Nei supermercati Esselunga la settimana scorsa l’olio extravergine si poteva comprare sottocosto a 2,99 €/l, un prezzo vicino a due litri di latte fresco bio marchiato Esselunga e inferiore a due litri di Coca-Cola in bottiglia di vetro. Com’è possibile, visto che il prezzo pieno indicato sul cartellino è più del doppio (6,59 €/l)? Si tratta di una tipica vendita sottocosto, che i supermercati chiedono alle aziende di marca ogni anno per decine di prodotti in assortimento. È vero che i prezzi sono stabiliti dal supermercato, ma è altrettanto vero che il produttore fornisce lotti per il sottocosto a prezzi inferiori.
Olio extravergine sottocosto
L’olio extravergine di oliva è uno degli articoli più presenti in queste vendite. In questo caso il prodotto sottocosto è l’olio extravergine Costa d’Oro, molto probabilmente ottenuto da una miscela di olio spagnolo proveniente dall’Andalusia e di olio tunisino, imbottigliato a Spoleto negli stabilimenti dell’azienda. “Trovare questi prezzi nei supermercati è abbastanza frequente – spiega Alberto Grimelli direttore di Teatro Naturale uno dei siti più autorevoli del settore – noi abbiamo registrato anche listini inferiori, sino a 2,79 €/l. D’altra parte oggi il 70% dell’extravergine si vende in offerta e le grandi marche propongono diverse promozioni nell’arco dei 12 mesi. Oggi – prosegue Grimelli – all’ingrosso si compra olio spagnolo e tunisino a 2,40 – 2,50 €/l. Le grandi aziende del settore hanno margini del 2%, per cui è plausibile che, nell’ipotesi che nessun soggetto della filiera ci guadagni, la bottiglia arrivi sullo scaffale a meno di 3 euro”.
Un altro elemento da considerare è la qualità dell’olio. Per vendere a questi prezzi, le aziende comprano la materia che costa meno, anche se i produttori sostengono che il prezzo sottocosto non intacca la qualità che resta sempre la stessa. Non c’è motivo di credere il contrario, anche se continuare ad abbassare i prezzi e vendere il 70% dell’olio extravergine in promozione, è un percorso che porta l’intero settore a una progressiva riduzione della qualità.
Prodotti civetta
La politica del prezzo stracciato per l’extravergine è stata inaugurata 5-6 anni fa, ma poi per fortuna è stata abbandonata, perché svilisce il valore del prodotto, favorendo un abbassamento generale della qualità. La lenta risalita del prezzo adesso sembra finita e l’extravergine viene venduto in offerta allo stesso prezzo di un olio di semi. L’olio migliore del mondo è usato come un prodotto civetta da vendere sottocosto, ignorando così il valore intrinseco e svilendo la qualità.
La stessa cosa è successa al panettone che, pur essendo il miglior prodotto della pasticceria industriale italiana preparato con ingredienti di alta qualità e con una lavorazione di almeno 48 ore, veniva venduto dai supermercati sottocosto a 2 €/kg (lo stesso prezzo del pane). Poi le cose sono cambiate, e adesso il dolce di Natale ha riacquistato un prezzo dignitoso sullo scaffale. C’è da chiedersi se e quando arriverà il momento per riabilitare anche l’extravergine.
La replica di Costa d’Oro
Costa d’Oro in una nota che ha inviato in redazione precisa che “il sottocosto è regolamentato per legge e viene proposto dai supermercati a tutte le aziende confezionatrici di olio di oliva e anche a quelle di altri prodotti come caffè, pasta, sughi. Il sottocosto è un’operazione di investimento che fa la catena di supermercati per offrire ai clienti un prodotto di qualità e di marca ad un prezzo più basso di quello normalmente praticato, per fini dichiaratamente promozionali. Riteniamo che, a dispetto di tante critiche, vi è un indubbio vantaggio per i consumatori ed anche per tutto il comparto dell’olio extravergine di oliva. Per il produttore il sottocosto è, inoltre, un’operazione che produce profitti e non perdite; ovviamente l’azienda cede a prezzi competitivi, perché evidentemente contribuisce con il supermercato alla riuscita dell’operazione, ma compensa la minore marginalità unitaria della vendita con gli alti volumi generati. Un punto ci preme evidenziare più di tutti: la qualità del prodotto venduto sottocosto è la stessa del prodotto venduto a rotazione, questo è un elemento basilare per il rispetto del consumatore e per il mantenimento degli standard di qualità“.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
E’ un olio ottenuto da miscela di olii UE e non UE; lo avevo preso in mano, ho letto la dicitura e l’ho rimesso sullo scaffale, prendendo poi un olio bio 100% italiano, in offerta.
