Con i cambiamenti climatici rischia di aumentare il mercurio nei pesci. I risultati di uno studio di ricercatori svedesi e statunitensi
Con i cambiamenti climatici rischia di aumentare il mercurio nei pesci. I risultati di uno studio di ricercatori svedesi e statunitensi
Beniamino Bonardi 2 Febbraio 2017L’aumento delle precipitazioni in molte aree dell’emisfero settentrionale, conseguente ai cambiamenti climatici, potrebbe aumentare del 15-30 per cento il deflusso delle acque nei mari. È questa la previsione peggiore dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che avrebbe come conseguenza un aumento del 300-600 per cento del metilmercurio, una forma di mercurio altamente tossica per lo zooplancton, termine scientifico che indica i piccoli animali che sono alla base della catena alimentare marina. L’incremento dell’afflusso di acqua dolce negli strati superficiali provoca la proliferazione dei batteri che convertono il mercurio, naturalmente presente nelle acque, in metilmercurio, una pericolosa neurotossina che poi si ritrova nel pesce e nei frutti di mare. Il rischio di aumento del metilmercurio nei mari, come conseguenza dei cambiamenti climatici, riguarderebbe le aree più settentrionali dell’emisfero terrestre, mentre nel Mediterraneo, nella parte centrale del Nord America e nell’Africa meridionale si potrebbero registrare delle diminuzioni.
Queste considerazioni pubblicate su Science Advances sono state fatte da un gruppo di ricercatori svedesi dell’Umeå University e statunitensi dell’Università del Connecticut, che hanno ricreato le condizioni ambientali di un estuario del Golfo di Botnia, nella Svezia orientale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il mercurio è una delle dieci minacce più gravi per la salute e viene inalato dalle emissioni di alcuni processi industriali e ingerito attraverso il pesce sotto forma di metilmercurio. Si stima che, dall’inizio dell’era industriale, la presenza di mercurio negli ecosistemi sia aumentata del 200-500 per cento.
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