La città-stato di Singapore fa un passo ulteriore verso la sostenibilità e la circolarità della sua filiera alimentare. È stato lanciato infatti un progetto triennale interdisciplinare per smaltire interamente (in teoria) le oltre 700 mila tonnellate di rifiuti alimentari che la città produce ogni anno, e migliorare la coltivazione locale di verdure e l’allevamento di animali. In collaborazione con il Politecnico di Zurigo, che ha anche una sede nella città asiatica, l’Università Nazionale di Singapore e la locale Nanyang Technological University hanno iniziato a lavorare su un progetto che prevede di utilizzare gli scarti alimentari per nutrire le mosche soldato nere (Hermetia illucens) e farle lavorare come bioreattori viventi.
I ricercatori stanno cercando di selezionare larve di mosca soldato capaci di trasformare (o meglio bioconvertire) rifiuti alimentari eterogenei, producendo un materiale ottimo come fertilizzante, per le coltivazioni tradizionali e quelle idroponiche poste sui tetti, altro ambito in cui la città è molto avanti. In più queste larve possono essere trasformate in una farina proteica da impiegare nei mangimi per gli allevamenti e le acquacolture. Probabilmente per la prima volta, quindi, è stato lanciato un programma che potrebbe coinvolgere, virtualmente, tutti: aziende, ristoratori (anche quelli piccolissimi di strada), alberghi, grande e piccola distribuzione, singoli cittadini e orti urbani. Tutti questi attori un giorno potrebbero essere collegati a piccoli e grandi impianti di produzione delle mosche soldato, a cui conferire i propri rifiuti organici.
Ciò che è molto interessante, al di là dell’idea di utilizzare gli insetti in vario modo che si sta diffondendo anche altrove, è l’impostazione data al progetto dall’Università. Oltre a esperti di allevamento di insetti, fanno parte del team anche urbanisti, specialisti in trattamenti dei rifiuti, di nutrizione animale e fertilizzanti, e altre figure professionali di diverse competenze, con lo scopo di ottimizzare ogni passaggio e creare spazi adatti in un luogo che di spazio ne ha pochissimo e che negli anni scorsi ha già esteso la sua superficie costruendo direttamente sul mare, ma ora non riesce più a farlo. Non è certamente un caso se il Paese è l’unico al mondo, finora dove la carne coltivata è già proposta in alcuni ristoranti (con l’eccezione di Israele, dove però, per ora, si sta conducendo più che altro una sorta di test). Oggi Singapore dipende dall’estero per una parte significativa del cibo di cui ha bisogno, con costi notevoli e con grandi impatti ambientali, ma l’obiettivo è quello di aumentare del 30% la produzione locale entro il 2030.
Cinque, secondo il progetto, gli obiettivi cui dedicare particolari sforzi, e applicando gli approcci più moderni:
- Sviluppare processi di bioconversione da parte delle mosche soldato che siano efficienti, impiegando l’intelligenza artificiale per migliorare costantemente l’allevamento delle larve;
- Integrare la raccolta degli scarti e il conferimento agli impianti di bioconversione in modo differenziato e modulare, per tenere conto delle diverse realtà attraverso una progettazione urbanistica innovativa e basata sulle reti;
- Definire esattamente l’impatto ambientale dell’utilizzo dei derivati delle larve come mangimi animali, attraverso una precisa analisi del rapporto tra costi e benefici;
- Valutare nel dettaglio la sicurezza e il profilo nutrizionale delle larve impiegate come mangimi per animali e dei loro scarti da usare come fertilizzanti;
- Implementare le partnership con le aziende allo scopo di coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini nel riutilizzo dei rifiuti alimentari.
Nei prossimi anni ci sarà molto lavoro da fare, in un progetto che ne anticipa, con ogni probabilità, altri che saranno lanciati nei prossimi anni anche in Europa.
© Riproduzione riservata Foto: stock.adobe.com, fotolia.com, National University of Singapore
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Giornalista scientifica
Chi si occupa di compostaggio le conosce già.
https://it.wikipedia.org/wiki/Hermetia_illucens
Quasi quasi le preferivo per questo uso ma senza esagerare……….
https://cordis.europa.eu/article/id/241239-how-to-massproduce-flies-the-right-way/it
———– il 1° luglio 2017, è entrato in vigore il regolamento dell’UE n. 2017/893, le proteine di insetti di sette diverse specie, tra cui le mosche domestiche e le mosche soldato nere, si sono fatte strada all’interno del business dell’acquacoltura. Ora è infatti permesso utilizzarle come mangime per pesci e crostacei, il che apporta notevoli benefici ambientali. —————-
Nella digestione di spazzatura organica per esempio le larve lavorano in competizione con centinaia di altri commensali diversi e con grande successo, però se costretta ad operare da sola, in numero enorme e in spazi concentrati potrebbe cambiare qualcosa nel suo comportamento?….cosa potrebbe andare storto?
Da adulta è resistente ai parassiti, a molti agenti chimici, utilizza feromoni fenomenali, normalmente non mangia ( ma potrebbe ), non fa sciami e muore dopo aver deposto le uova ma sappiamo veramente tutto? sicuri che nel suo DNA non ci siano spezzoni di virus sconosciuti che magari si liberano in qualche ambito artificialmente creato, a contatto con un concentrato di sostanze innaturali di ogni genere quali sono i nostri scarti ( plastiche medicinali droghe veleni vari ecc.)?
Sicuri di poter sfruttare impunemente gli insetti in questo modo senza che si creino dei problemi? Non facciamoci ingannare dalle piccole dimensioni di questi esseri viventi.
Ma poi chissà, magari forniscono proteine nobili e ci verrà l’idea di farne spiedini, zuppe e farine…..
Da critico pessimista ma previdente suggerirei alle autorità di Singapore contemporaneamente di indire una di quelle simpatiche iniziative in cui la popolazione è chiamata a scegliere il nome della prossima famiglia di…. virus, non si sa mai si dovesse presentare un altro Calvin.