Tra i prodotti di punta del settore ortofrutticolo, uno straordinario successo è stato raggiunto dagli alimenti di quarta gamma come le insalate in busta. Si tratta – lo ricordiamo – di frutta e verdura mondata, tagliata, lavata e imbustata pronta all’uso. In questo caso il prezzo lievita perché si paga un servizio che altrimenti dovremmo fare noi a casa impiegando del tempo. È probabile che questi prodotti siano di grande aiuto quando si vuole mangiare in modo salutare, senza doversi dedicare alla pulizia e alla preparazione di insalate e verdure. Ma sono prodotti sicuri? E soprattutto, come si sceglie senza incorrere in contaminazioni batteriche?
Vediamo per esempio l’insalata in busta quali caratteristiche deve avere una confezione per essere considerata sicura. Dopo la raccolta, la lavorazione prevede il controllo delle foglie di insalata per eliminare residui di terriccio e/o insetti e il lavaggio in acqua potabile (con sostanze come l’ipoclorito di sodio, la classica Amuchina per intenderci). Il dosaggio dell’ipoclorito (o la sostanza disinfettante scelta) è fatta in modo per evitare il fastidioso sapore di cloro nel prodotto confezionato. In alcuni casi le foglie sono tagliate e asciugate prima di essere imbustate.
Quando è pronta, le buste vanno tenute a una temperatura inferiore agli 8°C, e la catena del freddo deve essere sempre mantenuta sia durante il trasporto sia nel banco frigo. Quando la si compra al supermercato è consigliabile utilizzare una borsa frigo dove tenere la confezione, soprattutto in estate e quando il tempo per arrivare a casa è molto lungo. Prima di metterla nel carrello è bene dare un occhio alla scadenza. Il consiglio è quello di scegliere il prodotto che scade più in là nel tempo e di consumarlo qualche giorno prima rispetto alla data indicata. Una volta varcata la soglia di casa l’insalata va conservata in frigorifero e consumata appena possibile.
Un’altra cosa importante è osservare bene la confezione prima di servire a tavola. Uno sguardo veloce ma attento riesce a notare la presenza di foglie scure, annerite, o dai bordi marcescenti. In questo caso vuol dire che i batteri (Salmonella, Listeria e Yersinia enterocolitica) sono in azione e che il prodotto potrebbe avere acquisito odori e sapori sgradevoli. Il problema si pone soprattutto quando l’insalata è tagliata in strisce sottili o in pezzi più piccoli. Il taglio favorisce la rottura delle cellule e la perdita di liquido che ne consegue favorisce la proliferazione batterica. In uno studio dell’Universtà di Leicester si è visto che questo liquido è un terreno ideale per lo sviluppo della salmonella. Questo non significa tuttavia che le insalate in busta di IV gamma tagliate siano a rischio salmonella: i ricercatori hanno introdotto il batterio “artificialmente” per valutare il ruolo di quel liquido sulla sua proliferazione. Al supermercato il prodotto in sé non dovrebbe averla, proprio grazie alle operazioni di lavaggio realizzato anche con disinfettanti. L’importante è controllare sempre come si presenta il prodotto. Se il sacchetto è gonfio e con molte foglie visibilmente umide attaccate alla superficie interna, oppure se si rileva della condensa, l’insalata avrà probabilmente un cattivo sapore ed è meglio non consumarla.
È buona prassi controllare anche l’etichetta, per capire quali ingredienti siano presenti e in quale percentuale, soprattutto in caso di insalata mista. In generale si tratta di un prodotto sicuro anche se fresco e quindi deperibile, sensibile alle temperature e a una cattiva manipolazione o conservazione. I test condotti negli ultimi anni dalle riviste dei consumatori in genere attribuiscono un giudizio positivo al prodotto per quanto riguarda il livello igienico.
Antonia Ricci, dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, precisa: «Oltre a tutti questi suggerimenti corretti, è importantissimo leggere bene le etichette per capire se si tratta veramente di un prodotto di IV gamma oppure di insalata o verdura confezionata che però deve essere lavata prima del consumo come accade per certe confezioni di rucola o ai germogli di fieno greco».
Questi prodotti sono imbustati come quelli di IV gamma ma sulle etichette è riportato chiaramente la necessità di sottoporre a lavaggio le foglie. «La rucola ha una superficie rugosa che facilita il depositarsi e proliferare dei batteri. Per questo è bene lavare in modo energico e ripetere le operazioni per 2 o 3 volte, agitando e strofinando, se possibile, le foglie». I germogli di fieno greco causarono 50 morti nel 2011 a causa della contaminazione da Escherichia Coli: «si consiglia addirittura di cuocerli – spiega Antonia Ricci – spesso si mettono invece sull’insalata mista senza nemmeno lavarli». Il prodotto di IV gamma, invece, è sicuro e si può portare a tavola direttamente se si rispettano le regole basilari di conservazione.
