Tra gli sponsor di Expo 2015 ci sono Coca-Cola e McDonald’s che approfittano dell’occasione per accreditare marchi collegati a prodotti che i nutrizionisti consigliano di consumare “con moderazione”. Anche Ferrero, di cui si parla poco, è una delle aziende più presenti all’interno dell’esposizione con almeno 5 postazioni e un grande stand Kinder.
Coca-Cola, McDonald’s e Ferrero a Expo 2015
Molti si chiedono quale sia la correlazione tra questi tre marchi e il tema dell’esposizione “Nutrire il pianeta energia per la vita”. Probabilmente si tratta di un’operazione di “social e greenwashing” realizzata da aziende che cercano di rifarsi un’immagine sfruttando un avvenimento di rilievo internazionale. Certo tutto ciò ha un costo elevato perché lo spazio a Expo è stato pagato uno sproposito, ma questo è un aspetto non così rilevante per le imprese.
Il greenwashing non è un reato, ma se a Rho questi signori mostrano il lato migliore del loro pensiero alimentare, basta fare zapping con il telecomando della tv o navigare in internet per capire il vero obbiettivo della loro strategia. I messaggi e i filmati oltre che essere chiaramente indirizzati a bambini e adolescenti, veicolano concetti profondamente scorretti e a volte ingannevoli. Vediamoli.
Junk food per cena
McDonald’s ha lanciato in televisione 15 giorni fa il famoso spot del bambino in pizzeria che di fronte ai genitori chiede di poter mangiare un Happy Meal (un pasto composto nella maggior parte dei casi da: hamburger, una bibita zuccherata, patatine fritte e un dolce).
Si tratta di pubblicità scorretta che propone a bambini un pasto troppo ricco di zuccheri e calorie e per questo abbiamo inviato una richiesta di censura chiedendo l’immediata cessazione dello spot.
Coca-Cola da almeno tre anni invita le mamme a dare ai bambini la bibita zuccherata durante i pasti, ma questo messaggio è stato bacchettato e censurato. Poi la strategia degli spot si è spostata. Il cuoco Simone Rugiati ha focalizzato l’attenzione su pranzi e cene familiari e sulle feste in piazza, dove la famosa bottiglia si trova sempre al centro di tavole imbandite. Anche gli slogan sono cambiati e sono diventati più social: “Mangiamo insieme”, “Ceniamo insieme”. Già due volte l’IAP nel 2011 e ne 2013 è intervenuto per censurare i messaggi e l’azienda ha promesso di modificarli. Ma poco è cambiato.
I messaggi per convincere gli italiani a pasteggiare con la bibita zuccherata proseguono e nessuno ha chiesto alla società di rispettare le promesse. L’ultima campagna tv mostra una famiglia intorno a una tavola imbandita che beve Coca-Cola con lo slogan “Mangia con noi”. Anche contro questo stile di informazione pubblicitaria abbiamo inviato un esposto chiedendo la censura.
Il caso Ferrero
Ultimo ma non meno rilevante è lo spot proposto da Ferrero per lanciare Nutella B-ready. Nelle immagini si invitano i bambini a fare colazione con un biscottone di finto pane ripieno di Nutella composto per oltre il 60% di olio di palma e zucchero. Si tratta di un prodotto molto simile al famoso Tronky. Nonostante ciò lo spot di Ferrero mostra una bella scena dove i bambini mangiano al mattino Nutella B-ready e bevono latte. Il modello proposto contrasta con molti pareri dei nutrizionisti e con le stesse raccomandazioni nutrizionali dell’azienda. Anche in questo caso abbiamo inviato una richiesta di censura all’Antitrust per interrompere lo spot.
Di fronte a una serie di spot scorretti e ambigui che invitano bambini e adolescenti a mangiare sempre d più zucchero, sempre più olio di palma e sempre più bibite zuccherate in opposizione a quanto raccomandato dal WHO e dai nutrizionisti cosa ci si può aspettare da queste aziende? Quale messaggio proporranno McDonald’s, Coca-Cola e Ferrero nei padiglioni di Expo 2015 per “nutrire il mondo”?
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
nell’happy meal si può scegliere acqua e come dolce un pezzettone di parmigiano reggiano. Al posto delle patatine ci sono le carotine.
La coca cola fa una variante senza zucchero.
Capisco tutto, ma le cose cambiano, come mai le critiche no?
Lo abbiamo scritto anche noi che Happy Meal può essere composto da cibo equilibrato, ma McDonlad’s non ci ha voluto dire quanti sono i bambini che scelgono questa formula. Chissà perché!
