La vendita sottocosto dell’olio extravergine di oliva da parte delle catene di supermercati danneggia agricoltori, consumatori e anche gli altri soggetti della filiera. A rimetterci più di tutti è il prodotto stesso che, se venduto costantemente a prezzi stracciati, viene svilito e perde il grande valore alimentare e tradizionale che possiede intrinsecamente.
La scorsa settimana abbiamo ripreso la notizia della petizione lanciata dalla dott.ssa Maria Lisa Clodoveo del Dipartimento interdisciplinare di medicina dell’Università di Bari su Change.org: “Stop all’olio extravergine di oliva come prodotto civetta dei supermercati”. Il problema è che la vendita sottocosto di questo prodotto è ormai diventata un’abitudine, come si rileva dai volantini che le catene recapitano nelle caselle della posta con frequenza settimanale.
La foto in alto riassume i prezzi dell’extravergine riportati nei volantini in oltre 20 catene della Lombardia nella seconda e terza settimana di gennaio 2020. Per questo motivo Maria Lisa Clodoveo ha deciso di lanciare un appello più mirato indirizzato a olivicoltori e frantoiani, affinché siano loro i primi a sostenere la petizione. Di seguito pubblichiamo il testo dell’appello.
APPELLO AGLI OLIVICOLTORI E AI FRANTOIANI: FIRMATE LA PETIZIONE
Il Settore Olivicolo Oleario lamenta da anni una condizione del mercato che non è in grado di assicurare un reddito equo alle aziende. In Italia abbiamo centinaia di migliaia di olivicoltori e migliaia di frantoiani (e dobbiamo chiederci se sono i diretti interessati perché ancora non firmano tutti). Una delle ragioni che fa precipitare i prezzi delle olive in campo e dell’olio in frantoio è la scarsa disponibilità a pagare per un olio extravergine da parte della maggior parte dei consumatori. Le persone hanno difficoltà a comprendere i segmenti qualitativi che compongono la categoria merceologica dell’extra vergine di oliva ed attribuire ad ogni gamma il giusto valore.
Una parte dell’incapacità a riconoscere il valore dell’olio è riconducibile al condizionamento generato dalla comunicazione da parte della GDO settimanalmente sui volantini, che collocano il valore medio di 1 litro di olio tra 2,50 e 4,00 euro. Il volantino si trasforma in uno strumento di disinformazione che rischia di condannare a morte una filiera e di modificare l’economia e il paesaggio futuri delle regioni a vocazione olivicola.
La forza di comunicazione concentrata e la capillarità della distribuzione del volantino anche via web non può essere contrastata da una informazione corretta ma polverizzata come polverizzata è la produzione olivicola olearia in Italia. Il consumatore è abituato a leggere il prezzo del prodotto e a confonderlo con il valore reale ignorando le strategie di marketing e le ricadute sui segmenti della produzione e trasformazione. È necessario quindi reclamare una legge che vieti di utilizzare l’olio extravergine sui volantini allo scopo di condizionare le scelte di acquisto dei consumatori, riducendo la disponibilità a pagare un prezzo equo e sostenibile, senza considerare le conseguenze ed i danni arrecati alla filiera olivicola olearia nazionale, e al tessuto sociale di vaste aree la cui economia si basa su questa produzione.
La petizione, infatti, ambisce ad essere anche uno strumento per comunicare ai cittadini le verità sulle dinamiche del settore olivicolo oleario e rendere i consumatori più consapevoli, anche attraverso la creazione di video che spiegano il valore di un olio extravergine di qualità. La questione non riguarda l’impiego “occasionale” dell’olio come prodotto civetta, ma la constatazione che questa pratica di vendita è impiegata quotidianamente da tutti i circuiti della grande distribuzione organizzata nazionale come la figura che riassume i prezzi in volantino per l’olio extravergine di oliva in Lombardia nella seconda e terza settimana di gennaio 2020.
L’impiego quotidiano provoca danni economici irreversibili, che si proietteranno sulle economie agricole locali, sul territorio italiano, e anche in parte sulla salute del consumatore, perché non tutti sanno che produrre oli extra vergine a riconosciuta azione salutistica, è oneroso, e quando compriamo un olio low cost dobbiamo essere consapevoli che stiamo acquistando semplicemente un condimento lipidico estratto meccanicamente da un frutto, ma non un alimento funzionale in grado di agire come fattore di prevenzione di patologie (certificato dai claim salutistici dell’Efsa).
Per firmare la petizione clicca su #NOEVOOLOWCOST.
