Riceviamo e pubblichiamo questa lettera che Agostino Macrì ci ha scritto in risposta all’articolo in cui, lui e Antonello Paparella espongono le loro posizioni sull’olio di palma.
Olio di palma, la lettera di Agostino Macrì
Con l’articolo pubblicato sul mio blog Sicurezzalimentare.it mi sono limitato a riportare quanto affermato dal Direttore dell’EFSA; ho anche fatto una breve considerazione finale. L’articolo ha sollecitato i commenti del prof. Paparella, ma anche dal Dr. Ghiselli di contenuto diametralmente opposto che per correttezza andrebbe riportato e che comunque può essere letto sul mio blog.
Voglio precisare che oltre ad essere “Esperto dell’Unione Nazionale Consumatori” sono Professore di Ispezione degli Alimenti al Campus Biomedico di Roma e che sono stato Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità.
In risposta ai commenti del Prof. Paparella desidero evidenziare che l’EFSA è la più autorevole organizzazione scientifica europea in materia di Sicurezza Alimentare e per sua definizione è assolutamente indipendente. Chi afferma il contrario deve dimostrarlo e denunciarlo alle competenti Autorità giudiziarie. Insinuare che faccia l’interesse dell’industria significa parlare senza avere una adeguata conoscenza delle procedure attuate per garantire l’indipendenza dell’EFSA.
Gli studi “indipendenti” menzionati dal Prof. Paparella sono stati presi in considerazione, insieme ad altri centinaia di studi, dalla “Commissione” francese sui grassi alimentari, dall’Autorità Alimentare del Belgio ed anche da studiosi del “Mario Negri”. I risultati di queste valutazioni non “condannano” l’olio di palma, ma evidenziano la presenza di acido palmitico la cui assunzione eccessiva potrebbe favorire i fenomeni che portano alla aterosclerosi. Lo stesso problema riguarda l’acido miristico e quello laurico. Nel Rapporto dell’Autorità belga si raccomanda anche un minore assunzione di grassi animali a causa della presenza degli acidi grassi saturi e del colesterolo.
Nel latte materno l’acido palmitico è un componente naturale fondamentale perché serve alla “strutturazione” dei tessuti compreso quello nervoso. L’integrazione nei latti artificiali con olio di palma è quindi molto utile proprio per la presenza di acido palmitico.
Debbo dire che il commento del Prof. Paparella mi ha sollecitato ad approfondire ulteriormente la materia e mi sono convinto che il vero problema non è l’olio di palma, ma il consumo eccessivo di alimenti e di grassi in particolare.
Il nostro commento
Ringraziamo Agostino Macrì per il contributo, ma vogliamo precisare che tutta la vicenda dell’olio di palma si gioca sulla quantità di grassi saturi che assumiamo ogni giorno. Quando si dice che non ci sono problemi se ne assumiamo poco è vero. Ma nella realtà i quantitativi sono esagerati essendo il palma presente dappertutto e questo può provocare, a lungo andare, delle problematiche per la salute. Questo è il punto fondamentale e chi finge di ignorarlo fa il gioco delle aziende.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Vi faccio notare che il pericolo di eccedere vale per TUTTO. Perché continuare ostinatamente a non capire che anche eccedere con l’acqua, con la pasta integrale, con l’olio di oliva, con le noci, con il pollo, può far male?
Non è la vicenda dell’olio di palma che ruota sulle quantità. Tutta l’alimentazione ruota sul concetto di troppo e su quello di porzione.
Ma è così difficile?
Ma l’olio di palma è rimasto invisibile per 20 anni ed è dappertutto mentre so quando mangio il pollo o il burro, non so quando mangio il palma.
