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loupe nutri-score - nutriscore - indice AMentre in Italia non si attenua la forte opposizione di diverse lobby alimentari, il Nutri-Score, il sistema di valutazione della qualità nutrizionale degli alimenti introdotto a partire dal 2017 in Francia, continua a diffondersi e, nei Paesi che lo hanno già adottato, va incontro a un’ottimizzazione che tiene conto di quanto è stato osservato in questi primi anni di applicazione. A spiegare a Le Figaro i principi su cui si baseranno le modifiche e i cambiamenti più evidenti è uno dei suoi ideatori, Serge Hercberg, epidemiologo specializzato in salute pubblica e alimentazione. 

Il Nutri-Score, premette Hercberg, è generato da un algoritmo che mette insieme gli elementi positivi (le fibre, le proteine e contenuto di frutta e verdura) e quelli negativi (il sale, lo zucchero, i grassi saturi, le calorie eccetera) di 100 grammi o 100 ml di un alimento o una bevanda, esprimendo la valutazione complessiva in cinque colori, dal verde al rosso, e in cinque lettere, dalla A alla E, in base alla qualità. Come previsto già al momento della sua ideazione, ogni tre anni l’algoritmo viene verificato, per evidenziare eventuali punti deboli e cercare di renderlo sempre più efficace. Per questo, dopo attente valutazioni, è stato deciso di apportare alcune modifiche entro il 2023 all’algoritmo.

Nutri-Score
Il Nutri-Score valuta la qualità nutrizionale degli alimenti e delle bevande in una scala che va dalla A verde alla E rossa

Per quanto riguarda gli alimenti, il consumo di carni rosse sarà ulteriormente scoraggiato, anche per motivi ambientali. Latte e derivati saranno meglio differenziati: per esempio, alcuni formaggi come l’emmental, finora etichettati con la D, avendo poco sale, potranno meritare una C. I cereali da colazione saranno invece ancora penalizzati, perché la maggior parte di essi contiene troppo zucchero: saranno praticamente tutti in classe C e nessuno potrà guadagnare una A, anche se esistono notevoli differenze tra tutti quelli in commercio. Lo stesso vale per i latticini, praticamente tutti zuccherati: è probabile un declassamento per la maggior parte di essi, così come accadrà per i cibi con troppo sale, e per quasi tutti i prodotti pronti industriali che, in media, secondo Hercberg, passeranno dalle categorie A/B a quelle B/C e, spesso, D (per esempio nel caso delle pizze surgelate).

Ma non ci sono solo cattive notizie. Alcuni alimenti, infatti, subiranno un miglioramento, come avverrà a molti pesci ricchi di grassi insaturi, che guadagneranno la A o la B, se non sono conservati sotto sale o sott’olio. Lo stesso accadrà ad alcuni oli vegetali come quello di oliva, quello di colza e quello di noce, che passeranno dalla C alla B grazie al contenuto in acidi grassi benefici. Infine, si prevedono cambiamenti anche per il pane e la pasta: quelli integrali potranno arrivare alla A, mentre quelli più industriali avranno una C, quando il loro contenuto in sale e grassi sarà considerato non ottimale. Ci sarà dunque un generale affinamento dell’attribuzione di lettere e colori.

Bottiglie di olio extravergine di oliva
Con l’algoritmo aggiornato migliora il punteggio dell’olio extravergine di oliva

Per quanto riguarda le normative, va ricordato che il Nutri-Score non è obbligatorio per ora (anzi, l’obbligo è esplicitamente vietato dalle norme europee), ma può essere adottato su base volontaria. A una condizione: l’azienda si deve iscrivere a una piattaforma di Santé Publique France e, una volta ricevuto il via libera, deve apporre il Nutri-Score su tutti i suoi prodotti. 

