La fuga dall’olio di palma è iniziata e il prossimo anno dovrebbe esserci una svolta decisiva. La campagna e la petizione su Change.org portata avanti da Il Fatto Alimentare insieme a Great Italian Food Trade ha raccolto oltre 71 mila firme e già prodotto importanti risultati. La catena di supermercati Coop (che già non utilizza il grasso di palma in 25 prodotti per neonati e bambini oltre agli alimenti biologici della linea “Vivi Verde”), ha annunciato un’ulteriore riduzione dell’impiego e lascia intendere che ci saranno ” importanti novità nel 2015″.
Ikea ha comunicato di essere impegnata a togliere l’olio di palma dai prodotti alimentari a partire dal dicembre 2015. Anche la catena di supermercati Ld market e Md discount ha in programma durante il prossimo anno di togliere questo grasso in buona parte dei biscotti e dei prodotti da forno. Pochi giorni fa è arrivata una comunicazione della catena di supermercati Esselunga che ha scelto di abbandonare l’olio di palma “preoccupata della salute dei clienti“.
La fuga dall’olio di palma
In attesa di altre risposte conviene fare il punto della situazione analizzando quello che sta accadendo negli uffici marketing delle catene di supermercati e delle aziende produttrici di prodotti da forno. Molti operatori da tempo sono alla ricerca di nuove ricette per eliminare o comunque ridurre il più possibile la presenza del grasso di palma. I motivi sono sia di tipo ambientale (distruzione delle foreste tropicali per lasciare spazio alle coltivazione della palma) sia per le accuse provenienti dal mondo scientifico sull’incremento di rischio cardiovascolare correlato all’eccessiva presenza di questo grasso nel cibo che gli italiani consumano ogni giorno.
La sostituzione non è un passaggio complicato visto che sono già in vendita oltre 300 tipi di biscotti, 165 tipi di grissini e cracker e 70 merendine che non utilizzano questo grasso. La stessa linea di biscotti Mulino Bianco di Barilla ha nell’assortimento un prodotto che non contiene palma (…) e anche Ferrero ha scoperto che si possono fare merendine senza questa materia prima (Brioss ciliegia).
Le difficoltà
Il problema da affrontare è quello di sostituire il palma in modo indolore senza modificare il sapore, la consistenza e l’aspetto del prodotto, mantenendo il più possibile le caratteristiche precedenti. Questa è forse la vera difficoltà. Da un punto di vista tecnologico non è certo un problema sostituire il palma con olio di mais e di girasole e aggiustare la ricetta aggiungendo fibre o altri ingredienti. Si tratta di un’operazione che non richiede nessun aggravio di spesa visto che oggi il grasso di palma costa come gli altri oli di semi. Nella ricetta dei nuovi biscotti “palma free” potrebbe esserci anche il burro che migliorerebbe l’aroma e la qualità del biscotto. A questo punto però rimarrebbe il problema della presenza elevata di acidi grassi saturi visto che le quantità presenti nel burro sono simili se non superiori a quelle del palma.
L’altro elemento di criticità riguarderebbe il costo visto che il prezzo del burro è circa 4 volte superiore. Un’altra possibilità è usare un pizzico di burro per dare sapore e consistenza all’impasto miscelato a olio di mais e girasole. Qualcuno impiega olio di oliva o anche olio extra vergine anche se la scelta risulta abbastanza invasiva sull’aroma e comporta ricadute economiche simili a quelle del burro.
La questione economica è molto importante perché la sostituzione del palma con agli altri grassi vegetali non deve essere un’occasione per fare lievitare i prezzi. I listini dei biscotti non devono lievitare, se si usa olio di mais o girasole. Considerando che nei biscotti frollini la quantità di materia grassa oscilla dal 12 al 25 %, se l’aggiunta di un pizzico di burro può comportare un lieve incremento di poche decine di centesimi al chilo, la sostituzione con altri grassi non deve fare cambiare i listini.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
La proposta di inserire piccole quantità di burro negli impasti ha un problema importante, al di là del sapore che può risultare gradevole e avvicinarsi a quello dell’olio di palma forse proprio perché è un grasso saturo: E’ DI ORIGINE ANIMALE e questo taglierebbe fuori i sempre più numerosi VEGANI dall’utilizzo di questi prodotti. Non capisco perché non si riesca a proporre prodotti che introducano gusti diversi da quelli precedenti SE LA POSTA IN GIOCO E’ COSI’ ALTA come quella della NOSTRA SALUTE. L’olio di girasole, per esempio, ha un gusto meno invasivo dell’olio EVO e se spremuto a freddo ha valori nutrizionali di tutto rispetto
E ti sembra che per un Vegano l’olio di palma sia meglio del burro?!?