Dott. La Pira, prima o poi smetterà di fare riferimento all’invisibilità del palma nel passato e si potrà fare un ragionamento sul presente, partendo dal dato di fatto che da dicembre 2014 non è più invisibile?! L’olio di palma è pessimo, diamolo per assodato. E’ sempre stato volutamente omesso (con il beneplacito delle leggi vigenti) dalle aziende per i loro interessi, bene. Anche questo lo diamo per assodato. Ora non è più così e l’olio di palma compare nella lista ingredienti. C’è una lobby che sta tentando di migliorare l’immagine del palma? Non lo metto in dubbio, ma la questione è un’altra. Dire che si assume il palma a propria insaputa è falso. Compare sulla lista ingredienti, quindi, gli stessi consumatori che rispondendo ai sondaggi chiedono sempre più informazioni sulle etichette (e nei sondaggi hanno sempre percentuali “bulgare”) dovrebbero poi anche preoccuparsi di leggerle queste etichette…Tutti quelli che seguono un’alimentazione corretta NON POSSONO incorrere nell’abuso di olio di palma. Chi ne abusa è perchè sta seguendo un’alimentazione non corretta e non si preoccupa di leggere le informazioni in etichetta: nè la lista ingredienti, nè tantomeno la dichiarazione nutrizionale. Di conseguenza, non solo starà abusando del palma, ma probabilmente abuserà di grassi animali o di proteine animali; probabilmente abuserà di zuccheri. In poche parole starà seguendo un’alimentazione non equilibrata per propria colpa, non per colpe esterne.
Le etichette esistono e alcuni consumatori le leggono ma solo pochi le sanno decodificare. Per questo in Europa si stanno mettendo a punto le etichette a semaforo che le aziende non vogliono proprio per segnalare in modo più chiaro l’eccesso di zuccheri, di sale e di grassi presenti nei vari prodotti alimentari. La semplice scritta come vede non basta. Se poi al supermercato non trovo prodotti palma free perché sono pochi allora le mie possibilità di scelte sono davvero poche. Sulle etichette è anche indicato il sale ma lei sa che ne consumiamo il doppio di quanto dovremmo e questo è un grosso problema per i consumatori e per la salute pubblica . Per ovviare al problema in Francia e in altri paesi ( in minor misura in Italia) le istituzioni sanitarie hanno da tempo messo a punto un programma di riduzione progressiva del sale nei prodotti industriali in accordo con le aziende. Lei sa che si parla di tassa sullo zucchero per cercare di arginare l’obesità anche se lo zucchero è indicato sui prodotti . Insomma nessuna istituzione pubblica ha purtroppo detto ancora quanto olio di palma consumiamo e ha messo in allerta le persone come avviene per lo zucchero, il sale e i grassi e questo è un gravissimo e inaccettabile ritardo. E poi valuti consumi di merendine biscotti snack e tutti i prodotti che contengono il palma e poi mi dica se il consumo di palma le sembra ridotto. Ma il suo discorso mi porta ad un’altra conclusione forse dovremmo dire alla gente non consumate prodotti confezionati industriali perché quasi tutti contengono troppo olio di palma.
Ma come non lo so! Le etichette che ci stanno a fare? Quelle nutrizionali intendo. I grassi saturi sono sempre stati evidenziati. Che poi derivassero dal palma o dal burro che importa?
Sig. La Pira, la conclusione a cui è arrivato, dopo aver letto l’intervento del Sig. Alessandro, è finalmente quella più giusta, cioè quella di disincentivare il consumo di quantità elevate ed il consumo giornaliero di prodotti industriali, soprattutto quelli più elaborati, perché, a prescindere dal palma, fa male alla salute nella stessa misura di come potrebbe far male un consumo elevato e costante di carne ed insaccati ! La diminuzione del consumo di tali prodotti in maniera significativa, grazie al “boicottaggio” salutistico, spingerebbe automaticamente le aziende ad autoregolamentarsi per rendere il loro prodotto migliore da molteplici punti di vista, non solo dal punto di vista dell’impiego del palma come grasso! Dr. Daniele Giovanni Monaco (Tecnologo Alimentare)
Dott. La Pira, sicuramente per seguire una dieta equilibrata e corretta si dovrebbe avere il più possibile il controllo dell’ingredientistica, quindi i prodotti industriali sono i meno indicati, non perchè le aziende mettano chissà quali porcherie nei loro prodotti (non è questo il mio pensiero) ma proprio per mantenere il più possibile il controllo sugli ingredienti sensibili che sono proprio quelli che lei cita: grassi, sale, zuccheri. Quindi, sì, la corretta alimentazione dal mio punto di vista esclude i prodotti industriali, senza però demonizzarli, come non si dovrebbe demonizzare nemmeno un singolo ingrediente come il palma. Consumare ogni tanto un piatto pronto, un po’ di crema di nocciole, una merendina o un panino da fast food, tanto per citare alcuni esempi, non crea nessun danno!!