Anche in Francia il Nutri-Score ha incontrato non pochi ostacoli, come ha ricordato Hercberg nel suo libro Taci e mangia: un nutrizionista di fronte alle lobby agroalimentari (Edizioni HumenScience), ma i numeri hanno dato ragione all’esperto: se nel 2017 solo sei aziende hanno adottato il Nutri-Score, oggi in Francia sono 875, pari al 60% dell’offerta alimentare. E, nel 95% dei casi, si tratta di aziende piccole, perché le grandi fanno molta resistenza: solo Nestlé ha cambiato idea, nel 2019, dopo una prima, fiera opposizione.

Tutte le polemiche potrebbero essere messe a tacere nei prossimi mesi, quando il Parlamento Europeo varerà un’etichetta fronte-pacco comunitaria, che sarà uniforme, basata sui colori, sintetica e sarà introdotta gradualmente, in accordo con quanto indicato dal Joint Research Centre, il centro di ricerca della Commissione. Restano da superare alcuni ostacoli, come la strenua opposizione di multinazionali quali Coca-Cola, Ferrero, Mars e Lactalis, quella di alcune specifiche produzioni tradizionali come salumi e formaggi, che fin dal 2014 hanno cercato di impedire lo sviluppo dell’etichetta, e quelle di alcuni paesi come l’Italia, che continuano a opporsi. Quelle dedicate al nostro paese da Hercberg sono parole particolarmente dure: “L’Italia, con la scusa della difesa di un settore fondamentale dell’economia, rifiuta il Nutri-Score, perché penalizzerebbe il Made in Italy. Questa strumentalizzazione politica, basata su fake news secondo le quali il Nutri-Score sarebbe rivolto contro la dieta mediterranea, va contro gli interessi della salute dei consumatori, salute che è e resta l’obiettivo primario del Nutri-Score”.

prosciutto crudo affettati carne salume
I produttori di alcuni alimenti tradizionali, come quelli di salumi e formaggi, osteggiano il Nutri-Score

Il Nutri-Score, finora, è stato adottato da sei paesi oltre alla Francia: Germania, Paesi Bassi, Spagna, Lussemburgo, Belgio e Svizzera, paesi quindi già molto importanti, il cui numero potrebbe comunque aumentare, anche grazie alla spinta delle associazioni europee dei consumatori, 46 delle quali sostengono fortemente il Nutri-Score. A ciò si uniscono la lettera alla Commissione firmata da 400 scienziati di tutto il continente, e le numerose prese di posizione a favore da parte delle società scientifiche di medici ed esperti, e quella dello Iarc di Lione. Le lobby potrebbero essere dunque destinate a fallire, in Europa, con la vistosa e stonata eccezione (a meno che non diventi obbligatorio) dell’Italia, paese che non ha ancora neppure introdotto né la sugar tax né la plastic tax. Intanto, il Nutri-Score procede nella sua marcia. Uno dei prossimi passaggi sarà la pubblicazione del rapporto specifico sulle bevande, dopo il quale le bibite edulcorate artificialmente, con ogni probabilità, avranno un declassamento, grazie anche all’importante lavoro di ricerca degli ultimi anni, che ha dimostrato molti aspetti negativi dei dolcificanti non noti nel 2017. Parallelamente, si sta riflettendo come penalizzare gli ultratrasformati, che potrebbero avere un bollino nero, e come indicare la sostenibilità ambientale dei prodotti. A questo scopo, si cerca di capire quale, tra le ecolabel già esistenti (tra cui, per esempio, il Planet Score o l’Eco-Score), nessuna delle quali validata scientificamente, possa essere studiata e poi sperimentata da panel di esperti, come avvenuto negli anni scorsi per il Nutri-Score, per capire se esprima correttamente parametri quali i consumi di acqua, le emissioni e i residui di pesticidi.

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Marzo Carlo
Marzo Carlo
28 Ottobre 2022 10:23

Se si fanno i calcoli utilizzando il nuovo algoritmo sia l’olio di sansa (terza etrazione) che quello extravergine d’oliva hanno lo stesso punteggio B (o A dipende dalla tabella nutrizionale che si usa) ma le caratteristiche nutrizionali sono totalmente diverse. L’olio di sansa ha meno nutrienti e costa di meno: Cosa sceglierá un consumatore secondo voi? Il Nutriscore non aiuta in queste scelte.

