“Un nuovo alleato nella «lotta» al colesterolo”: questo il titolo dell’articolo comparso il 28 ottobre 2011 sul sito il Giornale.it e segnalatoci da Gianna Ferretti (http://trashfood.com/). Una ventina di righe dedicate all’integratore Multicentrum cardio, che grazie alla presenza di 1,0 g di fitosteroli (oltre alle vitamine e ai sali minerali) dovrebbe “aiutare a mantenere cuore e livelli di colesterolo sani”. Più volte nel testo si ricorda che per ottenere dei benefici occorre associare il consumo giornaliero del prodotto a una dieta sana e dell’esercizio fisico.
L’articolo si conclude con un rimando per ulteriori informazioni e avvertenze direttamente al sito dell’azienda (già multata nel 2006 per pubblicità ingannevole). È a questo punto che sorge un dubbio: il pezzo che abbiamo appena letto è forse una pubblicità? Secondo l’articolo 7 del Codice di Autodisciplina “La comunicazione commerciale deve essere sempre riconoscibile come tale”. Per un’effettiva tutela del consumatore è fondamentale che la separazione tra pubblicità e testo giornalistico sia netta, anche nelle testate on-line. La differenziazione si ottiene utilizzando un carattere tipografico differente, scritte o altri accorgimenti ancora. In questo caso però il lettore ha difficoltà a classificare ciò che sta leggendo.
Per tutti questi motivi ilfattoalimentare.it ha segnalato al Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria l’articolo come caso di pubblicità mascherata.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione