Mathilde Touvier, a capo del gruppo di ricerca sull’epidemiologia nutrizionale (Eren, Inserm / Inrae, CNAM / Università Sorbonne Paris Nord) e coordinatrice dello studio NutriNet-Santé, ha rilasciato qualche mese fa questa intervista a The Conversation sul sistema di etichettatura Nutri-Score che proponiamo ai lettori.
In Francia siamo abituati a vedere le cinque lettere colorate del punteggio Nutri-Score su alcune confezioni di prodotti alimentari. Può ricordarci a cosa serve questo sistema di etichettatura e su cosa si basa?
Il Nutri-Score consente ai consumatori di avere un’idea della qualità nutrizionale complessiva degli alimenti a colpo d’occhio. Per esempio aperitivo, tutti sanno intuitivamente che insieme all’aperitivo è meglio mangiare bastoncini di carota piuttosto che patatine… Ma il vantaggio di Nutri-Score è che permette, all’interno della vasta categoria delle patatine, di identificare facilmente quelli con la migliore qualità nutrizionale caratterizzato dalla lettera A rispetto a quelli più calorici caratterizzati dalla lettera D o E. Concretamente, il Nutri-Score è calcolato tenendo conto dei fattori nutrizionali per i quali il livello di evidenza scientifica riguardante l’impatto sulla salute è positivo o negativo. Un algoritmo (validato scientificamente, pubblico e disponibile sul sito Santé Publique France) calcola un punteggio utilizzato per assegnare una lettera dalla A alla E al prodotto in questione. I fattori positivi includono la presenza di frutta e verdura, legumi, noci nel cibo, il contenuto di proteine e fibre (per 100 g). I fattori da limitare sono invece le calorie (energia fornita), la presenza di acidi grassi saturi, il sale, lo zucchero.
Ci sono consigli che si possono dare sugli alimenti che registrano il punteggio più basso?
Il Nutri-Score non ha lo scopo di vietare gli alimenti in base al punteggio ottenuto. Come si sa nell’alimentazione, nessun alimento è vietato, tutto è questione di equilibrio e moderazione. Né dovrebbe essere interpretato in termini di ‘percentuale’ di prodotti che si potrebbe consumare in base al colore dell’etichetta. Si tratta piuttosto di rendere i consumatori consapevoli di quale dovrebbe essere l’equilibrio nutrizionale complessivo. I cibi di bassa qualità nutrizionale non dovrebbero essere mangiati troppo spesso o in grandi quantità, ma non si tratta di eliminarli drasticamente. È uno strumento tra gli altri, che va ad esempio affiancato alle raccomandazioni del Programma Sanitario Nazionale di Nutrizione: che prevede di mangiare almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, legumi due volte a settimana, due latticini al giorno, limitare i grassi aggiunti, lo zucchero, sale, ecc. Fare riferimento al Nutri-Score è un buon modo per riuscire a seguire questi consigli, dal momento che gli alimenti consigliati hanno un punteggio e un colore migliore.
Il Nutri-Score non è presente su tutte le confezioni. Come mai ?
Gli stati membri dell’Unione Europea non hanno il potere di imporre l’etichettatura nutrizionale a livello nazionale. La decisione deve essere presa a livello europeo. Sono in corso discussioni per decidere quale unico logo nutrizionale debba essere applicato in modo obbligatorio a partire dal 2022 in tutta Europa. Il Nutri-Score è ovviamente un candidato importante, perché è l’unico logo ad aver subito una validazione scientifica approfondita (più di quaranta pubblicazioni). Le trattative sono intense. Attualmente, sette stati, tra cui la Francia, hanno riconosciuto il punteggio Nutri-Score come loro logo ufficiale. Nel nostro Paese, più di 500 aziende si sono impegnate a Santé Publique France ad apporre il marchio sui prodotti entro i prossimi due anni, che rappresenta quasi 700 marchi, comprese le private label. Tuttavia, possiamo vedere che c’è un’intensa attività di lobby industriale contro il Nutri-Score. Ciò si riflette in particolare nella volontà di imporre un’etichettatura alternativa notoriamente meno efficace, addirittura dannosa, a volte con argomentazioni non scientifiche.
