La Commissione europea ha chiarito che l’etichettatura dei cibi contenenti insetti deve indicare il nome dell’insetto nell’elenco degli ingredienti e precisare che va indicata la possibile azione allergenica. Si tratta però di regole che tutti i prodotti alimentari in vendita nell’UE devono rispettare, in linea con il regolamento UE 1169/2011. In risposta a un quesito posto dall’eurodeputato olandese Robert Roos, del gruppo dei conservatori e riformisti europei, Stella Kyriakides ha fatto sapere che anche i cibi contenenti insetti rispettano il regolamento e che l’etichettatura deve riportare il nome scientifico.

Insomma non si tratta di niente di nuovo, tranne il fatto che è opportuno indicare il nome scientifico degli insetti, seguito dal nome comune tra parentesi. Le informazioni obbligatorie devono essere apposte in un punto ben visibile e possibilmente in modo indelebile.  Stella Kyriakides ha chiarito che la Commissione non sta prendendo in considerazione ulteriori obblighi di etichettatura per questi prodotti come l’obbligo di apporre uno speciale ‘logo dell’insetto’ richiesto da alcuni eurodeputati o di una particolare esposizione sugli scaffali come abbozzato da alcuni politici italiani che evidentemente conoscono poco la normativa.

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Andrea
Andrea
15 Aprile 2023 09:04

Il fatto che la Commissione Europea non stia prendendo in considerazione l’obbligo dell’esposizione su scaffali separati non significa che questo obbligo non possa essere introdotto dalla legislazione nazionale, anzi, lascia appositamente aperta la possibilità che ogni Stato legiferi come meglio creda in materia, come recentemente ha fatto il Governo italiano.

Roberto La Pira
Reply to  Andrea
15 Aprile 2023 11:40

Chi conoscere un minimo il settore della Gdo si rende conto quanto sia assurda la richiesta

Roberto Pinton
Roberto Pinton
Reply to  Andrea
21 Aprile 2023 14:34

Sig. Andrea, non è proprio così.

Quando una materia è espressamente armonizzata da un regolamento europeo, gli Stati membri non hanno la possibilità di adottare disposizioni nazionali né di mantenere quelle che vi contrastino e ostacolino o limitino la libera circolazione delle merci conformi ai regolamenti. salvo che non richiedano e ottengano la previa autorizzazione della Commissione, dopo consultazione degli altri Stati membri.

Così non fosse, e ogni Paese membro avesse la facoltà di inventarsi proprie norme, significherebbe la fine del mercato unico che comporta identiche garanzie per i 450 milioni di abitanti della UE più quelli dei Paesi aderenti all’EFTA (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein).

Costituzionalmente si parla di limitazioni di sovranità da parte del Paese membro in favore dell’ordinamento comunitario, cui è riconosciuto il primato.

Giuseppe
Giuseppe
Reply to  Roberto Pinton
9 Maggio 2023 10:16

Sicuri che i singoli stati non abbiano “margini di manovra” in merito? E come si spiega allora la, ormai famosissima, etichetta anti alcol imposta dall’Irlanda?

Andrea
Andrea
Reply to  Roberto Pinton
9 Maggio 2023 12:28

Scusi Roberto,
ma il regolamento UE 1169/2011 disciplina l’etichettatura del prodotto, nulla rileva riguardo la disposizione dello stesso (scaffalature apposite, ecc…) sulle superfici di vendita al pubblico. Pertanto, non essendo in vigore alcuna normativa comunitaria al riguardo, il legislatore nazionale può ben intervenire a disciplinare la materia.

Roberto
Roberto
16 Aprile 2023 13:28

Mi sembra che nella comunicazione degli ingredienti al consumatore si continui a far finta di scordare la ristorazione. Es: Se al ristorante il cuoco utilizza una farina con insetti come la comunica al consumatore?

Gina
Gina
Reply to  Roberto
18 Aprile 2023 08:35

Sarebbe bene comunicarlo nel menù …!! Ha fatto benissimo a sottolinearlo.

michela
michela
Reply to  Gina
20 Aprile 2023 14:53

E mica lo direbbe!