A proposito del “senza zucchero è meglio”… ecco, ci sarebbe da non esserne così sicuri. Lo zucchero in sè non fa male: è che non bisogna abusarne, per ovvi motivi (in un dieta ragionevole i carboidrati ci stanno, ma non si può campar solo di quelli). Gli edulcoranti sintetici, invece, non sono particolarmente sani a prescindere (io ricordo ancora la visita a una locale sede della Coca Cola quando alla domanda del perché la diet coke fosse sconsigliata alle donne in gravidanza, il dipendente che ci faceva da guida, con un certo imbarazzo ma senza approfondire, rispose: “Io vi consiglierei di non usarla”.) Degli edulcoranti ed altri demoni si possono leggere aspetti poco rassicuranti. Un articoletto scelto a casa tra i tanti: https://www.centroconsumatori.it/43v187d25012.html
Le cose alimentari cambiano in peggio e nessun bambino sceglierebbe acqua, parmigiano e carotine.
Lei difende Mconald’s, Il Fatto Alimentare difende i bambini.
si capisce che un bambino preferirebbe patatine fritte alle carotine…. ma i genitori che ci stanno a fare? o carotine oppure digiuno… ma basta con questi bambini piccoli dittatori !!!
Obesità infantile significa sindrome metabolica. Business immenso per case farmaceutiche e medici.
Brava
Ricci, peccato che siano i rispettivi genitori i primi a non difendere i propri figli, portandoli al fast food…
Quanto all’offerta: anche un solo bambino che scegliesse carotine, acqua e parmigiano sarebbe meglio di zero quindi un aspetto positivo…
Così come le varie alternative (insalate, pasta fredda, etc) ai menù tradizionali proposte da McDonald’s, pur se preferite immagino da una risicata percentuale di avventori, sono meglio di nulla. McDonald’s offre principalmente junk food. Chi ci va, ci va principalmente per consumare junk food. L’aggiunta di opzioni più salutari è in ogni caso un “plus”. Che poi siano consumate da poche persone è molto probabile ma è il consumatore a scegliere. Si dovrebbe fare informazione al consumatore, ma non deve essere McDonald’s a farlo. Dovrebbe essere lo Stato: ma come posso aspettarmelo da uno Stato che campa su fumo e alcol? E se lo facesse, non sarebbe ipocrita tanto quanto (se non di più considerando che a differenza di McD’s, lo Stato non dovrebbe avere scopo di lucro) il greenwashing di McDonald’s? Oppure, in alternativa, gli apporti energetici e nutrizionali dovrebbero essere regolamentati: questo sarebbe altrettanto ipocrita da parte di uno Stato che campa su fumo e alcol, ma perlomeno darebbe un fondamento di legge a chi critica McDonald’s per principio.
Alessandro,
ma come fanno i genitori a competere con il BRAIN WASHING fatto da McDonald nei confronti delle menti più deboli??
e ..non basta solo spegnere la TV visto che le pubblicità “pro-junk-MDS” sono ovunque …
e che comunque vengono “iniettate” a tutti i bambini dei “banchi accanto” i cui genitori la TV non l’hanno spenta per mille motivi diversi?
Marco,
Io sono nata nel ’90 quindi sono cresciuta tra inviti di compleanno al Burgy, pubblicità di McDonald in tutte le salse e tutte le forme, giocattoli coccoloSi nei pacchi di merendine, eppure io quella roba non l’ho mai cercata. Questo grazie ai miei genitori che hanno sempre combattuto contro il bombardamento mediatico a cui io e mio fratello eravamo sottoposti. Quindi i genitori possono competere eccome!!Ricorda che per un bambino i genitori sono il principale punto di riferimento, dunque tenderà a dare più retta a loro che alla pubblicità…sempre che questi abbiano il coraggio di farsi sentire. Io vedo che oggi molte persone sono pigre nei confronti dei figli e preferiscono accontentarli sempre, piuttosto che scomodarsi a contrastare i loro capricci e a fargli capire la realtà che li circonda … e allora non ci si può lamentare che le “multinazionali sono cattive”…
Peccato che anche scegliendo menu con insalatine varie o prodotti più”sani” ci ritroviamo ugualmente prodotti pieni di grassi e calorie. A riguardo c’è un documentario interessante : Supersize me. Vi aprirà un po gli occhi su quanto McDonald cerchi costantemente di acquisire il consenso dei piu piccoli e non con i suoi prodotti. E di quanto faccia male cibarsi in questa (non solo questa presumo) catena di fastfood
Bisognerebbe anche domandare ai vertici di expo come mai hanno scelto questi sponsor o come vogliamo chiamarli….sicuramente sborseranno un sacco di euro…. Non ne potevano trovare tutti made in Italy e con proposte nutrizionali meno dannose?
