Il Fatto Alimentare TV inaugura le trasmissioni con un servizio sull’olio di palma, l’ingrediente misterioso presente in centinaia di prodotti venduti al supermercato, che sino a pochi mesi veniva abilmente occultato dalle aziende dietro la dicitura grassi vegetali. Ecco cosa abbiamo scoperto.
Il servizio è di Caterina Lazzarini
La situazione sul grasso tropicale registra due novità.
La prima riguarda la risoluzione dell’assemblea del’European Palm Oil Conference (EPOC 2015) tenuta a Milano il 29 ottobre 2015, che premia l’Italia come il paese che utilizza la maggior percentuale di olio di palma certificato sostenibile a dispetto della situazione gravissima che si è creata in Indonesia a causa di migliaia di incendi dolosi che rendono l’aria irrespirabile, distruggendo foreste e territori vergini dove vivono oranghi e altre animali per lasciare spazio alle coltivazione della palma da olio. Si tratta di una situazione drammatica e difficilmente immaginabili in occidente dove si preferisce continuare a fare affari pensando di essere immuni solo perché l’olio proviene da aree che sono state distrutte e trasformate in palmeti solo qualche anno prima.
Pe rendesene conto basta vedere il video del giovane franco indonesiano Chanee (vedi foto a lato) che vive da quasi vent’anni sull’isola di Borneo, e rivolge un appello al presidente indonesiano per denunciare l’industria dell’olio di palma come principale responsabile degli apocalittici roghi che stanno devastando da mesi l’arcipelago del Sud-est asiatico.
La seconda notizia riguarda la dichiarazione degli industriali italiani che, dopo avere investito oltre un milione di euro con pubblicità ingannevoli per convincere i consumatori che il palma è un buon ingrediente, hanno capito che gli italiani non vogliono il palma. Per questo cresce il numero di aziende alimentari convinte di sostituirlo con altri oli vegetali. La lobby però continua ad operare, adesso in Italia sono scese in campo direttamente le imprese del sud est asiatico che commercializzano l’olio in Europa.
giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Molti anni fa feci un colloquio per essere assunto in una nota azienda alimentare e una delle domande che mi furono rivolte fu da me interpretata, ma suonava in modo molto più politicamente corretto e quindi interpretabile in modi differenti, in questo modo. Se ti accorgi che l’azienda cerca di convincere i clienti ad abituarsi ai prodotti e non il contrario, cioè che l’azienda cerca di seguire i gusti dei clienti, come ti comporti? Ovviamente risposi sbagliato a questa doamnda e a molte altre e quindi non se ne fece niente.
Io non ho capito una cosa:
in alcuni prodotti si legge ancora “grassi vegetali non idrogenati”. tale dicitura generica non è vietata ormai dal Dal 13/12/2014? ci sono pure prodotti, come le lasagne al pesto Viva la mamma dove si legge olio ECO, grassi vegetali non irdrogenati e olio di semi di girasole, in ordine…ripeto la domanda…cosa sono questi NON idrogenati?
Gentilissimo Sergio, abbiamo pubblicato la risposta dell’avvocato Dongo alla sua domanda: http://www.ilfattoalimentare.it/oli-vegetali-grassi-non-idrogenati.html
…come diceva mio nonno… “chi più spende meno spende…”, in questo caso si tratta della NOSTRA SALUTE… se spendo ora di meno poi magari spenderò di più nella sanità tra 10/20/30 anni per curare quello che ho mangiato di Malsano nella GIOVENTU’… Quindi come diceva Alessandra Tagliolato, meglio mangiare un biscotto in meno ma sapere cosa si mangia… e poi per tornare all’artcolo iniziale le nostre scelte quotidiane (se acquisto o no un prodotto piuttosto che un’altro possono su grande scala mondiale cambiare le politiche delle multinazionali A LUNGO TERMINE…)
PERCHE’ NON SE LE MANGIANO LORO (I PRODUTTORI) QUELLE SCHIFEZZE COSE PER TUTTA LA VITA…. ;))
Le parole del Sig. Barilla sono vergognose: populismo, tranello mediatico, le aziende cadute come polli…
Non una parola per dire che hanno speculato, guadagnando di più grazie ai minori prezzi di acquisto, infischiandosi della salute degli italiani compresi i bambini.
