle terapie farmacologiche.

Credo che solo un malato possa capire se una cosa funziona o meno…io personalmente credo che l’attuale modo di curare le MICI che la società promuove…ovvero col solo sostegno farmacologico…non offre al malato la migliore salute possibile.

Se la collaborazione da me descritta sopra potesse essere incentivata dagli stessi medici si farebbe un grosso passo in avanti…tutto sommato, una volta chiariti alcuni aspetti ,si tratterebbe solo di alimenti…solo alimenti.

Saluti.

Lorenzo Bolognini
Lorenzo Bolognini
21 Gennaio 2013 23:50

A me invece ogni tanto viene il dubbio sul perchè nessuno mette in dubbio gli studi “scientifici”. Certo sono verificabili e riproducibili ma è il fatto che lo siano non implica che qualcuno si prenda la briga di confermarli e perciò rimangono né più né meno autoritativi dell’esperienza dei testimoni di cui parla Rubini. Non capisco tutta questa cautela verso le fonti “alternative” (che per quanto limitate come campione sarebbero anche’esse dimostrabili se qualcuno se ne prendesse la briga) e l’assoluta certezza di attendibilità che si ha nei confronti delle fonti “scientifiche”.

Emiliano
Emiliano
Reply to  Lorenzo Bolognini
24 Gennaio 2013 08:20

Lorenzo…credo che mi conosci…puoi contattarmi in pvt?

Alberto
Alberto
22 Gennaio 2013 13:54

Mia moglie, affetta da RCU, era arrivata ormai ad essere dipendente dal cortisone (appena abbassava la dose ritornava in fase acuta) e dopo quasi un anno di cortisone (avete idea di quale effetto fa un anno di cortisone?). Si è trovata davanti ad un bivio: passare agli immunosoppressori o cambiare strada. Grazie a Leonardo abbiamo capito che esistono delle alternative (badate bene il gastroenterologo continuava a sostenere che l’alimentazione non c’entri NULLA con la malattia).
Dopo pochi mesi di dieta (non stretta come la paolo ma poco ci mancava) è riuscita via via a scalare il cortisone (sotto controllo medico) e a tornare a vivere normalmente.
Non è guarita di certo, ci sono i giorni no, ma ormai ha imparato a conoscerli e a prendere le dovute contromisure.
A quasi un anno e mezzo di distanza il suo gastroenterologo si è rifatto sentire chiedendo come mai non si fosse più fatta viva. Lei gli ha spiegato tranquillamente la situazione e cosa stava facendo.
Lui ha accettato la decisione dichiarandosi a disposizione per qualunque esigenza…ma secondo voi quanto era interessato a conoscere veramente a fondo il perchè e percome una sua paziente è uscita da un pozzo senza fondo?
Quando un nuovo paziente entrerà nel suo studio, ci scommetto, continuerà a sostenere che l’alimentazione non c’entra nulla.

Gianluca
Gianluca
Reply to  Alberto
23 Gennaio 2013 22:01

@Alberto. Suggerisco a tua moglie di prendere nota di tutto quello che mangia, meglio se fa dei piatti unici. Quando si verificano delle fasi acute, esaminate il diario di cosa è stato mangiato e fate delle correlazioni tra i cibi. Sicuramente ci saranno delle coincidenze. Sospendete i cibi sospetti. Osservate poi se la situazione migliora. A distanza di tempo reinserite il cibo sospetto per una seconda verifica. Se la fase acuta si ripresenta il cibo in questione è un probabile candidato ad essere eliminato dalla dieta. Ciao Gianluca

Fabio R.
Fabio R.
22 Gennaio 2013 16:04

E’ strabiliante la nolontà con cui date le “varie esperienze personali” non ci si decida finalmente a varare un piano di “studi scientifici” in merito all’argomento.

Pino
Pino
22 Gennaio 2013 19:48

Buonasera,
sono lieto di poter rispondere ai “Dogmi” con risultati meritevoli di essere presi in considerazione poichè testati in prima persona, sulla mia pelle.Il medico, essendo uomo di scienza, dovrebbe vagliare, studiare, approfondire se effettivamente certi “inconsueti protocolli” possano produrre una vita migliore a talune persone colpite da certe patologie.
Gli uomini di scienza sanno che i “Dogmi” hanno impedito, talvolta, il naturale progresso dell’uomo nei confronti dei diritti umani, della medicina, della astronomia, della tecnica, etc etc.
Galileo Galilei subì un processo per eresia poichè i suoi studi sovvertivano quanto invece prevedevano le Sacre Scritture. Ora io non ho intenzione di paragonare l’illustre scienziato al Sig. Rubini, non ci penso assolutamente ma difendo il modo di proporre le sue idee e mi auguro che altre tesi possano venir fuori dal dibattito e dallo studio.Oltretutto non dovrebbe essere trattato con sufficienza o addirittura come un millantatore visionario. Non è illuminante il dispensare critiche, partendo da preconcetti, a chi si impegna quotidianamente a cercare di migliorare le proprie condizioni di salute.
Illuminante è prendere in considerazione certe proposte senza “Dogmi”, studiarle, analizzarle,verificare il loro effettivo risultato e se possibile migliorarle.
Grazie. Pino

