Cominciamo con questo servizio il viaggio tra i padiglioni di Expo 2015 del nostro collaboratore Beniamino Bonardi che descrive i padiglioni più interessanti e innovativi proponendo progetti alimentari di successo. Parleremo anche degli altri spazi, meno interessanti, dell’esposizione universale milanese. Nonostante le critiche e i difetti di questo grande luna park del cibo che ospita padiglioni impresentabili e “fuori tema” come quelli di Ferrero, Coca-Cola e McDonald’s, il sito espositivo merita sicuramente una visita, magari riuscendo ad acquistare biglietti scontati.
Il nostro viaggio tra i padiglioni dei paesi che partecipano a Expo 2015, per scoprire quali messaggi veicolano e in quali modi lo fanno, inizia, come per molti visitatori, dal Padiglione Zero, una struttura imponente, la prima che si incontra arrivando in metropolitana o in treno. Il Padiglione propone i diversi modi in cui il tema dell’Expo, “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”, può essere declinato. Nelle varie aree espositive si evidenzia il valore della biodiversità, la qualità e sostenibilità degli allevamenti, il percorso del cibo dalla raccolta al trasporto alla conservazione e trasformazione, la speculazione finanziaria sul cibo, il paradosso dello spreco alimentare, la ricerca dell’equilibrio fra tradizione e innovazione, tra rispetto dell’ambiente e sviluppo industriale, tra uomo e natura. Nonostante questa brillante presentazione visitando l’esposizione si nota che i padiglioni di molti paesi non hanno raccolto questi spunti ma si sono limitati a presentare se stessi, a volte in modo accattivante, a volte meno senza approfondire i temi Expo. La sensazione spesso è di trovarsi di fronte a padiglioni che potrebbero essere tranquillamente smontati e rimontati in occasione di qualche altra manifestazione internazionale.
Ci sono, però, le eccezioni, che i visitatori mostrano di gradire. Ad esempio, la Germania non si presenta con il volto arcigno della politica ma con quello più accattivante dei centri di ricerca e degli ambasciatori della società civile. Lo spazio evidenzia cittadini tedeschi impegnati sul fronte dell’alimentazione sostenibile, in particolare su sei temi, che fanno da filo conduttore alle aree espositive: acqua, terreno, clima, biodiversità, alimenti, il giardino delle idee. Il padiglione, chiamato “Campi delle idee”, è caratterizzato dal motto “Be active”. Prima di entrare, viene dato ai visitatori un cartoncino ripiegabile che si presenta come un’agenda analogica innovativa (il seedboard), con un lato bianco e uno marroncino ondulato che consente al visitatore di accedere ai contenuti multimediali. Il fatto che i visitatori apprezzino i contenuti del padiglione risulta visibile dalla lentezza con cui si muovono e dal tempo che passano nell’area espositiva, senza che nessuno, a differenza di altri padiglioni, li inviti a passare nella sala successiva, per far spazio ad altri visitatori. Su una parete ci sono anche stazioni interattive per i bambini.
Uno dei progetti presentati è dell’Università di Bonn e riguarda il benessere delle mucche, che vengono equipaggiate con sensori di movimento e controllo del polso. I dati rilevati servono a valutare la resistenza allo stress e i fattori di rilassamento, al fine di ricavare indicazioni su come organizzare una stalla, in cui gli animali non siano solo sani e producano molto latte, ma si sentano a loro agio. I dati servono anche a capire cosa le mucche dovrebbero mangiare, per produrre buon latte e vivere più a lungo.
Un altro progetto del padiglione già in fase di attuazione da due anni riguarda l’utilizzo della frazione organica dei rifiuti urbani di Berlino, pari a 67.000 tonnellate/anno, destinati alla produzione di biogas. Metà dei camion della nettezza urbana della capitale tedesca è stata infatti convertita a sistemi di propulsione a biogas, con un risparmio di circa 2,5 milioni di litri di diesel all’anno. Nella spiegazione, si sottolinea che questo biocarburante è ottenuto dai rifiuti organici.