Chi c’è dietro queste iniziative?
Esiste ovviamente una forte correlazione tra il rifiuto di alcune aziende alimentari di adottare il Nutri-Score per i loro prodotti che in genere registrano un giudizio poco favorevole. È interessante notare che se inizialmente gli industriali hanno spinto queste iniziative poi purtroppo la politica ha preso il sopravvento. Anche in Italia i politici di destra sono intervenuti nel dibattito, impostando un discorso nazionalista in difesa dei prodotti regionali, locali, ecc. A volte queste posizioni sono state supportate da argomenti fallaci, per esempio i formaggi francesi non sono classificati meglio dal Nutri-Score rispetto ai formaggi italiani! A volte è anche il contrario, con alcuni formaggi italiani più magri rispetto a quelli francesi. Il dibattito è diventato teso anche intorno alla valutazione dell’olio d’oliva specialmente in Spagna (che è uno dei paesi che ha adottato il Nutri-Score). Tuttavia, l’olio d’oliva (insieme all’olio di colza e di noci) ha un punteggio migliore rispetto ad altri oli meno salutari. Il Nutri-Score fa una grande differenza!
Stiamo già vedendo i benefici dell’adozione del Nutri-Score in termini di salute pubblica, nei paesi che lo hanno favorito?
Per quanto riguarda l’impatto diretto su malattie croniche come cancro, obesità, malattie cardiovascolari o mortalità, è ancora troppo presto per commentare. Gli effetti sulla salute sono misurati a lungo termine. Tuttavia, siamo stati in grado di misurare il beneficio indirettamente, sulla base di studi di coorte come NutriNet-Santé in Francia (più di 170.000 partecipanti) o EPIC a livello europeo, che riunisce 500.000 cittadini di 10 paesi. Sono state infatti dimostrate associazioni tra il consumo di alimenti meglio classificati nel Nutri-Score e un minor rischio di insorgenza di diverse patologie. Il nostro lavoro ha dimostrato che, rispetto ad altri sistemi di etichettatura, la comprensione del Nutri-Score era buona, in particolare nelle categorie socio-professionali con i livelli di istruzione più bassi. Questa scoperta fa dell’etichetta semaforo uno strumento per ridurre le disuguaglianze sociali nella salute. C’è stato anche un aumento delle vendite dei prodotti con il miglior punteggio, il che dimostra che i consumatori sono sensibili a questo problema. Un primo effetto positivo diretto potrebbe essere un incentivo per i produttori a riformulare i propri prodotti riducendo zuccheri, grassi, ecc. per sfruttare questo effetto e conquistare i consumatori critici nei confronti della qualità nutrizionale degli alimenti che acquistano.
Il Nutri-Score cambierà? Perché ad esempio non viene inclusa la presenza di additivi o pesticidi?
