Mentre l’attenzione del mondo è concentrata sulla drammatica seconda ondata di Covid-19, quella delle autorità sanitarie preposte e di molti allevatori è catturata anche dal moltiplicarsi di focolai di influenza aviaria segnalati nelle ultime settimane in Europa e non solo.
Nel Regno Unito, in un allevamento di polli del Cheshire ha fatto la sua comparsa il ceppo H5N8, e anche se non è mai stato dimostrato il passaggio all’uomo di questo specifico ceppo, il focolaio ha causato l’uccisione di 13 mila animali, il divieto per tutti gli allevatori della zona di far uscire i polli e controlli a tappeto in un raggio di 10 km e l’invito, mentre la Food Standards Agency ha ricordato di cuocere molto bene qualunque tipo di pollame e di applicare con il massimo scrupolo le regole igieniche (per esempio, usando utensili diversi e lavandoli molto accuratamente dopo ogni impiego), come andrebbe sempre fatto. La stessa agenzia ha anche denunciato la scoperta di un altro ceppo di influenza aviaria, la H5N2, nel Kent, con la conseguente soppressione di 480 polli.
Il ceppo H5N8 è anche all’origine della soppressione di oltre 200 mila polli in un allevamento olandese a 30 km dal confine con la Germania, che arriva dopo un primo focolaio scoperto nelle scorse settimane nei Paesi Bassi e un altro scoperto in territorio tedesco. Anche in Giappone nei giorni scorsi si è deciso di eliminare 330 mila polli per l’influenza aviaria, anche se al momento sono ancora in corso le indagini e si sa solo, con certezza, che si tratta di un ceppo H5.
Va ricordato che i virus influenzali si definiscono in base a due proteine poste sulla superficie, l’emoagglutinina (da cui la sigla H) e la neuroaminidasi (da cui la N): della prima ne esistono 16 tipi, della seconda 9, e i ceppi possono contenere ogni possibile assortimento delle due. In alcuni casi si tratta di virus che colpiscono solo uno specifica classe o specie animali (gli uccelli, i suini), in altri di ceppi più flessibili, che possono infettare gli esseri umani e gli animali. Ma ciò che contraddistingue questo virus è la grande capacità di mutare e adattarsi, e questo lo rende un temibile osservato speciale da una rete di controllo internazionale.
Nello specifico, si ritiene che il ceppo H5N8 sia giunto con gli uccelli migratori provenienti dalla Russia, e che il rischio per le persone sia basso, così come quello associato al ceppo H3N2, ma poiché non si può escludere del tutto un salto di specie, l’attenzione è comunque elevata. A questo proposito, l’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) ha appena reso nota una lista di sei domande e risposte sull’influenza aviaria, che forniscono informazioni sulle caratteristiche, sulla trasmissione, sulle azioni di monitoraggio e contenimento attive a livello nazionale e internazionale, anche sugli uccelli selvatici come le oche e le anatre che, migrando, passano sopra i territori europei, e sulla prevenzione, basata sulle regole igieniche. Contro l’influenza aviaria, sottolinea l’Anses, non esistono cure specifiche. Per questo è così importante contenere ogni focolaio, verificare continuamente la possibile emergenza di nuove infezioni e, singolarmente, adottare tutte le precauzioni necessarie, soprattutto quando sono stati segnalati focolai nella zona.
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Giornalista scientifica