Quanto al resto delle sue argomentazioni: sulle sigarette a caratteri cubitali c’è scritto quali sono i loro effetti sulla salute, eppure non mi sembra che i fumatori abbiano smesso. Questo per dire che non è una questione di facilità o complessità di informazioni, ma proprio la mancanza di interesse e la scarsa considerazione che il consumatore medio da a queste informazioni e, di conseguenza all’alimentazione. Si spendono facilmente 800€ per un telefono, ma si fa molta più fatica a concepire di spendere 100€ da un nutrizionista per “imparare a mangiare”.
Quanto “all’invasione” di palma, se lei venisse con me a fare la spesa un giorno vedrebbe quanto facile è non acquistare nulla che contenga palma (ma lo sa meglio di me). E questo mi riporta a quanto scritto poco sopra: alla gente (sto generalizzando ovviamente) non interessa (purtroppo) mangiare sano. O meglio: interessa a parole, ma non quando dalle parole si passa ai fatti. Quelle interessate già lo fanno, a prescindere dai semafori o altre “panacee”. Quello che bisogna fare secondo me è continuare a sostenere l’importanza di seguire una corretta alimentazione in modo che sempre più persone possano interessarsene.
Vede io faccio 2 volte la settimana la spesa e giro diversi supermercati e proprio per questo mi rendo conto che scegliere prodotti senza palma è ancora molto difficoltoso e alcune volte impossibile . Il cibo industriale nelle città e scelto dalla stragrande maggioranza delle persone e questo è l’elemento di confronto da prendere in considerazione. Altrimenti facciamo solo bei discorsi teorici. Per questo facciamo la nostra battaglia contro l’invasione del palma e la gente ci segue perchè ritiene valido il discorso
Perché la gente non ha una adeguata cultura alimentare , che indirizzi verso una sana alimentazione ? Perché le persone continuano a fumare nonostante che sul pacchetto vi sia scritto che genera malattie mortali ? Partendo dal presupposto che in Italia si legge meno che nel resto d’Europa e l’informazione di 1^ fascia resta dozzinale ed approssimata ( pochi esercitano un senso critico e ricercano una informazione specialistica che superi i luoghi comuni ) , la popolazione recepisce gli effetti di una macchina pubblicitaria , posta in essere dalle aziende commerciali , spesso mendace mercenaria. Se pochi leggono le etichette e curano poco la qualità di ciò che comprano al supermercato , ciò avviene proprio perché vi è sempre stata poca informazione obiettiva ed oggettiva alla portata di tutti e soprattutto diffusa da organi imparziali , scevri da interessi economici.
Non si tratta di demonizzare le aziende alimentari ( ve ne sono numerose che rispettano precisi canoni di qualità ed etica ) , ma il rapporto impari tra uomo medio e multinazionale che gestisce grandi strumenti di informazione , spesso martellante , non può non generare allarme. E’ vero che un po’ di crema alle nocciole non ammazza nessuno , ma se ci si convince che può essere quotidianamente mangiata dai bambini , beh la cosa è diversa!