Anche se fossero state impiegate olive italiane, a quel prezzo o a 4-5 €/L, vanno lasciati state.
non mi fido piu di tanto ne bio ne italiano 100%….come possiamo esserne totalmente certi?
in casa non abbiamo un laboratorio anti sofisticazioni…..
comunque ognuno libero di scegliere…..
cordialita’
Io prendo sempre l’olio Evo che costa meno, quando è in offerta poi faccio scorta.
E’ assurdo continuare a sostenere l’insostenibile. 10 o 12 euro al litro è pura follia. Cosa vuol dire abbassamento della qualità??? per cosa lo usate l’olio??? Ecco per l’utilizzo che ne facciamo tutti , tutti i giorni 3 euro al litro va benissimo.
Un olio italiano può essere venduto a 9-10 euro al litro se è dop
Che utilizzo ne facciamo tutti ?? Non so’…io lo uso per condire e quindi lo ingerisco e penso di poter spendere 10 euro al litro per un prodotto salubre e saporito che mi dura due settimane ca., magari risparmio su altre cose,
Credimi in una bottiglia di olio EVO a 3 euro c’è veramente poco di salubre, poi fai come ti pare..
Non credo sia un discorso di salubrità ma di qualità complessiva
forse le tue papille gustative sono abituate male. Molto male. Ti suggerisco di provare un olio da 10€ (per 700ml) e mettere in bocca il goccio che avanza dopo averlo versato sull’insalata.
Laboratori in casa non ne abbiamo, ma il palato lo abbiamo proprio per poter distinguere e capire, bisogna solo saperlo usare in modo giusto e fare ogni tanto un po di analisi sensoriale per allenare i nostri sensi a riconoscere prodotti mediocri e prodotti buoni. I grandi volumi non seguono la via della qualità…
Buon giorno, molto di quello che avete scritto e’ importante e soprattutto va spiegato ai consumatori affinché prendano coscienza che l’olio extravergine va conosciuto ed apprezzato non come “grasso” da offerte promozionali ma come il migliore grasso esistente e uno dei migliori alimenti/condimenti edibili. Deve essere di qualità ‘ e per questo bisogna insegnare ai consumatori a riconoscerlo e di conseguenza ad apprezzarlo e a pagarlo il giusto! Sull’utilità delle operazioni in promozione sia da un punto di vista economico che mediatico ci sarebbe da scrivere un altro articolo con una disanima profonda ma questa e’ un altra storia. La certezza e’ che la politica di vendita ha prezzi sottocosto continua a far si che il consumatore abbia un errore percezione del reale valore dell’olio extravergine per la sua soddisfazione edonistica e per i grandi vantaggi dieto-salutustici che può dare quando è di qualità.
A dire il vero per alcuni anni ho avuto una campagna con qualche centinaio di ulivi e anche un frantoio Pieralisi per piccole quantità.
Si producevano mediamente 4 quintali di olio di grandissima qualità e posso assicurare che produrre un olio extravergine di oliva di qualità costa molto.
Le olive incidiscono subito basta che tocchino terra o stiano in cassetta per 24 ore.
Immaginate che significa trasportarle in container dalla spagna o dalla tunisia.
Oggi compro Olio EVo solo da piccoli produttori con frantoio in proprio e olive colte all’inizio dell’invaiatura, e pago volentieri 8/10 euro al litro.