Maria Lisa Clodoveo
© Riproduzione riservata
[sostieni]
Esiste una legge in merito, se la Signora Clodoveo ritiene che venga violata, faccia denuncia all’Antitrust e /o alla Guardia di Finanza!
Buongiorno, grazie per il commento. Se si legge l’indagine sentenza dell’Antitrust sulle catene di supermercati del 2013 si renderà conto di come funziona il sistema del sottocosto. Riporto solo una frase del comunicato stampa indicativa riferita al problema dei prezzi e de sottocosto
“In base agli elementi raccolti nel corso dell’indagine, anche attraverso l’elaborazione di questionari compilati da 320 imprese agroalimentari nazionali, emerge un quadro di rapporti conflittuali tra produttori e GDO relativamente ai contributi versati dai primi a fronte della prestazione di servizi espositivi, distributivi e promozionali: si tratta di una voce che in genere incide per circa il 40% sull’insieme delle condizioni economiche trattate. E’ emerso che i distributori, nella negoziazione relativa alla vendita dei servizi, adottano effettivamente comportamenti quali:
1) condizionare l’acquisto dei prodotti alla vendita del pacchetto di servizi;
2) imporre prezzi di vendita sganciati dalle caratteristiche dei servizi e dall’effettivo vantaggio che da essi deriva al fornitore;
3) fornire controprestazioni inadeguate al compenso versato, risultando peraltro la verifica di tale adeguatezza non sempre agevole per un piccolo produttore”.
Buon giorno, non escludo affatto che tali pratiche siano messe in atto, tuttavia se si vuole risolvere il problema, che non è relativo al solo olio d’oliva, la strada non è quella della petizione per ciascun prodotto.
L’Antitrust dovrebbe agire e sanzionare tali comportamenti, altrimenti a cosa serve ?
A produrre informative ?
Saluti
Massimo
Salve,
Inanzi tutto grazie alla signora Clodoveo per la sua redazione in merito alla difesa dell’olio di oliva in tale e quale.
Una cosa sola vorrei dire o piuttosto scrivere 😉
Vado spesso nei supermercati x fare spesa ma anche da produttori diretti e artigiani per quello che riguarda la parte alimentare dei miei acquisti. Mi trovo infatti praticamente in modo continuo di fronte a queste bottiglie di olio con i marchi grandi e conosciuti di produttori di olio di oliva (non citandoli volontariamente ) con prezzi che vanno da 1,99 € a + o – 3,90 €. Fino a questo punto siamo pari sulle costatazioni ma poi da qui cambia tutto per me.. Io non ho mai comperato olio di Oliva extravergine sotto ai 6,90 o 7 € al litro e direi anzi per fortuna che ci sono questi prezzi che ti assicurano della vera e grande qualità di quest’olio di Oliva..
Pensi che faccio questo per salvare i produttori di olio d’oliva italiani ?? Assolutamente NO !
Certamente lo faccio in una piccola parte anche per questo perché tengo al mio bel paese come altri tanti Veri Italiani ma soprattutto lo faccio perché:
* l’Olio d’oliva che compro è interamente prodotto sul territorio Italiano,
* fatto da Olive nate, cresciute e coltivate in Italia
* Certificato DOP con filiera di produzione controllata
* E Identificato come olio di Oliva Extravergine spremuto a freddo in una prima e sola pressione
Invece al contrario, quanto ti guardi l’etichetta di fronte bottiglia di olio d’oliva al costo inferiore a 5,90 € ti trovi scritto piccolo piccolo ” olio ( o peggio : miscela di oli ) provenienti da paesi europei ” il che vuol dire che :
* Non è assolutamente Olio Italiano
* È una miscela di più oli d’oliva
* Non sono garantiti ne la tracciabilità ne la qualità della lavorazione e dell’elaborazione del prodotto finale
* La maggior parte di queste bottiglie d’olio sono riempite in maggior parte di oli Greci o Spagnoli
Allora perché ti trovi sul tavolo una bottiglia di quest’olio d’oliva di marca C…….. o B……. o qualsiasi altro grande marchio di Olio d’oliva.. ?
Perché, sempre secondo me e solo me, questi Marchi si devono adeguare alle richieste dei consumatori ossia ” Io voglio dell’olio d’oliva e lo voglio pagare poco ! ” ma questo come avviene per tutte le cose di alta qualità.