Non sono affatto convinto che sia facile trovare tra gli scaffali del supermercato prodotti che sfuggono agli ingredienti indesiderati : ho personalmente tentato di acquistare biscotti e merendine senza olio di palma e la ricerca è davvero faticosa.
Certo , cercando alla lunga è possibile trovare anche ciò che desideri , ma poiché si tratta di merce che sfugge alla produzione di massa , il prezzo alla cassa non è proprio popolare.
Non dimentichiamo infatti che una gran parte della popolazione che non naviga certo nell’oro ( disoccupati , pensionati , produttori di basso reddito ecc.. ) è costretto gioco forza a non poter scegliere e ad accontentarsi solo di ciò può permettersi , senza curarsi dell’etichetta.
Per finire lo spot pubblicitario della Barrilla , con Banderas mugnaio , vuole trasmettere una immagine antica di qualità verace , di ingredienti casalinghi e genuini che solo un vero mulino di campagna può produrre. Se Banderas fosse un vero mugnaio tra la farina e in mezzo ai campi di grano non userebbe olio di palma. Non voglio dire che le merendine del Mulino Bianco siano nocive , ma si impadroniscono di una suggestione ( ingredienti poveri e semplici ) che non appartengono alla produzione industriale e che fa credere ai consumatori di poterne mangiare sempre e in quantità.
Come scrive spesso il prof. Franco Berrino – esperto di alimentazione – il problema è sfuggire dalla quantità di ingredienti industriali che entra nelle nostre dispense.
Quindi concordo con Roberto La Pira : una cosa è scegliere liberamente di fumare una sigaretta sapendo che fa male ala salute , altro cosa è non essere coscienti di potersi fare del male , indotti da un sofisticato sistema di propaganda.
@Massimiliano: quello che non condivido del modo in cui questa testata affronta l’argomento è che lo fa (è ho avuto modo di scriverlo più volte) andando contro ad un ingrediente, ma non c’entrando il nocciolo del problema. Il palma è pessimo e dannoso se abusato, certo. L’olio extravergine di oliva non è minimamente paragonabile ma non per questo se ne può abusare, giusto? Se anche tutto il palma fosse per assurdo sostituito da olio evo, non pensate che chi seguiva un’alimentazione scorretta prima continuerebbe comunque a seguire una dieta scorretta!? Chi consumava quotidianamente crema alle nocciole con palma prima ora consumerebbe quotidianamente crema di nocciole con olio evo. Quei genitori che danno merendine industriali quotidianamente ai propri figli continuerebbero a farlo, solo che saranno a base di olio evo anzichè palma. Lo stesso per i biscotti, lo stesso per le fette biscottate, lo stesso per i fritti…
Quindi? Certo, gli effetti sulla salute dell’abuso del palma saranno differenti degli effetti sulla salute dell’abuso di olio evo, su questo non discuto, anche perchè non ho le competenze per farlo, ma una dieta “sbagliata” rimane una dieta “sbagliata”! Per contro, una dieta “giusta” rimane giusta: per questo io dico che è facilissimo fare la spesa senza incorrere in acquisti “sbagliati”! Una spesa fatta di frutta, verdura, pesce, carne bianca, pasta, legumi, pane tradizionale copre la gran parte (se non la totalità) dei pasti di una settimana: in questo contesto quindi, se anche si decidesse per esempio di prendere per colazione 8 biscotti con olio di palma (se proprio davvero non si riesce a trovare l’alternativa senza) non si commetterebbe nessun “abuso” nutrizionale! E non ci si troverebbe la propria dispensa “invasa a nostra insaputa”… E quindi, anche l’osservazione che lei fa sull’aspetto economico: l’impatto dei prodotti “alternativi” su una spesa così come da me descritta sarebbe minimo e quindi sostenibilissimo da parte di chiunque.