Il Nutri-score si concentra sugli aspetti nutrizionali (zucchero, sale, fibre, ecc.) perché ad oggi sono questi i fattori per i quali il livello di evidenza scientifica è il più forte in termini di impatto sulla salute. L’idea è che questo logo incorpori nuove conoscenze scientifiche man mano che viene prodotto e convalidato, con un alto livello di evidenza. È stato costituito un gruppo di lavoro internazionale per proporre miglioramenti al Nutri-Score, a seconda dell’evoluzione delle conoscenze. Ci si interroga sulla questione delle bevande che utilizzano dolcificanti che per il momento sono valutate meglio rispetto alle bevande zuccherate (ma peggio dell’acqua), perché contengono meno zucchero. Tuttavia, ci sono dibattiti scientifici sugli effetti dei dolcificanti che potrebbero far cambiare il punteggio in futuro. Per quanto riguarda gli additivi, per ora, i livelli di evidenza sono ancora limitati. Gli studi sugli animali suggeriscono potenziali rischi associati, ad esempio, al biossido di titanio, ai nitriti o persino a determinati dolcificanti o emulsionanti. Tuttavia, mancano ancora dati sull’impatto a lungo termine sul rischio di malattie croniche nell’uomo. La ricerca è in corso nell’ambito della coorte NutriNet-Santé. Il Nutri-Score sarà completato con questi elementi non appena le conoscenze scientifiche saranno ritenute sufficientemente solide. Un’altra dimensione importante che dovrà eventualmente essere integrata è quella legata alla presenza dei pesticidi, su cui sono in corso anche le ricerche. Tuttavia, che si parli di additivi o di contaminanti ambientali come i pesticidi, questo va oltre il quadro puramente nutrizionale. L’ideale sarebbe quindi, a lungo termine, modificare l’etichettatura verso un logo composito che fornisca informazioni sulle tre dimensioni complementari che possono influenzare l’impatto sulla salute del cibo: qualità nutrizionale con il Nutri-score, ma anche additivi e contaminanti ambientali. Speriamo di raggiungere questo obiettivo negli anni a venire.
Mathilde Touvier, directrice de l’equipe de recherche en epidémiologie nutritionnelle, U1153 Inserm,Inra,Cnam, Université Sorbonne Paris Nord, Inserm
© Riproduzione riservata Foto: fotolia.com, depositphotos.com, Il Fatto Alimentare Video: Pums College
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Si tratta piuttosto di rendere i consumatori consapevoli di quale dovrebbe essere l’equilibrio nutrizionale complessivo.
Tuttavia, che si parli di additivi o di contaminanti ambientali come i pesticidi, questo va oltre il quadro puramente nutrizionale.
In che modo queste affermazioni possono essere inglobate nel semaforo?
La seconda affermazione è poi censurabile per chiunque si occupi di alimentazione.
Non capisco sig. Gianni quale sia la sua obiezione in merito a questa intervista che mi pare spieghi in maniera esaustiva e chiara le funzioni del Nutri Score e anche i futuri aggiustamenti che potrà subire. Per quanto riguarda I pesticidi, non sono certo di competenza di un nutrizionista, è la legge che stabilisce quali sono i parametri da accettare, così come gli additivi, e la legge che stabilisce quelli che sono ammessi e le quantità tollerabili (oltre tutto additivo non necessariamente è da intendersi come prodotto di sintesi, vitamina C ed E possono essere aggiunti a tale scopo come antiossidanti; se si strizza del succo di limone sui carciofi per non farli annerire, abbiamo aggiunto un antiossidante). Purtroppo alcune parole generano nelle persone paure immotivate.
Grazie per la risposta.
Dunque lei potrà spiegarmi perchè un prodotto come questo——-https://it.openfoodfacts.org/product/8003180003078/margarina-soia-orasi→
Gli ingredienti sono elencati in ordine di importanza (quantità).
Lista degli ingredienti: acqua, olio di semi di soia (32%), burro di cacao, emulsionanti (mono e digliceridi degli acidi grassi, lecitina di girasole), sale marino (0,4%), succo di limone concentrato, conservante (sorbato di potassio), aromi naturali, vitamine (A, D). Materia grassa 40%.
Sostanze o prodotti che provocano allergie o intolleranze: Soia
Analisi degli ingredienti:
Potrebbe contenere olio di palma
→ L’analisi si basa esclusivamente sugli ingredienti elencati e non tiene conto dei metodi di elaborazione.
Additivi: E471 – Mono- e digliceridi degli acidi grassi
E202 – Sorbato di potassio Alto rischio di sovraesposizione
Questo prodotto ottiene voto C come l’olio evo onesto…..
Sarà corretto (forse) dire che i nutrizionisti si occupano soltanto di alcuni componenti del cibo e non di altri?
