Bambina con occhiali da sole appoggiata a carrello con la spesa nel parcheggio di un supermercato

Il marketing rivolto ai bambini è da tempo oggetto di discussione e il suo uso è regolamentato con alcuni strumenti. Queste limitazioni, però, non riescono ad arginare un fenomeno che si esprime in molte forme e con modalità diverse. Tanto che lo scorso anno la promozione di alimenti dannosi per la salute destinati ai più piccoli è stata messa all’indice dall’OMS. In un rapporto ufficiale del luglio 2023, l’Organizzazione mondiale della sanità invitava gli Stati a intervenire con “leggi forti e complete” per tutelare i bambini dall’esposizione a un marketing irresponsabile.

A poco più di un anno da questo appello, lo scorso 3 settembre, l’associazione di consumatori francesce UFC-Que Choisir ha pubblicato i risultati di un’inchiesta nella quale denuncia il marketing irresponsabile della grande distribuzione che, con le sue scelte espositive, promuove ed evidenzia i dolciumi nei suoi punti vendita, stimolando l’acquisto d’impulso non solo negli adulti ma anche, e soprattutto, nei bambini. Tutto questo in Francia, un paese nel quale, già nel 2008, il ministro della Salute si era pubblicamente espresso chiedendo di limitare questo aspetto e ottenendo risultati solo parziali e temporanei.

Le quote percentuali dei marchi di dolciumi esposti alle casse francesi, da una rilevazione di Que ChoisirI risultati dell’inchiesta sull’esposizione dei dolciumi

I risultati dell’inchiesta di Que Choisir evidenziano che i prodotti dolciari sono oggi presenti nelle testate delle casse dell’86% dei punti vendita francesi della grande distribuzione visitati. L’analisi, che vede una sostanziale omogeneità tra le insegne prese in considerazione (dal 93% di Lidl all’84% di Leclerc e Système U), indica anche quali sono i brand più diffusi con questo posizionamento. In pole position troviamo i prodotti Tic Tac, con una presenza nel 70% delle avancasse, seguono Mentos con il 63%, M&M’s con il 44%, Twix e Snickers, rispettivamente con il 18 e il 17%. Inoltre, in più di un punto vendita su due (51%), gli espositori alle casse presentano prodotti dolciari destinati specificamente ai bambini. Tra questi spiccano, nel 40% dei negozi, le referenze a marchio Ferrero come per esempio i Kinder sorpresa o i Kinderini, seguiti dai dolciumi Haribo (15%), Houbba-Bouba (12%), Carambars e Malabars (5%) e Lutti (5%).

Di fronte a queste evidenze, l’associazione denuncia che, mentre l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare chiede dal 2004 di eliminare i dolciumi dalle casse, è evidente, “l’incapacità totale dei professionisti di autoregolarsi e di limitare la sovraesposizione dei bambini al marketing degli alimenti troppo dolci e/o troppo grassi”. Non solo: tra gli strumenti per attirare l’attenzione dei bambini non ci sono esclusivamente gli espositori alle casse, ma anche soluzioni espositive dedicate. Tra queste l’associazione francese cita, a titolo di esempio, un espositore Haribo a forma di orsetto o un mini espositore di prodotti Kinder che mette i dolci a livello visivo e alla portata dei bambini.

Espositori dolciumi fotografati da Que Choisir: due di Ferrero e uno di Haribo
Alcuni esempi di espositori rivolti ai bambini ed evidenziati all’interno dei punti vendita francesi

Le richieste dell’associazione francese

Di fronte a questo stato di cose e alla presa di coscienza che evidenzia una sostanziale incapacità del mercato di autoregolarsi, Que Choisir esorta le autorità pubbliche francesi a vietare nei punti vendita le attività di marketing per i prodotti alimentari rivolti ai bambini con Nutri-Score D ed E. Nel frattempo, chiede alle insegne della grande distribuzione di ritirare immediatamente dalle casse le caramelle di tutte le marche e di riorientare le loro azioni di marketing verso alimenti con una buona qualità nutrizionale.

Un appello analogo era già stato lanciato nel maggio del 2014 anche dal Fatto alimentare, che aveva promosso una petizione nella quale si chiedeva alle principali catene distributive del nostro paese di eliminare dolci, caramelle e snack dalle casse, sulla scorta di quanto fatto all’epoca dall’inglese Tesco. La raccolta aveva superato le 14 mila firme e suscitato un dibattito che aveva coinvolto diverse insegne di primaria importanza e l’associazione dei produttori, approdando anche in Parlamento.

Una discussione certamente utile a sollevare ancora una volta il velo su un tema delicato e importante come quello dell’obesità infantile, per risolvere il quale non sono certamente sufficienti risposte facili, ma che può essere affrontato con un approccio capace di guardare in più direzioni diverse. Si parla molto di educazione alimentare, ma non è mai chiarito con quali mezzi realizzare quest’educazione in modo che sia realmente efficace. In Francia, tra gli strumenti a disposizione di consumatori e legislatori, spicca il Nutri-Score, in Italia no.

© Riproduzione riservata; Foto: Depositphotos, Que Choisir

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