Produrre un litro di vero olio extravergine di oliva in Italia a meno di 9 euro al chilo è molto difficile. A spiegarlo è Alberto Grimelli, fondatore del sito Teatro Naturale, che da anni analizza con precisione i conti dell’olivicoltura italiana. Certo l’extravergine italiano non è mai stato economico, ma oggi – con l’aumento dei costi agricoli e dell’energia – è praticamente impossibile scendere oltre questo prezzo . Grimelli ha calcolato voce per voce quanto spende un’azienda agricola per portare sul mercato un olio di qualità: “Oggi 9 euro al chilo è il prezzo minimo, appena sufficiente a coprire i costi di produzione senza considerare il confezionamento e la commercializzazione. E in molti casi è pure poco”.
Un ettaro di oliveto costa fino a 13 mila euro l’anno
Il calcolo si basa su un oliveto intensivo o semi-intensivo, irrigato e ben gestito, con una produzione media di 90 quintali di olive per ettaro, equivalenti a circa 100 litri. Partendo da qui, la somma delle spese fisse e variabili è presto fatta. Si comincia con la concimazione: almeno mille euro l’anno per ettaro, tra prodotti organici e trattamenti fogliari. Poi ci sono la potatura (1.200-1.600 euro), i trattamenti fitosanitari (fino a 1.200 euro), e l’irrigazione (tra 3.000 e 3.500 euro), ormai voce di spesa quasi obbligatoria. Infine c’è la raccolta, che costa da 2.700 a 5.000 euro, secondo la tecnica utilizzata, senza dimenticare la manutenzione e gestione del terreno, che pesano per circa 1.000 euro. Alla fine si arriva a 11-13 mila euro per ettaro. Di conseguenza, il costo di un quintale di olive varia tra 120 e 140 euro. Considerando che la resa è di 90 quintali di olive per ettaro si ottengono a circa 1.300 litri, in media.

Chi sceglie di trasformare le olive in proprio deve aggiungere i costi di trasporto e molitura, pari ad altri 21-27 euro a quintale. Con una resa media del 16%, il costo effettivo di un chilo di extravergine sale a 9-10 euro equivalenti a 8-9 €/l. Considerando le spese di confezionamento e di trasporto (2 €), il margine del produttore (2-3 €) e del supermercato (4-6 € ) alla fine il cartellino sullo scaffale indica un prezzo variabile da 17 a 20 €/l.
Da dove arriva l’extravergine a 6-7 euro al litro
Se sugli scaffali compaiono bottiglie di olio extravergine di oliva italiano a prezzi inferiori, le ragioni – spiega Grimelli – possono essere diverse. Quasi sempre si tratta di olio importato da Spagna e Tunisia, miscelato oppure venduto sottocosto. Un vero extravergine italiano, prodotto nel rispetto delle regole, non può costare meno di 8 euro al litro nemmeno all’origine. Prezzi più bassi devono far sospettare pratiche scorrette o mancanza di trasparenza.
Pur con costi doppi rispetto alla Spagna e tripli rispetto al Nord Africa o al Sudamerica, l’olio italiano continua a vendere e ad andare a ruba: da tre anni consecutivi si arriva a giacenze zero. Ma il prezzo resta il nodo cruciale. “Ha senso scendere sotto i costi di produzione?”, si chiede Grimelli. La risposta, per chi vive di olivicoltura, è ovvia: no, ma accade.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24



Ancora????
Come.si fa a spiegare che la maggior parte degli italiani non hanno quei soldi da spendere per quel prodotto?
Ho la sensazione che tutto si regge su un equilibrio precario, molto italiano.
Nelle zone di produzione si ricorre alla propria rete di relazioni sociali, reperendo prodotto di qualità in un contesto di microproduzioni artigianali (a volte hobbistiche) a kilometro zero o quasi e ad un prezzo negoziabile o di favore per gli amici e gli amici degli amici.
Nelle aree urbane (per ovvie ragioni) e nelle regioni più settentrionali dove l’ulivo se sopravvive all’inverno comunque non produce, sempre dimenticate nei discorsi “la qualità si paga il giusto, cioè quello che è giusto per il produttore” di questo genere di articoli, la gastronomia non ne fa un dramma e il consumatore gradisce/si accontenta dell’olio spagnolo e tunisino da 7 EUR che infatti al super va-a-ruba, quando non rispolvera gli oli di semi e i grassi animali, almeno per gli usi non instagrammabili.