Perché dietro ad ogni bottiglia di olio d’oliva extravergine Italiana ci sono dei lavoratori di qualità, con un saper fare ancestrale, con costi fissi che purtroppo non si possono ridurre se si vuol una qualità d
Certo che il costo del prodotto verrà quasi il doppio ma quando ci pensi, oltre a fare una bella cosa facendo lavorare il nostro paese, i nostri lavoratori, la nostra terra ed i suoi frutti… prima o poi, mangiando olio di qualità inferiore ti porterà a fare spese diverse dal pagare la bottiglia di Olio d’oliva al prezzo giusto.
Infine, il discorso, sempre secondo me, non ha luogo di esistere perché parliamo qui di due prodotti con due qualità diverse e ognuno ha i suoi prezzi giusti..
Basta consumare un po’ meno ma di maggior qualità che tutto sommato, il risultato della spesa sarà a dir poco identico.. Meno quantità x Più Qualità..
Vorrei aggiungere che questo discorso sull’olio d’oliva, lo si poteva fare nello stesso identico modo per il miele.. Perché il Vero miele Italiano costa più di quello proveniente da altri paesi.. :,-) ?
Sentenza
Sono perfettamente d’accordo… Un bel giorno mi sono accorta che l’olio EVO di buona marca italiana (così pensavo), che acquistavo da anni, non era affatto un olio italiano!!! Mi sono indignata ed anche sentita imbrogliata (da certe pubblicità di certe marche di produttori che ora vendono olio solo in minima parte fatte con olive “italiane” ) e mi sono accorta che di olio “italiano” ce n’è pochissimo in vendita nei supermercati e, chiaramente ad un altro prezzo!
Mah, guardi, senza offesa, ma il fatto che sia italiano non significa niente. Il miglior olio del mondo e’ spagnolo (e non dico la marca), in Tunisia si trova l’unico biologico (non hanno la mosca olearia), eccetera. Sono contrario al sottocosto perche’ svilisce chi ci lavora, dal contadino al frantoiano fino al camionista che lo trasporta.
Qualcosa si è fatto col formaggio grana mi risulta, ma in questo caso sono stati i consorzi di produzione italiani a impedire campagne di vendita a prezzi ritenuti autolesionistici
La dignità di un prodotto merita che non si possa scendere troppo col prezzo. Convengo sul fatto che un olio da olive italiane con spremitura a freddo extravergine non possa costare meno di 8-10 euro, anche in offerta. Ponendo attenzione alle furbate di chi scrive prodotto in Italia e poi con minore evidenza scrive olio di provenienza UE o extra UE. Non penso in realtà che un olio greco, spagnolo o anche tunisino provochi danni alla salute (sono 30 grammi al giorno quelli consigliati dalle linee guida di prevenzione del rischio cardiovascolare), ma se è italiano io lo preferisco e posso spendere qualche euro in più
Dal momento che sono stato testimone posso affermare che entrare a far parte del gruppo di fornitori delle grande distribuzione organizzata è una operazione in realtà molto semplice , con un cenno della testa si rifiuta o si accetta il pacco ( tipo elenco telefonico metropolitano) di proposte , tutte legali peraltro ma sbilanciate del supermercato.
In caso di rifiuto si è fuori in caso affermativo poi si firma il pacco di carte già prestampate e collaudate.
Realisticamente bisogna riaffermare che è tutto a norma di legge e che la maggior parte della distribuzione al pubblico di ogni tipo di mercanzia passa attraverso questo sistema organizzato che ci piaccia o no , a tante persone piace.
La concorrenza sempre più spietata crea difficoltà a tutti e indovinate sulle spalle di chi cadono le prime pietre della valanga , anche le vendite web incidono sempre più sul futuro della GDO.
Riguardo all’olio extravergine , la vedo dura difendere le posizioni di nicchia dall’ondata di prodotto proveniente da regioni dove gli operai sono pagati con un calcio nel sedere e dove si ramazza e si spreme di tutto , prodotto in rimanenza che viene svenduto da una stagione all’altra , e ci sono molti altri motivi per cui si trova sui banchi di vendita prodotto a basso prezzo.
Il numero di intermediari tra l’albero e il consumatore finale allunga troppo la filiera e complica le cose , i produttori di eccellenze dovrebbero cercare di allearsi con i frantoi e con certo tipo di distribuzione per spuntare prezzi migliori e raggiungere direttamente più consumatori.
L’unione aiuterebbe anche a ridurre un poco i costi dei piccoli produttori e limiterebbe le differenze di prezzo.
