Dal 1° gennaio 2025 l’obbligo di indicare l’origine in etichetta per la frutta secca è stato esteso, ma non a tutte le tipologie di prodotto (ne avevamo parlato in questo articolo). Un lettore, per esempio, ci invia le fotografie di una confezione di nocciole sgusciate e tostate a marchio Fatina senza l’indicazione di origine e ci chiede se l’etichetta sia corretta. Di seguito la segnalazione arrivata in redazione e la risposta dell’azienda Murano Spa.
La lettera sull’origine delle nocciole tostate
Buongiorno redazione, scrivo questa email perché avrei bisogno di un vostro parere. Acquisto spesso frutta secca con marchio Fatina. Sono consapevole del fatto che si tratta di prodotti di provenienza extra EU, ma per la prima volta mi trovo di fronte a un’etichetta dove non è per nulla indicata la provenienza del prodotto. Vi allego per completezza foto confezione ed etichetta. In attesa di un vostro parere saluto cordialmente.
Michele
La risposta di Murano Spa
Gentili redattori e stimato consumatore, ringraziamo per aver sollevato un quesito che intercetta il recente dibattito sull’etichettatura della frutta a guscio. L’etichettatura delle nostre ‘Nocciole sgusciate tostate’ scaturisce da una rigorosa attività di validazione tecnico-legale, in linea con i nostri elevati standard che ci impongono una due diligence costante sulla conformità normativa nazionale e comunitaria.
Confermiamo che l’assenza di indicazione specifica di origine è pienamente conforme alla legislazione nazionale e comunitaria. Il recente obbligo di indicazione di origine, entrato in vigore nel gennaio 2025, si applica specificamente alla frutta secca sgusciata o essiccata non trasformata, secondo quanto stabilito dal Regolamento Delegato (UE) 2023/2429. Le nostre nocciole, tuttavia, subiscono un processo di tostatura, che le classifica legalmente come alimenti trasformati. Per gli alimenti trasformati, la normativa europea non prevede un obbligo generalizzato di indicazione di origine in etichetta, a meno che non si verifichino condizioni specifiche di rischio di inganno.
A tal proposito, il packaging utilizzato per la referenza di interesse, non presenta elementi, men che meno grafici, che richiamino o riportino a specifica origine geografica della materia prima, limitandosi all’indicazione della sola sede legale dell’OSA, requisito obbligatorio che, tuttavia, non rappresenta un’indicazione di origine e, pertanto, non si ravvisano gli obblighi di dichiarazione dell’origine dell’ingrediente primario previsti dal Regolamento (UE) 2018/775.
Teniamo parimenti a precisare che il nostro sistema di gestione della tracciabilità consente di individuare, in tempi rapidi e con assoluta certezza, l’origine della materia prima impiegata per ogni lotto di produzione immesso in commercio.
Murano Spa
© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos, inviate dal lettore




La provenienza di un prodotto o è certa o è dubbia. In questo caso, non essendo indicata, è dubbia per definizione. Meglio non mangiare alimenti di cui non si conosce la provenienza.
Ben detto. I responsabili dell’azienda conoscono bene la legge e sono veramente furbi: basta tostarle, e l’obbligo di indicazione della provenienza decade. La tostatura li salva dall’indicarne la provenienza che, tra l’altro, non hanno specificato nella risposta. Avrebbero potuto rispondere riportando le nazioni dalle quale le importano,…. e invece no!
piu’ che furbi furbastri
Concordo con DANIEL quando scrive: “Avrebbero potuto rispondere riportando le nazioni dalle quale le importano,…. e invece no!”
Molto probabilmente sono nocciole coltivate in Turchia.
Traduco la risposta in una sola frase:
non ve la vogliamo dire perché pensiamo che danneggerebbe le nostre vendite.
Buongiorno, non dubito della correttezza dell’azienda e che l’etichettatura del prodotto ”trasformato’ risponda agli obblighi di legge. Tutto bene. Ma mi piacerebbe sapere perchè mai non aggiungano l’origine, visto che sull’etichetta possono cambiare a costo zero tutte le origini che vogliono. L’origine è sempre una buona indicazione per il consumatore, visto che qualcuno non vuole comperare i prodotti israeliani, io non sono tra questi, altri i prodotti del Brasile perchè distruggono le foreste, dalla Malesia per l’olio di palma ecc.ecc. Io invece non comprerei passata di pomodoro fatta in Cina ed etichettata in Italia come ricetta della nonna. Complimenti come sempre e cordiali saluti. Francesco Vignola
Mi pare che in questo modo “political-legalese” (più facilmente detto fuffa) è di fatto una risposta : non vi farebbe piacere sapere da dove vengono
Beh…. A ognuno la sua scelta sugli scaffali
Buoni acquisti a tutti
Tutto legale, ma perché non fare un bel salto di qualità indicando la provenienza? Del resto non sarebbero gli unici che utilizzano il prodotto made in Turchia. Mangiamo arachidi dall’Egitto, noci dagli USA, ecc. Vogliamo poi mettere la mitica spalmabile al cacao e nocciole?
il solito discorso sulla tracciabilita’ e sulla correttezza per non far sapere da dove proviene il prodotto, ma pensano davvero che la gente si lascia abbindolare dalle loro dichiarazioni sulla sicurezza? se il tutto è cosi chiaro perchè non segnalarlo .Certe volte a pensare male si fa peccato, ma ci si prende.