Roberto La Pira
Reply to  Marzo Carlo
28 Ottobre 2022 18:24

Il Nutri-Score non è una bacchetta magica in grado di fornire tutte le risposte, ma uno strumento semplice e chiaro in grado di orientare in modo nutrizionalmente corretto le scelte del consumatore. Non conoscevo l’esistenza dell’olio di sansa terza estrazione che comunque si trova molto raramente nei supermercati.

Silvia
Silvia
Reply to  Marzo Carlo
28 Ottobre 2022 21:20

Vorrei solo sapere lei che preparazione ha in ambito nutrizionale per fare tali affermazioni e in cosa penalizzerebbe il consumatore il fatto di avere una informazione più immediata. Pensa che improvvisamente tutti comprerebbero olio di sansa? Che personalmente avrò visto forse una volta al supermercato

Roberto
Roberto
3 Novembre 2022 09:57

Prevedo grandi battaglie con il nuovo Governo che è tutto schierato CONTRO il semaforino…

Se comunque passerà per imposizione della UE, per fortuna io non avrò bisogno di guardarlo perchè so scegliere con la mia testa.

Massimo
Massimo
3 Novembre 2022 15:07

Non è proficuo per l’ennesima crociata di questo sito continuare a denigrare chi la pensa diversamente, con l’appellativo “lobby alimentari”.
Sono un operatore , dipendente, del settore agroalimentare e nessuna delle persone con cui mi relaziono per motivi lavorativi è favorevole a questa etichettatura perchè sarebbe certamente sfavorevole a parecchi prodotti italiani di qualità.

Roberto La Pira
Reply to  Massimo
3 Novembre 2022 17:47

La lobby italiana contro l’etichetta semaforo Nutri-Score è composta da tanti soggetti. C’è solo l’imbarazzo della scelta.

Pinuccio
Pinuccio
Reply to  Massimo
10 Novembre 2022 11:49

@LaPira
Se per “Lobby italiana” si intendono tutti i contrari al Nutriscore, sono felice di essere considerato un lobbista.
Solo che mi sembra ridicolo chiamare lobbista me, insieme a tanti altri ricercatori, accademici e comuni cittadini, ma si chieda perché la maggior parte (se non quasi tutte) delle associazioni, comparti agroalimentari italiani e non solo l’industria (vera lobby) non sono favorevoli al Nutriscore

Roberto La Pira
Reply to  Pinuccio
11 Novembre 2022 10:41

La lobby italiana è costruita non da persone fisiche ma da istituzioni, associazioni, produttori di prodotti alimentari che fingono di non veder i riscontri scientifici che assegnano al Nutri-Score un ruolo importante nell’informazione del consumatore. Le ricordo che in Francia, pur essendo volontaria, l’etichetta il Nutri-Score è adottata da centinaia di aziende e di catene di supermercati. In altri Paesi è pure così. Non è un reato accusare i lobbisti italiani di spingere contro l’etichetta a semaforo. I loro nomi sono registrati presso il Ministero delle politiche agricole ( https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8706)

gianni
gianni
5 Novembre 2022 20:17

I due prodotti non sono paragonabili, uno è extra e l’altro è sotto la sufficienza seguendo pedestremente la letteratura scientifica. Da notare anche che mentre le risultanze sono nettamente a sfavore dei TFA, nei confronti dei grassi saturi le prove non sono altrettanto univoche, prima o poi bisognerà parlarne.