Le autorità usando le leggi autorizzano/limitano/vietano qualsiasi componente in un cibo in base a quali informazioni e provenienti da chi?
A me sembra, da consumatore, che sia una comoda scappatoia…… dare una votazione senza contare alcuni microelementi negativi, quale è l’utilità informativa? Porta a miglioramento di salute?
Su quello che sarà fatto dopo per rimediare vi concedo una possibilità ma non mi posso pronunciare favorevolmente.
In una cosa gli estensori dello strumento sono bravi, intendo le simulazioni a partire da elementi iniziali e a mio parere certe storture non hanna senso neanche in un clima di sperimentalità iniziale.
Qui non stiamo giocando a poker o forse si, ma all’interno di una stessa categoria un cibo A 4 cioè A/listato sarà considerato migliore di un B-1-2-3 oppure di un C-1-2-3 tenendo conto che in etichetta sarà evidenziato solo il B e C?
Ho anche altre domande ma sarei felice di un chiarimento almeno su queste.
Il prodotto da lei indicato la margarina a base di soia ha come Nutri-Score una C come l’olio extra vergine di oliva ma ha una classificazione Nova 4 che indica un prodotto ultratrasformato. Questo fa la differenza.
Peccato che Nova non sia assolutamente obbligatoria. Mentre il nutrì score lo sarà molto probabilmente.
La grande confusione è presente a tutti i livelli. Prendiamo la pagina introduttiva di openfoodfacts che possiamo pensare in Italy sia il sistema più facile per accedere a nutrì score:
https://it.openfoodfacts.org/nutriscore
“Nutri-Score è un logo che mostra la qualità nutrizionale dei prodotti alimentari con punteggi da A a E. Con il NutriScore i prodotti possono essere confrontati in modo facile e veloce.”
NON MI PARE PROPRIO SIA SUGGERITO DI CONFRONTARE ALIMENTI SIMILI. Posso confrontare pesce con salume. Olio con pane.
Passiamo ai contatti tra nutrì score e NOVA.
Sempre nella stessa pagina di openfoodfacts:
“Come viene calcolato il Nutri-Score?
Il punteggio Nutri-Score è determinato dalla quantità di nutrienti sani e non sani:
Punti negativi: energia, grassi saturi, zucchero, sodio (livelli elevati sono considerati non sani)
Punti positivi: la proporzione di frutta, verdura e noci, di oli di oliva, colza e di noci, di fibre e proteine (alti livelli sono considerati buoni per la salute).”
Tale affermazione se letta affrettatamente pare condurre ai cibi processati e non agli alimenti puri o poco lavorati come le categorie A B di NOVA.
Quella poi di aver messo sul tavolo anche il nutrì score per gli alcolici mi pare proprio gettare benzina sul fuoco.
Si considera una scorrettezza attribuire un pesticida al ramo nutrizione?….se di errore si tratta mi succede perchè io considero tutto quello che mi trovo nel piatto, per me la sana nutrizione non ha scompartimenti stagni e tutto comprende– cibo, imballaggio, conservante, cottura ed altro ancora.—andando avanti di questo passo nei prossimi anni avremo lo specialista in proteine, quello in vitamine, un altro nei lipidi e cosi via?
Strada molto scivolosa affermare che i pesticidi non riguardano la (anti)nutrizione…..
Per definizione vi escludete dalla tematica ma come potete valorizzare un prodotto che abbia o no una certa percentuale anche minima di sostanze pericolose allo stesso modo? Avete evidenze utili e consolidate a sostenere la neutralità dei cocktail?
Restiamo sui pesticidi che non sono usati da tutti i coltivatori, e aggiungiamo gli additivi dove si verifica lo stesso problema……
https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=1170&area=sicurezzaAlimentare&menu=chimica
“”Per additivo alimentare si intende qualsiasi sostanza, normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari, per un fine tecnologico, nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, che si possa ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti direttamente o indirettamente.””