Chi ti chiede meno non può darti un prodotto di qualità
Lei si riferisce a un olio 100% italiano che costa sempre di più rispetto alle miscele di olio importato
Non credo ci sia da scandalizzarsi per le operazioni sottocosto, peraltro previste dalla legge e per periodi limitati. Importante è valutare l’idoneità del prodotto: per quanto riguarda il costa d’oro, il panel test dell’agenzia delle dogane (riconosciuto dal MIPAAFT), per conto di Altroconsumo, ha confermato che si tratta di un prodotto valido, ancorchè non italiano. I supermercati lo usano come specchietto per le allodole, chiaro che il cliente non si limiterà a quel solo prodotto; in Emilia uno dei sottocosto più utilizzati è il parmigiano reggiano, sempre di ottima qualità, anche se è vero che, alla lunga, l’immagine del prodotto ne risente
Sulla nota della ditta:
“il sottocosto è regolamentato per legge”
vabbè, e questo succede anche per gli appalti, ma poi si verificano cose strane, quindi che esista una legge non mi tranquillizza per niente, ad esempio nell’abbigliamento le vendite “promozionali” dovrebbero essere sporadiche (ad es. all’apertura di un negozio, o su una parte del prodotto), poi si vedono negozi che sono sempre in promozionale… al che, sempre in promozione, mai in promozione…
“Il sottocosto è un’operazione di investimento che fa la catena di supermercati per offrire ai clienti un prodotto di qualità e di marca ad un prezzo più basso di quello normalmente praticato, per fini dichiaratamente promozionali”
Secondo me è ormai “un metodo di vendita”?: cioè, è il prezzo normale che è alto? D’altra parte, se all’ingrosso l’olio (come indicato nell’articolo) è acquistato a 2,40 euro, cui vanno aggiunti i costi di trasporto, imbottigliamento, stoccaggio, e se come indica Grimelli “il margine delle grandi ditte è del 2%”, facciamo un po’ di conti e mi spieghi Costa d’Oro come fa a “fare profitti lo stesso” pur partecipando alla riduzione del prezzo che fa la catena:
“ma compensa la minore marginalità unitaria della vendita con gli alti volumi generati”.
Poi.
“Un punto ci preme evidenziare più di tutti: la qualità del prodotto venduto sottocosto è la stessa del prodotto venduto a rotazione, questo è un elemento basilare per il rispetto del consumatore e per il mantenimento degli standard di qualità“.
Può essere. Chiunque lavori nel settore sa che mai un olio è della stessa partita. Le marche hanno “linee” di prodotto: il delicato, il frantoio, il fruttato e così via. Si ottengono con “blend”, cioè si miscelano varie partite, in modo da ottenere il risultato di sapore e qualità voluto. Non ci vedrei niente di strano se in queste operazioni le partite meno pregiate finissero in quelle ad offerta.
Per non parlare poi – ovviamente non mi riferisco a questo caso – di meccanismi truffaldini, pur in presenza “delle regolamentazioni della legge”.
Infine aggiungo. Se siete abituati all’extravergine, ve lo dice il vostro palato se vale o no la pena. A me è capitato di mettere in bocca e sputare un cucchiaio d’olio. Ah: si, per l’olio extravergine di qualità (io mi servo da un amico contadino, e sto in una zona vocata) 8-10 euro sono giusti, anzi, sono il minimo
Il sottocosto è riferito al prezzo pagato in fattura, vi posso assicurare che viene pagato ancora meno da Esselunga grazie ai premi di fine anno ed altri sconti differiti che sono previsti dai contratti nazionali della GDO.
Considerando che nessuno lavora per la gloria mi domando quanto possa costare effettivamente una bottiglia al produttore!
il prezzo della coca cola e’ ingiustificato bevanda da 50centesimi max a litro
“miscela di olio spagnolo proveniente dall’Andalusia e di olio tunisino, imbottigliato a Spoleto negli stabilimenti dell’azienda.”
Siete pazzi a mangiarlo, lavorato in due siti distinti chissà come, viaggia 2000km per essere trasportato in un terzo sito pronto all’imbottigliamento.
L’Odore il colore e il sapore di un EVO dop, bio, spremuto a freddo in frantoi affidabili, vale come minimo 10euro al litro.