Invito tutti a non comprare più non solo i prodotti con olio di palma ma tuti i prodotti di tali aziende.
Sono d’accordo e ho già iniziato da tempo a eliminare dalla mia spesa prodotti barile, nestlè kamut(brevetto esclusivo di monsanto) e molte altro. Preferisco spendere di più ma mangiare meglio e meno piuttosto che intossicarmi e ingrassare le tasche di quei criminali
è praticamente impossibile trovare biscotti , fette biscottate ecc senza olio di palma . Passo delle mezz’ore a leggere tutte le etichette dei prodotti ma alla fine sto rinunziando a mangiare biscotti. Anche i prodotti dietetici contengono olio di palma. Ma non era meglio il burro?
Gentilissima Gianna,
qui abbiamo fatto un elenco con i biscotti e le fette biscottate prive di olio di palma: http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-biscotti-tab.html
Le aziende che usano olio di palma sono estremamente scorrette nei confronti dei consumatori.
Al Conad nel reparto biscotti, vengono evidenziati dei cartelli con la scritta “senza olio di palma”.
Alcune aziende hanno messo in commercio biscotti senza quel “grasso vegetale”
Ma c’è ancora molto da fare.
Sono sempre più sbalordito dal fatto che venga utilizzato per i prodotti della Plasmon !!!
Recentemente ho notato che nelle lasagne al ragù di pronti in tavola della catena esselunga c’è la presenza di olio di palma non è possibile che anche nei prodotti freschi venga aggiunto al posto dell olio d oliva extravergine .Io questi prodotti non li consumo ma guardò molto l etichette dei cibi e proprio vero che bisogna tenere gli occhi bene aperti
Caro Paolo Barilla te lo pago io il biglietto per SIngapore per il mese di settembre l’anno prossimo.
Vieni, ti piazzo sul balcone tutto il santo giorno e poi lo dici tu a me se l’aria e’ respirabile alla facciazza del N.E.A.
poi ti faccio assaggiare il populismo di gente che soffre di malattie alle vie respiratorie.
Forse non conta molto in quantità, ma nel mio piccolo ho preso l’abitudine di leggere tutti gli ingredienti dei prodotti industriali che acquisto ed evito l’olio di palma. Trovato anche nei surgelati, leggere bene ci fa bene.
Anche io ormai da un pò di tempo evito tutto ciò che contiene olio di palme, grasso di palma, ma anche di cocco.
Forse non tanto per la salute, quanto per quello che succede dove le palme sono coltivate.
Però poi ti vedi una trasmissione in tv, non ricordo quale scusate, che ti fa vedere che solo in italia è pieno ci centrali per la produzione di energia elettrica che vanno a milioni di litri di olio di palma e ti viene lo sconforto.
Per carità io continuerò a “combatterlo” rinunciando a quello che magari sino all’altro ieri comperavo e mi piaceva……..ma altro che goccia in mezzo al mare 🙁
accidenti è vero, sabato esselunga, ho cercato i biscotti senza palma, gli unici i misura integrali, mica tanto buoni per i gusti ma va bene così, addirittura è sparita gentilini che usava burro, secondo me è in atto una manovretta di dumping per eliminare anche i pochi che non lo utilizzano, le spalmabili o uno va all’iper se no è solo nutella, con qualche barattolo Novi
Non solo i biscotti, anche la pasta sfoglia fresca contiene olio di palma, proprio tutte le marche, non ne ho trovato una che ne sia priva. Mi sto abituando a prepararmi da sola i biscotti, così almeno sono sicura, ma la pasta sfoglia è laboriosa.. Se conoscete un tipo che non adoperi l’olio di palma fatelo sapere. Grazie.
