Soldati israeliani di spalle, davanti ad altre persone; concept: Israele, Palestina, territori occupati, Cisgiordania coop

Le Nazioni Unite hanno appena pubblicato un aggiornamento sulle aziende coinvolte negli insediamenti israeliani in Cisgiordania, elencando 158 società di 11 Paesi, tra cui colossi del turismo online come Airbnb, Booking.com e TripAdvisor. Non è una black list giudiziaria, ma un atto politico forte: un elenco che richiama le imprese alla loro responsabilità di “due diligence (*) nei contesti di conflitto.

Il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) del 19 luglio 2024, relativo alle “Conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nel Territorio palestinese occupato, inclusa Gerusalemme Est”, afferma l’illegalità dell’occupazione e della presenza israeliana nei Territori palestinesi occupati, inclusa la Cisgiordania. Anche l’Alto Commissario ONU per i diritti umani Volker Türk nella presentazione del rapporto alla 55ª sessione del Consiglio per i Diritti Umani (HRC) nel marzo 2024, ha precisato che la politica israeliana degli insediamenti nei territori occupati si può considerare un crimine di guerra (**). Per questo motivo le aziende che hanno rapporti commerciali con questo Paese non possono considerarsi neutre, ma devono garantire che le loro attività non contribuiscono a violazioni dei diritti umani.

I datteri Coop

Alla luce di questo richiamo, qual è il comportamento delle imprese che in Italia importano da Israele prodotti alimentari come datteri, melograni, agrumi, avocado? Per quanto riguarda i datteri va detto che oltre il 70% vengono coltivati a Gerico nella Valle del Giordano dai coloni israeliani in territori occupati illegalmente. Quelli venduti della linea Fior Fiore di Coop (confezionati da Noberasco) sono coltivati a Gerico in Cisgiordania da una cooperativa palestinese, che poi deve appoggiarsi a una filiera israeliana per la commercializzazione e la spedizione attraverso il  porto di Ashdod.

Stop alle importazioni se l’impresa è etica

Le aziende che importano prodotti alimentari per evitare di sostenere l’occupazione illegale dovrebbero quindi verificare la provenienza territoriale e sospendere le forniture che passano o sono collegate a insediamenti illegali o da infrastrutture funzionali all’occupazione. Secondo la Corte Internazionale di Giustizia un’impresa deve evitare che le sue attività contribuiscono (anche indirettamente) a violazioni legate agli insediamenti.

“In seguito al Parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 19 luglio 2024, le aziende che importano prodotti alimentari dalla Cisgiordania hanno l’obbligo rafforzato di adottare una rigorosa due diligence. Questo è necessario per garantire che le loro attività non supportino l’occupazione illegale. La due diligence implica la verifica precisa della provenienza territoriale dei prodotti e la sospensione immediata delle forniture che originano, transitano o sono funzionalmente connesse agli insediamenti israeliani. Solo in questo modo l’impresa adempie al principio del diritto internazionale di non contribuire (anche indirettamente) a una situazione dichiarata illegale a livello internazionale”.

Coop rivendica il valore umanitario del progetto, ricordando i fondi destinati a scuole e iniziative sociali in Palestina. Ma resta il nodo principale: la filiera passa comunque da Israele, cioè dallo stesso apparato che controlla, gestisce e trae vantaggio economico dall’occupazione militare e dagli insediamenti. La domanda è semplice: può un’impresa che si definisce etica e responsabile ignorare l’obbligo di due diligence appena ribadito dalle Nazioni Unite?  I supermercati e ai punti vendita al dettaglio che vendono prodotti israeliani partecipano di fatto a una violazione dei diritti umani e contribuiscono all’economia di un Paese occupante contro le indicazioni dell’ONU.

Non solo Coop

Se per Coop la due diligence non è solo una parola d’ordine, ma un impegno concreto, la coerenza impone un passo chiaro: sospendere le importazioni che, anche indirettamente, rafforzano un’occupazione illegale. Perché Coop Italia non cerca soluzioni alternative, ad esempio rotte di esportazione diverse o forme di sostegno diretto a cooperative palestinesi, senza passare da Israele?