Se dovessimo seguire il suo consiglio non dovremmo consumare il 70% dell’olio venduto nei supermercati
Di certo costa troppo la Coca Cola. Acqua, zucchero e qualche grammo di coloranti e insaporitori. Bel business…
Poi ci lamentiamo che non c’è lavoro affidabile per i nostri giovani e l’agricoltura è alla “frutta”.
Se il metro di giudizio dei valori va da 2,50 a 10 euro, questo parametro è lo stesso della paga oraria minima di chi lavora.
Da schiavo del caporalato per raccogliere le olive ed altri prodotti agricoli, al minimo indispensabile per lavoro/prodotto decente.
Io l’olio Evo lo prendo in un frantoio sul Garda occidentale e lo pago sui 10 euro, ma non lo cambierei sicuramente con Costa D’oro.
Io preferisco pagare l’olio in offerta a 2,99€ anzichè a 6,59€ (e magari ne compro anche un paio di bottiglie di scorta!).
La provenienza dell’olio non è necessariamente indice di qualità, anche se i produttori di territori italiani lo sostengano (e alcuni addirittura, sfruttando la moda corrente, riescono ad esportare come EVO italiano EVO di altra origine).
Mi interessa che l’EVO sia prodotto con olive, quindi con un buon contenuto di monoinsaturi, che non abbiano sofferto alterazioni per stoccaggi inappropriati e che abbia gradevole profumo e sapore.
Ho provato, a volte per curiosità, alcuni EVO molto costosi dichiarati, credo a buon diritto, di altissima qualità che per il mio personale gusto rendevano quasi immangiabile l’insalata condita con questi (troppo piccanti al punto da irritare la gola e con uno sgradevole gusto amarognolo).
Sembravano quasi una medicina (che più è cattiva e più è buona).
Al momento, benchè, consapevole della mia incompetanza e quindi della possibilità di sbagliare, preferisco oli che non comportino decisioni masochistiche sia sul prezzo di acquisto che sul sapore secondo il mio personale gusto anche se la tale decisione non è in accordo con quanto affermano i guru esperti nel settore e i produttori italiani.
Cordiali saluti, Dante
È stata un’annata con poco prodotto in Italia Grecia Tunisia Marocco solo la Spagna ha prodotto 18000000 di qli di olio.Spiegatemi perché se solo la Spagna ha il prodotto perché lo regala a 2.40€ al kg.Quello che trovate da 2.70 a 6€ secondo me non sono altro che miscele di lampantini spagnoli di bassa acidità e altre sostanze non rilevabili dalle analisi dei laboratori dello stato.Ricordate che tutto quello che è liquido e mistificabile.Un buon olio non dovrebbe costare in negozio meno di 8 € poi ci lamentiamo che non c’è lavoro e che non si può dare una paga dignitosa a chi ci aiuta in campagna.Se i nostri parlamentari fanno accordi per tenere calma la Tunisia o il Marocco, se in televisione si parla solo di immigrazione e di cosa fa Salvini o i 5 stelle e nessuno si occupa dei nostri prodotti agricoli saremo costretti ad abbandonare l’italia o diventare gli operai dei cinesi
Non è vero che gli oli venduti a questi prezzi siano lampantini spagnoli di bassa acidità.
Miscela di olio Spagnolo e TUNISINO????
MA PER FAVORE….LASCIAMOLO SUGLI SCAFFALI IO da Pugliese non riesco propio a capire come si può acquistare un olio e non solo (anche ortaggi e frutta ) dallaTunisia ….mah
L’olio italiano quest’anno copre il 30-40% del fabbisogno e non è certo tutto di ottima qualità….
Compro anch’io il Costa d’oro dalla EsseLunga e lo trovo buono, magari un po amarognolo.
Più del palato, che ho molto sviluppato, mi fido della pancia. Ho uno stomaco che è un laboratorio chimico, il quale rifiuta cibi adulterati di qualsiasi specie. Se,dopo mangiato, cominciano i bruciori, il malessere o altri inconvenienti vuol dire che ho ingerito roba sofisticata. Così giudico anche i ristoranti ed evito accuratamente quelli che danno fastidio alla digestione.