Vorrei fare una riflessione che forse è anche un pò una PROVOCAZIONE per tutti gli italiani/e adulti/e. MA non sarebbe ora di capire, FINALMENTE e DEFINITIVAMENTE – invece di fare tante chiacchiere e pochi fatti – che CI hanno infilato a calci, negli utlimi decenni, dentro un Sistema consumistico-criminale che sta distruggendo la nostra salute, il pianeta, il benessere quotidiano? E QUINDI non sarebbe ora di cambiare abitudini SBAGLIATE e CONSOLIDATE??? La maggior parte degli italiani prendono stipendi da fame: e spesso quel poco lo spendono male per cose INUTILI sacrificando invece l’alimentazione!!! Le donne madri e mogli spesso lavorano tante ore per pochi soldi al mese ed in questo modo non fanno in casa tutta una serie di cibi UTILI che potrebbero fare del bene a loro stesse ed ai maschietti di casa, quindi intendo biscotti e gelato fatto in casa, torte, magari anche la pasta all’uovo e perchè no il pane per chi può… Ed invece gli uomini, pur guadagnando magari qualche spicciolo in più, spesso si perdono e spendono dietro a sport futili ed auto, e non si impegnano a fare una spesa più accurata, magari a Km0, scoprendo anche la bellezza rilassante del fare due chiacchiere con il contadino/a che rivende i prodotti agroalimentari! E al meraviglioso apprendere, in entrambi i casi, dei bambini/e, vicino ai loro genitori, lo trascurate??? Potrei ancora dilungarmi, ma evito. In sostanza: DONNE e UOMINI italiani dovreste cambiare modo di vivere!!! Sarebbe la cosa più immediata no? Ciao
Grande iniziativa quella de Il Fatto Alimentare….Ma è davvero saggio consigliare prodotti da forno con olio di mais e girasole, come evidenziato nel post che elenca questa tipologia di prodotti? Lo avevo gia scritto in un commento mai ritrovato (quindi presumo non pubblicato)…ma i grassi che meglio si prestano all’idrogenzazione con la cottura sono proprio quelli insaturi, quindi mais e girasole. Dalla padella alla brace…..? Direi di si….Consiglio, a chi ha la possibilità, di recarsi presso un qualsiasi laboratorio di analisi alimentare e quantificare la % di grassi trans in prodotti da forno con oli mais e girasole. Scoprirete che, a dosaggi equivalenti di palma non idrogenato, i grassi trans sono presenti in maggior quantità nei prodotti a base di oli di mais e girasole….!!! Basta raggiungere 185°C in forno e per 10 minuti, che si forma l’l’HNE (4-idrossi-trans-2-nonenale), altamente tossico (agisce direttamente sul DNA con un meccanismo epigenetico). Per non parlare poi delle quantità altissime di zuccheri semplici contenute nei prodotti da forno industriali che, di norma, dovrebbero essere consumati sempre e comunque in quantità limitate.Altro che prodotti salutistici…..
Gianni
Biologo Nutrizionista
Nello studio di cui lei parla si dice che l’olio di semi dopo 10 minuti a 185°C di frittura forma composti ….. i prodotti da forno non sono fritti.
Ovvio che non sono fritti e comunque nel mio intervento non ho citato alcun studio, dal momento che la letteratura scientifica è colma di studi di questo tipo. Ciò che conta è la temperatura e il tempo, non tanto il metodo di cottura (in forno, frittura, ecc..). So già che molti evidenzieranno il fatto che all’interno dei biscotti e dei vari prodotti da forno non si superano in genere i 100 °C (in forni ventilati a 185°C), ma non è affatto la regola. In alcuni prodotti dolciari da forno sono richieste temperature interne molto elevate e tempi di cottura mediamente lunghi.
Inoltre se vogliamo essere pignoli, il grado di raffinazione di un olio (eliminazione dei grassi non esterificati, ovvero liberi) influenza molto la percentuale di idrogenazione. Più è spinto il grado di raffinazione e maggiore è la probabilità che si formino composti tossici, qualunque sia il metodo di cottura.