Datteri Deglet Nour con ramo su un piattino a forma di foglia Coop datteri
Per i datteri la normativa non prevede l’obbligo di indicare la provenienza

In quest’ambito va chiarito che Coop Alleanza forte con i suoi 350 punti vendita ha scelto di non esporre più sugli scaffali i prodotti israeliani, dichiarando di non voler contribuire a un sistema di occupazione. Coop Italia, invece, si rifugia dietro la narrazione del progetto solidale. Ma oggi più che mai la scelta appare fragile e contraddittoria. In Italia ci sono altre catene di supermercati che vendono prodotti israeliani, Carrefour e Bennet ad esempio propongono in questo periodo i pompelmi.

Come riconoscere i datteri

Per quanto riguarda i datteri la normativa per motivi incomprensibili non prevede l’obbligo di indicarne la provenienza come invece avviene per tutta la frutta fresca commercializzata in Italia. Facendo un giro nei supermercati si nota che i datteri importati da Israele non indicano la provenienza, mentre quelli provenienti da Marocco, Tunisia, Egitto, Algeria, Arabia Saudita riportano sull’etichetta in modo chiaro e con caratteri tipografici evidenti la nazione di origine.

(*) La “due diligence” («dovuta diligenza») è un processo di indagine e valutazione che le aziende devono applicare per identificare, prevenire e mitigare i rischi ambientali e per tutelare i diritti umani associati alla loro catena di fornitura, garantendo che i prodotti acquistati siano etici e sostenibili.

(**) Il rapporto sostiene che la creazione e l’espansione degli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati… costituisce una violazione palese del diritto internazionale e, secondo l’articolo 8 dello Statuto di Roma, equivale a un crimine di guerra.

© Riproduzione riservata – Foto: AdobeStock- Depositphotos

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Davide
Davide
4 Ottobre 2025 09:08

Ma chi se ne frega?!
Io compro e mangio ciò che più mi aggrada, scegliendo in base alla qualità

Daniela
Daniela
Reply to  Davide
7 Ottobre 2025 09:21

Vantatene!

Giuseppe
Giuseppe
4 Ottobre 2025 09:32

e’ ovvio che la grande distribuzione avvalendosi di normative fumose e sempre a protezione delle imprese cerca di nascondere la provenienza, in questo periodo da Israele, perché sull’onda emotiva dei terribili avvenimenti temono che la merce israeliana resti sugli scaffali; d’altra parte i consumatori avveduti leggono le etichette ma sono comunque pochi. Guarda caso l’origine dei datteri provenienti da altre nazioni è chiaramente esposta! Poi sulla fumosità delle regole, sempre a sfavore dei consumatori (vedi la non obbligatorietà della provenienza dei datteri) passando al tonno, stamani all’Ipercoop ho notato che quello prodotto da Callipo in scatola cartonata doppia non riporta la zona di pesca sulla confezione bensì sul coperchio del barattolo di vetro quindi prima lo compri e poi scopri una delle famigerate più inquinate zone marine….a meno che di non aprire la confezione e leggere all’interno ma non è giusto.

pietro
pietro
4 Ottobre 2025 09:37

Occorrere proteggere la libertà della Palestina e condannare Israele

Pablo
Pablo
4 Ottobre 2025 09:53

Quando gli israeliani (se) saranno costretti a esplicitare la provenienza…useranno molteplici societá offshore per occultarne le origini. Remember “pager affaire”.

Marina
Marina
4 Ottobre 2025 10:08

Israele non scrive la provenienza perché sa che ha le mani sporche di sangue e molti leggendo Israele non acquisterebbero,ma io continuo ad acquistare datteri con provenienza Tunisia e Marocco.

angelo
angelo
Reply to  Marina
16 Ottobre 2025 19:06

Per evitare di commettere errori non li acquisto e certamente non morirò di fame e nel contempo farò del bene alla mia mente. Mens sana in corpore sano

Luisa
Luisa
4 Ottobre 2025 10:16

Grazie di questo importante aggiornamento. Questa volta si vada fino in fondo, affinché un crimine impunito da molti troppi decenni abbia finalmente termine. E se i governi tacciono colpevolmente, la cossiddetta società civile sarà come è sempre stato il game changer. Per i datteri di Israele è semplice intercettarli da quello che si evince nell’articolo, in quanto sono tutti quelli sulla cui confezione non è indicata la provenienza. E bisogna diffondere con molta chiarezza le black list di produttori, marchi, aziende, GDO che continuano nonostante tutto a fare affari con uno stato che si è macchiato di crimini gravissimi, e che cotinua a violare il diritto internazionale con l’inaccettabile consenso tacito della maggioranza dei governi occidentali, in primis degli USA.

angelo
angelo
Reply to  Roberto La Pira
16 Ottobre 2025 19:07

Meglio tardi che mai.

maria
maria
4 Ottobre 2025 12:03

Non condivido a meno che non chiediate di non comprare da tutti gli altri paesi non democratici a partire da Russia ,Iran etc

LUCIA FERRO
LUCIA FERRO
4 Ottobre 2025 12:51

L’articolo è sicuramente interessante ma a me piacerebbe conoscere questo elenco e vi pregherei di pubblicarlo. Grazie.