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[sostieni]
L’insalata in busta e’ uno degli scandali dell’alimentazione moderna. Costa molto di più’della normale insalata, ha intrinseci limiti in termini di conservazione, sicurezza alimentare, sostenibilita’ (tra preparazione, imballo, trasporto, etc) in cambio di cosa ? Praticità ? Comodita’ ? Risparmio di tempo ? Un normale uomo che cucina per lavare una ciotola d’insalata fresca di campo e a km zero, impiega tre minuti. Tutti/e manager iperimpegnati ? In quei tre minuti salvate il mondo o il vostro menage familiare ?
Giusto.
E vogliamo anche parlare delle capsule del caffè, che adesso vanno tanto di moda?
Si entra nella Boutique Nespresso quasi come se si entrasse in una gioielleria: tutte queste belle capsulette colorate, dalle tonalità metalliche più disparate, vendute in lussuosi tubetti di cartone…
Che appagamento per la vista!
Una volta c’era il semplice macinino, ora invece il caffè non è più caffè se non è in capsula…
Ma quanto inquinano le capsule? E quanto costano all’ambiente?
Sarei curioso di saperlo…
per trovare un’insalata “fresca di campo” devo prendere l’auto, fare qualche chilometro (ammesso che conosca un contadino che la produce e la vende al dettaglio),indi acquistare un cespo di insalata. Ne prendo un cespo, perché se ne prendessi di più invecchierebbe in frigo. Tutto sommato, preferisco l’insalata in busta che trovo nel supermercato sotto casa (a metri zero).
MAurizio, acquistavo i cespi di insalata ora acquisto le buste.
Minore scarto, minore ingombro nel frigorifero, maggiore praticità. E per tutte le verdure in generale, per gli stessi motivi, scelgo quelle già mondate…
Sarebbe interessante valutare l’effettiva sostenibilità del km 0 partendo dal presupposto che, come scrive maria camera, non tutti hanno il km 0 a km 0…
In un qualunque supermercato trovi insalata fresca, spesso e volentieri proveniente da produttori della zona, che costa anche un decimo di quella in busta che trovi poco piu’ in la nell’apposito banco refrigerato.
Le capsule del caffe’ sono un altro problema, se non vengono riciclate. Anche li dipende dalla coscienza e dalla buona volonta’ dei singoli. Se svuoti la capsula usata i fondi vanno nell’umido, l’alluminio della capsula va insieme con le lattine. Se butti tutto nell’indifferenziata …
Hai ragione! meglio l’insalata e me la lavo IO certamente che una volta nelle Città vi erano delle persone che portavano alcuni prodotti dei loro ORTI fatti alla BUONA senza pasticci nella TERRA e nei MERCATI la vendevano, è passato purtroppo quel tempo.Ma se posso mi lavo IO l’Insalata – quella Veneta che nessuno sà ancora riprodurre – Auguri di Buona Feste –
Il significato di km 0, nel linguaggio comune non è il supermercato per quanto possa anche rifornirsi da produttori della zona
La Nespresso infatti ricicla le capsule ed ha punto di raccolta sparsi nelle varie città !
Per un periodo ho fatto analisi microbiologiche alle insalate in busta di un produttore di zona. Saranno pure sicure come dicono, ma sono ricchissime di carica batterica tant’è che le compro raramente e se le compro le lavo sempre e comunque. Un cespo di insalata costa pochi centesimi di euro, ci vuole due minuti a lavarlo e tagliarlo e dura di più di quelli pre-tagliati
Io alterno , compro le buste di Iv gamma e talvolta compro la lattuga .
In realtà non c’è una corrispondenza perfetta dell’offerta commerciale .
Cio’ per fare in insalata mista ( composto di 3-4 prodotti , radicchio , valeriana , riccia , pan di zucchero ) non riesco a farlo in 3 minuti . me ne servobno 4 0 5 solo per comprami i singoli ingredienti al supermercato e pi nel frigorifero non ci stanno .
idem per la misticanza .
Al contempo trovo la lattuga trocadero molto piu’ buona se comprata in ciospo e lavata in casa piuttosto che acquistata in busta .
Avrei però una domanda da sottoporre a chi ha scritto questo articolo. Personalmente prendo l’insalata intera, la lavo con acqua e bicarbonato, l’asciugo con la centrifuga ( sebbene il risultato non sia ovviamente l’insalata asciutta) e poi tagliata la conservo in frigorifero nei sacchetti forati. Devo pensaer quindi che si possa sviluppare ischeria coli o altro batterio anche in questo modo? considerando che il consumo può avvenire dopo 2- 3 giorni?
Il suo modo di conservare l’insalata è del tutto corretto, l’importante è conservarla in frigorifero e consumarla entro 3-4 giorni. Cordiali saluti
Il segreto e’ sempre lo stesso…..dedicare del tempo alla preparazione e acquisto dei vari ingredienti….