Si noti una frase in particolare….
—-indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari——-
a me sembra una chiara ammissione che gli additivi apportano a tutti gli effetti un qualche valore nutritivo, campo di applicazione sottinteso della scienza nutrizionale ma che viene ignorato. Perchè?
Più interessante ancora è questo paragrafo….
“”Il principio autorizzativo della lista positiva è la prima garanzia a tutela del consumatore.
Un additivo alimentare può essere autorizzato soltanto se il suo uso soddisfa i seguenti requisiti:
sulla base dei dati scientifici disponibili (*), il tipo d’impiego proposto non pone problemi di sicurezza per la salute dei consumatori
il suo impiego può essere ragionevolmente considerato una necessità tecnica cha non può essere soddisfatta con altri mezzi
il suo impiego non induce in errore e comporta —-vantaggi per il consumatore—–.””
Ecco il punto per dubbi ragionevoli sui prodotti industriali …..questi additivi, a cui riuniamo anche i pesticidi, sembrano terra di nessuno, sono presenti, neutrali per definizione legale e oscurati anche secondo il Nutriscore.
Vero che organismi preposti responsabili distribuiscono autorizzazioni accogliendo o rifiutando (?) ricerche scientifiche ma ovunque, non solo in EU, si verifica un fatto strano, si accolgono molto velocemente i pareri scientifici a supporto dei produttori, ma gli esami successivi fatti da organismi indipendenti qualche volta, troppo spesso, rivelano lati pericolosi (*).
Subentrano poi le cosidette “controversie” che non finiscono mai e allora tutto si fa nebbia, fumo e immobilismo.
Se ne era parlato anche qui neanche tanto tempo fa……
https://ilfattoalimentare.it/additivi-alimentari-ritardi-ue.html
Tutto questo senza scomodare difese di interessi di parte comunque trasverali e discutibili.
Ma state sereni, è a voi che i bisognosi si rivolgono fiduciosi e voi ascoltano, quelli come me hanno al massimo il due di bastoni quando è briscola denari, privi del potere di impaurire chicchessia, ma mi permetto di pretendere da voi un pensiero critico, sempre rispettosamente da due di bastoni.
La Pira: “Il prodotto da lei indicato la margarina a base di soia ha come Nutri-Score una C come l’olio extra vergine di oliva ma ha una classificazione Nova 4 che indica un prodotto ultratrasformato. Questo fa la differenza”.
No Dott. La Pira, è proprio questo che NON fa la differenza, perché se la margarina ha la stessa classificazione dell’olio evo vuol dire che il sistema di classificazione è sbagliato e fornisce informazioni pericolose per una corretta alimentazione. Punto.
Non va bene così ma ho capito che non si può criticare il nascituro………
Interessante il riferimento al succo di limone, una parola magica per le mie orecchie, ecco per capire mi piacerebbe sapere il suo parere sull’equivalenza presunta tra il succo di limone e l’acido citrico di produzione industriale che sicuramente viene considerato componente favorevole……….
Il Nutri-Score non è un’enciclopedia e non può esserlo. È un sistema semplice e utile che decodifica la tabella nutrizionale. La differenza? Un succo di limone contiene anche l’acido citrico ma non solo.
Il nutriscore dovrebbe essere utilizzato sui prodotti elaborati ovvero i gruppi 3 e 4 della classificazione NOVA per gli altri non ha molto senso (vuoi per l’ignoranza del consumatore vuoi per altri motivi banali, ovvero le dosi). Tra l’altro noto che l’intervista non ha sfiorato l’argomento neppure sulla evidenziazione nera dell’etichetta nutriscore (ovvero il segnalare i cibi ultraprocessati).
Penso che il contributo de il Fatto alimentare, in quanto di questo si tratta, essendo il Fatto attualmente impegnato a promuovere il nutriscore potrebbe essere vicino a questa posizione.