Il problema è culturale, certo. Pur non essendo assolutamente d’accordo, accetto anche il punto di vista di chi sostiene che il consumatore sia la parte debole e vittima di propaganda. Ma anche ammettendo questo, è sbagliato individuare il problema nel solo olio di palma. Se anche tutte queste industrie cambiassero ingrediente, senza cambiare la forma di comunicazione, saremmo punto e capo. I danni della scorretta dieta sarebbero semplicemente differenti rispetto ad ora.
In questo momento stiamo portando avanti contro l’invasione del Palma ma non trascuriamo certo le altre criticità alimentari dovute ad un’alimentazione scorretta. Siamo d’accordo quando dice che una dieta corretta fatta di alimenti freschi e poco confezionati non contempla grandi quantitativi di grassi e quindi anche di palma , ma c’è un mondo che si occupa di problemi alimentari collegati alla cattiva alimentazione ed ad una dieta a base di prodotti industriali. In questo caso il Palma è davvero un elemento invasivo come certe piante infestanti.
Finalmente si riesce a leggere qualche opinione sensata.
Siamo tutti ‘maggiorenni e vaccinati’ e liberi di scegliere come alimentarci.
L’olio di palma lo si trova principalmente nei dolciumi, prodotti dei quali si può tranquillamrente fare a meno senza bisogno di fare petizioni affinchè vengano tolti dalla vicinanza delle casse, all’uscita del supermercato.
Siamo individui pensanti, dotati di volontà, o massa pilotata dagli interessi industriali ?
E’ giusto battersi perchè vengano migliorate le informazioni in etichetta (vedi es.: indicazione dello stabilimento di produzione) che tutto sommato sono abbastanza esaurienti.
Forse la battaglia sull’olio di palma aveva senso dieci anni fa, non ora che viene indicato.
Voglio rilanciare: proprio ora che ne conosciamo le quantità ed i prodotti in cui è presente, evitiamolo quando non serve ma quando lo mangiamo gustiamone le innegabili qualità che possiede; assaporiamo questi tre biscotti, gustiamone la fragranza e la neutralità di sapore di questo grasso, non invadente come il burro nei biscotti danesi né fastidioso al palato come l’olio di girasole.
In ogni caso l’industria ben presto si adeguerà alla nuova domanda e offrirà linee di biscotti Palm Oil Free, business is business, naturalmente, ma questo non migliorerà di una virgola la nostre abitudini alimentari.
Il vero problema, ma è già stato detto sopra,è che rispetto a quello che consumiamo, mangiamo troppo, compriamo troppi prodotti industriali, e inoltre sprechiamo anche molto.
Ricordiamoci che dell’ 80 % dei prodotti che troviamo al supermercato possiamo farne tranquillamente a meno.
Se ci cibiamo principalmente di prodotti alimentari industriali il problema non sarà solo l’olio di palma ma soprattutto le dosi eccessive di grassi totali, di sale, di zuccheri, più addittivi, conservanti, coloranti, aromi naturali etc., che complessivamente introiettiamo.
Dobbiamo fare petizioni affinchè ogni singoli iingrediente venga limitato per legge ? Siamo in grado di fare la spesa da soli o dobbiamo aspettare le direttive dell’ EFSA ?
Gentile sig. Piergiorgio, non è che il semplice fatto che finalmente l’olio ed il grasso di palma siano usciti dall’anonimato in cui erano stati relegati anche da una normativa alquanto distratta, risolva il problema. Purtroppo, la vita di oggi non consente più a tante famiglie di seguire i comportamenti alimentari dei tempi andati (tutto fatto in casa) motivo per cui in tantissimi casi si è costretti a fare uso di alimenti di origine industriale. Il problema, come è già stato evidenziato abbondantemente in altri ed anche in questo contesto, è che insieme all’indicazione dell’ingrediente, in etichetta dovrebbero essere indicate anche (quando note) le caratteristiche di rischio presenti (come allergeni e simili) La grande quantità di studi effettuata a livello Nazionale ed Internazionale lo consentono. ( Un esempio per tutti gli studi del Prof Francesco Giorgino e del suo gruppo
del’ Università di Bari, con la collaborazione del ’Università di Pisa e del’ Università di Padova –
tutti centri affiliati con la Società Italiana di Diabetologia – http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Attenzione-olio-di-palma-distrugge-cellule-pancreas-)
Io vorrei avere il piacere di leggere qualche articolo che non parli di industrie e catene commerciali, o meglio che non colleghi l’olio di palma ai soli prodotti da supermercato.