Giorgio Massa
Giorgio Massa
4 Ottobre 2025 13:07

Mi servono alcuni chiarimenti:
1) La due diligence indica i doveri ma prevede sanzioni?; altrimenti credo che la sensibilità etica, già molto scarsa, da sola non basti.
2) Le risoluzioni ONU e della Corte Internazionale di Giustizia esonerano i governi da un coinvolgimento diretto, visto che i governi sono i primi e diretti interlocutori di questi organismi?
3) Per un principio di coerenza perché i suddetti organismi (ONU e Corte) non impongono o almeno sollecitano i governi ad applicare sanzioni durissime ad Israele che includano anche le esportazioni in quel Paese? Penso che l’intero movimento commerciale debba essere colpito.
4) Forse molti paesi nordafricani si offrirebbero volentieri ad esportare datteri in Italia sia per concorrenza commerciale che per solidarietà con i palestinesi. Resta comunque il fatto che i palestinesi della Cisgiordania sono comunque penalizzati nelle filiere export dall’interposizione israeliana.

Grazie.

alfredo
alfredo
4 Ottobre 2025 13:23

bisognerebbe anche indicare le aziende farmaceutiche israeliane che vendono attraverso aziende complici in Europa per aggirare l’informazione. Un esempio per tutti TEVA che vende i suoi prodotti con le diciture olandesi.

Ale
Ale
4 Ottobre 2025 13:56

dovreste occuparvi di ALIMENTAZIONE e NON di politica, i supermercati importano beni da israele perche’ c’e’ gente come me che li compra!

Daniela
Daniela
Reply to  Ale
7 Ottobre 2025 10:49

Mangiare con la testa nel sacco, con i paraocchi come i cavalli attaccati alle carrozze, non mi sembra molto corretto, da essere umano con possibilità di scelte, nei confronti di altri esseri umani. Poi se ci riteniamo cavalli da tiro, accontentiamoci del sacco pieno di cibo, in qualunque modo sia stato prodotto (anche se sono sicura che nemmeno i cavalli accetterebbero cibo prodotto a costo della vita dei loro simili).

Camilla Rampoldi
Camilla Rampoldi
4 Ottobre 2025 14:03

BASTA FOMENTARE ODIO CONTRO ISRAELE. Fate quello che sapete fare e lasciate la politica internazionale a chi ne capisce più di voi. Avete pubblicato più volte notizie contro Israele dimenticando però che Hamas è una organizzazione terroristica e che i palestinesi hanno sempre fatto di tutto per ostacolare il processo di pace. In Italia in particolare è diffusa la ignoranza e la mancanza di giudizio critico. Nessuno legge la storia e gli italiani hanno la memoria corta. In compenso è in aumento l ‘ antisemitismo e voi non fate altro che alimentarlo.
Camilla Rampoldi

Dario
Dario
Reply to  Camilla Rampoldi
4 Ottobre 2025 16:27

Qui, e quasi sempre in malafede, si vuol confondere antisemitismo da condannare sempre e ovunque, con L antiisraelinismo ( scusate il pessimo neologismo) di un governo stragista che dopo L orribile massacro del 7 ottobre dei terroristi di Hamas, ha deciso coscientemente di sterminare decine di migliaia di civili. Crimini di guerra inaspettati da parte di persone che hanno subito la shoah….. potrei concludere dicendo che mi piace la cultura, la gastronomia e la storia ebraica ma non le confondo con le nefandezze orripilanti dello stato israeliano .

Daniela
Daniela
Reply to  Camilla Rampoldi
7 Ottobre 2025 10:53

Nessuno odia Israele. Si tratta di condannare i crimini di israele, non gli Israeliani in generale. O non dobbiamo più arrestare i mafiosi stragisti per non fomentare l’odio verso gli Italiani? Basta con questa storia dell’antisemitismo. Oltretutto, semiti sono anche i popoli arabi, quindi i primi antisemiti sono i criminali israeliani che vogliono annientare l’intera popolazione palestinese.

