È passato quasi un anno dalla prima segnalazione, proveniente dal Belgio, di un lotto di sesamo indiano contaminato da ossido di etilene, una sostanza cancerogena e mutagena vietata in Ue. Da allora i richiami, solo in Italia, hanno interessato oltre 220 prodotti e si susseguono con cadenza quasi quotidiana, nel tentativo di togliere dal mercato qualunque prodotto ne contenga anche solo tracce. L’ossido di etilene, infatti, è un contaminante talmente pericoloso che, secondo la Commissione europea, non è possibile definire un valore di concentrazione-soglia sicuro, cioè al di sotto del quale la sua presenza può essere considerata innocua.
Ora a esprimersi è l’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR), che pur allineandosi alla posizione europea, fa un passo in avanti, fornendo dei dosaggi di riferimento, almeno per quanto riguarda i semi di sesamo. Anche in Germania, infatti, c’è un allarme sesamo ed è vietato qualunque contatto tra l’ossido di etilene e gli alimenti, nonostante l’utilizzo come biocida sia permesso in alcune specifiche circostanze.
Per giungere a definire parametri utili, gli esperti del BfR si sono serviti di un approccio messo a punto dall’Efsa e denominato “large assessment factor”, che serve ad attribuire le priorità relative ai rischi associati a una sostanza in base all’utilizzo della stessa e all’urgenza della situazione. Nello specifico, per composti come l’ossido di etilene, si calcola la concentrazione massima a cui si può essere esposti teoricamente anche per ogni singolo giorno della vita, senza correre un rischio di sviluppare un tumore. In altre parole, si valuta se esiste un livello che, pur assunto cronicamente per anni, è associato allo sviluppo di meno casi del valore considerato come soglia (in questo caso pari a una persona ogni 100 mila).
Ebbene, per l’ossido di etilene il BfR, dopo un’attenta analisi della letteratura, ha stabilito che tale valore esiste, ed è pari a 0,037 microgrammi (millesimi di milligrammo) per chilo di peso corporeo al giorno. Si tratta effettivamente di una concentrazione esigua, associata per questo motivo a un livello di rischio basso. Gli autori spiegano però che l’aver definito un valore di relativa sicurezza non significa aver fornito un valore al di sotto del quale si può autorizzare l’uso della sostanza per i prodotti alimentari. Inoltre, in accordo con Efsa, si ribadisce che non vi deve essere nessuna concessione o deroga ai divieti europei, perché l’ossido di etilene è, e resta, troppo pericoloso.
Il documento affronta poi anche il tema del principale metabolita dell’ossido di etilene, il 2-cloroetanolo, che in certe condizioni risulta capace di rimpiazzare quasi del tutto il progenitore. Nei modelli animali questa sostanza è risultata anch’essa mutagena, mentre sulla cancerogenicità non ci sono ancora dati sufficienti per giungere a conclusioni definitive. La Ue li quantifica insieme, e definisce, per i semi di sesamo, una concentrazione massima di 2-cloroetanolo pari a 0,05 mg per chilo, valore che in realtà tiene conto anche della quantità minoritaria di ossido di etilene rimasta. Non ci sono invece dati sufficienti per esprimersi sui metaboliti derivanti dalla degradazione del 2-cloroetanolo. Dati che invece, conclude il rapporto, sarebbe opportuno avere quanto prima, per disporre di una visione il più possibile completa dei rischi associati a questa sostanza e a tutti i composti derivanti dal metabolismo. Nel frattempo, secondo il BfR, si deve considerare questa sostanza alla stregua del suo progenitore, in base al principio di precauzione. Non ci sono al momento motivi per pensare che sia peggiore.
© Riproduzione riservata, Foto: AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista scientifica