Nel mio intervento precedente ho scritto “informare il consumatore”. Intendevo dire “educare il consumatore”.
In un paese come l’Italia, la buona cucina con le sue tradizioni dovrebbe essere al centro di una manifestazione basata sull ‘ alimentazione. Esaltare i nostri prodotti tipici di ogni regione che tutti ci invidiano! … ma c’è sempre e comunque il Dio Denaro..
Il dio denaro, le buone pratiche, lo stato…tutte belle cose ma quello che urla è il silenzio di milioni di cittadini che sanno che questo fa male, che quello è dannoso ma che non hanno voglia di fare nulla; al massimo una frasetta come commento ad un forum ma poi tutto torna nell’oblio, nel “ma come fai a dire di no ad un bambino”!Io sono trentino e vedo le campagne di Melinda, vedo il bambino che addenta la mela con la buccia togliendola direttamente dall’albero, vedo anche i trentini che comperano queste mele. Passi per il resto d’Italia ma chi abita quì vede che ci sono circa 40 trattamenti all’anno con pesticidi, oramai lo sanno anche i muri che la quota pesticidi in Trentino è 50 volte superiore alla media italiana; allora perchè lo si fa? Perchè siamo una razza comandata a subire, perchè siamo manipolabili e manipolati da poteri superiori, perchè oramai abbiamo gettato la spugna, perchè ai nostri figli consegneremo solo la disfatta di una società stressata e poltrona, si, molto propensa al divano e priva di valori.
Dott. la Pira,
La seguo dai tempi della Rai, ho grossa stima del Suo lavoro e della Sua equipe. Vorrei condividere gli articoli più interessanti de “Il Fatto Alimentare” ma trovo solo un “mi piace”. Mi dice come posso fare?
Grazie
gentile Flavio,
proprio in questi giorni stiamo aggiornando il sito che oltre a una nuova veste grafica avrà degli aggiornamenti tecnici tra cui diverse possibilità di condivisione. È questione di qualche giorno! Buona gionata
Vorrei avere la possibilita di poter scegliers prodotti senza olio di palma, mi rendo conto che ci vuole un microscopio per poter leggere gli ingredienti, passo interminabili minuti a leggere gli ingredienti nei corridoi dei supermercati cercando invano
I nomi blasonati da un’incessante pubblicita’ ingannevole sono quelli conosciuti e prediletti dalle mie bimbe, prese come esempio.
Mi chiedo se le case come la ferrero che produce nutella, usal’olio di palma per abbattere i costi e mantenere il prezzo basso oppure per abbattere i costi e guadagnarci di piu’ mantenendo il prezzo di un mercato sano….mha.
Vorrei tanto che ci fosse una direttiva per far bene o meglio che impedisse di avvelenarci giorno dopo giorni forse il governo? mi sento disarmato impotente e solo.
Da dicembre 2014 ha la possibilità di scegliere prodotti senza olio di palma, senza microscopio, ma semplicemente con un bel paio di occhiali se anche lei, come me, non ha purtroppo la vista di un’aquila.
Su questo sito, in diversi articoli sono stati fatti i nomi dei prodotti che non utilizzano l’olio di palma, quindi il fatto che lei passi “interminabili minuti a leggere gli ingredienti” non è necessario, basta informarsi. Io ad esempio non consumo olio di palma (se non saltuariamente e per scelta deliberata) eppure non passo “interminabili minuti a leggere gli ingredienti”. Come riesco a farlo io possono certamente farlo tutti.
L’olio di palma non è tossico, quindi non ci saranno direttive da parte di nessuno per impedire un avvelenamento che di fatto non esiste. Sempre su questo sito è stato più volte detto poi che a livello nutrizionale le differenze col burro sono minime. Si aspetta una direttiva del Governo anche per il burro?
Quello che davvero manca da parte dello Stato non è la direttiva anti olio di palma, ma un programma di educazione alimentare che renda davvero le persone consapevoli di quella che è una corretta alimentazione.
Se speravamo in un Expo etico aspetta e spera… La differenza la fa il consumatore consapevole, senza eccessi ma che sia informato sui pro e contro di certe sostanze/cibi.
Senza gli eccessi delle manifestazioni di piazza di Milano si può boicottare l’expo e la politica del cibo spazzatura semplicemente non andando all’expo e investendo i soldi del biglietto e dei trasporti per raggiungerlo per mangiare del cibo a km 0.
