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mele biologiche frutta bio campi fruttetiLe mele biologiche sono molto diverse da quelle coltivate con fitofarmaci da un punto di vista poco scontato: quello del microbiota che ospitano. Le prime, infatti, hanno una varietà e una complessità di popolazioni batteriche, fungine e virali che si perde con i trattamenti, come conferma il fatto che le seconde presentano un panorama microbiologico decisamente più povero.
La scoperta arriva da uno dei primi studi mai effettuati sull’argomento, condotto dai ricercatori dell’Università di Graz, in Austria, e pubblicato su Frontiers in Microbiology.

Gli autori hanno analizzato il materiale genetico di alcune mele dei due tipi comprate in normali negozi, separando accuratamente le diverse parti ovvero il gambo, la buccia, la polpa, i semi e il calice, e si sono trovati subito di fronte al primo dato inatteso: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, la maggiore concentrazione di microbiota non si trova sulla buccia esterna ma all’interno, diffusa nelle differenti sezioni. Inoltre hanno scoperto che quantità totale non cambia: con ogni mela si assumono circa 100 milioni tra batteri e altre specie in entrambi i casi.

Ma qualcosa di diverso c’è: il 40% delle specie presenti è differente, nelle due tipologie. Se infatti in entrambe le specie dominanti sono Proteobatteri, Firmicutes, Actinobatteri e Bacterioidi, questo è vero solo per il 60% del microbiota, per il resto la situazione cambia in maniera radicale.

In generale, le mele biologiche presentano un numero nettamente più alto di specie, molte delle quali ben note per essere benefiche per la microflora intestinale umana.
Inoltre c’è una curiosità che, come hanno sottolineano gli autori, rappresenta anche una sorta di rivincita per gli amanti del bio: tra le specie specifiche, infatti, ve ne sono alcune associate all’aroma e al gusto come il metilobatterio, molto rappresentato nelle fragole e responsabile, in parte, del loro gusto. E ciò conferma quanto afferma spesso chi mangia frutta e verdura biologica, ovvero che, oltre a tutto il resto, è più buona.

In futuro – concludono – si potrebbe giungere a indicare nelle etichette nutrizionali anche almeno alcune delle principali specie benefiche presenti, anche perché le stesse, in gran parte, vanno perse con la cottura ed è quindi particolarmente importante assumerle con alimenti che non devono essere cotti come la frutta.

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gianni
gianni
14 Agosto 2019 16:22

Troppo bello per essere vero!!! E poi se è vero che questo studio e’ tra i primi del suo genere spero si rimedierà a questa lacuna e si indagheranno tutta la serie dei prodotti bio.
Potrebbe essere un passo fondamentale verso una alternativa alimentare salutare piu’ chiara e convincente per il grande pubblico dei consumatori.

Mattia
Mattia
18 Agosto 2019 10:21

Interessante. Se vale x le mele varrá anche per gli altri frutti..