Nutella vegana Ferrero

Lo scorso 3 settembre Ferrero ha annunciato il lancio della Nutella Plant Based, la versione vegana della celebre crema spalmabile alle nocciole. La nuova Nutella tuttavia non è adatta alle persone allergiche alle proteine del latte, perché prodotta in uno stabilimento che utilizza anche questo ingrediente. A questo proposito, una lettrice ci esprime i suoi dubbi. Risponde Roberto Pinton, esperto di produzioni alimentari.

La lettera sulla Nutella vegana

Buongiorno, in merito alla Nutella Plant Based: è giusto scrivere che sia ‘vegana’, ma poi informare il consumatore che può contenere latte, perché fatta in uno stabilimento che lavora il latte? Non sono incongruenti le due cose?
Francesca

La risposta di Roberto Pinton

Il regolamento UE n.1169/2011 (la principale disposizione sulla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori) indica che la Commissione adotterà un regolamento sui requisiti delle informazioni volontarie sugli alimenti relative all’idoneità di un alimento per vegetariani o vegani. Al momento tale regolamento manca, quindi non c’è una definizione ‘legale’ del veganesimo.

La prima definizione è stata introdotta nel lontano 1949 dalla Vegan Society britannica: “il principio dell’emancipazione degli animali dallo sfruttamento da parte dell’uomo”, chiarito poi come “il cercare di porre fine all’uso degli animali da parte dell’uomo per ottenervi cibo, merci, lavoro, caccia, vivisezione e ogni altro uso che comporti lo sfruttamento della vita animale da parte dell’uomo”.

Nutella vegana Ferrero
La Nutella Plant Based ha la certificazione “Vegan Approved” della Vegan Society

Come si vede, il concetto supera l’ambito alimentare: basandosi sulla motivazione principale della compassione, il veganesimo evita di sfruttare gli animali per qualsiasi scopo, dagli accessori all’abbigliamento fino ai prodotti cosmetici e per l’igiene della persona (molti dei quali sono stati a loro tempo testati sugli animali).

Gli standard per i prodotti vegani

Dal 1990 la Vegan society ha introdotto un sistema di certificazione che rassicura i consumatori sulla conformità dei prodotti agli specifici regolamenti. Gli standard affrontano anche il tema della cross-contaminazione, pretendendo dalle imprese che chiedono di utilizzare il marchio l’adozione di tutte le misure ragionevoli e praticabili per prevenire la contaminazione incrociata in tutte le fasi della produzione e della commercializzazione.

Ma, come avverte la Food Standard Agency britannica “Se tu, o qualcuno di cui ti occupi, ha un’allergia alimentare o un’intolleranza a latte, uova, crostacei, pesce o molluschi, non dovresti mai dare per scontato che un prodotto etichettato come vegano sia sicuro da mangiare. Rimane una possibilità di contaminazione incrociata con questi allergeni quando il prodotto sia preparato in aree e fabbriche in cui potrebbero essere presenti. Dovresti sempre controllare l’etichetta per assicurarti che sia sicuro da mangiare”.

Il veganismo è una scelta di vita che su può fare in base a una serie di fattori, compresi quelli etici, ambientali e nutrizionali: un’etichetta vegana su un prodotto alimentare significa che nessun ingrediente di origine animale è stato utilizzato intenzionalmente nella produzione, ma da parte chi è allergico o intollerante non deve essere confusa con un’etichetta sulla sicurezza alimentare.
Questo fino a quando il termine non sarà definito dalla legislazione alimentare che stabilisca ogni requisito tecnico.

Giovane donna esamina l'etichetta di uno yogurt da bere, kefir o latte davanti al banco frigo di un supermercato; concept: etichette
Le persone allergiche non devono dare per scontata l’assenza di allergeni nei prodotti vegani

La Nutella Plant Based è vegana

Continua l’autorità britannica: “Le dichiarazioni sulla sicurezza alimentare come ‘senza [allergene]’ sono una garanzia dell’assenza dell’allergene specificato. Per esempio, per un prodotto etichettato come ‘senza latte’ c’è la garanzia che non conterrà latte ed è sicuro per chiunque abbia un’allergia o un’intolleranza al latte. Le aziende alimentari che producono prodotti alimentari ‘free-from’ devono seguire rigide procedure per prevenire la contaminazione incrociata e per garantire che quanto forniscono sia sicuro, mentre non sono tenute a seguire gli stessi rigidi processi per etichettare gli alimenti come vegani, e sussiste il rischio di contaminazione incrociata con allergeni di origine animale”.

Sulla base di queste considerazioni sono proprio le linee guida della Food Standard Agency a consigliare alle aziende che non siano in grado di escludere la contaminazione incrociata, di utilizzare nei prodotti con marchio Vegan una dicitura precauzionale sulla possibile presenza di allergeni, a tutela dei consumatori allergici e intolleranti.

Roberto Pinton

© Riproduzione riservata Foto: Ferrero, Depositphotos

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Mattia
Mattia
17 Settembre 2024 08:42

Complimenti al dr. Pinton. Sempre preciso e puntuale.

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