A proposito di dolci.
E’ dal mio primo corso amatoriale di pasticceria (circa 25 anni fa) che mi hanno mostrato come la margarina e grassi vegetali vari siano ingredienti fondamentali per la riuscita dei prodotti.
Costa poco, rende bene, costa poco e… ah si costa poco, l’ho detto?
Il burro fa male, brucia, puzza, e infine COLESTEROLO!
Lo strutto? Roba da nonni!
Oggi in una pasticceria artigianale mi è stato detto: il burro non lo uso per principio, niente lattosio, allergici, vegani ecc.
Ah beh. Meglio il palma. (Nei frollini?!)
Pensare un’alternativa vegetale o delattosata è complicato.
Si pensa ai prodotti industriali, grande campagna contro l’olio di palma, ma non sono le etichette il problema, è la loro assenza!
In un supermercato in genere si deve cercare il libro degli ingredienti.. per scoprire che si indica una generica “frolla” (di che?).
In pasticceria si fa fatica uguale a trovare esposto il cartello.
E’ la mentalità da cambiare, compresa quella degli artigiani. Alcuni di questi, non sono molti per fortuna, cercano di copiare i prodotti industriali, ricalcandone aspetto e gusto.
E che ci son venuta a fare in una pasticceria artigianale, se usi i semilavorati o peggio surgelati precotti. Ah si, però hanno meno zucchero.
Io da cliente voglio poter scegliere se farmi del male col burro o con altri grassi, sono io che bilancio la mia dieta, son già prodotti ad uso discontinuo, si spera.
Limitare zuccheri e standardizzare i grassi per farli diventare prodotti quotidiani: questa è la truffa maggiore, la qualità si abbassa per tutti, penalizzando i virtuosi dell’alimentazione.
Onore a chi resiste con prodotti di qualità, che i clienti non vi manchino mai!
Vista tutta la sensibilizzazione riguardo all’uso dell’olio di palma, ho cominciato a guardare gli ingredienti di vari prodotti per veder la presenza di olio di palma. Ho constatato come questa sostanza sia presente in quasi tutti i prodotti dolciari:con mia grande sorpresa però non è mai specificata la percentuale di prodotto. Non essendo mai nei primi posti della lista degli ingredienti verrebbe da pensare che sia percentualmente modesta tuttavia ritengo necessario che sia specificata comunque perché il consumatore deve sapere non solo quali ma anche quanti grassi consuma in modo da decidere se acquistare e consumare comunque il prodotto.
@adiarno: le etichette nutrizionali sono ormai su tutti i prodotti e rispondono alla sua domanda molto meglio dell’eventuale indicazione della percentuale.
Salve, vorrei chiedere a “il fatto alimentare” un parere sul possibile sostituto del palma. Sostituirlo con un olio che abbia un simile profilo in acidi grassi, così da garantire buona attitudine alla trasformazione, non sarebbe la stessa cosa (o comunque molto simile)? Adoperare olio con buone qualità nutrizionali (ricchi di insaturi) non porterebbe ad altri problemi, come la conservabilità? Aver ottenuto una trasparenza in etichetta è sicuramente un passo in avanti, ma dopo queste campagne che hanno demonizzato l’olio tropicale il consumatore medio crede che il problema della pessima qualità nutrizionale dei sui snack dolci e salati sia il palma; MA QUEI PRODOTTI NON SARANNO MAI SANI! BISOGNA SCEGLIERE DI MANGIARE UNA MELA INVECE DELLA MERENDINA MULINO BIANCO O LA NUTELLA!