E tutti gli animali del sud-est asiatico na-PALM-izzati, orang-outang, tigri, elefanti… senza contare le minoranze etniche comodamente sparite…
Che, sono tutti dei vegetali?
Spero che un giorno tu e quelli come te vi rendiate conto. Grazie.
P. S. Ma quale nostra salute, bisogna pensare prima alla MORTE degli altri!
Esatto Gloria. Esistono una marea di oli..e si Daniela, quelli come noi pensano alla MORTE di TUTTI gli altri, non mangerò mai del burro , perche comporta la morte di tantissimi animali. Siete voi quelli strani
Giulia, non ho capito se sei una vegana cieca oppure no, ma la produzione di olio di palma sta provocando la DISTRUZIONE delle foreste del Borneo, con conseguente morte degli animali che ci abitano…
Quindi, attenzione anche con la scelta dei prodotti vegetali 😉 perchè possono essere più distruttivi dell’ottimo burro…
Segnalo che nella lista dei prodotti senza olio di palma vengono indicati tutti i prodotti Loacker. Siete sicuri? Mi risulta che quantomeno tra gli ingredienti dei wafer sia presente del fantomatico “olio vegetale”…
Così ha dichiarato l’azienda quando abbiamo chiesto conferma.
Gentile Emmebi, grazie per la segnalazione. abbiamo appena sentito l’ufficio stampa per chiedere un chiarimento a riguardo e ci hanno spiegato che si tratta di olio di cocco che è il frutto di un’altro tipo di palma, la Cocos nucifera http://it.wikipedia.org/wiki/Cocos_nucifera . La palma da olio è la Elaeis guineensis http://it.wikipedia.org/wiki/Elaeis_guineensis
L’azienda ci ha inviato una precisazione riguardo il grasso di cocco. “Dall’anno della sua fondazione, avvenuta nel 1925 ad opera di Alfons Loacker, l’azienda Loacker presta particolare attenzione alla ricerca delle materie prime.
Solo i migliori ingredienti sono usati nella produzione, senza grassi idrogenati, né aromi artificiali, né conservanti o né coloranti che potrebbero alterare il gusto naturale delle bontà Loacker.
Per tutte le sue creme destinate alla farcitura dei wafer, Loacker utilizza esclusivamente olio di cocco non idrogenato, dichiara Hans-Peter Dejakum, direttore Marketing Loacker e portavoce aziendale.”
Ho firmato la petizione e sono contento che anche due nomi illustri della GDO si sono accodati alle migliaia di firme.
Amaramente occorre ricordare che ci è voluta una direttiva europea e una campagna di sensibilizzazione che ha raggiunto l’apice con questa petizione a far capire a tutti cos’è l’olio di palma, ma soprattutto a far capire a distributori e produttori che non è carino prendersi il gioco dei clienti, loro linfa vitale.
A presto
Non so esprimermi in merito professionalmente come produttore, come consumatore forse poso dire la mia… amche se trovo questa “battaglia” come una Vittoria di Pirro… una bandiera da esporre solo perchè politically correct.
Mangio biscotti ai cereali con olio di palma. Ne mangio quasi 5/6 a colazione da due anni e il colesterolo non ne risente, nemmeno quello “cattivo”.
Sarà ma credo che forse, essendo che per fare quest’olio stanno letteralmente ammazzando una nazione, l’indonesia, sia fatto per fermare indirettamente questo scempio ambientale e umano.
Parere mio comunque discutibile.
Saluti
Anche io sono normalmente contro a questi incaponimenti(in generale, non in particolare di questa redazione) che nelle metà delle persone suscitano timore senza conoscenza. In questo caso però più volte La Pira negli articoli ha ribadito che la campagna serve per rendere i produttori anche più sensibili all’impatto ambientale e hanno chiarito che il il problema è che l’utilizzo di olio di palma è diventato assolutamente indiscriminato, in tutti i prodotti.