Pino
Pino
22 Gennaio 2013 20:28

Ah, dimenticavo …. dopo avere intrapreso questo “stravagante” stile di vita sto decisamente , effettivamente …. finalmente … MEGLIO .
Pino

Stelo
Stelo
24 Gennaio 2013 11:54

Vorrei riccordare ai signori medici il giuramento di Ippocrate… quel signore che diceva “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo.”
Perchè ricordate solo e sempre la seconda parte? Perchè nelle facoltà non vi insegnano la prima?
La medicina moderna è una cosa meravigliosa, ma non dimentichiamo il potere dei cibi sul nostro delicato equilibrio corporeo.
Meditate!

enzo Spisni
enzo Spisni
24 Gennaio 2013 17:21

Ho letto con interesse e attenzione i tanti commenti arrivati. Rispondo (con ritardo) al sig. Rubini, che mi sembra il portavoce di tanti. Se dipendesse da me, o dai medici che riescono nonostante tutto a continuare a fare ricerca scientifica, uno studio clinico sull’effetto di una paleo-dieta standard, o personalizzabile, potrebbe cominciare domani mattina. Le cose purtroppo non sono così semplici e, quando si parla di sperimentazione sull’uomo, si complicano abbastanza. E il problema di reperire i finanziamenti necessari è certamente il primo da affrontare, ma non il solo.
Detto ciò, non si possono negare alcune evidenze:
1) l’alimentazione nei malati di MICI è importante e, ne sono certo, sottovalutata;
2) le persone che invece di rivolgersi a nutrizionisti preferiscono adottare diete pubblicizzate sul web o sui giornali (e purtroppo a volte anche nelle farmacie) sono tante, troppe;
3) la carne, soprattutto quella bovina, è meno eco-sostenibile di qualunque altro alimento, anche dei vegetali coltivati in intensivo, in serra, in pieno inverno.
Per il resto, teniamoci in contatto. Non si sa mai che qualche finanziatore venga a bussare alle nostre porte!

ezio
ezio
26 Gennaio 2013 10:37

Una sintesi, una domanda, una conclusione:
-I medici in genere e la ricerca scientifica non accettano e non ammettono il collegamento delle malattie con gli alimenti, salvo qualche rarissima eccezione.
-Come si fa a guarire o prevenire le patologie, se non si conoscono le cause primarie e non sintomatiche che le scatenano?
-In questa situazione di ignoranza e presunzione, nulla possiamo aspettarci, se non un nuovo miracoloso farmaco.

Gioia
Gioia
29 Gennaio 2013 10:43

Gli studi scientifici hanno bisogno di risorse che non si trovano più dalle isitutzioni pubbliche. Il sistema capitalista ci sta facendo dimenticare cosa sia l’idea di collettività, comunità e aiuto reciproco, per cui cerca una popolazione di ciccioni confusi da falsi miti, attenti solo a seguire improponibili modelli con gli strumenti più sbagliati. Ci stanno facendo pensare che tutto il nostro essere sia acquistabile e che le medicine possano rimediare a stili di vita sbagliati. Ci abituano alla soluzione rapida me esterna, contro un’autoregolazione che ci assiste da millenni. Si parla di bioetica, ma sj tratta la gente da cavie proponendoci nuovi bisogni totalmente al di fuori del nostro DNA

Gioia
Gioia
29 Gennaio 2013 10:48

[Continua…] e non è questo un esperimento per vedere come va a finire?
E i programmi di cucina che pullulano in tv proponendoci piatti a basso costo e pieni di ingredienti che non ci nutrono o ci nutrono in proporzioni errate?
È ora che usciamo dal modello medievale in cui ci stiamo rituffando: per paura di non si sa bene che ci stiamo chiudendo il cervello.
Non so come andrà tutto, so solo che io ho dovuto promettere al mio medico di prendere almeno una compressa di mesalazina, anche se adesso dopo 17 anni sto bene, solo perché per lui è inconcepibile. Ovviamente non la prendo.