E poi bisognerà combattere con le etichette, le analisi e con la pubblicità spiegando bene cosa c’è nel prodotto buono che non c’è nell’altra brodaglia, aggiungere informazioni che la legge non richiede ma che aiuterebbero ulteriormente a spiegare perché c’è questa differenza di prezzi.
Continuiamo ancora a dimenticare che l’unione da più forza sia ai produttori che ai consumatori.
Un ulteriore riflessione sul tema, secondo vari studi il mercato della grande distribuzione è oggi costituito per il 20% (VENTI) da discount, per i non addetti: medi supermercati che vendono prevalentemente prodotti a marchio proprio estremamente convenienti.
Quindi esiste in Italia, per vari motivi, una forte richiesta di questi prodotti.
A mio modo di vedere, nella società capitalistica in cui viviamo, non si può modificare l’economia per decreto, o peggio ancora con petizioni velleitarie.
Se da domani ci fosse solo in commercio olio EXV d’oliva con prezzi da 7 euro/lt e oltre, i consumatori si orienterebbero su altri oli più scadenti.
Ancora con sta storia… ma perchè non fate un’indagine sui gusti dei consumatori, degustazioni alla cieca, provate a vedere se si accorgono delle differenze tra gli oli .
Alla gente non interessa nulla dell’a provenienza di Olio e Olive, basta che costi poco e sappia di olio.
Buongiorno, personalmente sono molto contrario alla petizione.
Mi interessa solo che l’olio extravergine che acquisto sia conforme ai miei gusti che forse non sono conformi ai sacri crismi (io non sopporto olio molto piccante o amaro come una medicina). Ovviamente deve anche essere conforme alla legge che disciplina l’olio extravergine (spero che gli organismi preposti facciano adeguate verifiche sugli tutti gli oli). E’ per me ininfluente che sia di provenienza italiana mentre giudicherei con un pizzico maggiore di benevolenza un olio che proviene da zone o coltivatori economicamente più in difficoltà.
ho qualche perplessità sulla utilità di vietare la vendita sottocosto per qualsiasi motivo, incluso il prezzo civetta.
Quando vedo un prezzo molto basso rispetto ad altri negozi per un dato prodotto io lo acquisto. Ma acquisto SOLO i prodotti a basso costo e non casco nel clichè “ormai che sono quì, compro anche …….”.
Quindi potrei presentarmi alla cassa con SOLO 4 bottiglie di olio Evo venduto sottocosto.
E, di solito, nello scegliere un prodotto cerco di leggere (o di calcolare se non viene indicato) il costo al litro o al kg. E neppure mi lascio condizionare dal fatto che “i prodotti che vorrebbero farci scegliere perchè a profitto maggiore per loro sono di solito collocati in posizione più comoda negli scaffali”.
Insomma, ritengo di essere un osso duro per i “persuasori commerciali occulti” delle catene di vendita.
Se tutti i consumatori facessero come me, i supermercati andrebbero in fallimento oppure si toglierebbero le cattive abitudini commerciali come quella di scrivere prezzi come “Solo 9,99 €” invece di “10 €”.
Buongiorno a tutti, volevo dire qualcosa della salvaguardia dell’autentico olio EVO italiano, e in particolare sulla petizione lanciata dalla Dott.ssa Clodoveo. Sono un piccolo produttore di olio EVO della provincia di Reggio Calabria e sono molto sensibile alla diffusione delle conoscenze che ruotano intorno alle caratteristiche salutistiche dell’olio EVO e allo stesso tempo vivo in prima persona il problema di quanto costa realmente oggi produrre un litro di questo prezioso condimento.
In linea di massima mi trovo pienamente d’accordo sull’iniziativa perché non è più concepibile assistere a tali politiche commerciali che non fanno altro che screditare e sminuire la cultura del vero olio EVO italiano.
Detto ciò però, secondo me, c’è dell’altro. Non penso che in occasione di queste iniziative commerciali alla GDO “convenga” tanto acquistare per tali operazioni il vero olio EVO italiano! Io penso che se lo possano permettere perché sul mercato è presente un “prodotto” e le relative aziende, che di EVO italiano ha solo il “claim”, la bandiera italiana o il marchio che in passato era riconducibile a tale prodotto !