Come si spiega che per una pizza da asporto si è disposti a spendere non meno di otto – dieci €. e si mangia solo una volta, mentre per un litro d’olio che serve per almeno dieci giorni e per più di una persona sono molti dodici – quindici €. Se poi la pizza la mangi in pizzeria costa almeno sedici – venti €. a persona e solo una volta. Aspetto una risposta
Vi perdete i commenti? Come al solito….
Gentilissimo, anche noi ogni tanto torniamo a casa e di conseguenza il lavoro redazionale si ferma per qualche ora…
Mi chiedo soltanto quanti, dei costi di produzione elencati, siano poi coperti dalla PAC..
Non c’è una risposta sola.
I contributi PAC sono differenziati, collegati a dimensioni, densità dell’impianto, tipologia della produzione (standard, DOP/IGP), altre caratteristiche aziendali e impegni assunti dall’agricoltore.
Semplificando estremamente (magari qualche tecnico delle regioni olivicole può integrare o rettificare), è previsto un pagamento di base che pesa per 164 euro per ettaro, un sostegno redistributivo al reddito che pesa per circa 80 euro a ettaro a cui possono accedere tutti gli olivicoltori che lo richiedono (con una superficie massima di 14 ettari, non viene riconosciuto il premio aa aziende oltre i 50 ettari) , a cui si aggiungono contributi conseguenti a specifici impegni.
Per chi aderisce all’Eco-schema 2, impegnandosi e a mantenere un prato tra i filari, così migliorando la biodiversità è previsto un premio fino a 120 euro per ettaro.
Se si aderisce all’Eco-schema 5 (Misure per impollinatori), mantenendo una copertura dedicata con piante di interesse apistico (nettarifere e pollinifere) il premio è di 250 euro a ettaro.
Se si aderisce all’Eco-schema 3 (Salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico e storico) di cui si garantisca la potatura biennale delle chiome (con divieto di bruciatura in loco dei residui di potatura) c’è un premio di 220 euro per ettaro che veda non meno di 60 e non più di 300 olivi.
Ci sono anche un premio per olivi destinati alla produzione di olio extravergine DOP o IGP (circa 117 euro per ettaro) e un sostegno per giovani agricoltori (età inferiore a 40 anni).
Le variabili sono numerose e non si può quindi spiattellare un importo unico.
Si può fare alcuni esempi, basandosi su un’azienda teorica da 15 ettari (la superficie media aziendale investita a olivo per la quale sono stati richiesti i premi è di poco più di 4 ettari).
Se l’azienda non aderisce a nessun ecoschema, si può calcolare un premio di circa 250 euro a ettaro.
Se aderisce all’ecoschema 2 il premio sale a circa 370 euro per ettaro
Se aderisce sia all’ecoschema 2 che all’ecoschema 3 oppure sia all’ecoschema 2 che all’ecoschema 5 il premio è di circa 600 euro
Se aderisce sia all’ecoschema 2 che all’ecoschema 5 e l’olio è DOP/IGP il premio è di circa 720 euro
Grossomodo da poco meno di 250 euro a poco di di 700 euro per ettaro; è facile valutare l’incidenza sui costi stimati da Grimelli da 11 a 13 mila euro per ettaro.
Io sono un piccolo produttore di olio extra vergine di oliva, le mie piante non conoscono pesticidi la molitura subito dopo la raccolta ,il mio olio lo vendo a 12 euro a litro e lo dico io ci rimetto. Purtroppo,,,
e per quale motivo lo vendi sottocosto?
Sembra scomparso…non risponde
Ci rimetto pure io quest’anno ha reso 12/ qle
ha reso 12l/qle, o il frantoio ti ha consegnato 12 litri per ogni quintale di olive?
la resa è esattamente ciò che dalla spremitura di olive riesci ad ottenere, non certo ciò che il proprietario del frantoio ti vuole dare.
Gentile Roberto, grazie per l’articolo. Mi spieghi però la ragione per cui qualcuno dovrebbe vendere sottocosto. Cioè chi e perché avrebbe interesse a mettere dei soldi da perdere deliberatamente per vendere l’olio a noi al di sotto del prezzo di produzione? Grazie mille
Ne avevamo parlato qui: https://ilfattoalimentare.it/olio-extravergine-di-oliva-299.html
E’ risaputo che l’olio insieme al miele è tra i prodotti più “truccabili” con enormi e costose difficoltà di controllo. Comunque, pur sapendo che le grandi catene di supermercati spesso usano lo sconto dato che una persona non va a comprare soltanto l’olio scontato ma di sicuro riempie il carrello con altro, possono “rimetterci” sull’olio guadagnando comunque sul totale della spesa! Senza tener conto che lo “sconto” lo fanno pagare ai produttori.