Giuseppe
Giuseppe
Reply to  michela
9 Maggio 2023 09:20

mah visto quel che costano adesso e la rarita’ nel reperimento i pochissimi che finora si sono azzardati a proporre qualcosa con farina d’insetti (a memoria pizza e hamburger) l’hanno pubblicizzato urbi et orbi altro che nasconderlo…
Forse vi sfugge che, per ora ma chissa’ ancora per quanto tempo, si tratta di materie prime talmente costose che nessuno si sogna di usarle in sostituzione di qualcosaltro…

Buona giornata a tutti

Roberto Pinton
Roberto Pinton
Reply to  Roberto
21 Aprile 2023 16:00

Non ci sono prove che colleghino direttamente il consumo di Acheta domesticus a casi di sensibilizzazione primaria e allergie, ma il regolamento (UE) 2023/5 del 3 gennaio 2023 prescrive comunque che l’etichetta debba indicare possibili reazioni allergiche limitatamente ai consumatori con allergie note ad acari della polvere, crostacei, molluschi e prodotti derivati.
Ne consegue che nell’ambito della ristorazione, a norma di legge l’operatore è tenuto a fornire al consumatore le informazioni sulla presenza dell’ingrediente così come fa per gli altri allergeni:
a) sui menu
b) su appositi registri o cartelli o altro sistema equivalente, anche tecnologico, da tenere bene in vista (anche applicazioni per smartphone e codice QR, ma non da soli)
c) con frasi quali “le informazioni circa la presenza di sostanze o di prodotti che provocano allergie o intolleranze sono disponibili rivolgendosi al personale in servizio” sui menu o su cartelli.

La materia è già disciplinata e non c’è quindi bisogno di nuove disposizioni.

Oltre al vincolo di legge dell’informazione al consumatore, va notato che il costo del prodotto si aggira attualmente sui 70 EUR al kg: appare evidente che nessun ristoratore ha interesse economico nel tacere la sostituzione con farina di grillo di altre farine che possono costare anche 100 volte meno.

Al di là di complessità tecnologiche (per l’assenza di glutine non lievita, per l’assenza di amido non gelatinizza), la sostituzione avrebbe senso economico soltanto evidenziandola come specifica caratteristica e proponendo il prodotto finito a un prezzo più elevato che consenta di coprire il maggior costo della materia prima.

Per concludere, lo scenario di venire sommersi dalla farina di grillo che traspare anche da pronunciamenti del ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è pura fantascienza: fino al gennaio del 2028 l’unica azienda autorizzata a commercializzare il prodotto è la vietnamita Cricket One Co. Ltd (motto “Classic Protein for a Modern World”), piccola start-up fondata a Ho Chi Minh City nel 2017, attualmente con 30 addetti, https://www.cricketone.asia/.

Gina
Gina
Reply to  Roberto Pinton
25 Aprile 2023 19:06

Buonasera dott.Pinton .Grazie mille x l esaustiva risposta che vedo solo adesso e che ho letto con molto interesse .Durante un test effettuato un po’ di anni fa sono risultata allergica ai crostacei,ma naturalmente essendo vegetariana x scelta non mi sono posta il problema ( almeno fin adesso) poiché non li mangio…. In ogni caso basterebbe far analizzare immediatamente in un laboratorio di analisi la composizione del cibo assaggiato, se si dovesse scatenare un allergia o un intolleranza ,per poi decidere se denunciare e procedere legalmente se la presenza di polvere sgrassata di Acheta domesticus non fosse stata dichiarata nel menù…

ale
ale
Reply to  Gina
9 Maggio 2023 20:06

Sono sempre stato allergico agli acari della polvere, successivamente durante l’adolescenza improvvisamente ai crostacei, di recente verificato che lo sono anche agli insetti. La correlazione, data la composizione e struttura proteica, c’è eccome. Faccia attenzione.
Ristorazione: mi risulta che anche in Italia ci sia l’obbligo di indicare gli allergeni e (alcuni) additivi alimentari (raggruppati in categorie). Così è per lo meno qui in Germania.

Daniele
Daniele
9 Maggio 2023 10:12

Personalmente sono favorevole all’adozione di un logo particolare per fare capire chiaramente a prima vista cosa si sta comprando.