Ogni qualvolta vengono eseguiti dei controlli efficaci, dalle determinazioni analitiche e dal Panel test, si evince che quel prodotto dichiarato olio EVO nei documenti di trasporto o sulle etichette, non poteva assolutamente fregiarsi della denominazione di olio EVO italiano, questo nella migliore delle ipotesi perché poi c’erano i casi in cui il “prodotto” analizzato risultava essere olio lampante misto a clorofilla e a quant’altro !! Detto ciò, cosa suggerirei ? andrei a fare le analisi in quelle 20 catene di distribuzione che propongono l’olio a prezzi stracciati e sicuramente ne troveremmo tante di sorprese !!
Ripeto l’iniziativa è lodevole però secondo me non risolve il problema della valorizzazione, della divulgazione e poi della commercializzazione del vero olio EVO italiano.
È vero che ci sono stati alcuni casi di frodi, in genere si vendeva olio europeo come 100% italiano. Meno frequente è invece la vendita fraudolenta di finto olio extra vergine. Il prezzo così basso è legato a logiche di marketing che abbiamo spiegato più volte (https://ilfattoalimentare.it/olio-extravergine-costa-doro-sottocosto.html)
E’ del 2019 il caso di un importatore foggiano che trattava “milioni” di litri d’olio di semi importato dall’estero a mezzo nave e chimicamente reso somigliante ( solo all’apparenza ) all’extravergine e poi distribuito in Italia , soprattutto Toscana e Germania.
Nessun pericolo per la salute , almeno questo è stato dichiarato dalle autorità, solo una colossale truffa. Mi risulta che comunque queste azioni siano considerate poco più che marachelle da ragazzacci.
Solitamente la qualità viene percepita dal consumatore grazie alla dicitura “extravergine”. La teoria a cui fate riferimento, seppur veritiera, non basta per aiutare a far scegliere consapevolmente un olio buono o meno. Perché potrebbe succedere che gli stessi produttori di oli sottocosto, teoricamente meno buoni, aumentino semplicemente i prezzi in modo da indurre a pensare che siano buoni. A quel punto, i consumi, non avrebbero altri indicatori di qualità. In altre parole: la qualità non penso possa essere valutata solo dal prezzo. Ci vorrebbero degli indicatori assoluti e non strumentalizzabili.
Questa petizione VIOLA la libertà del consumatore! Se voglio olio commerciale (ma comunque di marca) prodotto con olive comunitarie voglio essere libero di farlo e usufruendo del SOTTOCOSTO periodico che le varie aziende propongono nei supermercati. NON MI INTERESSANO oli prodotti da le olive italiane che sono pochi E COSTOSI ed ovviamente mai in offerta e raramente sugli scaffali dei supermercati. Chi lo vuole paghi il giusto prezzo. Esiste il consumatore GOURMET come esiste chi si ciba solo di alimenti biologici oppure pasteggia a caviale & champagne! LA libertà innanzitutto. Il consumatore che predilige l’olio commerciale al prezzo di 5/6 euro al litro offerto poi sottocosto a 3/4 euro continuerà a comprare quello e non quello italiano a 20 euro al litro! Per me la differenza non vale la spesa! Ed anche a crudo sul pane l’olio prodotto da olive comunitarie è BUONO! PERCHE VIETARE IL SOTTOCOSTO dell’olio comunitario E DANNEGGIARE il consumatore che acquista SOLO quello meglio quando è in OFFERTA e ne fa scorta?
Si smetta di agire e proporre petizioni non richieste dal consumatore MEDIO. SE si ha a cuore la produzione olearia ITALIANA non è che VIETANDO il sottocosto dell’OLIO COMUNITARIO risolverà il problema.
Egregio dott. La Pira,
per uno come me che non può permettersi di spendere molto per acquistare olio EVO italiano % il fatto di trovare olio EVO prodotto in Italia con olive non italiane è un modo che si abbina alle mie tasche. Altrimenti sarei condannato all’olio di semi di derivazione sicuramente canadese, est-Europa o peggio. Se alcune catene alimentari svendono sottocosto olio EVO avranno sicuramente un ritorno da altre parti; c’è chi usa la carne come prodotto civetta o altri prodotti e chi usa l’olio. Se i produttori ci rimettono vorrà dire che il “mercato” li frega, ma io non posso essere il loro parafulmine. In una società come la nostra ognuno pensa al proprio interesse. Se poi ci fosse di mezzo anche la frode (es. olio contraffatto) allora il discorso si sposterebbe da un’altra parte.
Cordiali saluti, Bruno Fusari.
Il problema non è vendere a prezzi convenienti ogni tantum prodotto, ma proporre sempre l’olio extra vergine di oliva e questo non è forse anche poco corretto visto che il sottocosto si può fare solo poche volte in un anno.