Ormai sono vecchio e collaudato e non ho mai sbagliato una scelta.
I prodotti italiani, tanto incensati, non sono proprio i più salubri.
Non c’è bisogno di laboratori ma individuare un piccolo produttore fidato che faccia un vero biologico, tornare alle relazioni per l’olio come per gli altri prodotti dell’agricoltura italiana. Sono i produttori, i contadini che lavorano bene che vanno premiati e tutelati. Forniscono nutrimento e non prodotti per il solo profitto. Sono loro che tutelano il territorio, la fertilità della terra e ne preservano la biodiversità. L’agroindustria ha portato ad oggi, ad un impoverimento dei valori nutritivi della verdura e della frutta che va da un 40% ad un 80%, direttamente all’impoverimento della terra dove vengono coltivati, a suon di fertilizzanti chimici ad alta solubilità e antiparassitari. Comprare da un buon produttore è un atto di ribellione, significa fare qualcosa di concreto per l’ambiente e per il nostro futuro.
Caro dott La Pira,
è vero che l’olio italiano non è tutto di ottima qualità quest’anno, come sempre si produce olio buono e non, per cui se ci si attenesse per legge sia all’acidita” che a un panel molti oli sia italiani che comunitari sparirebbero dagli scaffali a vantaggio di quelli di qualità che acquisterebbero così il loro giusto valore.
Il dott. La Pira sembra preoccupato del fatto che a seguire il suo ed il mio consiglio il 70% dell’olio venduto al supermercato non verrebbe venduto.
https://ilfattoalimentare.it/olio-extravergine-costa-doro-sottocosto.html#comment-104333
Più che sulla qualità dell’olio venduto, che italiano o meno, deve rispettare la normativa esistente e grazie ai controlli che vengono fatti ci tutela dalle frodi, volevo soffermarmi sulla qualità dell’informazione che viene data all’utente da parte del punto vendita e il ragionamento che fa Costa d’Oro.
La parola sottocosto significa che sto vendendo un prodotto ad un prezzo inferiore al suo costo di produzione, incluso o meno i costi accessori. Se quanto dice Costa d’Oro il sottocosto genera un guadagno per il punto vendita e per il produttore credo che qui si stia configurando qualcosa di strano nei confronti del consumatore che è indotto ad acquistare un prodotto apparentemente ad un prezzo inferiore al prezzo di produzione, ma che per ammissione stessa del produttore non è vero. Questo falso prezzo sottocosto genera anche se piccolo un guadagno quindi o non è un vero sottocosto o qualcuno paga per tutti nella catena produttiva e distributiva.
Alla giusta osservazione di Roberto, aggiungo anche il dubbio sulla correttezza della comunicazione che dichiarando sottocosto ingenera nel consumatore e cioè che il prodotto avrebbe costi maggiori, quindi anche la qualità relativa collegata al prezzo offerto, che non la rappresenta.
Ma se c’è un margine di utile dichiarato, il rapporto qualità/costi è coerente, quindi molto basso in relazione ai costi medi di mercato e la percezione dei consumatori.
In effetti penso che questa non sia proprio una promozione sottocosto, ma solamente una vendita di prodotto con un rapporto qualità/prezzo piuttosto basso, sempre per la percezione dei consumatori in base ai prezzi medi degli oli a scaffale.
Poi se la qualità non è proporzionale ai costi per ottenerla e parametri intrinseci obiettivi, domandiamoci per quale motivo dovremmo pagare il doppio, il triplo, il quadruplo ed anche oltre, oli migliori e pregiati e per cosa vengono ritenuti tali.
Infine, le quantità in gioco stravolgono il concetto di qualità ed il prezzo di vendita talmente tanto che producendo molto si può anche guadagnare pochissimo, pagando pochissimo le materie prime, il lavoro agricolo, la raccolta, la trasformazione, il confezionamento, le bottiglie, tutti i trasporti ed i margini commerciali del rivenditore?
Pochissimo per tutti ed al primo inconveniente, debiti, insolvenze e fallimenti a cascata?