è stato anche specificato che non fa più male di quanto ne faccia il burro, quindi non è un problema di salute o di sicurezza del prodotto, ma del fatto che viene utilizzato anche quando si potrebbero inserire oli/ingredienti di maggior qualità.
Speriamo non sia una ” promessa” strategica.. verificheremo 🙂 Nel frattempo ben venga e si diffonda la consapevolezza …
…ma soprattutto…non si era parlato di effetto cancerogeno ?
Mi collego all’intervento di Nello, perché pochi giorni fa’ un pediatra di una nostra amica le ha sconsigliato di usare prodotti con l’olio di palma perché CANCEROGENO e le ha proprio indicato di non usare la Nutella. A questo punto in famiglia è nata una discussione con mia moglie che voleva mettere al bando la Nutella (i miei figli sono ottimi, e felici, consumatori), ho fatto una ricerca su internet e come al solito ho trovato di tutto e di più ma senza una base scientifica, sconfortato ho scritto direttamente alla Ferrero che ovviamente, ma forse anch’io avrei fatto lo stesso, mi ha risposto in maniera generica che non c’è un problema di salute. Oggi leggo che il vero problema sul l’olio di Palma (ovviamente non trascurabile) è la deforestazione di aree boschive e di conseguenza la deportazione di milioni di famiglie africane e asiatiche. Mentre (cito la petizione) “Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi” trovo incongruente (a mio parere ovviamente) il fatto che si contesti i grassi visto che cambierebbe poco fra olio di palma o altri oli vegetali… Qualcuno di voi mi sa dare una risposta suffragata da dati? Grazie e vi seguo…
Chiediamo al Fatto Alimentare di modificare la petizione togliendo il riferimento al burro nella frase:
“invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o burro.”
Questo sia per i motivi chiariti nell’articolo (si tratta di grassi saturi; i costi sono elevati) sia per ragioni di sostenibilità (impatto ambientale altissimo, forse superiore a quello dell’olio di palma) e naturalmente etiche (come ha fatto notare Gloria).
Grazie! 🙂
Pienamente d’accordo a ridurre l’impiego di olio di palma, per tutti i problemi connessi, non ultimo quello ambientale, che comprende la salvaguardia degli animali (non si pensi solo agli “umani”). Ma non c’è rischio che gli altri oli provengano da colture OGM? Poi non penso (o mi sbaglio?) che aggiungendo un “pizzico” di burro si incida sull’incremento nell’allevmento dei bovini. Mi permetto un consiglio casalingo: fare in casa non solo biscotti, ma anche pane-dolce-brioche, con ingredienti (volendo) “biologici” e poco poco burro, usando le macchinette per il pane.
Infatti siamo allo sfacelo – o non è politically-correct dirlo? – perché questo sistema in toto è lo SFACELO.
Comunque la produzione dell’olio di palma è una filiera (di dimensioni massive e continentali) che in quanto tale inizia solo attorno all’anno 2000.
Si poteva evitare o no, forti delle conoscenze che non sono quelle dell’800…?
E ricordiamolo che l’Italia è il più grande consumatore a causa dell’industria dolciaria.
Forse il problema dell’olio di palma e della deforestazione dell’Indonesia non era al primo posto; tra l’altro è uno dei rari casi in cui anche a livello centrale vi sono segnali di sensibilità, si veda comunque: http://www.palmoilandfood.eu/en
Sull’aggiunta del burro , a parte il problema dei vegani, si potrebbe così risolvere il problema della eccedenza.
Sull’impatto delel produzioni sul territorio direi che prima del problema olio di palma c’è quello della produzione del caffè o ancora dei gamberi di allevamento che stanno rovinando paesi interi dall’Asia al Sud America
Visto che per risolvere i problemi ambientali si fa perno sulle proprietà più o meno salutistiche dei vari ingredienti utilizzati, diciamo che:
1. qualsiasi tipo di olio utilizzato deve essere ottenuto per spremitura a freddo e non deve subire processi di raffinazione (con sicura lievitazione del prezzo);
2. se si vuole, invece, usare il burro, in etichetta, sotto la dicitura grassi totali, ci dovrebbe essere anche la quantità di colesterolo presente oltre quella già riportata di grassi saturi!!!