Per conoscere la provenienza di un prodotto ittico, soprattutto quando si tratta di pesce in scatola, spesso bisogna rifarsi alle zone FAO, divisioni geografiche delle aree di pesca mondiali, definite appunto dalla FAO (Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite). Ma è obbligatorio indicarla sulle scatolette di pesce? Di seguito la segnalazione che un lettore ha inviato in redazione a proposito di una scatola di filetti di sgombro grigliati a marchio Nixe (Lidl) con la risposta della catena di discount.
La lettera sui filetti di sgombro Nixe
Buongiorno, vi voglio segnalare che il prodotto “filetti di sgombro grigliati” Nixe, di Lidl, non indicano da nessuna parte la zona Fao, come sarebbe obbligatorio.
Omar
La risposta di Lidl
Gentile Cliente,
abbiamo letto con attenzione la sua richiesta e la ringraziamo per l’interesse verso la nostra azienda e i nostri prodotti.
Nel caso specifico delle conserve ittiche (identificate dal codice doganale 1604), la normativa europea attuale (Reg. UE 1379/2013) non prevede l’obbligo di indicare in etichetta la zona di cattura del pesce. Pertanto, l’assenza dell’indicazione della zona FAO sull’etichetta dei filetti di sgombro grigliati Nixe non costituisce un’irregolarità ed è conforme alle normative vigenti.
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non capisco perché non dovrebbe essere obbligatorio.se qualcuno lo volesse sapere, le aziende non si sbilanciano, nemmeno se interpellate, opponendo quanto prevede la normativa europea in materia… potrebbero essere tanti i fattori da valutare, conoscendo la zona di origine del pescato.
Detto che un’indicazione non obbligatoria non è di per sè vietata e, quindi, l’operatore può sicuramente fornirla a titolo volontario (come fa Lidl in relazione sia alla sede che alla ragione sociale del confezionatore, non obbligatoria, sia perchè è estera, sia perchè è presente il marchio di identificazione dello stabilimento riconosciuto), la tendenza è quella di limitarsi alle indicazioni obbligatorie.
Il motivo non è tener celate le informazioni al consumatore, ma dipende da considerazioni essenziamente organizzative ed economiche.
Va ricordato che anche la pesca ha le sue stagioni, e nell’arco dell’anno l’origine può cambiare: nel Mediterraneo si pesca lo sgombro prevalentemente da marzo a giugno, in Norvegia tra settembre e ottobre: gestire un doppio imballaggio o provvedere una stampigliatura comporta qualche complessità.
E se per qualche motivo (fermi imprevisti della pesca, eventi bellici, contaminazione accidentale degli ecosistemi, improvvise parassitosi…) fosse necessario sospendere repentinamente le forniture dal Mediterraneo e servisse rifornirsi dalle coste settentrionali del Portogallo o nei fiordi norvegesi, rimarrebbero sul groppone tutte le confezioni che indicano una diversa zona di pesca FAO e bisognerebbe commissionare lo stampaggio di nuovi imballaggi (attendendo tempi di consegna non immediati, mettendosi in fila con tutti gli operatori nelle stesse condizioni) con rotture di stock ed evidenti rilevanti conseguenze economiche che, necessaruamente, impatterebbero sul prezzo di vendita del prodotto.
E’ bene avere una visione complessiva delle questioni; se, in ogni caso, si ritiene fondamentale l’informazione sull’origine del pescato, ci si può sempre rivolgere ai prodotti delle imprese che la forniscono, evitando quelli che, del tutto legalmente, omettono il dettaglio.
Non comprendo fino in fondo la risposta di Roberto Pinton: lotto e TMC sono stampati con macchine a getto d’inchiostro e cambiare qualche cosa nella scritta è molto semplice e veloce ( come si fa con il lotto ogni giorno ). Inserire la zona di provenienza ed eventualmente cambiarla non è molto complicato: solo organizzazione aziendale.
No le comprate!! A questo punto, comprate quelle di marca più serie, in un altro supermercato!
sono pienamente d’accordo
Lidl é una catena seria, e lo sono anche le marche che vende. Evitiamo di fare cattiva pubblicità gratuita, grazie.
Lidl viene chiamata in causa come tutte le altre catene quando ci arrivano domande dei lettori.
Sig. La Pira, il mio commento non era diretto al Fatto Alimentare, ovviamente.
Avendo io scritto in risposta al Sig. Carmine, mi riferivo a lui, che esortava i lettori a comperare filetti di sgombro “di marche più serie, in un altro supermercato”, come se LIDL fosse un supermercato che vende prodotti alimentari scadenti.
Saluti.
perché non sviluppate voi una app come yuka ma più ricca di informazioni?
Ovvietà di regole europee spesso a sfavore dei consumatori. In questo caso immagino che le ditte produttrici non usino soltanto un tipo di pesce quindi non possono dichiararne la provenienza.
Spero che abbiano per la salute lo stesso effetto di quelli freschi. Io evito di comprare pesce allevato come il Salmone.