Anche in Spagna i crescenti livelli di sovrappeso e obesità nei bambini hanno orientato l’attenzione delle autorità verso le scuole. L’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione (Aesan) ha presentato un programma volto a contrastare questo fenomeno, in accordo con le autorità sanitarie centrali e regionali.
Le statistiche attuali stimano il sovrappeso o l’obesità in un bambino su quattro. Il problema è triplicato nel corso degli ultimi vent’anni. Oltretutto, l’obesità incide sul 7 per cento dei costi sanitari.
E allora? Innanzitutto, messe da parte le ambizioni centrifughe dei governi regionali, si è fatto quadrato sulle caratteristiche nutritive che devono avere i menù scolastici, con le sole distinzioni legate all’età degli alunni. Composizione dei pasti, misure delle porzioni. Senza dimenticare i regimi dietetici particolari (allergie, celiachia).
E ancora, linee guida per garantire la disponibilità di “opzioni salutistiche” nei distributori automatici, ai chioschi e nei bar adiacenti alle scuole. Non si vietano i “churros”, ma si suggerisce di integrare l’offerta, per esempio con biscotti e snack a base di cereali, fette biscottate, yogurt.
Definita la varietà dei cibi disponibili, focus sull’educazione ai valori della salute, della buona vita e della socialità. Raccomandazioni per organizzare gli spazi di convivio come “fucine del benessere”, dove assaporare i cibi con calma (almeno 30 minuti per il pasto) e ricevere informazioni semplici ma utili.
Con il genuino ottimismo di un popolo sulle cui autostrade i cartelli – per invitare alla prudenza – anziché prospettare catastrofi rallegrano i cuori: “Non avere fretta, i tuoi cari ti aspetteranno”, “La vita è bella!”.
Dario Dongo
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