Daniela
Daniela
Reply to  Camilla Rampoldi
7 Ottobre 2025 11:11

Ma… è sicura di aver letto bene la storia? E’ dal 1948 che i Palestinesi, sfrattati dai territori dove vivevano, hanno subito angherie e repressioni di ogni genere. In quelle condizioni è nata la ribellione, degenerata poi nel terrorismo, ma ecco i dati storici, cito da https://www.truenumbers.it/conflitto-israele-palestina: “trend precedente all’attacco di Hamas: come si vede nella nostra infografica è enorme il divario tra il numero di morti palestinesi, 12.949, e israeliani, 1.706. La ragione non è nella minore ferocia di una delle due parti, ma nella disparità di mezzi e di armi tra i due contendenti.” Non sto assolutamente giustificando il terrorismo, ma è difficile pensare che ci siano colpe solo da una parte di fronte a questi numeri. Informandosi e leggendo bene la storia di questi sfortunatissimi territori, si troveranno anche molti accordi mai rispettati da parte di Israele…

guido
guido
Reply to  Daniela
8 Ottobre 2025 22:09

Complimenti per la risposta ben documentata.

Daniele
Daniele
4 Ottobre 2025 15:01

Complimenti a chi se ne frega della provenienza dei datteri ed altri beni commestibili: immagino che dimostrerebbero la stessa indifferenza a parti invertite. Auguro loro di non dover mai vivere quell’esperienza, ancorché privi totalmente di empatia verso gli altri esseri umani.

Azul98
4 Ottobre 2025 16:31

Quello che mi preoccupa è il dopo,perché Trump ha dato un ultimatum ad Hamas,che lo accetti entro domenica sera o più tardi, è che ormai la Palestina è allo stremo,è esangue,quando ho visto la foto di Trump e Netanyahu insieme ho pensato adesso per loro è finita, ci si pensa quante multinazionali che faranno incetta della Palestina,quanti finti costruttori di pace ci saranno dietro a commerci di prima necessità venduti a cifre esorbitanti, sarà ancora peggio di quanto si possa prevedere, entreranno multinazionali dell’acqua, del fast-food,di generi di prima necessità, era già nei piani di Trump e si sapeva, oltre il danno anche la beffa più sadica e atroce del ricatto ad un popolo affamato, pensa un pò se non entreranno anche i nostri gruppi alimentari con la scusa di aiutarli ,affamandoli,deprendando le poche cose ancora rimaste, è l’infame capitalismo che non guarda in faccia nessuno,se già fanno affari adesso bisogna solo pensare cosa succederà quando non ci saranno più ostacoli, il più grande assalto a chi non può difendersi,e sta morendo di fame e sete.

Daniela Mongiardini
Daniela Mongiardini
5 Ottobre 2025 08:44

Teniamo alta l’attenzione su questi temi! Anche dal portafoglio può passare un cambiamento per quei territori martoriati. Grazie del vostro impegno.
Daniela Mongiardini

giorgio
giorgio
5 Ottobre 2025 12:15

Non capisco questo parlare sempre dei datteri fior fiore coop, sono coltivati e prodotti da una cooperativa palestinese, e l’unico modo che hanno a disposizione per farli arrivare integri in Italia è servirsi di un’azienda di trasporto israeliana, altrimenti rimarrebbero invenduti, quindi non mi pareche ci sia una forma di collusione colpevole con lo stato israeliano, altrimenti se riuscissero a trasportarli loro al porto d’imbarco per l’Italia sicuramente le autorità li farebbero marcire nel porto, questo han sempre fatto, nei tempi passati e lo so per certezza , e le coperative del centro italia , non importa prodtti Israeliani saluti e seguitate con il vostro bellissimo impegno

Marcella Arcari
Marcella Arcari
11 Ottobre 2025 09:10

Buongiorno in quanto socia Coop ho fatto presente l’ incongruenza di vendere i datteri Fior fiore. Mi hanno risposto che la scelta del boicottaggio è personale e che loro invece sono per il dialogo…….Per favore mi sapete dire in quale altro supermercato più coerente con il boicottaggio posso fare la spesa??
Grazie

angelo
angelo
16 Ottobre 2025 18:58

Per fortuna la COOP sei tu, diversamente cosa farebbe?