Proseguendo nel padiglione espositivo, si arriva a un supermercato virtuale e, passando attraverso il giardino delle idee, si accede alla sala dello show finale, che forse è il punto più debole. Il visitatore non riceve informazioni preliminari per cui fatica a cogliere il significato e ad apprezzare le novità tecnologiche. Le persone infatti si dispongono formando un fiore con i suoi pistilli, su cui volano due grandi api-robot, realizzate dall’Università di Stoccarda, che a ritmo di musica proiettano attraverso gli occhi le immagini della Germania con la prospettiva di come viene visto il territorio dagli insetti in volo. In fondo alla sala c’è una coppia di ragazzi tedeschi che suona e canta, coinvolgendo il pubblico. Un’occasione persa, come rivela anche la reazione finale perplessa del pubblico, perché non si capisce quale sia il centro dell’attenzione e il significato dello show, che in alcuni momenti fa venire in mente l’animazione dei villaggi vacanze.
Le api tornano nel padiglione del Gran Bretagna; anzi, qui sono il tema principale, preso a paradigma del nesso tra uomo, natura, alimentazione e tecnologia. Si entra attraverso un frutteto e un prato di fiori selvatici naturali, sino ad arrivare a una struttura in acciaio, che ricrea un grande alveare collegato a un vero alveare di Nottingham, dove un apparecchio rileva il movimento delle api e manda segnali digitali, che consentono di ascoltare il rumore prodotto dagli insetti. La struttura ha mille lampadine led, che si accendono con colori diversi, dal verde, all’arancione e al rosso, a seconda dell’attività delle trentamila api contenute nell’alveare di Nottingham, dove l’Università sta conducendo una ricerca. Di giorno la maggior parte delle api è al lavoro all’esterno ma la sera al calar del sole quando rientrano lo spettacolo di luci è più intenso. La struttura richiama quella dell’alveare e, salendo i visitatori occupano il posto delle api. La Gran Bretagna ha voluto sottolineare l’importanza delle api (in pericolo anche a causa dei pesticidi neonicotinoidi di recente vietati in Europa) il cui lavoro è fondamentale visto che tra le 100 colture che producono il 90% del cibo mondiale, 70 sono impollinate da api. Il padiglione è molto apprezzato dai visitatori, che si muovono con lentezza e possono anche provare l’esperienza di sentire, mettendo in bocca dei legnetti, quattro tipi di vibrazioni delle api mellifere mentre comunicano tra di loro.
Successo anche per il padiglione dell’Olanda, che si presenta in modo allegro e informale, senza strutture ma con pulmini e camioncini d’epoca, dove vengono venduti cibi di strada, con tanti posti dove sedersi e sdraiarsi, musica e sensazione di libertà. In mezzo a questo ambiente che è stato definito come un luna park, l’Olanda riesce ad attrarre i visitatori, che si muovono lentamente, all’interno di un gazebo, dove non vengono usate nuove tecnologie ma tradizionali pannelli con foto e testi, per illustrare le innovazioni del paese in campo alimentare. Il filone è quello della “tecnologia (genetica) inventiva”, da non confondere con la modificazione genetica degli organismi, perché non prevede l’introduzione di materiale genetico esterno, ma incroci che permettono di selezionare caratteri anche poco “visibili” delle piante. Lo scopo è di garantire una maggior produttività e un miglior adattamento alle condizioni ambientali.
Tra gli esempi di successo troviamo una varietà di quinoa, che si può coltivare bene nel clima umido olandese; la scoperta di un gene, che permetterà ai pomodori coltivati di sopportare la luce per 24 ore al giorno, consentendo di aumentare la produzione del 20%; un lieve cambiamento nel DNA del grano, che lo rende più resistente alla siccità, consentendo di coltivarlo in varie zone; lo sviluppo del seme della patata per seminare un campo di un ettaro con 25 grammi di semi, anziché con 2.500 chili di patate da semina; la coltivazione delle alghe per uso alimentare e la loro trasformazione in una bevanda energetica per sportivi; un progetto, in Kenya e in Uganda, per avviare l’allevamento, la lavorazione e il consumo di cavallette. Altri esempi di innovazione tecnologica riguardano il controllo del benessere degli animali e il conseguente minor uso di antibiotici, oppure lo spreco alimentare.
I padiglioni di Germania, Gran Bretagna e Olanda, apprezzati dai visitatori, rappresentano i tre casi europei in cui i paesi hanno scelto non di descriversi, mettendo un po’ di cibo e natura qua e là, ma di raccontarsi attraverso quel che fanno, attendendosi al tema dell’Expo. Purtroppo, come vedremo, sono la minoranza.
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