Traktor bei Sonnenuntergang agricoltura trattore campo

alimenti cibo dieta verdure pollo pesce saluteIl sistema alimentare mondiale è prossimo a una crisi irreversibile e purtroppo il problema emerge ogni volta che si cerca di  verificare cosa sta succedendo. Il peggioramento è provocato anche da provvedimenti che in apparenza sembrano andare nella giusta direzione. Un esempio è la spinta verso i biocarburanti, che ha causato la deforestazione di migliaia di ettari di foreste convertite in piantagioni di palme da olio. Il consumo di carne, nonostante tutto, è in aumento, così come l’obesità, mentre più di 800 milioni di persone sono denutrite. E l’elenco dei disastri potrebbe continuare.

Come se ne esce? Tenendo insieme l’agricoltura, il sistema idrico, l’inquinamento, la biodiversità e le emissioni, cosi dicono Guido Schmidt-Traub, direttore del Sustainable development solutions network dell’Onu, Michael Obersteiner, direttore esecutivo dell’Ecosystems services and management program all’International institute for applied systems analysis di Laxenburg (Austria), e Aline Mosnier, direttrice scientifica di Fable (Food, agriculture, biodiversity, land use and energy) Pathways Consortium di Parigi. I tre sono gli autori di un articolo-manifesto pubblicato su Nature, nel quale si individuano tre pilastri – ugualmente importanti e interdipendenti – per tutte le iniziative da assumere: un sistema agricolo basato su specie resilienti e resistenti, la tutela della biodiversità e una dieta sana. 

L’agricoltura, per esempio, dovrà dare più spazio a varietà di frutta e verdura in grado di migliorare la dieta. Ciò significa che, in molti Paesi, si dovrà modificare il sistema produttivo, passando dalle grandi coltivazioni di mais e soia destinate all’allevamento degli animali a quelle di ortaggi e frutta per gli uomini, riducendo moltissimo i danni per l’ambiente rispetto a oggi, e ripristinando la biodiversità laddove è andata perduta. 

In questo scenario sarà necessario accettare l’aiuto che può venire dalla genetica, perché da ora in avanti bisognerà sempre più fare i conti con risorse limitate, e un oculato intervento sui geni potrà essere d’aiuto sia per le coltivazioni sia per gli allevamenti sia per la biodiversità. Oltre a ciò, bisognerà ottimizzare il consumo di acqua e suolo servendosi delle più moderne tecnologie, compresi i robot, l’intelligenza artificiale (per i tempi e i modi di somministrazione di nutrienti) e i sensori, riducendo così – e di molto – l’impatto e lo spreco.

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I governi mondiali dovranno proteggere le foreste, le paludi, le savane dall’agricoltura e dall’allevamento intensivi e dall’inquinamento

I governi, dal canto loro, dovranno proteggere le foreste, le paludi, le savane, le zone costiere, marine e fluviali. Inoltre dovranno pianificare la distribuzione dei terreni urbani, progettando con cura i tessuti delle diverse aree e decidendo dove dovranno nascere le zone destinate all’agricoltura, all’allevamento o alle città (non necessariamente separate come oggi). 

Tutto ciò necessita di dati aggiornati su ogni aspetto, dalle emissioni all’uso dei carburanti, dal tipo di colture al consumo di acqua, dallo spreco alimentare alla salute dei cittadini, dal cambiamento climatico all’impiego di fitofarmaci e così via, e di pianificazioni di medio-lungo termine. Nei Paesi che non possono affrontare studi così articolati e complessi, sarà necessario un intervento della comunità internazionale, che dovrà finanziare tutto ciò che è necessario per ottenerli. A tal fine bisognerà cercare prima possibile di definire sistemi di quantificazione uniformi, in modo che le valutazioni di qualunque Paese siano utilizzabili da parte di tutti gli altri. Analogamente, dovranno cambiare le diete poco sane e basate sulla carne e su alimenti industriali, se necessario anche con divieti come quello degli acidi grassi trans introdotto in Danimarca e in altri Paesi.

Finora nessun Paese ha intrapreso questa strada, tranne il Brasile, che sta procedendo con fortune alterne. Altrove si segnalano iniziative dedicate a un ambito specifico, come quella dell’Unione Europea, volta soprattutto a ridurre le emissioni. Anche se si tratta di un segnale positivo, che dimostra come la consapevolezza sulla situazione del pianeta stia crescendo, bisognerà fare molto di più. Occorrerà insomma uno sforzo a tutto campo.

Anche se questo sembra un elenco di belle intenzioni che si aggiunge ai molti altri appelli ascoltati negli ultimi mesi (vedi su Lancet e Circulation), si può quantomeno sperare che la consapevolezza di tutti stia aumentando, e che si arrivi prima o poi ai cambiamenti necessari per il sistema alimentare mondiale.

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Salvatore
Salvatore
12 Giugno 2019 09:29

Mi sembra che l’espressione contenuta nell’articolo “un oculato intervento sui geni potrà essere d’aiuto sia per le coltivazioni sia per gli allevamenti sia per la biodiversità” è incoerente col resto delle altre considerazioni e non potrebbe esprimere meglio il punto di vista della lobby pro OGM. Ad oggi l’ingegneria genetica non ha riisolto la scarsità di cibo per una parte considerevole della popolazione mondiale e sta riducendo in maniera significativa la biodiversità.

Roberto La Pira
Reply to  Salvatore
12 Giugno 2019 09:37

“Un oculato intervento sui geni” non vuol dire necessariamente ogm