Un gruppo selezionato di caffetterie inglesi nei giorni scorsi ha iniziato a vendere il latte delle vacche alimentate con il Mootral Ruminant, un supplemento che, aggiunto al mangime abituale, riduce le emissioni di metano in misura molto significativa: del 38%. Il Mootral Ruminant è stato sviluppato dall’omonima azienda anglo-svizzera, con la collaborazione delle facoltà di veterinaria di alcune università di Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Irlanda, Giappone, Paesi Bassi, degli Stati Uniti e dello stesso Regno Unito: uno sforzo davvero corale.

I principi attivi dell’integratore sono l’allicina, un derivato dell’aglio dalle note proprietà antimicrobiche, e alcuni flavonoidi estratti dalle arance amare: la miscela, in base a quanto emerso negli esperimenti e nei panel, non altera il gusto del latte, ma modifica la composizione del microbiota dell’intestino responsabile della fermentazione che ha come risultato finale la produzione di metano. In particolare, agisce sugli archei, microrganismi ai quali si deve la maggiore produzione proprio di metano. Come dimostrato in test di laboratorio condotti dalla facoltà di veterinaria dell’Università di Hannover, in Germania, lo squilibrio creato dal Mootral fa entrare in gioco altre specie microbiche, che digeriscono le fibre vegetali secondo vie metaboliche alternative e portano così a emissioni inferiori.

Grazie a un integratore nei mangimi, le emissioni di metano della vacche da latte sono state ridotte in maniera significativa

Come ricordato in un articolo dedicato su Nature, gli studi effettuati in una fattoria olandese hanno invece mostrato che le vacche alimentate con il Mootral producono il 4% di latte in più. Un latte che ha anche più grassi, senza modifiche sostanziali nel gusto e nell’aspetto. In Scozia, in una fattoria commerciale con 400 vacche è stata dimostrata, con un misuratore al laser, una riduzione del metano emesso del 30%, mentre un ulteriore studio condotto dall’Università della California di Davis, ha mostrato un calo del 23% delle emissioni.

Quella dei mangimi modificati – hanno fatto notare i fondatori di Mootral – è una via che sta prendendo sempre più piede, come passo in avanti verso allevamenti più sostenibili: un taglio di un terzo al metano potrebbe davvero contribuire in misura non irrilevante alla lotta al cambiamento climatico.

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Claudio
Claudio
20 Maggio 2021 16:39

La lotta al cambiamento climatico fa piccoli timidi passi avanti,

quella allo sfruttamento animale nemmeno considerata.

Mario
Mario
20 Maggio 2021 19:13

Integratori preparati con principi ricavati da aglio e arance… quindi non dovrebbero suscitare l’opposizione neppure di quegli animalisti che per principio sono contrari a qualunque intervento “artificiale” nell’alimentazione dei bovini.

Se veramente non alterano l’aspetto organolettico del latte e riducono l’emissione del metano sarebbero un’ottima cosa, e in prima approssimazione credo che migliorerebbero anche la vita delle bovine in allevamento, la produzione eccessiva di gas intestinali in alcuni casi mi pare possa diventare patologica.

Matteuzzi Diego
Matteuzzi Diego
12 Giugno 2021 08:47

Direi che il sistema per ridurre la produzione di metano
sembra ovvio all’ occhio di un microbiologo perché basta semplicemente ridurre la quantità di batteri metanigeni cioè che producono metano nel rumine
che è una vera e propria enorme camera di fermentazione dei prodotti ingeriti. Il problema era trovare prodotti non tossici da aggiungere alle erbe o ai mangimi.
Ci sono riusciti. Bravi.

roberto
roberto
14 Giugno 2021 08:29

Se si ricominciasse a nutrire le vacche con il loro cibo naturale, l’erba, molto probabilmente avrebbero meno problemi digestivi…

Mario
Mario
Reply to  roberto
14 Giugno 2021 21:25

Una pia illusione “Disney-style”, il metano viene prodotto dai batteri che consentono la digestione delle fibre vegetali e l’elaborazione della cellulosa, costituente principale dell’erba.

E il “cibo naturale” delle vacche è qualunque vegetale su cui riescono a mettere il muso, credi forse che scelgano fior da fiore? Una delle preoccupazioni degli allevatori in prato naturale spontaneo è che non ingeriscano vegetali potenzialmente nocivi.