Marco, rispetto la sua opinione, ma rimango convinto che il “buon genitore” debba sapere cosa è bene per i propri figli e cosa non lo è. E che un “buon genitore” abbia il dovere di informarsi visto che in gioco c’è la salute dei propri figli. Certo che ci sono quelle che lei definisce “menti deboli” e per questo nel mio intervento ho invocato l’educazione del consumatore. Semplicemente non trovo che il ruolo di educatore spetti a McDonald’s. Intendiamoci, se lo facessero pure loro, tanto meglio, ma non me lo aspetto nè mi lamento del fatto che non si assuma tale ruolo. Sono altri a mio parere i deputati all’educazione alimentare del consumatore; essenzialmente lo Stato, a partire dalla scuola, coinvolgendo bambini e genitori…
E’ vero Alessandro, allora mi spiega il motivo perche’ le aziende prima di indicare specificatamente ”olio di palma” hanno dovuto avere l’imposizione dalle autorita’ dopo enormi battaglie durate un paio di anni con le associazioni dei consumatori, perche’ tanta reticenza?
Il burro non subisce alcun trattamento chimico per la sua raffinazione.
Ed i grassi saturi presenti nell’olio di palma in grandi quantita’?
Infine chi lo dice agli animali che abitavano nelle foreste del borneo oramai distrutte, che devono trovarsi un belll’appartamento in centro perche’ la ferrero la pavesi ecc. Trovano che tra burro o olio di girasole e quello di palma non c’e` alcuna differenza?
Mha io continuo ad essere smarrito, perdonami ma anche io vorrei poter scegliere, ti assicuro che su 30 prodotti uno ha olio di girasole 29 palma.
Secondo me e` solo una questione di convenienza a discapito della societa intera e per societa` mi riferisco anche a quella animale.
Preciso mangio carne, non ho alcun pregiudizio contro il burro uova ecc. faccio un’alimentazione molto varia ed uso olio di oliva sull’insalata quando voglio e quanto dico io, il palma mi costringono ad ingurgitarlo…
Pasquale, se parliamo degli aspetti ecologici e sociali relativi al palma io sono con lei. Sono aspetti complessi da analizzare, ma assolutamente innegabili. Quello che contesto è la demonizzazione nutrizionale del palma, quando anche qui sul fatto alimentare ci sono articoli dove viene messo in evidenza come tra burro e palma non ci siano differenze così marcate. Per sintesi: dal punto di vista etico meglio burro del palma; da punto di vista della salute, li escludo entrambi. Dove non sono d’accordo è quando dice di essere costretto ad ingurgitare il palma. Lo ripeto, per esperienza personale, non è così, ed eliminare completamente il palma dalla propria dieta, a maggior ragione ora che è esplicitamente indicato nelle etichette, è semplice, con un minimo di voglia e di informazione. Io ci riesco e non mi reputo assolutamente un individuo sopra la media, quindi tutti sono in grado di farlo.
Anche io faccio la spesa da Coop, Esselunga, U2 e Carrefour e faccio sempre molta fatica a trovare prodotti senza il palma, oltre al fatto che costano di più per motivi non comprensibili visto che gli altri oli vegetali usati in sostituzione costano poco di più e questo non giustifica il notevole l’incremento di prezzo.
A questo punto mi chiedo come sia composto il vostro carrello della spesa… Da Esselunga, citato da La Pira (le altre gdo nella mia zona non ci sono quindi non mi posso esprimere): colazione biscotti secchi esselunga bio (no olio di palma) + latte + frutta. Oppure fette biscottate integrali equilibrio Esselunga + marmellata + yogurt. Pranzo: pane tradizionale oppure integrale oppure tostarelli di kamut (no olio di palma) oppure crackers integrali bio no sale sup. Esselunga (no Palma). Merenda: frutta. Ho citato solo i pasti o i gruppi alimentaria rischio palma. Verdure, pasta, carne pesce e formaggio ovviamente li ho omessi in quanto ovviamente non a rischio. Con una dieta sana si assume olio di palma solo se lo si vuole. Quanto al costo: l’80% (vado a memoria, magari sbaglio) dei partecipanti al sondaggio da voi riportato alcuni giorni fa si diceva disposto a pagare di più un prodotto fatto con materie prime italiane, non mi stupirei se una percentuale simile di consumatori fosse disposta a spendere di più per prodotti senza olio di palma…il prezzo viene fatto dal mercato, di conseguenza.