https://oliocristofaro.it/olio-sansa-oliva-cose-qual-suo-utilizzo/
“La sansa è una purea formata dai frammenti di nocciolino, sezioni di bucce, residui di polpa delle olive, che rimane dopo la spremitura delle olive per ricavarne l’Olio Extravergine e l’Olio Vergine di oliva.
Questo prodotto di scarto tuttavia è importante dal punto di vista agroalimentare perché contiene dal 3% al 6% del suo peso di olio, che viene estratto in appositi sansifici, grazie a particolari processi di pressatura e centrifugazione e l’impiego di solventi chimici come l’ESANO, con un processo molto simile alla produzione dell’olio di semi.
L’olio grezzo così ottenuto però non è ancora commestibile, occorre sottoporlo ad un processo di raffinazione e alla miscela con olio extravergine.
Tutte queste procedure sono a norma di legge e approvate dalla Comunità Europea, pertanto l’olio di sansa è da intendere semplicemente come derivato da un sottoprodotto dell’olio di oliva, commestibile e ricco di grassi monoinsaturi importanti per la salute dell’uomo.
La sua composizione è simile a quella dell’olio di oliva, ma presenta una maggior quantità di acido linoleico e un —-ISOMERO TRANS—– dell’acido oleico, l’acido ELAIDINICO, che si forma in seguito ai processi di rettifica del prodotto.
Oggi il mercato dell’olio di sansa è in crescita, favorito anche dal prezzo inferiore rispetto ad altri oli considerati al “top”, e alla luce delle sue proprietà da non sottovalutare: sebbene l’olio di sansa non abbia le caratteristiche nutritive dell’olio extravergine di oliva e non sia quindi molto adatto come condimento, si consiglia il suo uso in cucina per preparare pietanze che richiedono un olio più delicato, inoltre viene largamente usato per la preparazione di focacce e snak ed è ottimo per friggere.”

La sua economicità non sarà molto probabilmente un incentivo alla vendita tal quale……. ma l’industria lo utilizzerà sempre più e il risultato sarà lo stesso per tanti consumatori.

Marzo Carlo
Marzo Carlo
9 Novembre 2022 10:32

Eppure mi sembrava di essere stato chiaro. L’algoritmo non funziona se permette all’olio di sansa e a quello extravergine di avere lo stesso score anche se hanno proprietà nutrizionali completamente differenti.
Questa sarebbe la facile informazione nutrizionale data al consumatore?
E che dire delle regole segrete al consumatore che fanno diventare un Nesquik A (75% di zucchero)?

Roberto La Pira
Reply to  Marzo Carlo
9 Novembre 2022 15:29

Ma dove si compra l’olio di sansa?

Giulia Crepaldi
Reply to  Marzo Carlo
10 Novembre 2022 11:33

L’algoritmo alla base del Nutri-Score è pubblico, tanto che è possibile calcolarlo a mano: in redazione lo abbiamo fatto più volte prima che su diversi siti fossero resi disponibili dei calcolatori.
Allo stesso modo non esiste una regola “segreta” per far ottenere al Nesquik o altri prodotti ad alto contenuto di zuccheri una A verde. Il Nesquik fa parte di una categoria di alimenti, i prodotti solubili, per cui “si raccomanda di calcolare il Nutri-Score sul prodotto così come è preparato (prodotto in soluzione), affinché il consumatore sua in grado di comparare Nutri-Score calcolati su una stessa base”. La regola quindi non è affatto segreta, ma è una raccomandazione ufficiale che si può leggere nelle domande e risposte tecnico-scientifiche sul Nutri-Score disponibile sul sito di Santé Publique France: https://www.santepubliquefrance.fr/determinants-de-sante/nutrition-et-activite-physique/articles/nutri-score

gianni
gianni
9 Novembre 2022 18:03

Digitando su google ” dove comprare olio di sansa di oliva ” si ottengono 67.000 risultati in 59 secondi………
L’industria alimentare lo sa benissimo e ce lo propina in tanti alimenti.

gianni
gianni
10 Novembre 2022 22:01

Se si fosse esposto in chiaro il curriculum dei due oli valutati paritariamente questa discussione non esisterebbe nemmeno, metterli sullo stesso piano è fuorviante.
L’algoritmo, come correttamente da voi comunicato, è una esatta somma aritmetica di fattori che sono preventivamente pesati per importanza…………. la contestazione è sul come e perchè del diverso peso attribuito preventivamente alle componenti, oltre che sulla assenza di alcuni componenti rilevanti dal computo.